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Autore: FanGirlWithK    26/09/2022    0 recensioni
«Ci vediamo tra sessanta giorni.» si promettono.
E ci credono davvero, che la distanza non cambierà nulla, che la relazione si vive in due e che le persone attorno a loro non possono modificare il corso degli eventi. Ci credono tutti.
Ma potranno dire ancora di amarsi quando spunteranno il sessantesimo giorno nel calendario?
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Ogni riferimento a cose o persone reali è puramente casuale.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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08:13 a.m., Los Angeles, United States of America.

Sixteenth day.

 

«Jackson! Come mai non hai chiamato ieri?»

Jinyoung era elettrizzato quel giorno, in realtà si sentiva così ogni volta che aveva un esame da affrontare, pensava che il proprio cervello lo facesse sentire in quello stato per evitare di fargli avvertire tutta l'ansia nascosta.

«Scusami, ho fatto una serata di prova ad un pub, quando mi sono ritirato ero davvero troppo stanco anche solo per togliermi i vestiti e mettere il pigiama.» Una risatina leggera accompagnò la risposta di Jackson.

«Tranquillo, come è andata?» Jinyoung era appena entrato nel bar davanti alla propria facoltà, trovando Jinhee, la fidanzata di Kevin, e l'altra ragazza dai capelli ricci, entrambe con due sorrisi enormi.

«I soliti, tra poco arrivano gli altri.» Sussurrò ad una delle due, che era momentaneamente ferma, per poi sedersi ad uno dei tavolini e ricominciare ad ascoltare Jackson.

«Jinyoung-ah!»

«Dimmi Jackson...» rispose con voce tenera, sapeva che il fidanzato si era accorto del fatto che non lo aveva minimamente considerato.

«Cosa c'è più importante di me, si può sapere?» chiese infastidito, poi scoppiarono a ridere nello stesso momento.

«Il caffè, Jackson, il caffè è la cosa più importante al mondo. Comunque devi sapere che mi sono innamorato.» Jinhee si trovava vicina a Jinyoung, aveva portato il caffè e stava ascoltando la conversazione per volere del ragazzo, che quella mattina aveva stranamente voglia di scherzare.

«Si può sapere di chi?» Jackson, ignaro, aveva un vortice di idee non troppo rassicuranti dentro la testa.

«Di Jinhee, la ragazza di Kevin, ti giuro che i suoi caffè sono i migliori del mondo. Quando andremo a vivere insieme la potrò rapire? Così lo prepara lei il caffè.»

La ragazza rise prima di andare all'ingresso a salutare il fidanzato, il quale era appena arrivato.

«Comunque ti devo lasciare, sono appena arrivato alla mia facoltà. Ci sentiamo stasera.»

Chiusero la chiamata mentre Ray e Kevin si sedevano al tavolo.

«Con chi parlavi?» chiese Ray, ancora assonnato.

«Con Jackson, gli ho chiamato io perché ero leggermente preoccupato, ieri mi aveva detto che ci saremmo sentiti la sera stessa ma alla fine non mi ha cercato.»

Two days ago...

"Perché deve rispondere sempre lui? Jackson non può tenerselo addosso quel telefono?" era già la terza volta in due settimane che Jinyoung provava a chiamare il fidanzato e che rispondeva Mark al suo posto.

«Jackson dorme, credo che domani puoi chiamarlo anche presto, ha lezione.»

Nemmeno lui stesso sapeva gli orari precisi delle lezioni di Jackson, non li conosceva neanche quando vivevano ancora in Corea.

Invece, una persona che Jackson conosceva, per puro caso tra l'altro, da due settimane li sapeva.

Credeva che sarebbe impazzito presto se avesse fatto girare troppo il criceto nella propria testa.

«Va bene, grazie. Posso chiederti perché spesso rispondi tu?»

Quel dubbio lo stava assillando, un senso di disagio e preoccupazione gli schiacciava il petto quando pensava al ragazzo dai capelli rossi.

«Ecco, Jackson lascia spesso il telefono in giro, quindi quando qualcuno di noi lo sente, risponde al posto suo. Lo faccio con tutti, e anche gli altri con me.» L'ultima frase sembrò a Jinyoung leggermente incerta, come se chi l'avesse pronunciata non fosse stato sicuro di quello che aveva detto o ci stesse pensando troppo.

Stava per staccare la chiamata quando Mark ricominciò a parlare «Comunque...»

«Dimmi.»

Jinyoung sentì un forte sospiro dall'altro lato del telefono.

«Nulla, scusami Jinyoung, ciao.» Staccò subito la chiamata.

Jinyoung quella notte ebbe decisamente troppi pensieri in mente per riuscire a dormire.

"E se in realtà non lascia mai il telefono in cucina ma è Mark a trovarsi nella sua stanza ogni volta? Jackson non ha mai lasciato il telefono in giro..."

Non sapeva davvero cosa pensare, gli sembrava che ogni sfaccettatura di Jackson stesse cambiando col passare dei giorni. Dentro di lui stava iniziando a crescere il timore che Jackson stesse diventando una persona diversa.

Bussarono alla porta e Jinyoung provò a calmarsi, dato che sapeva che dietro la porta c'era Ray.

Quando il ragazzo biondo si sedette vicino a lui, Jinyoung iniziò a tartassarlo di domande: su cosa dicesse Jackson di quel ragazzo, su cosa facessero quando erano insieme, sul perché Mark rispondesse alle chiamate che arrivavano sul telefono del fidanzato.

Ray gli poggiò le mani sulle spalle «Basta. Calmati. Da quanto ti tormenti con queste domande? Non posso avere le risposte che cerchi, perché non chiarisci con lui?»

«Perché mi direbbe che ragiono come un bambino e che mi pongo gli stessi dubbi che si pone un quattordicenne, e probabilmente ha ragione. A volte mi sento davvero come se non avessi nulla da fare nella mia vita e dovessi pensare solo a lui. Ma mi sembra che senza Jackson ogni cosa che faccio sia inutile.»

Ray lasciò che Jinyoung appoggiasse la testa sulle proprie gambe, mettendosi prima comodo.

«In amore sono tutti bambini.»

Jinyoung non la pensava così, ma annuì lo stesso quando il biondo iniziò a toccargli i capelli.

Dopo pochi minuti, in cui Ray parlò di come il moro avrebbe potuto chiarire col fidanzato, quest'ultimo chiuse gli occhi e si addormentò.

Mentre Kevin lanciava occhiate strane alla fidanzata, che non lo stava considerando dato che doveva servire alcuni clienti, gli altri due ragazzi avevano già finito la colazione.

«Kevin. Tutto bene?»

«In realtà no, non sono sicuro del perché, ma non va per niente bene.»

Ray e Jinyoung capirono subito che ne avrebbero parlato quando sarebbero usciti dal bar, cosa che avvenne molto presto dato che ebbero un buon motivo per farlo.

«Ragazzi, dobbiamo andarcene, subito.» Ray sussurrò mentre si sistemava la tracolla.

Quando videro, appoggiato al bancone, l'ultima persona che si sarebbero aspettati di vedere lì, se ne andarono velocemente.

«Che cazzo ci fa Felix qui?» esclamarono tutti e tre contemporaneamente, scambiandosi sguardi increduli.

Felix, ragazzo basso e dagli occhi vispi, era fino a circa quattro mesi prima il fidanzato di Ray.

Il patto implicito che si firma nel momento in cui ogni coppia si separa prevede che i posti frequentati in modo abitudinario da una persona diventino inaccessibili per l'altra.

E questa regola era stata rispettata, fino a quel momento.

Mentre Ray e Kevin ripresero a parlare, Jinyoung tornò dentro per prendere una bottiglietta d'acqua.

E ciò che vide non gli piacque per niente.

 

   
 
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