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Autore: Galletas    23/09/2022    0 recensioni
“la memoria del cuore elimina i brutti ricordi e magnifica quelli belli, e grazie a tale artificio riusciamo a tollerare il passato."
Ma era davvero così? Forse in alcune situazioni era più facile a dirsi che a farsi
pensò Martín.
Genere: Avventura, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Berlino, Palermo
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Nonostante i suoi buoni propositi Martín quel giorno non riuscì a parlare con Andrés come avrebbe voluto.
Tornò dagli altri che fortunatamente non avevano né sentito la sua mancanza né tanto meno notato la sua assenza,
vide Raquél che appena lo vide gli fece un sorriso rassicurante mentre parlava con Monica Gatzambide,
anche lei new entry della banda amorevolmente conosciuta ora come Stoccolma.

Martín si mise seduto, e si rese conto solo allora dando una rapida occhiata a tutte le persone presenti, ce n'era una assente,
ed era proprio la persona che Martín avrebbe fatto carte false per vedere, l'unica che gli interessava in realtà.

Andrés non c'era, e adesso che lo notava anche Sergio era sparito, il suo primo impulso fu quello di alzarsi e andare a vedere cosa stesse succedendo, se c'era qualche problema, poi però si ricordò del tono di voce di Andrés, del modo in cui l'aveva allontanato quella mattina, così per la prima volta ne i suoi quarantacinque anni di vita decise di mettere al primo posto la sua dignità, rimanendo seduto, non facendo neanche un passo, aspettando che i due fratelli finissero di fare qualsiasi cosa stessero  facendo e si riunissero a loro.
Passò più o meno una mezz'ora prima che Sergio e Andrés ricomparvero uscendo fuori nel patio, a Martín più che trenta minuti sembrò passare una vita,
un suo difetto era che la pazienza non faceva parte del suo patrimonio genetico, più volte durante quei minuti era stato sul punto di alzarsi e andare a cercarli e dovette utilizzare tutta la forza di volontà che aveva per rimanere seduto, stringendo tra le mani gli spigoli del tavolo come se questo lo aiutasse a concentrarsi.

Scrutando i volti dei due fratelli Martín si rese conto che di qualsiasi cosa avessero parlato li aveva resi nervosi, chissà addirittura aveva litigato, vedeva come i lineamenti di Andrés erano più duri e di come ogni singolo movimento che stava compiendo era studiato al millimetro, come se non volesse far vedere che c'era qualcosa che l'aveva turbato, al contrario del fratello Sergio era un libro aperto, il movimento nervoso con la quale si stava sistemando gli occhiali, lo sguardò che lanciò a Raquél quando lei gli si avvicinò erano più esplicativi di mille parole.
Andrés era nervoso, la conversazione avuta con Sergio, così come tutte le loro conversazioni ultimamente, l'aveva innervosito, era assurdo per lui pensare che negli ultimi mesi ogni volta che parlavano la discussione terminava sempre nello stesso modo con lui che si chiudeva alle spalle la porta e se ne andava lasciando Sergio lì, in mezzo alla stanza ogni volta più preoccupato.
Anche se doveva ammettere che forse questa volta il suo fratellino aveva ragione, gli risuonava ancora la voce concitata di Sergio nelle orecchie,
le sue parole gli sbattevano ancora contro i timpani come se la conversazione stesse continuando ancora adesso all'aria aperta. 


"Io sono stato contrario fin da subito, ma poi tu mi hai detto che potevi controllarlo, che non sarebbe stato una mina vagante pronta ad esplodere in qualsiasi momento, che lui ti avrebbe ascoltato, e adesso improvvisamente mi dici che non lo sai, che «forse» non hai soppesato la situazione in maniera approfondita, cosa che onestamente non mi sorprende visto che impulsività è il tuo secondo nome, Andrés io ti voglio bene sul serio, però forse avresti dovuto darmi retta questa volta e lasciare la decisione a me, perché tu credi che io non abbia pensato a Martín nell'esatto momento in cui ho deciso che seriamente avremmo fatto questa cosa?
L'ho pensato, ho pensato a lui immediatamente, perché è un genio, perché è un amico, perché è la persona che ha contribuito a rendere possibile l'impossibile, non avrei esitato un secondo a chiamarlo se non avessi preso in considerazione la situazione che c'era tra voi due, quando poi mi sono immaginato voi due nella stessa stanza ho visto che i contro battevano di gran lunga i pro, che voi due insieme non sareste stati il maggior punto di forza ma al contrario sareste stati la parte più instabile di tutto il piano, imprevedibili, pericolosi, ecco perché non volevo che fosse coinvolto, ma ora lui è qui a causa tua, quindi trova un modo per riavere un minimo di stabilità con Martín perché se non siamo uniti ci ammazzeranno tutti appena entrati alla zecca, tutto questo non riguarda più solo voi due."


Sergio aveva ragione c'era poco da discutere, Andrés era stato una volta ancora l'egoista della situazione, lui aveva insistito a chiamare Martín e non l'aveva fatto per il bene del piano,no, l'aveva fatto per il suo di bene, perché voleva ricominciare a sentirsi compreso fino in fondo da qualcuno, avere qualcuno con la quale poter parlare fino all'alba di tutto e niente contemporaneamente, lui aveva insistito a richiamare Martín non perché pensasse che servisse un ingegnere nella squadra ma perché rivoleva il suo migliore amico indietro, perché rivoleva il suo adorato Martín al suo fianco.
Non sapeva esattamente perché non riuscisse a dire queste cose a Martín, perché non riusciva a dire al suo migliore amico che gli era mancato che l'aveva coinvolto in tutto questo per ragioni che poco o nulla centravano con il piano,

Martín era seduto intorno al tavolo quando Andrés decise di avvicinarsi
“Ei"

“Ei?"  
“Coma va?"
“Ehm bene..normale"
Martín era visibilmente confuso,
“Bene"
un silenzio imbarazzante si era stabilito tra di loro
“Tu tutto bene?"
“Mai stato meglio"
“mi fa piacere, e senti.. con il- con il professore come va?"
Martín si rendeva conto che non aveva mai avuto una conversazione più imbarazzante di questa con Andrés,
sembravano camminare entrambi su una sottile lastra di ghiaccio entrambi attenti a dove mettevano i piani per non cadere nell'acqua gelida
“Va.. va tutto bene, come ti ho detto mai stato meglio"
stava mentendo e Andrés sapeva che Martín l'aveva capito ovviamente,
“Bene, nel senso perfetto"
“Sì perfetto"
“Senti devo «andarmi a sotterrare sotto 4 metri e mezzo di terra perché non avrei mai pensato di potermi sentire così a disagio e in imbarazzo con te»
andare un attimo in bagno, ci- ci vediamo dopo?"
“Certo a dopo"
Martìn si allontanò andando in cucina,
quindi quella era la loro nuova normlità adesso, parlare come se fossero degli sconosciuti sempre in guardia e con le difese ben alte,
Martín avrebbe voluto urlare a squarciagola per la frustrazione, non avrebbe resistito, lo sapeva, l'idea di ri avere una conversazione con Andrés, se così si poteva definire, come quella avuta alcuni attimi prima piena di balbettii e silenzi imbarazzanti, era quasi un insulto visto tutto quello che avevano vissuto insieme,
no non avrebbe potuto resistere in quelle circostanze.
“Martín?"
La voce che il tempo aveva reso familiare alle sue spalle lo fece sobbalzare
“¿Qué te pasa Martín?"
Andrés era alle sue spalle, ma lui sentiva di non avere lo stato d'animo né la calma necessaria per affrontarlo adesso,
si schiarì la gola, cercando di avere un tono fermo, «normale»
“Il.."
sospirò pesantemente, stava fallendo miseramente
“Il bagno era occupato"
“Martín.. Io-"
“riparliamo adesso?"
L'argentino si era girato di scatto per incontrare un Andrés confuso
“¿Perdona?"
“Apparentemente Non mi ignori più, hai deciso di riparlarmi? A cosa devo questo atto di grazia, ho fatto il bambino bravo senza accorgermene?"
“Sei arrabbiato?"
La domanda era tanto sciocca che Martín non poté far altro che ridergli in faccia
“La tua perspicacia mi lascia allibito davvero, come riesci a capirmi tu non riesce nessuno"
“Io sono allibito visto che quello arrabbiato dovrei essere io, ti ricordo che dal nulla mi hai cacciato dalla tua stanza stamattina come se fossi una prostituta da due soldi e quello arrabbiato sei tu, Perché?"
Non si resero conto del loro tono di voce però apparentemente doveva essere stato molto alto perché ora tutti i membri della banda
stavano facendo capolino sul ciglio della porta, Sergio in prima fila
“Scusami se alcune volte ho bisogno di stare da solo"
“Sai che non sono uno che invade la privacy altrui, perché sai quanto io tenga alla mia, quindi sai anche quanto rispetto quella degli altri, la verità è che è successo qualcosa stamattina, perché un momento prima stavamo parlando tranquillamente e poi improvvisamente tu sei cambiato,
sei diventato un'altra persona, la domanda è perché"
«Perché» il fatto che Andrés non sapesse il motivo del suo cambiamento così repentino gli faceva ancora più male
“Sai quale la verità? È che tu ferisci senza neanche accorgertene, lasci le persone distrutte e non te ne rendi nemmeno conto, perché sei egoista, perché sei senza cuore, perché non potrai mai amare qualcuno al di fuori di te stesso, e poi ci sono io, un imbecille fatto e finito innamorato perdutamente della persona peggiore che potessi incontrare, sai per anni ho pensato di essere un masochista, anche perché non c'era nessun'altra spiegazione logica, perché una persona sana di mente dovrebbe rimanere dieci anni accanto una persona a soffrire, ammetto di aver passato anche dei momenti memorabili con te ma il dolore alla quale mi hai sottoposto con il mio più totale consenso sovrasta di gran lunga ogni singolo momento felice, così essendo un matematico avendo una mente razionale ho pensato al masochismo, perché sai qual è il concetto base del masochismo? Provare piacere nel dolore, più si prova dolore e più in un certo senso perverso si prova piacere, non ti sembra il riassunto breve della mia vita? Io ti ho amato e poi odiato e poi ho odiato il pensiero di amarti, e credo che questo più che il masochismo rasenti la follia pura in realtà, quindi scusami Andrés se ti sei sentito offeso se per una nella vita ho messo me stesso al primo posto"
Il silenzio che seguì quella sfuriata era più violento di qualsiasi frase sarebbe potuta uscire dalle labbra di Andrés, per un attimo sembrava che il tempo si fosse cristallizzato intorno a loro, che stavano in mezzo alla cucina, la luce morente che filtrava dalla finestra per colpa dell'avanzare della sera e i membri della banda immobili sul ciglio della porta timorosi anche solo di emettere un respiro.
Quella era la fine, Sergio lo sapeva e aveva l'impressione che anche suo fratello l'avesse intuito,
lui e Martín non avrebbero lavorato bene insieme, non così almeno, non quando c'erano così tante cose irrisolte tra di loro,
Martín era ferito e le ferite erano più profonde di quando Andrés pensasse, e poi non si fidava, Martín non aveva ancora riacquistato fiducia in lui, e non significava niente il fatto che avessero ricominciato a completarsi le frasi a vicenda, a leggersi nel pensiero, a ridere insieme fino alle cinque del mattino, ogni singola di queste azioni era priva di significato perché nel fondo mancava la fiducia e Andrés dovette ammettere di essere stato abbastanza ingenuo a pensare che ricominciare a lavorare insieme potesse cambiare improvvisamente le cose.
L'argentino lo amava ancora, lo sapeva, lo percepiva da i suoi sguardi, dal modo in cui le sue guance prendevano una lieve sfumatura di rosso ogni volta che stavano insieme, quindi non tutto era perduto, Martín non lo odiava ne disprezzava ancora completamente, e Andrés avrebbe potuto con il tempo farsi perdonare, capire insieme quali fossero i suoi veri sentimenti verso l'argentino, era solo amicizia? Era qualcosa di più? Martín lo avrebbe aiutato a scoprirlo solo che non in quella situazione, perché durante quella situazione le cose fondamentali erano altre:
prendere l'oro,
fare un colpo di stato,
uscirne vivi e possibilmente con tutti e quattro gli arti al proprio posto,
quelle erano le priorità in quel momento, e Andrés si rese conto di averle perse di vista se non addirittura di averle completamente dimenticate con il passare dei mesi,
in quel periodo le sue priorità erano state altre,
riavvicinarsi a Martín,
farsi perdonare da Martín,
recuperare da dove aveva interrotto il rapporto con Martín,
quelle erano state le sue tre costanti per tutti quei mesi, non il piano, non l'oro, ma Martín,
quindi per quanto lo odiasse ammettere Sergio aveva ragione, lui aveva perso la concentrazione, lungo il cammino aveva perso il centro focale,
la vera motivazione del perché stavano facendo quello che stavano facendo,
ed è esattamente per questa ragione che quella stessa sera decise di andarsene.

Era notte fonda quando attraversò il lungo corridoio pronto per uscire

“Sei sicuro?"
La voce di Sergio dietro di lui era poco più che un sussurro

“Hermanito io-"
“Era anche il tuo piano era il vostro sogno Andrés"
“Sergio ascolta avevi ragione, non può funzionare, non quando ci sono così tante cose non dette, non quando c'è un intero rapporto da ricostruire, e se ricostruire il mio rapporto con Martín significa mettere in secondo piano tutto il resto con la possibilità che vengano uccise le persone alla quale tengo non posso permetterlo, non posso, perché non potrei mai perdonarmelo, non potrei mai più guardare la mia immagine riflessa allo specchio mi capisci?"
Sergio annuì
“Lo hai detto a Martín?"
“No, non avrei mai potuto guardarlo in faccia mentre lo lasciavo per la seconda volta, Gli ho scritto una lettera"
Andrés aveva lo sguardo basso

“Andrés senti io credo che-"
“Sergio se ti chiedessi di farmi una promessa da fratello a fratello tu la manterresti?"
Andrés lo guardava fisso negli occhi

“Certo"
“Promettimi che riporterai Martín indietro vivo, promettimi che non importa ciò che lui ti dirà tu lo tirerai fuori da lì dentro costi quel che costi come farei io se fossi lì con lui, promettimi che permetterai a Martín di ritornare..da me"
Andrés aveva gli occhi lucidi, Sergio lo abbracciò con le lacrime a gli occhi a sua volta
“Te lo prometto Hermano, dovessi buttare giù l'intera la zecca per tirarlo fuori"
Andrés lo abbracciò ancora più forte le lacrime dell'uno bagnavano le spalle dell'altro

“Te quiero Hermanito, no lo olvides"
e così facendo si distaccò da Sergio ,si voltò e se ne andò.


Martín si svegliò il giorno dopo del tutto inconsapevole degli eventi avvenuti durante la notte,
aveva dormito male per via dei sensi di colpa dovuti al pomeriggio prima,
per tutta la notte appena chiudeva gli occhi e il sonno cominciava a prendere possesso di lui nella sua mente cominciavano i flashbacks di come aveva dato spettacolo davanti a tutti, flashbacks della faccia di Andrés, flashbacks delle parole che come un fiume in piena dopo aver rotto gli argini travolge tutto ciò che incontra incontrollato, voleva chiedere scusa a tutti ma in particolare ad una persona nello specifico, così si alzò si vestì e scese a fare colazione.

Scese al piano di sotto e si sedette a destra  accanto alla sedia che stava a capo tavola, la sedia dove di solito sedeva Andrés, si sorprese leggermente quando vide che il posto non era ancora stato occupato visto che lo spagnolo era sempre il primo a svegliarsi la mattina, poco dopo scese anche Sergio che si sedette di fronte a lui,
nel suo sguardo c'era qualcosa di strano, una luce diversa più cupa quasi preoccupata, Martín aggrottò leggermente le sopracciglia mentre vedeva l'espressione di Sergio scrutargli il volto, e poi con fare lento si alzò dalla sedia, si sistemò con due dita in un gesto stanco gli occhiali, e poi aprì bocca,
e con solo quattro parole la mattinata, il mondo e il cuore di Martín si fecero in mille pezzi.

“Posso avere la vostra attenzione per favore"
Tutti tacquero immediatamente rivolgendo il loro sguardo verso il Professore
“Volevo avvisarvi che Berlino se ne andato"
Tutto ciò che accadde dopo questa rivelazione furono voci che si accavallavano le une sulle altre, tutti che chiedevano spiegazioni, dettagli, informazioni,
sul perché, sul per come, sul dove, sul quando, tutti erano praticamente andati fuori di testa tranne Martín,
Martín era rimasto seduto sulla sedia completamente immobile lo sguardo vuoto che scrutava i membri della banda fumentarsi a vicenda e poi Sergio
che con un gesto del capo gli fece segno di seguirlo,
Martín si alzò dalla sedia e lo seguì nella stanza che per mesi era stata la loro “aula di studio", Sergio chiuse la porta, con fare lento si mese di fronte a Martín,
appoggiato alla “cattedra", nessuno proferì parola per un tempo che sembrò lunghissimo Martín aveva un'espressione assente,
come se il suo corpo fosse lì ma la sua mente fosse altrove

“Martín.."
Sergio non sapeva come continuare la frase, anche perché che parole puoi dire che non siano fuori luogo quando la persona davanti a te è in mille pezzi

“Se ne andato"
Martín lo guardava come aria spaesata come se non lo riconoscesse neanche

“Mi dispiace"
“Sì, certo.."
“Martín guardami mi dispiace davvero, davvero"
Sergio in un impeto di empatia si era avvicinato mettendogli entrambe le mani sugli spalle,
con i pollici gli stava tirando su la mascella costringendolo a farsi guardare negli occhi

“A lui non è dispiaciuto evidentemente, ed è andato via..?"
“Stanotte"
“Ovviamente, ed ha deciso di non dirmelo perché..?"
“Perché se ti avesse guardato negli occhi ci avrebbe ripensato all'istante"
“Avrebbe potuto dirmelo avrebbe dovuto dirmelo! Non ci posso credere che dopo quattro anni sto rivivendo la stessa scena di quella sera,
che lui mi stia costringendo a rivivere la stessa scena di quella sera nonostante sapesse quanto dolore mi avesse provocato!"

“Quale scena?"
Giusto, Sergio non sapeva niente
“Di quando il tuo adorato fratello «mi ha baciato e se ne andato lasciandomi lì come un idiota» di quando se ne andato la prima volta,
pensavo di esserci già passato, pensavo di non dover sentire quel dolore mai più, ma Andrés de fonollosa aveva altri piani per me, evidentemente"

“Andrés tiene a te più di quanto immagini"
“Modo contorto di dimostrarmelo no?"
“Martín, Andrés se ne andato per salvarti, non ti rendi conto che se foste entrati insieme sareste morti entrambi e tutti noi con voi,
per la prima volta nella sua vita mio fratello ha fatto una cosa altruista, e l'ha fatto per te, solo pensando a te"

“È andato via e io non ho potuto neanche chiedergli scusa.."
“Martín lui lo sa, anche se non glielo hai detto, lui lo sa".

La mattina proseguì mettendo a punto gli ultimi dettagli del piano,
ormai il tempo era agli sgoccioli e mancavano solo un paio di giorni prima di mettere in moto la loro creatura

«la loro creatura» sua e di Andrés,
avevano trattato quel piano come se fosse un figlio, crescendolo con amore e dedizione, e più Andrés si innamorava del loro bambino più Martín si innamorava di lui.

Era pomeriggio inoltrato quando Martín ri salì al piano di sopra, aveva lasciato dei fogli sulla sua scrivania in camera,
parti del piano che riguardavano Marsiglia e il professore che da fuori avrebbero dovuto essere le loro guide mentre eravano all'interno,
attraversò veloce il corridoio fino ad arrivare alla sua scrivania disordinata, piena di fogli con sopra una marea di calcoli,
prese ciò che stava cercando ed uscì, ri attraversando il corridoio senza prestare particolare attenzione a niente se non hai fogli che aveva in mano,  

fino a quando passando di fronte alla camera di Andrés vide la porta socchiusa,
Sapeva che non avrebbe dovuto entrare,
sapeva che avrebbe dovuto tirare dritto che il dolore era insopportabile già così com'era e non aveva bisogno di metterci il carico da novanta,
ma come attratto da una forza magnetica più forte di lui con la mano spinse leggermente la porta ed entrò,
la stanza era ordinata, nell'armadio c'erano ancora quasi tutti i suoi completi impeccabilmente stirati, il letto tirato indice che nessuno l'aveva utilizzato,
e nell'aria l'aroma della colonia di Andrés, quella che lui indossava sempre quella che sapeva di vaniglia e lavanda,

Martín respirò a fondo, voleva che quell'odore gli rimanesse impresso nella memoria, marchiato a fuoco nella sua anima,
quando riaprì gli occhi si accorse di un dettaglio che non aveva notato prima,
c'era l'involucro di una lettera sul comodino, carta da lettera bianca niente di particolare, ma Martín si avvicinò per vedere di cosa si trattasse, la prese in mano, la girò, lesse due parole «Per Martín» Martín ri lesse il destinatario per un paio di volte,
Andrés gli aveva scritto una lettera,
immediatamente riecheggiarono le parole di Sergio di quella stessa mattina «se ti avesse guardato negli occhi ci avrebbe ripensato immediatamente»
così con le mani tremanti e gli occhi già velati di lacrime aprì la busta


Caro Martín,
Ci crederesti se ti dicessi che questa non era la fine che volevo?
Beh credici,  perché ti posso assicurare che non era questo il lieto fine che avevo immaginato nella mia mente,  

In fondo lo sappiamo entrambi, io sono sempre stato «un inguaribile romantico senza speranze» parole tue non mie,
e credo che onestamente nessuno nel corso degli anni mi avesse mai descritto con una tale esattezza,
e chiaramente questo non mi sorprende, in fondo tu mi conosci come nessun altro. 

Il fatto è Martín che avrei dovuto dirti tante cose,
avrei dovuto dirti che nessuno mi aveva mai compreso come mi hai compreso tu,
avrei dovuto dirti che l'intesa che ho avuto con te fin dal primo momento era qualcosa che non avevo mai sperimentato con nessuno,
avrei dovuto dirti che gli anni in cui siamo stati divisi furono un susseguirsi di giornate tutte uguale
riempite con conversazione vuote di gente ordinariamente noiosa della quale non mi interessava nulla,
avrei dovuto dirti questo, che il dolore che sentivi quando respiravi lo capivo perché in parte lo sentivo anch'io.

Avrei dovuto dirti tutto questo, dirtelo mentre ti guardavo negli occhi,
e invece te lo sto scrivendo tramite una lettera perché anche lì tu l'avevi capito,
mi hai definito un codardo anni fa e credo che visto le circostanze tu ancora una volta avessi ragione,
cogliendo esattamente il punto mio brillante ingegnere.

Spero però che tu mi creda quando ti dico che l'ho fatto per noi, per Sergio per il piano,
Un piano alla quale abbiamo dedicato, alla quale hai dedicato anni della tua vita,
ed è giusto che un capolavoro del genere, un opera d'arte di queste dimensioni mastodontiche venga eseguito alla perfezione con la più totale attenzione,
glielo dobbiamo, il piano se lo merita, tu te lo meriti.

Quindi va' la dentro e ruba l'oro, quell'oro per la quale abbiamo passato nottate svegli, quell'oro per la quale abbiamo discusso,
quell'oro che tu quella sera mi promettesti guardandomi negli occhi che avremmo fuso insieme.
Porta a termine quello che abbiamo iniziato, il nostro poema incompleto e fallo per entrambi.
Voglio che tu sappia che questa volta non sto scappando,
e che se lo vorrai, se il tuo odio non avrà preso il sopravvento sull'amore che provi io sarò ad aspettarti,
se lo desidererai Sergio mi dirà dove trovarti,
se invece deciderai altrimenti, se vorrai tagliare tutti i ponti col passato e ricominciare da zero lo capirò, senza rancore, 
e ti augurerò di vivere la vita che desideri, la vita che una persona brillante e eccezionale come te ha sempre meritato di vivere.

Buona Fortuna,
Ti prego sta attento
                         
                                         Tuo Andrés. 



Martín si asciugò le lacrime che ormai avevano preso il sopravvento, 
adesso sapeva cosa fare, improvvisamente tutto riacquistò un senso, il senso, 
Andrés era la sua motivazione,  lo scopo e il fine, 
quando anni fa gli propose di fondere l'oro insieme, lo fece solo per vedere il suo sguardo illuminarsi 
glielo propose e Andrés lo guardò con uno sguardo pieno di ammirazione e eccitazione, 
e quello fu l'unico scopo per il quale Martín aveva lavorato notte e giorno per anni, solo per bearsi di quello sguardo, 
solo per vedere quella scintilla bruciare ardente ogni volta che lui gli mostrava un altro pezzo di quel piano tanto folle quanto geniale. 

Lui sarebbe entrato là dentro per amore di un uomo, e avrebbe portato a termine la loro opera d'arte,
avrebbe dimostrato al mondo che niente era impossibile per loro due se erano insieme,
e alla fine si sarebbe ricongiunto con Andrés, in qualche sperduta parte del mondo,
e non importa
 se non sarebbe mai più potuto tornare in Spagna o in Argentina, 
Perché alla fine Andrés era tutto quello che gli veniva in mente quando pensava alla parola "Casa"
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