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Autore: lone_wolf_08    24/09/2022    0 recensioni
Il Reame Boscoso era la sua casa. Thranduil e Legolas la sua famiglia.
Eppure la sua vita lì non sarebbe potuta durare per sempre. Il coraggio di una donna sarà messo a dura prova da un destino inevitabile e da un passato doloroso.
Morwen lo guardò negli occhi: “Chi sono io?”
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Legolas, Nuovo personaggio, Thranduil, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Capitolo 13: I SIGNORI DI LÓRIEN



“Ti posso dare la mia tristezza, la mia oscurità, la fame del mio cuore; cerco di corromperti con l'incertezza, il pericolo, la sconfitta.” J.B.L.




La brezza fresca della sera cominciò a colpire i volti ancora bendati della compagnia che quella notte dormì a terra, data l'impossibilità di arrampicarsi sugli alberi. Circa a metà del giorno seguente poi, durante la marcia, sentirono avvicinarsi una schiera di elfi, i quali vennero a portare delle notizie ad Haldir: gli orchi predoni erano stati quasi annientati mentre i superstiti fuggitivi venivano inseguiti. Inoltre, anche un altro strano essere era stato avvistato nella zona; si spostava curvo appoggiando le mani a terra come una bestia ed era riuscito a scappare dirigendosi poi verso l'Argentaroggia. L'ultimo messaggio infine era della Dama di Lórien, la quale aveva chiesto che la compagnia viaggiasse ora liberamente poiché aveva conosciuto l'identità e l'indole di ognuno.

Vennero finalmente tolte le bende e su tutti i compagni si dipinse sul volto un'ammirazione incredula. L'incanto del posto che li circondava faceva provare loro emozioni mai vissute e il loro cuore sembrava fluttuare tra storie antiche e magiche che avevano visto come protagonista quel luogo senza macchia. Dopo aver soffermato lo sguardo sulle cerchie di alberi bianchi e dorati, sui piccoli fiori d'oro a forma di stelle ai loro piedi e sui loro esili steli verde pallido, gli occhi di Morwen si spostarono in alto, dove un cielo blu li sovrastava abitato dal forte sole del pomeriggio che riscaldava le membra e giocava con le ombre.

Cerin Amroth; così si chiamava quel posto. Frodo ascoltò Haldir raccontare dell'antico reame e di come questo fosse stato il suo cuore. Il mezz'uomo non trovava parole per descrivere tanta bellezza, tutto intorno a lui era armonioso, nessun aveva alcun difetto, né malattia, né deformità.

Seguirono Haldir entrando in un cerchio di alberi bianchi dove vennero colpiti dal Vento del Sud che ivi passava, quindi si arrampicarono su un alto flet. Appoggiando la mano al tronco dell'albero Frodo avvertì tutta la gioia vissuta da esso penetrare in lui e si sentì felice.

Giunti sulla piattaforma Haldir indicò loro il Sud "Guardate".

Frodo seguì il punto indicato: su un colle a una certa distanza sorgeva una città bellissima, dalla quale sembrava irradiare tutto il potere e la luce che la terra poteva offire. Poi il suo sguardo si spostò sopra il fiume Anduin e la luce si spense, proprio come la gioia nel suo cuore. Oltre il fiume si estendeva una terra senza luce, piatta, vuota, vaga e imprecisa. L'energia oscura che emanava sembrò arrivare anche dentro di lui, risvegliando il male che si portava appresso.

"La fortezza del Bosco Atro Meridionale" spiego Haldir indicando quella barriera cupa.

"e nel mezzo di quegli scuri abeti si erge Dol Guldur, dove a lungo dimorò il Nemico nascosto. Temiamo che sia tornato un male ancora più potente di questi tempi".

Gli occhi di Frodo si posarono quindi su Legolas e Morwen. Come aveva fatto un posto ombroso come quello ad aver cresciuto due guerrieri dall'animo buono e valoroso? Entrambi con lo sguardo puntato sulla loro terra, quello di Legolas sembrava indifferente ma quello di Morwen brillava di una nostalgia amorevole. Il mezz'uomo si chiese se anche loro, che vi avevano vissuto riuscivano a percepire la malvagità che percepiva lui.

***

Arrivarono le ombre della notte sui viaggiatori, quindi gli elfi accesero le loro lampade d'argento che brillarono sui volti stanchi della compagnia. Merry e Pipino erano estasiati da quelle luci, ammirandole come se fossero stelle imbottigliate.

Giunsero ad una radura ovale oltre la quale un fossato e un verde muro circondavano un colle punteggiato da imponenti alberi d'oro, i più belli che Morwen avesse mai visto. Brillavano di luci verdi, oro e argento e tutti ne furono incantati.

"Benvenuti a Caras Galadhon! " annunciò loro Haldir "Questa è la dimora di Sire Celeborn e della Dama di Lórien, Galadriel. Tuttavia entreremo dal lato sud, quindi dovremo camminare ancora."

"E io che speravo di essere arrivato... Ho le gambe a pezzi..." si lamentò Pipino.

"Io ho lo stomaco che grida implorando cibo..." aggiunse Merry.

Gimli sbuffò "Smettetela, sembra di avere a che fare con dei fanciulli".

Ma Haldir prese parola di nuovo rivolgendosi agli Hobbit "Manca poco, e una volta arrivati avrete riposo e di che alimentarvi".

Percorsero una strada bianca lastricata, con la città che si innalzava maestosa alla loro sinistra, fino a che giunsero ad un candido ponte che permetteva l'ingresso alle porte tra le mura. Una volta entrati nella Città degli Alberi camminarono per altri sentieri e scalinate senza udire alcun suono dei loro passi. In compenso voci abitavano l'aria facendola vibrare di una vita che non però non riuscivano a vedere. Dov'erano gli abitanti?

Finalmente arrivarono ad un ampio prato nel cui mezzo stava una fontana scintillante illuminata da lampade d'argento sospese sui rami degli alberi. Lo scroscio dell'acqua nella vasca andava poi ad alimentare un niveo ruscello mentre a sud del prato un imponente albero si innalzava maestoso al cielo. A ridosso del tronco stava una scala bianca e ai piedi di quest'ultima, tre elfi stavano seduti, alzandosi poi per andare incontro ai viaggiatori appena giunti. Gli elfi annunciarono poi la loro presenza ai Signori di Lórien, che chiesero ai viaggiatori di raggiungerli per conversare. Quindi cominciò la salita della scala che si prospettò più lunga del previsto ma che comunque fu colmata qua e là da alcune brevi soste per rinfrancare i più affaticati.

Morwen non fece a meno di notare che il viso di Aragorn era talmente sereno da sembrare alleggerito di anni. Nonostante quella sensazione di irrequietezza che la ragazza aveva provato dal momento in cui aveva varcato le soglie di quel luogo d'incanto, si sentì felice per lui, e per la prima volta, dopo parecchi giorni, anche lei sorrise rasserenata.

"Ci sei già stato vero?" gli chiese lei affiancandolo nella marcia.

"Si, è corretto"

"Lo immaginavo, ti guardi attorno come se fossi tornato in qualche modo a casa"

"Qui provo un'emozione che non posso descrivere, ma non temere, questo non mi farà deconcentrare dalla missione".

"Non temevo questo" rispose chiedendosi perché avesse sentito il bisogno di giustificarsi.

Aragorn la guardò dritta negli occhi e la giovane sentì un brivido in tutto il corpo.

"Leggo preoccupazione in te, Morwen"

"Chi di noi non lo è in fondo?"

"Da quando siamo entrati non ho visto nessuna ombra sul volto della compagnia, l'unica differenza è che su quello degli altri è comparsa una luce che sul tuo non vedo"

Morwen non capiva dove volesse arrivare. O forse non voleva?

"Cos'hai da temere Morwen?"

La giovane, sempre capace di trovare le parole in qualsiasi situazione, al momento sembrava annaspare nel dubbio. "Niente... te lo assicuro". Eppure il suo tono non lo sembrava affatto.

Dopo un silenzio imbarazzante, Morwen decise di evadere da quella situazione scomoda e raggiungere Legolas, qualche metro dietro di loro, ma appena rallentò bruscamente il passo volgendosi verso la coda, Aragorn le prese il polso in modo gentile eppur deciso, facendola voltare. La scrutò negli occhi ancora qualche istante. Morwen era confusa e allo stesso tempo imbarazzata da quel contatto inaspettato.

"C'è qualcosa..." la voce di Aragorn era bassa, quasi stesse parlando a sé stesso, e la giovane notò che era anche estremamente turbata. "...nei tuoi occhi"

Vennero interrotti da Legolas che ormai li aveva raggiunti "Perché vi siete fermati?"

Aragorn distolse subito lo sguardo lasciando la presa sul polso della ragazza, quindi riprese a camminare davanti ai compagni.

Morwen, ancora scossa, guardò di sfuggita l'elfo "Proseguiamo"

Legolas si avviò dietro di lei. Cos'era quella sensazione che stava provando? Aveva sentito l'impulso di scansare il migliore amico di malo modo, eppure stavano solo parlando... No, si stavano anche guardando intensamente... Un po' troppo per i suoi gusti.

***

Una volta giunti ai nobili seggi dei due sovrani, essi si alzarono per accogliere gli ospiti. Erano entrambi di una bellezza eterea e sembravano non portare il peso degli anni se non negli occhi; profondi, impenetrabili e colmi di ricordi antichi. Sire Cereborn salutò tutti i compagni chiamandoli per nome a mano a mano che entravano, senza fare alcuna distinzione. Appena entrò, Morwen sentì gli occhi della Dama su di lei e la sensazione di inquietudine si intensificò. Venne salutata come tutti gli altri compagni ma ancora lo sguardo di Galadriel la stava studiando.

"Qui siete in nove, eppure dieci partirono da Gran Burrone. C'è stato qualche cambiamento di cui non eravamo a conoscenza?" chiese Celeborn con curiosità solenne.

Il dolore cadde come rinnovato sulle spalle dei compagni, che ebbero modo di ricordare la triste scomparsa dello stregone; loro guida, loro punto di riferimento maggiore, loro amico.

Prima che uno di loro aprisse bocca per raccontare la vicenda però, Dama Galadriel parlò per la prima volta da che erano arrivati.

"No, non ci furono cambiamenti. Gandalf il grigio partì con loro tempo fa, eppure lui non ha varcato i confini di questa terra. Nubi oscure offuscano il suo cammino e i suoi pensieri, e io non riesco a vederlo. Dov'è quindi lo stregone?"

Fu Aragorn a risponderle "Mi dispiace doverle comunicare che... Gandalf è caduto nell'ombra di Moria"

A quelle parole tutti gli elfi presenti in sala trasalirono e gridarono di dolore e stupore. Poi Celeborn chiese com'era successo e Aragorn cominciò raccontando la vicenda per intero. Una volta concluso il resoconto, Celeborn prese parola nuovamente.

"Ignoravo che la vostra situazione fosse tanto cattiva. Non temete, farò quanto possibile per esservi d'aiuto secondo i vostri bisogni o desideri, specie per colui della piccola gente che porta il fardello" concluse riservando a Frodo uno sguardo compassionevole.

Boromir si chiese quanto Elrond avesse detto loro riguardo la missione che avevano intrapreso. Potevano davvero fidarsi?

"Conosciamo la vostra missione" disse Galadriel come se avesse letto il suo pensiero. "Tuttavia non vi darò consigli su che strada dobbiate o meno intraprendere, perché ciò spetterà solo a voi. Io mi limiterò a mostrarvi ciò che fu, ciò che è e in parte ciò che sarà"

Poi continuò fissando uno ad uno i membri "Ricordatevi ciò che ora vi dirò: la vostra missione è sulla lama di un coltello. Una piccola deviazione, ed essa fallirà trascinando tutti in rovina. Ma vi è ancora speranza fin quando la compagnia sarà tutta fedele".

Solo Aragorn e Legolas seppero reggere il suo sguardo. Morwen lo abbassò appena si sentì bruciare quegli occhi chiari in fondo all'anima.

"Non siate turbati, stanotte riposerete in pace" disse poi la dama sorridendo.

"In questa città potrete guarire e ristorarvi. Riposate ora, per un po' non parleremo del cammino che vi attende" li congedò infine Celeborn.

Quella notte la compagnia si accinse a dormire nei giacigli preparati loro appositamente e prima di abbandonarsi a un sonno ristoratore scambiò qualche parola.

"Ti ho visto arrossire Sam, hai ceduto subito allo sguardo della Dama" lo derise Pipino "ha forse visto che complottavi di rubarmi le coperte stanotte?"

Sam però non era dell'umore "Niente di tutto ciò..."

"Lascialo in pace Pipino" lo rimproverò Merry, che nemmeno lui sembrava dell'umore.

Chissà come si erano sentiti al cospetto di tale potere, si chiese Frodo mentre si sistemava per dormire. Lui da quando era lì avvertiva come se si fosse sollevato il peso che portava, e non poteva che esserne felice. Tuttavia lo sguardo della Dama aveva sorto il lui alte aspettative, che non era certo, dal suo piccolo, di poter soddisfare. Era veramente all'altezza di quel compito?

Morwen ne era certa, erano stati tutti messi alla prova dalla Dama che aveva mostrato loro ciò che essi desideravano intensamente, in modo che potessero scegliere tra quello e l'ombra piena di oscurità che li attendeva.

"A me sembrava tutto troppo strano" disse Boromir "Sono sicuro che ci stesse mettendo alla prova e volesse solo leggere i nostri pensieri per un suo fine a noi sconosciuto"

Poi il gondoriano volle sapere cosa avesse mostrato a Frodo ma questi non volle rivelare nulla.

"Ad ogni modo fa attenzione, non mi fido molto di questa Dama elfica"

Per quanto le parole di Boromir fossero dure, Morwen non poté non rivedersi in esse dal momento che, come l'uomo, portava dentro sé molti dubbi da quando aveva messo piede a Lórien. Eppure non avrebbe mai esternato ciò per paura di come l'avrebbero presa Legolas e Aragorn.

Difatti, quest'ultimo, arrivò subito a rimproverare Boromir "Non sai quel che dici se ti ritrovi a dubitare e parlare male di Dama Galadriel. Non c'è male nelle sue azioni né in questa terra, a meno che non lo porti qualcun altro" concluse guardandolo severamente.

Boromir tuttavia non si scompose e mantenne lo sguardo del ramingo con sicurezza. Di certo non aveva timore a esprimere ciò che pensava, Morwen dovette dargliene atto.

Quella notte, tuttavia, non dava spazio a turbamenti. La magia di Lórien permise loro di rinfrancare corpo e spirito in un riposo privo di sogni o rumori, e perfino i più dubbiosi della compagnia poterono godere di un profondo e pacifico sonno.


Nota dell'autrice:


Eccomi qui come promesso ;)

Questo capitolo era abbastanza descrittivo, quasi di stallo, ma ho già cominciato a mostrarvi come si sente la nostra protagonista. Nel prossimo vedrete un focus più dettagliato sulle sue emozioni siccome verranno un po' messe a nudo da Galadriel :)

Comunque sono contenta di aver aggiornato, avevo abbandonato questa storia da un po' per via di impegni, poca motivazione e problemi vari. Però ora pubblicando questo nuovo capitolo mi sono ricordata di quando mi piaceva dare vita a questa storia e riuscire a farvi appassionare ad essa quanto lo sono io. Scusate ma ci tenevo a dirlo... Inoltre voglio ringraziare chi non ha mai smesso di seguirmi e leggermi perché voi siete ciò che mi spinge a rendere pubblico tutto ciò e a far sì che quello che ho in testa esca sottoforma di linguaggio scritto.

Perciò grazie infinite <3

Kia

   
 
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