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Autore: Aqua Keta    20/09/2022    4 recensioni
Forse il destino è già scritto ma con ostinazione e coraggio lo si può cambiare e tornare a vita nuova. Esiste un tempo per soffrire ma esiste anche un tempo per la ricompensa della gioia
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Si volse su di un fianco, trovandosi di fronte il volto di Yvy.

Durante la notte entrambi si erano sfilati gli abiti … troppo caldo. Erano rimasti l’uno accanto all’altra avvolti solo da quel lenzuolo.

Gli occhi chiusi, i tratti del volto distesi, la pelle diafana.

In tutta la sua vita era stata l’unica donna ad aver conosciuto che non portasse capelli lunghi, raccolti com’era la normalità per molte giovani della sua età …. e non.

In un certo senso assomigliava ad Oscar. Mai un abito femminile. Sempre e rigorosamente pantaloni, camicia, giacca.

Chiunque vedendola da lontano o di spalle l’avrebbe scambiata per un ragazzo.

Non amava mettersi in mostra.

Lui. Solo lui sapeva, sotto quegli abiti, il corpo magnifico che si celava. Solo lui conosceva la passione che ardeva in lei.

Passò una mano sugli occhi – “Che diavolo mi succede? Leah è morta da poco … e già la sto dimenticando?”

“Sia Leah o Yvy poco ti importa, basta che sia femmina e ti dia ciò che desideri. Non è forse così?”

Incrociò le braccia sul viso – “Dannazione Soissons!- i pugni stretti. Quel tepore al suo fianco non faceva che aumentare la sua eccitazione.

“Coraggio … che aspetti. Basta che tu lo voglia”

Sedette sul bordo del letto disgustato da se stesso – “ Sei senza ritegno”- la rabbia montare.

Avrebbe potuto evitarla, fare in maniera che non lo seguisse in quell’avventura, mandarla via. Invece lei era li.

E c’era sempre stata in quei momenti in cui sembrava che la sua vita andasse a rotoli, si frantumasse in mille pezzi.

Un desiderio irrefrenabile di toccarla, sentire quella pelle scorrere sotto le sue dita, affondare la bocca nella sua …

Era li. Sarebbe veramente bastato poco.

La testa tra le mani maledicendosi.

Svegliatasi, la giovane rimase a fissarlo in silenzio.

Comprendendo il suo tormento si rivestì velocemente.

Sollevò gli occhi senza voltarsi.

La porta richiudersi alle sue spalle

 

Il duca di Glouchester. Figura integerrima, molto influente su sua maestà Giorgio III.

Bouillè era riuscito magistralmente a circuirlo entrando, in breve, nelle sue grazie.

Ospite spesso presso il suo castello immerso nella verde campagna londinese, aveva raggiunto intese economiche di notevole spessore.

Si era inventato che Madame e la figlia, necessitavano di un periodo di riposo. Pertanto le aveva mandate in Italia … per respirare aria buona e sole e che presto avrebbero fatto ritorno.

A suggellare ulteriormente quest’”intimità” avevano sancito un accordo, un vero e proprio contratto di matrimonio tra la figlia Madeleine Francoise Bouillè ed il primogenito tredicenne del duca.

“Personalmente mi ritengo particolarmente soddisfatto ed entusiasta. Mi auguro di poter conoscere quanto prima la vostra consorte e la vostra deliziosa fanciulla”

“Onorato di tanta grazia”- chinando il capo dopo aver apposto la sua firma.

“Siete un brav’uomo Bouillè …. Ho parlato a lungo con sua Maestà. Desidera incontrare voi e tutta la vostra famiglia. Questo significa che potrete avere la sua benedizione e … protezione”

Perfetto. Tutto procedeva secondo i piani.

Mancava solo quel tassello.

 

Si, sapeva di essere spesso fredda e distaccata nei confronti di Andrè … sebbene non ve ne fosse il motivo.

Eppure era cambiata, aveva fatto grandi passi nell’aprirsi a lui soprattutto da quando era divenuta madre.

Non aver potuto condividere quella incredibile esperienza con lui accanto era ancora una ferita aperta.

Anche per questo Bouillè avrebbe pagato.

Le dita intrecciate alle sue, quella forza e qual coraggio che necessitava per affrontare una volta per tutte quell’ostacolo al quale il destino aveva deciso di metterli nuovamente a confronto.

Il timore più grande: che Madeline potesse rimanere sola … senza di loro.

“Non temere” – le sussurrò quasi a leggerle nei pensieri –“ce la faremo. Maddie ci aspetta”.

 

Alla fine aveva trascorso solo una notte da Beatrice. 

Si, si era divertita con i cugini … ma Nonna Emilie e nonno Augustin, Nanny … era tutto diverso.

“ Ande … hai detto che torni … e la mamma”- si disse portandosi il dito in bocca.

Stretta al suo pupazzo si asciugò gli occhi con il lenzuolo. Le mancavano … tanto ….

Uno scricchiolio strano la mise sul chi valà.

Immobile sotto le coperte ascoltò nel silenzio.

Solo quando si accorse di un’ombra avanzare lentamente verso di lei, sedette di scatto sul letto.

“Ciao … “- sussurrò quella figura – “Non aver paura. Sono venuto per portarti dalla tua mamma”

“Mamma?!”- esclamò muovendosi verso il bordo del letto.

“Si, la mamma non è potuta venire. Ha mandato me, sono un suo amico. Ti sta aspettando!”- con voce suadente avvicinandosi lentamente.

Storse il naso dubbiosa sulle parole di quell’estraneo. Perchè non era venuto di giorno? Perché non aveva avvisato i nonni?

Si fece indietro spingendosi con la schiena contro la testiera e scuotendo il capo in senso di diniego.

“Vieni, non preoccuparti. Mamma ti sta aspettando”- continuò quello.

“Via! – calciando con i piedi per allontanarlo.

“Non vuoi vedere la tua mamma? Oh … le darai un gran dispiacere”- rimanendo improvvisamente con le mani poggiate sulla coperta – “Allora vuoi farla piangere”-

Scosse il capo.

“Su, vieni …” – tendendo un braccio.

Ma Maddie indietreggiò ulteriormente.

L’uomo iniziò a spazientirsi – “Suvvia, vogliamo farla aspettare a lungo? Non fare i capricci o le dovrò dire che sei stata disubbidiente. Vuoi che ti sculacci?”

Oscar non l’aveva mai sculacciata. Che cosa voleva dunque quell’uomo? – “Via!!” – ripetè scendendo lentamente dal letto.

Il tale si mosse dalla sua parte e con uno scatto si prounciò in avanti per prenderla.

Maddie scivolò tra il letto ed il comò rannicchiandosi sempre più –“Via, via!! Vai via”

“Avanti smorfiosetta, vieni qui se non vuoi che ti dia un ceffone come si deve”- riuscendo ad afferrarla per un polso.

“Noooo!”- scalciando nel tentativo di liberarsi.

Questione di … equilibri …

Il candeliere posto sul comò per non lasciarla nel buio completo durante la notte cadde sul pavimento rovinando sul mantello dell’uomo.

Fu un attimo. Il tessuto prese velocemente fuoco.

La piccola si strinse contro il muro abbracciando il suo pupazzo –“Mamma!!” – strillò impaurita.

Quella figura iniziò ad agitarsi nel tentativo disperato di smorzare invano le fiamme.

Rotolò al suolo imprecando.

La porta della stanza si spalancò all’improvviso.

Il Generale e Philip imbracciati i fucili li puntarono sull’uomo che continuava a contorcersi a terra come una torcia umana –“Maddie, vieni qui!”- chiamò senza perdere d’occhio il bersaglio.

Tremante corse verso suo nonno tuffandosi tra le braccia di Emilie in piedi e terrorizzata alle sue spalle.

Augustin afferrò una coperta gliela gettò addosso tenendo sempre sotto tiro l’intruso – “Che cosa credevi di fare, sciagurato! - poi – “Chiama gli uomini di Mornay!”- alla consorte.

 

“Non so come ringraziarti”- rivolgendosi a Robespierre.

“Non lo faccio per te. Tanto meno per quella donna. I nobili devono pagare”- sedendo.

Bernard aggrottò la fronte.

“Le riconosco solo il merito di aver aiutato il popolo. Se si tratta di riportare in patria un ex Soldato della guardia, un cittadino francese, non mi tiro certo indietro”

“Sei ridicolo!”- Saint Just si sollevò dalla panca sulla quale stava sdraiato– “ci sono problemi ben più importanti da risolvere che riportare quell’ uomo in Francia. Piuttosto dovresti preoccuparti dell’austriaca, non credi?”

“Il suo destino è già stato discusso dalla Convenzione. Presto verrà condotta dinanzi al Tribunale della rivoluzione ….”- lo ammonì.

“Non pensi che l’accusa di aver partecipato alle violazioni contro la libertà e la sicurezza dello stato sia un minimizzare la sua vera colpa? Quella donna è stata la sciagura di questo paese. La vedi la gente che continua a morire di fame lungo le strade?” – un attimo di silenzio. Incurvò le labbra in un sorriso ironico –“Maxime … tu vedi solo ciò che vuoi … che fa comodo a te”

“Saint Just … le tue idee sono troppo estremiste per i miei gusti” -  adirato.

“Sono semplicemente realista. I nobili e i loro simpatizzanti, tutti alla ghigliottina.”- qualche passo allontanandosi – “Ti stai perdendo nell’effimero …. “

“Le tue soluzioni contrastano con la Convenzione. Ogni colpevole deve passare dal tribunale”

“ Attento … stai cominciando a scantonare. Sei troppo preso dalla tua popolarità e dal tuo egocentrismo al punto da non essere a conoscenza delle notizie effettivamente importanti”- lanciandogli un’occhiata.

“Cosa vorresti dire?”

“Circolano voci che il Generale Dillon voglia far rapire il figlio di Capeto per proclamarlo successivamente nuovo sovrano”

“Voci di chi?”

“Domanda al cittadino Cambon …. se fossi in te farei richiesta ai membri della Convenzione di allontanare l’erede dall’austriaca … fai attenzione. La situazione potrebbe sfuggirti di mano … Serpeggiano malumori tra i tuoi fedelissimi … vero Bernard?”

A quelle parole il giovane sgranò gli occhi – “Non c’è bisogno di illazioni, Saint Just. Maximilien conosce bene le mie idee ed è perfettamente a conoscenza del fatto che non condivido molto del suo pensiero”

“Perché sei ancora qui allora? Per spiarci e riportare tutto a quei nobili della tua Jarjayes?”

“Ora basta!”- li interruppe bruscamente Robespierre –“Vattene a casa Saint Just. Qui sei del tutto inutile!”

“Cerca di aprire di più le orecchie … e soprattutto gli occhi ….”- uscendo.

Rimasero soli.

“Tu lo sapevi?”- volgendo le spalle a Chatelet.

“Per caso ne ho sentito parlare da Brissot alla taverna”

Il silenzio rese ancora più distanti i loro pensieri.

“Bernard….”

“Si …”

“Non posso più aiutare i tuoi amici. Questa è l’ultima volta. Farò tornare Soissons in Francia … ”

 “Certo ….”

 

“Bambina mia”- stringendo la piccola Maddie.

“Signore, sono costernato per la gravità dell’accaduto. Hanno addormentato i cani e … giuro … non riesco a capacitarmi ….”- il capo chino.

“Una disattenzione che ci sarebbe costata cara … “- fissando la nipote fra le braccia di madame.

“Sto facendo perlustrare tutto il perimetro della tenuta compresa la parte della scogliera. Ho fatto venire altri uomini …”

Lo sguardo oltre la finestra a seguire quelle fiammelle in lontananza sparse nel giardino ad illuminare ogni angolo più remoto – “Credo siano stati molti furbi e ben organizzati”

“Le posso garantire che …“

Jarjayes gli fece cenno con una mano di tacere –“Ho sempre dato la massima fiducia a Mornay e a voi e continuerò a darla. …”

“Come sta la piccola?”

“Molto spaventata … ma è forte ….”- poi volgendosi –“ non dovete permetter che accada mai più”

Annuì.

“Che ne è stato di quegli sciagurati?”

“Sono stati condotti alla prigione di Brest.”

“E che ne sarà di loro?”

“Sarà la sovrintendenza di Parigi a decidere.  Verranno trasferiti di fronte al Tribunale rivoluzionario e successivamente alla Conciergerie.”

“Ciò significa ….”

“La ghigliottina … signore”

 

Andrè aveva la capacità di rasserenarla semplicemente con la sua presenza.

Si strinse nel suo abbraccio alla ricerca del tepore del suo corpo.

“Dove sono gli altri?”

“Alain l’ho visto a fare due passi. Mornay e i ragazzi credo siano di sotto …. “- la baciò fra i capelli.

“Yvy?”

“Probabilmente con i suoi fratelli”

“Mhm …”- mugugnò continuando a fissare il mare – “Credi sia innamorata di Alain?”

“Beh, è un legame strano il loro. Non mi sorprenderebbe se alla fine tornassero assieme”

“Andrè! Leah è morta da poco!”- sconcertata.

“Si .. lo so. Ma ha diritto di rifarsi una vita, non credi?”

Tacque. Le si strinse il cuore rivolgendo il pensiero alla giovane.

Che strana la vita! No. Non l’aveva odiata, ma di lei era stata gelosa fin dall’inizio.

Già. Gelosa. Proprio lei.

E alla fine si era dimostrata una bravissima ragazza. Con lei aveva vissuto e superato quei terribili momenti … con Bouillè.

“Stai tremando” – il giovane la deviò dal suo rimuginare – “Su, rientriamo”.

L’ennesima giornata volgeva al termine … l’ultima prima di giungere a destinazione.

Richiuse la porta del loro alloggio, volgendosi, si trovò sua moglie di fronte.

Quelle dita sottili iniziarono a slacciare lentamente i bottoni della giacca fino a sfilarla.

Lente e maliziose sfilare la camicia per scendere curiose sulla cinta.

Incurvò le sopracciglia – “Che intenzioni hai?”

Sollevandosi sulla punta dei piedi accostò le labbra al suo orecchio –“Stanotte mi preferisci come madame Grandier o come Jarjayes?”- lo stuzzicò.

Sollevatale fra le braccia l’adagiò sul letto – “Oscar … solo Oscar” – ricoprendola di piccoli baci lungo il collo –“Oscar. La mia Oscar”

 

Lo sguardo rivolto verso la banchina.

Oscar aggrottò la fronte. L’Inghilterra.

Mornay si accostò alla coppia – “Siamo pronti”

Andrè annuì.

Ognuno sapeva esattamente cosa fare.

Sollevò il cappuccio a coprire la bionda chioma – “Andiamo”

La nave lentamente ormeggiò nel porto.

I passeggeri scendere in maniera composta sulle diverse passerelle predisposte.

Occhi furtivi a cercare fra quella folla senza lasciarsi sfuggire uno solo fra tutti quei volti in movimento per mettere piede sulla terra ferma … ma tutto era stato studiato attentamente in ogni particolare, seguendo nei minimi dettagli le indicazioni che Bernard si era preoccupato di fornire ad Oscar per l’arrivo in Inghilterra.

Il suo contatto era sicuro.

Lo sbarco non avvenne attraverso i pontili riservati ai passeggeri.

Alcuni uomini si presentarono al settore scarico merci prelevando i pochi bagagli nascosti in botti di vino vuoti. Altri si occuparono dei cavalli come fossero destinati al mercato del bestiame.

La banchina lentamente andò svuotandosi.

Le cime strette. Le vele ammainate. I marinai finalmente in licenza per qualche giorno e altri pronti a risistemare la nave per un nuovo viaggio.

Nessuno li vide.

 

Sopraggiunsero le “vedette” del porto – “Padrone! I viaggiatori sono spariti nel nulla. Non li abbiamo visti sbarcare … abbiamo sorvegliato e controllato ovunque. Nulla. Spariti”

Il silenzio s’impadronì per una manciata di secondi della sala.

“Vi mette ansia il fatto?”- così sibillino fece aumentare la rabbia del generale.

Paonazzo in volto a fissare con un senso di disgusto quella figura perennemente incappucciata

Poi Bouillè esplose. Un grido di rabbia echeggiò facendo tremare i vetri mentre strappandosi le vesti si volse furioso verso di loro – “Dannati incompetenti!! Fuori! FUORI!!!

Con un gesto d’ira rovesciò ogni oggetto attorno – “Sparite!!!”

Versatosi da bere si mise a camminare per la stanza.

Era stata furba questa volta.

Ma aveva ancora quella carta da giocare: la figlia.

I suoi fidati sarebbero rientrati a breve …

“Questa volta non avrete scampo. Se sarà necessario userò la forza per raggiungere il mio scopo. In precedenza vi ho permesso troppo”.

 

Scesero dalla nave divisi.

Nascosti dentro carretti fra le masserizie ed il bestiame, si erano ritrovati ad alcune miglia dal porto, in una fitta boscaglia dove il contatto di Bernard aveva fatto loro trovare un cambio di cavalli ed abiti puliti.

La strada verso la destinazione, base d’appoggio per mettere a punto al meglio la loro strategia, non era certo delle migliori. Buchi, fango …. e la pioggia gelida e costante non dar tregua e non agevolare per niente il loro viaggio.

Andrè seguiva con la coda dell’occhio la figura di Oscar al suo fianco.

Fradicia, pallida e visibilmente provata dalla stanchezza … e la tensione. Non aveva pronunciato una sola parola. Gli occhi chini sulle briglie. Pareva procedesse per inerzia.

Accostatosi a lei le sfiorò una mano.

Sollevato lo sguardo incrociò quel verde trasparente di lui.

Accennò ad un sorriso.

Dietro di loro Mornay con i suoi fedelissimi, Alain, Yvy con i fratelli.

“In che situazione assurda ci siamo cacciati”- brontolò Gerome.

Sul calar della sera, finalmente, le nuvole andarono diradandosi lasciando spazio ad un magnifico tramonto.

Un vecchio podere di campagna.

L’uomo strinse la mano ad Oscar –“Jamie, benvenuti”

Fece mettere al riparo i cavalli.

“Qui siete al sicuro”

Un cenno col capo.

Era stanca per questo l’uomo li fece subito accomodare nelle loro stanze –“Per qualsiasi necessità non esitate a chiedere”

Richiusa la porta, appese il mantello.  Giacca e camicia li stese accanto al camino.

Poi si lasciò ricadere sul letto.

Andrè tolse i panni inzuppati d’acqua. Chinatosi le sfilò delicatamente gli stivali e a seguire le calze. Lo aveva fatto tante volte.

Prese ad asciugarle e massaggiarle i piedi.

Socchiuse gli occhi.

“Andrè …”

“Si …”

“Non ti è mai pesato fare tutto questo?”

“Sorrise – “No. Mai. E sempre stato il mio lavoro … l’ho sempre fatto pensando che era per te …”

Sollevatasi sui gomiti lo guardò. Poi ricadde nuovamente con la schiena fra le coperte.

“ … Andrè …”

“Si …”

“Se ti dicessi di avere paura ?...”

Una piega gli attraversò la fronte – “Tu non conosci la paura” – rispose.

Le slaccio i pantaloni liberandola definitivamente da ogni costrizione.

Lentamente si infilò sotto le lenzuola rannicchiandosi.

Seduto sul bordo del letto rimase a fissarla.

“Ho paura …”

“Di cosa? Siamo un bel gruppo e riusciremo nel nostro intento. Il piano funzionerà. Tutto è stato pianificato nei minimi dettagli”

“Thomas mi avrebbe già proibito di andare a cavallo … non voglio perdere questo bambino”

Rimase ad ascoltarla in silenzio.

Provò una tenerezza infinita.

Conosceva bene ogni sua fragilità nonostante le nascondesse con abilità. Una vita al suo fianco.

Il suo occhio era abituato ad andare ben oltre a ciò che voleva apparire.

Si adagiò su di lei stringendola.

 

Il luogo era tranquillo.

Tuttavia Oscar fece molta fatica a riposare nei due giorni successivi.

Insofferente. Ogni piccola cosa la innervosiva. E per questo stava per lo più sola, chiusa in camera. Era capace a rimanere ore seduta di fronte alla finestra a fissare un punto indefinito.

Andrè non voleva assolutamente darle noia. Comprendeva perfettamente il suo stato d’animo.

Sapeva che i silenzi erano per lei la miglior arma per elaborare meglio le situazioni difficili da gestire. Prima o poi lo avrebbe coinvolto in qualche strana conversazione e li si sarebbe aperta.

“Se dovevamo fare una vacanza potevamo scegliere un posto meno umido. Sono due giorni che piove.”- Gerome diede un calcio ad una sedia –“Hai deciso che cosa fare?”- rivolgendosi alla sorella – “Mi sono seccato di star dietro a quella bionda … e poi prendi una decisione una volta per tutte con Alain. Che senso ha scoparselo una volta ogni tanto?”

Un sonoro ceffone lasciò il segno di tutte e cinque le dita sulla guancia del fratello –“Sparisci dalla mia vista”- fulminandolo con lo sguardo.

“Caspita se siamo permalose”- massaggiandosi la faccia –“perché non è forse così? E’ sufficiente che lui compaia sulla tua strada che gli sbavi dietro …. anzi, vi sbavate dietro reciprocamente. E decidetevi una volta per tutte. Lui è sempre stato pazzo di te. E tu? Hai pensato cosa provi esattamente per lui? Sono anni che vi prendete e mollate in continuazione.”

Avanzò di un passo atterrando con lo stivale sul piede del fratello –“Sparisci. Non te lo ripeto più”.

Gerome si allontanò dolorante e lei rimase sulla porta a guardare Alain che passeggiava di fronte al casolare sotto la pioggia.

Eppure non le aveva che detto la pura verità.

 

Un gran trambusto … ed ecco … l’unico fuggito da Le Conquet si presentò al suo cospetto – “Signore …”

Bouillè si alzò di scatto dalla poltrona - “Dov’è la bambina? Dove sono gli altri?”- grugnì con ferocia.

“Purtroppo è accaduto un incidente”- il tono costernato –“ … ecco … sono stati catturati … e …” – il capo chino, visibilmente provato.

“Dov’è?”- inveì avanzando verso di lui.

“Purtroppo … ecco … non siamo riusciti a prenderla”.

“L’ennesimo buco nell’acqua! Lavorare per voi è sfinente. Vi servite veramente di incapaci”- il cappuccio a coprire il volto incurvando la bocca in un sorrisino ironico.

Afferrata una delle tende la tirò con uno strattone sganciandola e facendola cadere pesantemente a terra – “Tacete ! Che siate maledetto! Se aveste fatto pure voi il vostro lavoro in precedenza – stringendo i pugni e fissandolo con sguardo minaccioso –“ … tacete … che il diavolo vi colga!!”- puntandogli la pistola.

L’Ombra inizialmente indietreggiò. Poi si avvicinò quasi a sfidarlo - “Sparate. Sparate pure. Ricordate che verrete all’inferno con me”-  continuando a ridere.

La tentazione fu quella non di sparargli ma di colpirlo. Trattenne a stento la mano.

Ancora una volta doveva fermarsi  e considerare il fatto che quell’essere viscido”,come lo definiva lui, in fin dei conti gli serviva. Tutto sommato aveva escogitato piani perfetti. L’errore era stato dei suoi uomini. Una vera delusione. Ma al momento giusto aveva fallito anche lui … lei era riuscita a fuggire e tutto era iniziato a precipitare.

A questo punto che cosa poteva … doveva fare?

Aveva scommesso tutto sulla figlia, l’unico appiglio certo per poterla riportare a sè.

Rimuginò sugli accordi presi con il duca di Glouchester. Non poteva certo tirarsi indietro, era in gioco la sua reputazione, proprio ora che era entrato nelle sue grazie ed era a un passo da quelle del sovrano inglese.

Come? Come avevano potuto fallire? Quegli uomini erano i migliori, ben preparati. Che cos’era successo per far saltare tutto?

Doveva tenerselo buono. Era il suo asso nella manica. Solo con lui avrebbe potuto raggiungere i suoi diabolici scopi. La voleva. A tutti i costi. I Bouillè erano un casato troppo importante. Non poteva morire.  E lei era la donna che gli avrebbe dato un erede tutto suo. Al diavolo quella bastardella.

Oscar era giovane. Avrebbe potuto dargli un seguito notevole. Perché accontentarsi di uno solo?

Alzò lo sguardo verso quell’incappucciato e poggiando rumorosamente le braccia sul tavolo esplose in una risata – “Volete la guerra Oscar? Sono pronto. Vi aspetto!!”

   
 
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