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Autore: inzaghina    26/09/2022    2 recensioni
Tutti nel corso della nostra vita, ci troviamo prima o poi ad affrontare lutti che ci costringono ad attraversare le diverse fasi del dolore, è quello che accadde a cinque sopravvissuti della Battaglia del due maggio, che fronteggiano il dolore e fanno del proprio meglio per sconfiggerlo — o per lo meno imparare a conviverci.
Lei, che si era sempre vantata del proprio ottimismo e che era stata convinta che, non solo avrebbero sconfitto Voldemort, ma che tutti ce l’avrebbero fatta, si è ritrovata a far fronte a un quotidiano stravolto dalla battaglia avvenuta all’alba del due maggio dell’anno passato.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Weasley, Dean Thomas, Ginny Weasley, Roger Davies, Ron Weasley | Coppie: Bill/Fleur, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Questa storia partecipa all'iniziativa Cinque fette di torta alla melassa indetta sul gruppo Facebook L’angolo di Rosmerta che prevedeva la scelta di una strofa di una canzone (nel mio caso Fix you dei Coldplay), da cui poi sarebbero state estratte cinque parole da utilizzare come ispirazione per scrivere una raccolta o una mini-long, come ho scelto di fare io.
Prompt estratto per questo primo capitolo: up above.

Quando ho intrapreso la stesura di questa storia, l’ho fatto piena di dubbi e di incertezze, dopo troppo tempo senza iniziare a scrivere qualcosa a più capitoli; ci tengo quindi a ringraziare Benni, Eli e Mery (rigorosamente in ordine alfabetico) che hanno letto in anteprima, fugato i miei dubbi e consigliata strada facendo. 


 

Nel 1969, Elizabeth Kübler-Ross ha formulato una teoria sulle fasi di elaborazione del lutto, che una persona attraversa, attualmente seguite dalla psicologia, denominandole come: negazione/rifiuto, rabbia, contrattazione/patteggiamento, depressione, accettazione. In questa mini-long vedremo come cinque diversi personaggi, legati tra loro, ai ritroveranno ad affrontare una delle cinque diverse fasi in seguito alla Battaglia del due maggio e alle perdite che essa ha portato. 

 
 


 

1. Negazione 

 
 

 
 

“And the tears come streaming down your face  

When you lose something you can't replace”  

  

Sono dei raggi di sole accecanti - sfacciati addirittura - che costringono Ginny ad aprire gli occhi, dopo una notte interminabile e fuggevole al tempo stesso, passata a osservare il blu farsi via via più profondo, per poi schiarirsi fino a raggiungere sfumature malva e lavanda che è ormai portata ad associare a Villa Conchiglia — e alla serenità che si respira tra quelle quattro mura. Se qualcuno le avesse detto che avrebbe imparato ad apprezzare Fleur, solo tre anni prima, gli sarebbe scoppiata a ridere in faccia. Eppure oggi, alla vigilia del primo anniversario della Battaglia di Hogwarts, non può che confessare di considerare la cognata come una delle pietre miliari su cui posa la sua famiglia, qualcuno su cui è felice di poter contare ogni giorno. 

La stanza è silenziosa, e accogliente, e Ginny non avrebbe alcuna intenzione di lasciare il rifugio che è il suo letto, ma è anche consapevole del fatto che sia preferibile lavarsi prima che il resto delle compagne si siano svegliate e si ritrovino a litigare per accaparrarsi la doccia più comoda. Il letto di Hermione è già perfettamente rifatto, segno che l’amica ha già dato inizio alla propria giornata, e Ginny perde qualche secondo ad accarezzare Grattastinchi e ascoltare le sue fusa rilassanti, prima di recuperare degli abiti comodi e raggiungere i bagni condivisi. 

 

La cascata d’acqua calda è un toccasana per i suoi muscoli indolenziti, ma ancor di più per la sua mente tormentata da ricordi troppo vividi e da mancanze talmente tangibili da essere riuscite a scavare un solco nella sua anima combattiva. Lei, che si era sempre vantata del proprio ottimismo e che era stata convinta che, non solo avrebbero sconfitto Voldemort, ma che tutti ce l’avrebbero fatta, si è ritrovata a far fronte a un quotidiano stravolto dalla battaglia avvenuta all’alba del due maggio dell’anno passato. Perché quel giorno aveva dovuto dire addio prematuramente a troppe persone care: un fratello, un professore che tanto aveva amato, una donna che era stata per lei fonte d’ispirazione — in numerosi ambiti diversi —, tanti compagni di scuola e colui che era stato il suo primo vero amico. 

 

Quando chiude gli occhi la sera, quello di Colin è il primo sorriso che vede, quello che più di altri riesce a trafiggerla nel profondo e farle desiderare per un attimo, uno soltanto, di essere rimasta vittima del suo medesimo crudele destino. Perché Colin si era affacciato al mondo magico con entusiasmo, un sentimento contagioso che aveva inglobato anche la Ginny undicenne quando si erano incontrati sul treno, e che lo aveva caratterizzato ogni giorno da lì in avanti — persino quelli del loro ultimo orribile anno passato a Hogwarts insieme. 

 

“Caspita, vuoi dirmi che tu hai sei fratelli maggiori e che tutti loro sono maghi e hanno studiato o studiano a Hogwarts?!” domandò Colin, sgranando gli occhi. 

Ginny annuì, scrollando le spalle. “Tutti in famiglia sono stati studenti lì.” 

“Forte! E in che Casa speri di finire?” 

“Beh, la mia famiglia è Grifondoro tradizionalmente, quindi mi auguro di avere lo stesso destino.” 

“Spero lo stesso anche io, soprattutto dopo che ho letto che anche Harry Potter è stato smistato lì,” confidò il ragazzino. 

“Ha passato parte dell’estate a casa mia, è amico di mio fratello Ron.” 

La bocca di Colin si era spalancata per lo stupore e Ginny aveva sorriso per l’eccitazione mostrata dal suo nuovo amico, sperando con tutta sé stessa di divenire sua compagna di Casa. 

 

A lezione di Babbanologia, la professoressa Burbage aveva parlato loro delle religioni e di come quella cristiana credesse nella vita dopo la morte e nell’ascesa in paradiso o nella discesa agli inferi, a seconda dell’esistenza che una persona aveva vissuto. Ginny non aveva alcun dubbio riguardo al fatto che Colin meritasse il paradiso e trovava conforto nel cielo stellato che sovrastava Hogwarts — lo stesso che aveva studiato insieme all’amico che era un vero asso in astronomia —, immaginandolo a vegliare sulla propria famiglia da lassù, un po’ come sicuramente faceva Fred con lei e i suoi cari. Le piaceva credere che il fratello maggiore avesse accolto il suo amico sotto la propria ala protettiva e lo stesse guidando, anche se in realtà dubitava che ci fosse una meta da conquistare, o un obiettivo da raggiungere, lassù… però l’immagine di loro due insieme la rincuorava, meglio ancora se accompagnati da Remus e Tonks. 

 

Si decide a uscire dalla doccia quando l’acqua è ormai quasi fredda e indossa una maglia delle Harpies e un paio di jeans, prima di asciugarsi velocemente i capelli e raccoglierli in una coda disordinata. Visto che non sono ancora le otto di sabato, il tavolo della colazione sarà tranquillo e sicuramente Hermione la starà aspettando, con una tazza di tè tra le mani e l’ultima copia del Profeta. Anche questo semplice pensiero la fa ripensare a Colin e alle loro innumerevoli colazioni insieme negli anni, con alcune che riescono ad emergere rispetto alle altre: la prima successiva al suo risveglio dopo essere stato pietrificato, quella all’indomani del Ballo del Ceppo (quando lui le aveva scritto una lunga lettera in cui chiedeva ogni dettaglio), quella del giorno della sua prima partita di Quidditch e la prima del loro sesto anno, quando iniziarono a pianificare come avrebbero affrontato Piton come preside e quelli che ipotizzavano essere i suoi due scagnozzi. Non riesce a trovare giusto che lui non sia qui, a studiare per i M.A.G.O. e a pianificare il suo futuro da Magigiornalista, certi giorni in particolare Ginny finisce con il detestarsi per la possibilità di programmare il proprio avvenire - quando la stessa facoltà è stata strappata con la forza a Colin, e a tanti altri. 
 

*
 

In Sala Grande, Hermione è al suo solito posto, quello che nessuno osa occupare, ma ciò che riesce a rallegrare Ginny è la compagnia che attornia la Caposcuola — qualcuno che avrebbe dovuto raggiungere il castello solo più tardi. Accelera il passo, quando intravede una testa spettinata e una di capelli rossi intente a confabulare accanto a quella riccia di Hermione, e il sorriso che le sta nascendo sulle labbra perde il suo calore fino a scomparire, quando la mente la riporta ancora a lui - a Colin. È passato quasi un anno dall’ultima volta che ha incrociato il suo sguardo, eppure si volta ancora a cercare i suoi occhi quando succede qualcosa di divertente, o si maledice per la propria grafia frettolosa e disordinata durante le lezioni, ora che non ha più gli appunti del compagno di banco da cui sbirciare. Delle lezioni di Babbanologia non le sono rimaste impresse solo le religioni, ma anche un argomento in apparenza più semplice eppure molto più stratificato che la riguarda particolarmente da vicino… Si riferisce agli stadi del dolore e, trattandosi di qualcosa che l’ha appassionata, è dannatamente consapevole di essere rimasta bloccata al primo stadio, quello da cui non è sicura se riuscirà mai ad emergere. Si tratta di uno dei tanti argomenti su cui i maghi non si sono interrogati, a differenza dei Babbani, e mai come ora vorrebbe tanto avere Colin accanto a sé per capire se, e quando, riuscirà ad andare avanti.  
 

Non è necessario uno psicologo per comprendere che la sua scelta inconscia è legata al timore di dimenticarsi di Colin, e di Fred e di Tonks e di Remus e di tutti gli altri, eppure Ginny non si è mai considerata una codarda e stenta a riconoscersi a causa di quest’angoscia continua. Sa di non essere sola nell’affrontare tutto questo, eppure è riuscita a confidarsi solo con Hermione e Harry, per evitare di gravare ancor di più sui genitori e il resto della sua famiglia - già alle prese con la perdita di un figlio e un fratello. Si concede un ultimo istante per immaginare la reazione di Colin alla vista di Harry al tavolo della colazione, nonostante fosse riuscito a mitigare il proprio fanatismo negli ultimi tempi, e solo così riesce a piegare gli angoli della bocca in un sorriso e a compiere gli ultimi passi che la separano dal tavolo della colazione. 

Harry è il primo a sollevare gli occhi e a sorriderle pienamente, seguito da suo fratello e da Hermione, per una volta non concentrata sul giornale piegato accanto a sé. Dopo un abbraccio a lungo desiderato e un bacio a fior di labbra, Ginny prende posto accanto a Harry, rendendosi conto che lui e Ron non sono gli unici con indosso la divisa da Auror. 

Ai tempi in cui uscivano insieme, Dean le aveva confessato che diventare Auror sarebbe stato un bel sogno, ma che non era certo di avere le carte in regola; era stata felice di scoprire che aveva deciso di perseguire quell’obiettivo, soprattutto dopo tutto quel tempo in fuga. Il sorriso tirato che le rivolge, insieme a un saluto cordiale ma fugace, la porta a realizzare una volta di più di non essere l’unica a combattere con la condanna di essere sopravvissuta e si ripromette di trovare il tempo per fare quattro chiacchiere insieme a Dean durante il weekend. Dopodiché, s’impone di concentrarsi su chi la circonda e sul vivere ogni attimo come fosse l’ultimo — proprio come le ha sempre detto Colin. 

“Sono contenta che tu sia già qui,” mormora a Harry, allungandosi per servirsi dei pancake impilati davanti a lui. 

“Mi sei mancata,” ribatte lui. 

Una frase semplice, ma ricca di sfaccettature, perché a Ginny basta osservarlo per capire quali pensieri si stanno facendo strada nella mente dell’ex Bambino Sopravvissuto. La via per la guarigione può sembrare lunga e tortuosa, ci saranno ostacoli che parranno insormontabili ma la ragazza è consapevole che, insieme, riusciranno a percorrerla e a farsi forza lungo il percorso. Non è necessario che gli dica che anche lei ha sentito la sua mancanza, Harry già lo sa, decide di avvicinarsi un po’ più di quanto sarebbe consentito, sicura che la sua presenza possa essere molto più confortante di tante banali parole. 

“Anche se rivedere questo posto risveglia brutti ricordi, preferisco concentrarmi su quelli belli,” confessa Harry qualche minuto dopo. 

“Questo è un bel modo di guardare alle cose! In effetti ne ho anch’io un paio a cui ripenso abbastanza spesso...” 

Lo sguardo complice che si scambiano vale, ancora una volta, più di mille parole e il sorriso che piega le labbra a entrambi permette a Ginny di essere certa di star tenendo fede alla promessa fatta a Colin. 


 




Nota dell'autrice:
Non credo ci sia molto da aggiungere, avevo già affrontato le fasi del dolore anni fa, all'interno di una raccolta di drabble, questa volta invece ho cercato di fare più corpo al progetto costruendo una mini-long e scegliendo un personaggio per ogni fase. Siamo partiti da Ginny e dalla negazione, anche se forse non risulta credibile che si trovi ancora lì a un anno dall'evento, ma io credo che ognuno ci metta tempi diversi per ogni fase e ogni lutto e mi è parso simbolico far iniziare questo viaggio in occasione del primo anniversario della Battaglia.
Spero che la storia possa piacervi e ci vediamo domani con il secondo capitolo, e la seconda fase.

 

   
 
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