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Autore: Red Owl    24/09/2022    1 recensioni
Si dice che ci sia un tesoro inestimabile, sotto alle colline di Yevàn. Nessuno ne conosce la natura: c'è chi parla di un tesoro sepolto da più di mille anni, c'è chi parla dell'oro degli Elfi, c'è chi parla di sapienza, chi di potere. Nessuno l'ha mai visto, ma tutti lo cercano.
C'è una mappa che vale oro e c'è un ladro senza scrupoli, c'è un'ereditiera più furba di quel che sembra e un mercenario venuto dal mare. C'è, soprattutto, una voce nella notte che in pochi sentono e che chiede di viaggiare lontano, lontano, oltre le porte della città e oltre la campagna, su fino alla collina del tesoro e giù tra le radici degli alberi.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il vecchio faggio che cresce in giardino è seccato da ormai diverse stagioni, ma suo padre continua a rifiutarsi di tagliarlo. Dice che porta male. Quell'albero era già lì quando il padre di suo padre era bambino, e abbatterlo ora potrebbe porre fine alla buona sorte che da decenni accompagna la sua famiglia.

Lyra non capisce molto la logica di quell'affermazione. La pianta è morta ed è pertanto logico pensare che qualsiasi buona sorte sia morta con lei. 

Mentre se ne sta accoccolata nel suo letto, la ragazza non pensa comunque alla fortuna o alla sfortuna, ma solo al suono secco prodotto da un sottile ramo rinsecchito che, scosso dal vento, picchietta ritmicamente contro il vetro della finestra. È davvero insopportabile.

Tac-tac-tac fa il legno. 

Toc.

La ragazza si mette bruscamente a sedere sul letto, i capelli rossi spettinati dal contatto con il cuscino. Quell'ultimo suono era anomalo. La candela spenta la attende sul comodino: le basterebbe allungare il braccio per raggiungere i cerini e accenderla, ma qualcosa le suggerisce di restare perfettamente immobile.

Lyra si tira il lenzuolo fin sotto al mento e respira piano. Inalazioni precise, esalazioni tremule. Bada bene a non fare troppo rumore, a non coprire con il proprio respiro i suoni che giungono dal piano inferiore.

Passi, capisce. In casa a quell'ora ci sono solo tre persone oltre a lei: suo padre, sua madre, e Mia, la domestica. Quei passi non appartengono a nessuno dei tre.

Voci basse, alcune affrettate e un'altra profonda come un rombo di tuono. Qualcuno sussurra, chiede, implora. Qualcun altro pretende, ordina, minaccia.

Chi è, chi è?

Un uomo, forse più di uno.

Un singhiozzo - sua madre, o forse Mia.

Lyra ha le mani che sudano e il sudore viene assorbito dal cotone del lenzuolo. L'istinto ora le impone di scappare, ma la ragione le dice che non v'è luogo in cui fuggire. La finestra è chiusa e comunque è troppo in alto, la porta la condurrebbe alle scale e quindi al piano inferiore. L'armadio? Si chiede. Sciocca, si risponde subito dopo. Quella scatola di legno non è un portale che conduce al regno delle fate, ma un semplice manufatto mortale. Lì entrerebbe e lì rimarrebbe. Lo sconosciuto con la voce profonda non ci metterebbe nulla a capire che è nascosta lì dentro.

E poi?

Lyra non sa nemmeno perché la stia cercando. Non sa nemmeno se la stia cercando, in effetti, ma l'istinto le assicura che è così. Chiunque ci sia al piano inferiore, non è lì per una visita di piacere: le voci tremanti dei suoi genitori non le lasciano alcun dubbio in merito.

Passi pesanti su per la scala e poi la porta che si apre, la luce di una lanterna che squarcia l'oscurità.

"In piedi, ragazza!"

Lyra è congelata nella posizione in cui si trova. Vorrebbe obbedire, vorrebbe davvero, ma le sue gambe non rispondono agli ordini del suo cervello, né a quelli dell'uomo.

Lui, lo sconosciuto, le si avvicina a passi pesanti. Gli occhi di Lyra sono fissi su un punto imprecisato tra il muro e la porta, ma all'angolo della sua visuale vede la figura bionda di sua madre che si torce le mani. "Non farle del male" dice con voce strozzata. Dietro di lei, suo padre vacilla.

Lyra si sente afferrare e la sua attenzione, che prima vagava persa sulla parete, si trasferisce di colpo sull'estraneo che ha invaso la sua camera. Giovane, ma non troppo, corti capelli castani e una barba curata, occhi azzurri che brillano di una luce spettrale al riverbero del fuoco. "In piedi!" le ripete ancora. E nel dirlo le stringe un braccio appena al di sopra del gomito, e la tira a sé.

La ragazza si sente trascinare - ha sedici anni, ma è esile come una bambina di dodici. Magra, magra, gracile, ossuta nonostante il cibo che le riempie il piatto tutti i giorni. Il cruccio dei suoi genitori, sì, troppo fragile per affrontare le difficoltà della vita. Troppo fragile, di certo, per resistere alla forza bruta dell'uomo con gli occhi da spettro. 

Lyra inghiotte una bocconata d'aria e rovina a terra in un intreccio di gomiti e ginocchia. L'uomo la scavalca e getta indietro le lenzuola che la coprivano fino a un momento prima. Fa volare il cuscino, solleva il materasso. "Dov'è?" abbaia, e la ragazza capisce che non lo sta chiedendo a lei, ma ai suoi genitori che tremano dall'altra parte dell'uscio.



È suo padre a parlare. "È... è all'interno dell'intelaiatura del letto."

L'uomo si cava un coltello di tasca e lo usa per tagliare il telo di cotone che divide le molle dal materasso di lana. Lyra, ferma a terra nella medesima posizione in cui è caduta, è spaventata, ma anche curiosa: che cosa sta cercando? Si volterebbe verso i suoi genitori per chiederglielo, ma la verità è che non osa muoversi. Allora aguzza la vista e cerca di sbirciare tra le mani dell'uomo.

La stoffa si squarcia con un suono acuto e l'intero letto trema. Lyra guarda preoccupata la lanterna che l'uomo - il ladro, a questo punto - ha appoggiato lì dove c'era il materasso e spera che non si rovesci dando fuoco al letto, alla camera e magari all'intera casa. 



Lui respira pesantemente, come se il compito gli costasse una fatica immensa. Poi, all'improvviso, si raddrizza tenendo qualcosa in mano. È un foglio ripiegato, di carta spessa e ingiallita dal tempo.

Documenti?  Si chiede Lyra. Credenziali? Un testamento? Una mappa?

L'uomo ne solleva un lembo e ne legge il contenuto, poi annuisce soddisfatto e si infila il foglio all'interno della giubba. Mentre riprende in mano la lanterna, abbassa lo sguardo su Lyra. "Mi scuso per il disturbo, ragazzina."

"Non c'è di che" sente la sua voce rispondere.

Le sopracciglia dell'uomo si inarcano e sulle sue labbra spunta l'ombra di un sorriso che però sparisce non appena il ladro si gira di nuovo verso i  genitori di Lyra. "Non una parola con il vostro padrone" ringhia. "Voi non mi avete mai visto: la mappa vi è stata sottratta da un criminale con il volto coperto. Sono stato chiaro?"

Gli adulti annuiscono e Lyra li imita, anche se non è sicurissima di capire cosa sta succedendo. Sono stati derubati, questo è chiaro, ma cosa c'è su quella mappa? E, soprattutto, perché era nascosta all'interno del letto in cui lei dorme tutte le notti? Il brigante si è raccomandato di non raccontare la verità a Lord Ardyn, il che significa che, con ogni probabilità, il documento che è appena sparito sotto gli abiti del malvivente appartiene a lui. Ma, se così fosse, perché si trova nella casa del suo notaio e non in banca insieme a tutti gli altri oggetti di valore che il datore di lavoro di suo padre possiede? E perché il ladro se ne va in giro a volto scoperto, senza preoccuparsi di non farsi riconoscere?

"Non una parola" ripetono i suoi genitori in coro.

Il brigante si gira verso di lei. "E tu?"

Lyra si porta un dito alle labbra. "Non una parola nemmeno io" gli assicura.

Per qualche motivo, l'uomo la soppesa con lo sguardo. "Uhm" fa, come se in lei ci fosse qualcosa che non lo convince. "Ma mangi abbastanza, ragazzina?"

Lyra si sente avvampare. "Sì, sì" balbetta. "Sono solo piccola per la mia età."

"Uhm" ripete lui, ma poi sembra decidere che qualsiasi pensiero che ha attraversato la sua testa non sia poi così importante. Scrolla le spalle e poi si allontana dal letto senza degnarla di un'altra occhiata. Passa davanti ai suoi genitori e si infila giù per le scale. Lyra lo sente dire qualcosa a Mia - probabilmente sta facendo anche a lei le stesse raccomandazioni che ha fatto a loro - e poi andarsene sbattendo la porta.

Nemmeno si preoccupa di non fare rumore, pensa Lyra, stranamente oltraggiata.

Quando hanno la certezza di essere rimasti soli, i suoi genitori sembrano perdere ogni residuo di forza che li ha sostenuti fino a quel momento. Sua madre emette un lungo gemito acuto e si accascia lentamente a terra, il volto paonazzo e le spalle scosse dai singhiozzi. Suo padre oscilla come se fosse sul punto di perdere i sensi, ma prima di crollare sul pavimento riesce ad appoggiarsi con la schiena contro il muro del corridoio. "Povero me" geme nascondendo il volto nelle mani. "Povero me."

Lyra è più confusa che spaventata, ma la reazione dei suoi famigliari sta iniziando a metterla in allarme. "Chi era quell'uomo?" chiede mettendosi a sedere sul pavimento e stringendosi un cuscino al petto. "Che cosa c'era su quella mappa?"

La sua domanda cade però nel vuoto del silenzio che ora regna nel corridoio. Solo dopo alcuni minuti suo padre abbassa le mani lungo i fianchi e la guarda come se si stesse effettivamente rivolgendo a lei. "Devo andare a parlare con Lord Ardyn. Devo andarci subito."

Lyra non può fare altro che annuire e iniziare a sistemare come meglio può il suo letto squarciato.

   
 
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