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Autore: heliodor    27/09/2022    0 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Fermare la valanga

 
L’esplosione non l’aveva colta impreparata, ma quello che accadde dopo, sì. E la turbò vedere quello che stava accadendo tra i soldati rinnegati che erano sopravvissuti alla frana ma che si trovavano dall’altra parte.
Qualcuno aveva iniziato a scavare e altri trasportavano i feriti lontano, adagiandoli su lettighe e stuoie di fortuna affinché i guaritori li esaminassero.
Non temere, disse Quamara in un angolo della sua mente. Fai come ti dirò io e andrà tutto bene.
Non ho paura, pensò. Sono solo dispiaciuta per queste persone. è anche colpa mia se stanno soffrendo.
È merito tuo se molti di più non sono periti, disse Quamara. Se il piano di Zane avesse avuto successo, sarebbero morti in migliaia. Invece abbiamo ridotto il sacrificio a meno di duecento.
Duecento, pensò Shi’Larra triste. Meritavano davvero di morire per colpa mia.
Non devi addossarti responsabilità che non hai, amica mia. Tu fai solo rotolare le pietre, ma sono loro che scelgono da che lato cadere e quanto velocemente.
Shi’Larra si sorprese ad annuire, ma dentro di sé era turbata alla vista dei cadaveri intrappolati sotto le rocce. Metà della collina era precipitata a valle trascinandosi dietro tutto ciò che incontrava.
Raggiunse la base della collina seguendo il sentiero che Quamara le aveva indicato. Era stata sempre lei a suggerire ad Astryn la strada per raggiungere il punto migliore per far crollare la collina sopra le formazioni di rinnegati che avanzavano nel passo.
Come facevi a sapere? Domandò a Quamara. Sei nata qui o hai abitato in quella fortezza?
No, rispose la donna. Ho solo ereditato i ricordi di quelli che ci hanno abitato. O che hanno parlato di questi luoghi. E le memorie di chi ha consultato le mappe di queste zone almeno una volta nella sua vita e il ricordo di un ragazzino che si perse su questo passo ma venne ritrovato dalla carovana di mercanti a cui la sua famiglia si era unita.
Hai fatto tutte queste cose? Chiese.
Alcune le abbiamo vissute, altre sono i ricordi di chi ha sentito quei racconti e li ha tramandati fino a noi. Noi condividiamo, amica mia.
Vedi anche i miei ricordi?
I tuoi ricordi sono solo tuoi, ma se verrai da me, condivideremo alcune delle nostre memorie. Abbiamo così tanto da raccontarti. E tu hai così tanto da insegnarci.
“Ferma, tu” disse una voce alla sua destra.
Shi’Larra sussultò per la sorpresa.
Un soldato dall’aria spaurita le stava putando contro la lancia.
È giovane, pensò Shi’Larra. Anche più di me.
Resta calma, disse Quamara. Non hai nulla da temere.
“Chi sei? Che ci fai qui?” le domandò il soldato.
Shi’Larra gli mostrò le mani aperte. “Non sono armata.”
“Lo vedo” rispose lui. “E non hai il mantello. Cosa ci fai qui?”
Digli chi sei, disse Quamara.
“Sono Shi’Larra.”
Il soldato si accigliò. “Non ti conosco.”
Non sta funzionando, pensò.
Fidati di me, amica mia. Le pietre stanno continuando a rotolare dal verso giusto.
“Ma io conosco il comandante Hissarion.”
Il soldato sembrò esitare. “Sei una spia? Non ti ho mai vista al campo.”
“Non sono una spia” disse.
Sono un’amica, disse Quamara. Digli che sei qui per aiutarli e che vuoi vedere il loro comandante. Digli che lui ti sta aspettando.
“Hissarion mi aspetta” disse.
Il soldato sembrò esitare. “Non ne so niente, ma sei disarmata. Forse potresti avere delle informazioni che ci servono.”
“È come dici tu” disse usando la formula di cortesia che Hallen le aveva insegnato.
“Vieni” disse il soldato. “Cammina davanti a me e non metterti a correre” aggiunse con fare minaccioso.
Shi’Larra ubbidì e gli volse le spalle. “Dove devo andare?”
“Segui il sentiero” disse il soldato. “Ti dirò io quando devi cambiare strada.”
Chiedigli come si chiama, disse Quamara.
“Qual è il tuo nome?”
Il soldato rimase in silenzio per qualche istante, poi disse: “Ashen” disse.
Shi’Larra quasi sbandò udendo quel nome. “Ashen?” chiese, come se dovesse sentirlo per essere sicura di aver capito bene.
Il soldato grugnì qualcosa.
Ti ricorda qualcuno, amica mia? Domandò Quamara divertita.
Come facevi a saperlo? Chiese.
Ti ho detto che le pietre stavano rotolando nella direzione giusta o no? Rispose lei. Vuoi continuare da sola?
“Conosco il tuo nome” disse Shi’Larra scegliendo le parole con cura.
“Allora è vero che sei una spia?” domandò lui.
Lei scosse la testa. “È stata Avalura a parlarmi di te” disse con tono divertito.
“Lura?” fece il soldato. “Tu l’hai vista?”
Shi’Larra annuì. “Più di una volta. Eravamo insieme al campo di Nimlothien.”
“Dicono che la strega bianca sia andata sul continente nuovo abbandonandoci tutti. Perché non sei andata con lei?”
“È una storia molto lunga” rispose. “Ma se vuoi posso raccontartela. Insieme a tutto quello che so su Lura e su chi ha frequentato mentre eravamo insieme al campo.”
Udì il soldato camminare verso di lei e trattenne il fiato. Lui l’affiancò, la lancia abbassata che con la punta sfiorava il terreno. “Chi frequentava Lura al campo? Joric per caso? O l’aiutante di quell’erudito di cui mi parlò una volta?”
Shi’Larra ridacchiò.
Molto brava, disse Quamara.
Grazie, rispose.
Ora viene la parte difficile.
Quale sarebbe? Chiese.
Fermare le pietre quando non è più utile che rotolino, rispose la donna.
Shi’Larra si accigliò.
“Allora?” fece Ashen impaziente. “Rispondi alla mia domanda.”
 
Il campo dei rinnegati sorgeva a due miglia di distanza. Ci arrivarono dopo un tortuoso cammino nella gola di roccia e anche se Shi’Larra conosceva già quella strada, si lasciò lo stesso guidare da Ashen mentre gli raccontava dei giorni passati con Lura.
“E una volta siamo stati svegliati nel pieno della notte dai corni” stava dicendo con tono serio.
Ashen la fissò con sguardo atterrito. “Un attacco? Lura è stata ferita?
Shi’Larra scosse la testa. “Sharora, una delle sentinelle, aveva scorto qualcosa nell’oscurità e aveva dato l’allarme.”
“Quindi era davvero un attacco?”
“No” fece lei ridacchiando. “La vista spettrale di Sharora è sempre stata pessima e aveva confuso un esploratore di nome Farnan per un nemico che cercava di infiltrarsi. Prima di rendersi conto dell’errore aveva fatto dare l’allarme facendo suonare il corno. Le guardie erano uscite dalla recinzione e si erano diretti verso il povero Farnan per ucciderlo.”
“E lo hanno ucciso?”
“Per fortuna no, ma uno degli stregoni gli lanciò contro un paio di dardi magici colpendolo alla gamba. È rimasto sul suo giaciglio per quasi una Luna.”
“E Lura? Era spaventata? Chiedeva mai di me?”
Shi’Larra scrollò le spalle. “Ogni tanto parlava di un certo Ashen.”
“Che cosa diceva?”
“Non lo ricordo con esattezza. In verità lei parlava di tante cose. E di tanti ragazzi. Non li posso ricordare tutti, no?”
“Quali altri ragazzi? Voglio saperlo.”
Lei gli rivolse un’occhiata divertita. “Ti sto prendendo in giro, Ashen. La tua Lura parlava solo di te.”
Il soldato scosse la testa. “Mi chiedo che cosa stia facendo adesso.”
“È tanto che non la vedi?”
Ashen annuì. “Ho perso il conto delle Lune. Mi manca molto.”
“Un giorno la rivedrai” disse sicura.
Non ne aveva alcuna idea, ma in quel momento voleva solo rassicurare il ragazzo. E conquistare la sua fiducia.
Stai andando bene, disse Quamara. La pietra sta rotolando nel verso giusto.
Qual è il verso giusto? Chiese.
Quello che noi vogliamo che sia, rispose la donna.
“Le sentinelle” disse Ashen. “Lascia parlare me.”
Shi’Larra annuì.
Le sentinelle erano sei soldati accompagnati da uno stregone col mantello grigio. Fu lui a parlare per primo.
“Chi è lei? Dove l’hai trovata?”
Ashen schiarì la gola. “Dice di chiamarsi Shi’Larra. Serviva nell’armata di Nimlothien.”
“Che sciocchezza” disse lo stregone. “La strega bianca è fuggita sul continente antico, a migliaia di miglia di distanza. Come fa questa ragazza a trovarsi qui?”
Ashen sembrò esitare. “Sa molte cose sul campo della strega bianca.”
“Allora è una spia” disse lo stregone. “Forse dovremmo sbarazzarcene.”
Non sono una spia, disse Quamara.
“Non sono una spia” ripeté Shi’Larra.
Lo stregone le scoccò un’occhiata diffidente. “Che cosa sei allora?”
“Sono la divinatrice” rispose ripetendo le parole che Quamara le sussurrava. “E tre giorni fa è arrivato da voi un soldato di Lormist. Osrin.”
“Continua.”
“L’ho inviato a nome mio per portare un messaggio al vostro comandante, Hissarion. Puoi chiedere a lui, mi conosce bene.”
“Non è ancora tornato dalla battaglia” disse lo stregone. “Ma tu adesso verrai con me. Sono certo che vorrà parlarti.”
“E io voglio parlare con lui.”
Lo stregone fece un cenno di assenso. “Io sono Galek.”
Shi’Larra rispose con un cenno della testa e lo seguì diretta al campo.
Non c’erano steccati o recinzioni a proteggere le poche tende ma solo soldati armati di scudi e lance che le scoccarono occhiate incuriosite e ostili.
Alcuno parlottarono tra di loro mentre sfilava diretta a una tenda circolare sorvegliata da tre soldati. Una donna vestita con una tunica bianca sembrava in attesa fuori dall’ingresso.
Quando la vide arrivare le rivolse una lunga occhiata.
“Lei chi è?” domandò a Galek.
“Dice di essere la divinatrice. E di conoscere Hissarion.”
“Conosci Levak?” le chiese la donna.
Shi’Larra annuì. “Una volta servivo nell’armata di Nimlothien.”
“E adesso in quale armata servi?”
Shi’Larra non ebbe bisogno che Quamara le suggerisse la risposta da dare alla donna. “Quella di Hissarion.”
La donna annuì grave. “Vedremo. Dovrebbe essere di ritorno tra poco. Vuoi mangiare? Hai sete?”
“Dividerò con gioia il pranzo con te” disse Shi’Larra cortese.
“Io sono Raza” disse la donna.
“Shi’Larra” rispose.
Sei diventata brava, sussurrò Quamara.
Le pietre stanno rotolando? Le chiese.
Sì, amica mia. E tra non molto ne sentirai il fragore.

 
  
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