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Autore: Altair13Sirio    30/09/2022    0 recensioni
[Darling in the FranXX]
Mille anni di pace non bastano a far svanire il passato. Quando dalle profondità della terra emergono dei giganti antichi, Hachi e Nana capiscono che il futuro dell'umanità è nuovamente incerto e dovranno agire per proteggere il mondo che hanno aiutato a costruire.
Formata una squadra di nuovi Parasite, i due adulti metteranno a disposizione le loro conoscenze e la loro esperienza per guidarli verso la battaglia, ma non tutto sarà facile per la nuova squadra e i ricordi di vecchi amici ritorneranno a galla dopo tanto tempo.
"Non credo che il caso possa andare così lontano... Forse il destino... E' così e basta. E ora noi dobbiamo prenderci cura di quei ragazzi!"
Genere: Azione, Science-fiction, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo, Violenza
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I Parasite furono estratti dall'area dell'esercitazione non appena Ogura e Nagashima riuscirono a disattivare la barriera che creava gli ologrammi. I droni furono disattivati non per intervento della sala di controllo, che ne aveva perso completamente il controllo nel bel mezzo della simulazione, ma grazie alla risposta coordinata delle due squadre. Gli adulti preferirono tenere i ragazzi all'oscuro dell'informazione, ma i tecnici gli dissero che a scatenare il malfunzionamento dei droni era stato un virus artificiale insinuatosi nei loro computer; non sapevano come fosse entrato nella rete, ma era una questione preoccupante di cui avrebbero dovuto occuparsi senza coinvolgere i piloti, già impegnati altrove con la mente.
Il virus aveva tagliato i tecnici fuori dalle linee di comunicazioni e resettato tutti i droni come semplici macchine da combattimento, rendendoli autonomi; qualunque obiettivo per loro diventava un nemico e non erano più tarati per fare danni minimi ma attaccavano alla massima potenza. I piloti colpiti avevano riportato danni paragonabili a quelli ricevuti in battaglia con i VIRM, ma grazie alla pronta risposta delle squadre e agli sforzi di alcuni membri questi danni erano stati contenuti.
I letti occupati nell'infermeria erano solo tre e considerato l'incidente era un numero più che accettabile: ad occuparli Shinji Kano, che durante l'operazione aveva avuto una nervosa ed era collassato, Yuki Tsunami ricoverato a causa della violenta crisi epilettica che lo aveva colpito dopo essere stato portato allo stremo dai droni e Kya Nakamura, che aveva fatto da scudo con il proprio corpo per proteggere Chrysanthemum 2.
«Da quanto tempo non dormi?» Domandò Saki costernata. Il suo partner non poteva più rifiutarsi di rispondere, ma la guardava comunque con aria di disapprovazione come se non volesse sentirsi giudicato da lei.
«Non lo so, ho smesso di fare caso a quello che mi succede la notte.»
La ragazza era seduta a fianco del lettino di Kano, si guardò intorno esasperata e cercò supporto dal compagno sdraiato sulla branda accanto alla sua. Ma Yuki non fu in grado di aiutarla, neanche lui sapeva niente di tutto quello.
«Le mie medicine mi fanno dormire troppo profondamente perché io possa accorgermi di qualcosa.» Spiegò. Si sentiva in colpa perché era la persona più vicina al caposquadra e se avesse notato qualcosa prima avrebbe potuto sicuramente aiutarlo.
«Fartene una colpa, è solo uno scorbutico odioso!» Borbottò la ragazza sdraiata nel lettino in fondo alla stanza, facendo sobbalzare il caposquadra pronto a risponderle per le rime, ma una mano di Saki lo trattenne.
Kya era serena, anche se acciaccata. Il suo solito umore spensierato era tornato, le mani unite dietro la testa e lo sguardo che girava da una parte all'altra della stanza; era la prima volta che si ritrovava così malconcia dopo aver pilotato e doveva ammettere che non era del tutto una brutta sensazione. L'idea che fosse "infortunata" le permetteva di ricevere attenzioni da tutti e questo per lei era come una manna dal cielo in quel momento, ma c'era un'altra cosa che l'aveva fatta calmare: sin da quando Ryo aveva chiesto lo shuffle non era stata del tutto in sé, troppo nervosa e irritabile, e perdere le staffe con i compagni durante l'esercitazione le aveva fatto scaricare tutta quella tensione.
«Nakamura, vorrei chiederti scusa a nome del mio partner per quello che è successo.» Disse Yumu, continuando a premere una mano sui polsi del partner per non farlo intervenire. «E' stato a dir poco indelicato nei tuoi confronti e anche quando volevi soltanto aiutare ha cercato di metterti i bastoni tra le ruote; avrei voluto intervenire nella discussione, ma a quel punto Shinji aveva completamente preso il controllo sul nostro Stridiosauro e non sono riuscita a fare nulla.»
«Scuse accettate.» Mormorò Kya senza voltarsi. «Adesso però risolvete le vostre questioni.»
Saki deglutì vistosamente, sapeva che quel momento sarebbe arrivato. Lo sapevano anche tutti i suoi compagni di squadra, presenti nella stanza e costernati quanto lei; Kano aveva esagerato, ma bisognava aspettare che fosse lui ad ammetterlo.
E lo ammise. Kano si vergognava del proprio comportamento nonostante fosse ancora un po' nervoso, e gli servì molta forza per chiedere scusa ai suoi compagni di squadra e alla Squadra Anemone.
«Mi sono comportato da vigliacco, ho ignorato i miei sentimenti e i vostri credendo di poter risolvere tutto.» Disse. «Volevo proteggervi, farvi vedere che potevano superare le avversità se solo lo decidevamo, e in parte è stato così; ma ho preferito nascondere dentro a una scatola tutti i ricordi che invece avrebbero dovuto darmi la motivazione per andare avanti.
«Devo chiedere scusa anche a te, Nakamura.» Continuò, vedendo affiorare sul viso di Kya un sorrisetto compiaciuto. «Penso ancora che tu sia un'idiota impulsiva e superficiale; ma sei un'idiota impulsiva e superficiale con un gran cuore, e ti devo ringraziare per aver protetto Yuki e Naka.»
Il sorriso lasciò le labbra della ragazza in un primo momento e poi tornò quando lui finì il suo discorso di scuse. Con fierezza spudorata, si agitò sul proprio lettino e si voltò verso il ragazzo dicendo che era tutto a posto.
«Ma ti sei comunque fatta flagellare come un'idiota dai droni.» Commentò Ryo, che stava seguendo quello scambio con sguardo impassibile. L'entusiasmo di Kya sparì.
«Ti attacchi sempre ai dettagli, tu.»
«Ryo ha ragione, Kya.» Intervenne Kaoru, riluttante. «Sei conciata veramente male. So che volevi proteggere gli altri e non ti ho fermato perché sarebbe stato controproducente, ma devi imparare a contenerti e trovare una via di mezzo tra l'essere un minimo razionale e… Essere te.»
La ragazza si voltò verso il suo partner attuale e fece un broncio carico di delusione, come se fosse stata tradita. «Ma io non so fare altro se non essere me.» Borbottò. «E' davvero un problema, se alla fine raggiungiamo comunque il nostro risultato?»
«E' un problema per te!» Sbottò esasperato Ryo prima di voltarsi e uscire.
Le due squadre osservarono il ragazzo che lasciava l'infermeria, evidentemente frustrato dalla situazione. La sua amica di sempre si era spinta al limite per proteggere gli altri ed era abbastanza ovvio che, anche se in minima parte, il litigio tra loro avesse causato questa situazione; era probabile che Sato si sentisse responsabile di quelle sue ferite.
«Lasciatelo stare.» Rise Kya rivolta agli altri. «E' sempre così burbero, poi gli passa.» E tornando a guardare verso gli altri lettini spostò nuovamente l'attenzione sull'altro caposquadra. «Sbaglio o stavi dicendo qualcosa alla tua partner?»
Il sorriso di Kya si allargò quando notò Kano arrossire; era la prima volta che lo vedeva reagire così non per la rabbia ma per l'imbarazzo. Il ragazzo si schiarì la voce e annuì.
«Saki, mi dispiace.» Mormorò prendendole una mano. La ragazza annuì comprensiva, ma lui scosse la testa. «Tra tutti, tu sei quella che ha dovuto soffrire di più per le mie decisioni scellerate; ho continuato ad agire in modo egoista, zittendo qualunque tipo di richiesta di aiuto da parte dei miei compagni e mi sono chiuso talmente tanto da non riuscire più a raggiungere i tuoi pensieri attraverso la connessione.»
Adesso fu lei a scuotere la testa. «Io sentivo tutto, invece.» Mormorò. «Sentivo il tuo dolore, la tua sconfinata tristezza… Sapevo che volevi parlare, piangere e urlare tutto quello che ti sei tenuto dentro, ma non ho fatto niente per aiutarti.»
Sconcertato dalle parole della ragazza, Kano non riuscì a continuare. Gli si formò un nodo in gola talmente stretto da fargli mancare il respiro e i suoi occhi divennero lucidi. «Allora ti ho anche tormentata con questo peso per tutto il tempo…»
Saki fu pronta a chiarire e dirgli che non era mai stato un peso per lei, ma il ragazzo la anticipò.
«Avresti avuto tutto il diritto di odiarmi, dopo quello che ti è successo…» Disse a denti stretti, e le sue mani sfiorarono con estrema delicatezza il braccio fasciato della ragazza. «Dopo quello che io ho causato…»
Kano sospirò e dai suoi occhi arrossati scesero alcune lacrime, poi il suo sguardo si soffermò su tutti i suoi compagni di squadra che lo osservavano in riga dalla parete. «Sono stato un pessimo caposquadra con tutti voi… Ho sbagliato tutto quello che potevo sbagliare e alcuni di voi hanno dovuto affrontarne le conseguenze da soli…
«Capirò se non vorrete più parlarmi o vedermi. Sono disposto anche a lasciare la squadra, ma se mi concederete una seconda possibilità vi prometto che farò tutto quanto in mio potere per rimediare.»
Non era il caposquadra perfetto, anzi era lontano dall'esserlo; ma era innegabile che amasse i suoi compagni e aveva la stoffa per tenerli tutti al sicuro. Per questo Suzuko non fu sorpresa quando vide i ragazzi della Squadra Desia avvicinarsi al lettino e abbracciarlo con tanto calore, lasciando che Shinji si sfogasse con quelle lacrime amare che aveva tenuto dentro per troppo tempo.
Yuki si voltò verso Kya con discrezione, che stava sorridendo di fronte a quella scena, e sussurrò:«Grazie.»
Lei gli rispose ammiccando, quindi si rilassò sul proprio lettino e chiuse gli occhi, felice di aver fatto una buona azione.
 
*
 
L'ultimo giorno di permanenza a Desia passò in fretta. Kya e gli altri recuperarono abbastanza bene l'affaticamento post esercitazione e la sua squadra fu pronta a lasciare la città a mezzogiorno, non senza qualche rammarico per dover salutare gli amici fatti in quella settimana. Se c'era una cosa che rincuorava le due squadre però, era che si sarebbero rivisti presto per combattere assieme.
«Scusa per il modo in cui ti ho trattata.» Disse imbarazzato Shinji a Suzuko, che ormai non sapeva più come rispondere a quelle scuse.
«Mi hai chiesto scusa un centinaio di volte da quando siamo tornati dall'esercitazione, adesso puoi anche smettere!» Scherzò lei. «Hai una squadra formidabile, prenditi cura di loro.»
Gli sguardi di entrambi andarono verso Saki, che stava conversando con Yoshiki, e Shinji rispose:«Sono loro a prendersi cura di me.»
Non se n'erano mai resi conto fino a quel momento, la partner del caposquadra era una delle persone più forti dell'intera squadra; il modo in cui aveva dovuto sopportare tutte quelle difficoltà continuando a sostenerlo nonostante tutto dimostrava quanta forza di volontà nascondesse in quel corpo così minuto, eppure anche lei aveva bisogno di ricevere forza da qualcuno.
Ringraziò per l'ennesima volta Yoshiki per tutta la compagnia che le aveva fatto in quei giorni e per il suo regalo. Il ragazzo sentiva che lo avrebbe ringraziato fino alla fine dei suoi giorni; era troppo gentile, ma non gli dispiaceva che qualcuno lo tenesse così in alta considerazione, sempre che non si trasformasse in un rapporto privo di equilibrio.
«Abbi più fiducia in te stessa, d'accordo?» Le disse posandole una mano sulla spalla. Saki annuì vigorosamente. Sapeva che da quel momento le cose potevano solo migliorare per lei e per la squadra, quindi avrebbe dato il massimo in tutti gli aspetti.
La ragazza poi si voltò verso la partner di lui, che stava salutando il suo compagno di squadra Suzuki, e si avvicinò rapidamente prendendole una mano e interrompendo la conversazione.
«Prenditi cura di Yoshiki, va bene?» Le comunicò con un sorriso nervoso. Presa totalmente alla sprovvista, Naho si voltò a guardare il proprio partner che le rispose con una scrollata di spalle, poi tornò a guardare la ragazza e annuì con delicatezza.
Non sapeva bene cosa avesse spinto quella ragazza a farle quella richiesta, ma sapeva che lei avrebbe sempre vegliato su Yoshiki e lui avrebbe fatto lo stesso con lei. Vide Saki allontanarsi mentre mandava ancora saluti ai due ragazzi, quindi questa si ricongiunse con il proprio partner e da lì in poi rimase al suo posto senza dire nulla, ma continuando a mandare occhiate curiose al duo dell'Anthurium.
«Non farti spaventare.» Rise Katsuki dando un colpetto sulla spalla a Naho, che tornò a concentrarsi su di lui e gli rivolse uno sguardo interrogativo.
«Che intendi, scusa?»
Il ragazzo continuò a sorridere, poi vedendo che la confusione di lei era genuina smise di ridere e rimase in silenzio per qualche secondo prima di cambiare totalmente argomento. «Vedete di non cacciarvi nei guai, abbiamo bisogno di voi alla massima potenza!»
La ragazza stava quasi per chiedergli nuovamente cosa volesse dire con quelle parole, ma alla fine lasciò perdere e invece gli rispose a tono:«Vi daremo del filo da torcere!»
L'intero gruppo si stava scambiando parole simili. I ragazzi erano ormai entrati in confidenza abbastanza da scherzare sulle battaglie future, ma c'era anche chi era profondamente dispiaciuto all'idea di dover salutare i nuovi amici, come Naka e Ai che stavano abbracciando Aiko.
«Buona fortuna per tutto, ragazze.» Disse la Pistil dello Xenomorphus. Si era affezionata a quelle persone, aveva assistito alla loro vulnerabilità e l'aveva visto come un segno di fiducia, e in più lei e Ai erano amiche ora.
«Ci rivedremo presto.» Disse Naka con tono rilassato. «Tra due settimane ci sarà la nostra battaglia, e dopo di quello andremo tutte insieme a prendere un gelato… O qualcosa di più adatto alla stagione.»
Aiko rise, ma quelle parole le ricordarono che l'inverno cominciava a volgere al termine; ad Anemone sarebbe finito prima, molto probabilmente, ma anche una volta finito marzo e ad aprile inoltrato Desia sarebbe rimasta gelida, se non anche per più tempo.
«Fai buon viaggio, Ai… Aiko Mori.» Ai incespicò tra le parole, ma alla fine riuscì a pronunciare il nome completo della sua nuova amica. «Hai visto, me lo sono ricordato.»
Aiko le sorrise benevola. Le piangeva il cuore vedere come quella ragazza così dolce fosse limitata alle capacità di una bambina, ma vedere i suoi sforzi per vivere una vita normale e tranquilla nonostante tutto la rendeva felice. Si adagiò un poco a Kaoru, che a sua volta ringraziò le ragazze per l'ospitalità.
«E' stato un piacere collaborare con voi.» Disse, quindi come se avesse detto qualcosa di strano la ragazza dai capelli più corti si girò e andò via a passo svelto. Lui e la propria partner la seguirono con lo sguardo mentre Naka e Tetsuki le andavano dietro allarmati.
Ai raggiunse la caposquadra, che se ne stava in disparte in attesa che tutti finissero i saluti. L'uniforme e il giaccone pesante sulle spalle le conferivano un aspetto quasi minaccioso, ma quel suo sguardo torvo era dato solo dal fatto che avesse la testa fra le nuvole; fu sorpresa di vedere proprio la Parasite del Chrysanthemum 4 di fronte a sé.
«Anche tu…» Mormorò quella. «Vuoi essere mia amica?»
Sorpresa da quelle parole che non credeva di sentire da tantissimo tempo, Kya ci mise un attimo a reagire. Poi le posò una mano sulla testa, scompigliandole i ciuffi castani e sorrise.
«Ma certo!» Disse serena, e i compagni di squadra della ragazza furono sorpresi di vedere che Ai si stesse lasciando toccare da qualcuno in questo modo.
«Io mi chiamo Ai Ogura.» Mormorò quando l'altra ebbe finito di passarle la mano sulla testa.
«Piacere di conoscerti. Io sono Kya.»
«Kya… E basta?»
Lei la guardò sorpresa, ma divertita. «Kya e basta.» Ripeté ammiccando. In fondo non le era mai piaciuto farsi chiamare per cognome, lei era una che non badava alle formalità.
Rimase a pensare a quel bizzarro scambio ancora per un po', tanto che non si accorse di Yuki che si avvicinava da un lato.
«Sembra che tu abbia fatto colpo sulla nostra Ai.» Mormorò sorridente.
Kya alzò lo sguardo, poi sorrise. «E' una brava ragazza. Mi piace, siamo parecchio in sintonia!»
Yuki incrociò le braccia e rimase a guardare l'altra ragazza che veniva portata via dalla sua partner. Stettero in silenzio per qualche istante, come se dovessero dire entrambi qualcosa ma nessuno avesse il coraggio di farlo.
«Ci rivedremo tra un paio di settimane, allora?» Disse infine lui, lasciando il muro a cui si era appoggiato e rivolgendosi completamente alla ragazza. Lei annuì pensierosa.
«Non farti ammazzare, nel frattempo.» Disse sarcastica, e gli prese la mano per stringergliela con vigore. Yuki però le mandò un'occhiata stranita.
Rimasero un secondo a guardarsi, lui come se non la riconoscesse più, lei apparentemente inespressiva, e alla fine Yuki la abbracciò. Kya non resse a quel gesto, le gambe quasi le cedettero e lui dovette sorreggerla con tutta la forza che aveva per evitare di finire per terra.
«Mi spiace che le cose con Ryo non si siano sistemate.» Mormorò.
Kya inspirò a fondo, il naso già tappato da lacrime che stava sforzandosi di ricacciare indietro, e nascose il volto nella spalla dell'altro.
«Ma sono sicuro che si sistemerà tutto.» Continuò lui. «Tu sei forte, sei una persona straordinaria… E presto se ne accorgerà anche lui.»
Kya annuì senza dire niente, quindi strinse con più forza il busto di Yuki, che la lasciò sfogare quanto voleva; aveva dovuto sopportare tanto in quella settimana, sembrava che tutto il mondo avesse deciso di andare contro di lei e un abbraccio come quello le avrebbe fatto bene, ma la ragazza non si aspettava di perdere totalmente il controllo in quel modo.
«Grazie per avere protetto me e Naka.» Aggiunse poi lui, lo sguardo fisso sulla parete alle spalle della ragazza. Poteva vedere qualche ciuffo di capelli rosa con la coda dell'occhio, la testa di Kya si muoveva debolmente.
Alla fine riuscì a sollevare nuovamente lo sguardo. Aveva gli occhi lucidi e le guance umide, ma Kya sorrideva come al suo solito, quel ghigno tronfio con cui si era presentata a quella gente sette giorni prima.
«Non devi neanche pensarlo!» Gemette con voce leggermente tremante. «L'ho fatto perché andava fatto, non è qualcosa di cui ringraziarmi!»
Yuki increspò le labbra per tutta risposta.
«E comunque, vedi di restare al sicuro d'ora in poi!» Sciolse l'abbraccio e gli diede un colpetto sulla spalla. Yuki lo sentì, forse un po' troppo, e sorprendentemente vide lo sguardo della ragazza cambiare completamente quando si accorse gli avergli fatto male.
«Cacchio, scusa!» Borbottò toccandogli la spalla, ma non sapendo cosa fare esattamente. Kya abbassò lo sguardo, costernata.
«Va tutto bene.» Disse quello. «Ci vediamo presto, okay?»
Kya alzò nuovamente lo sguardo, rincuorata ben poco, ma comunque contenta di poter contare su di lui; quella sua abitudine a prendersi troppo spazio con gli altri era stato esattamente ciò che l'aveva portata alla rottura con Ryo e aveva paura di fare la stessa fine con Yuki.
Con un sospiro vistoso, la ragazza si costrinse a far sparire quella maschera di malinconia dal proprio viso e si girò verso gli adulti.
«Noi siamo pronti.» Sorrise verso Hachi e Nana, che stavano finendo di parlare con Jun e Kyu; i coordinatori di Desia gli stavano augurando un buon viaggio, mentre i due immortali continuavano a fargli raccomandazioni su qualche materia tecnica. Quei due non finivano mai di lavorare, pensò Kya divertita.
Nana finì con le raccomandazioni ai due apprendisti e si voltò verso la caposquadra mentre Hachi richiamava all'attenzione il resto del gruppo.
«Ragazzi, siamo contenti che le due squadre siano riuscite ad andare d'accordo. Abbiamo cercato di lasciare che le cose si svolgessero da sole e non abbiamo forzato il contatto tra voi, e vedo con piacere che è stata la scelta giusta.
«Ora è il momento di salutarsi, ma vi rivedrete presto. Tra qualche settimana i VIRM attaccheranno ai confini della città e voi lavorerete insieme per fermarli; sappiamo che è una situazione che può mettere ansia, ma abbiamo visto come lavorate in squadra e siamo sicuri che non mancherete di dare il meglio di voi quando arriverà il momento!»
Era un discorso che non poteva che mettere pressione, da qualunque lato lo si guardasse. I ragazzi ci erano ormai abituati, anche i più ansiosi non avevano problemi con le aspettative degli adulti; era ovvio che il mondo ne avesse a quel punto, e il fatto che avrebbero rivisto i loro nuovi amici e avrebbero lavorato insieme – per davvero, questa volta – li riempiva di fiducia.
Le due squadre si mandarono per l'ultima volta dei calorosi saluti, quindi il gruppo Anemone lasciò l'edificio salendo su un autobus che li avrebbe portati all'aeroporto, e poi da lì dritti fino a casa.
Il viaggio di ritorno fu lento e noioso; sarebbe stato più vivace se l'intera squadra non avesse completamente esaurito le energie. Kya in particolare si sentiva a pezzi, ma era pur sempre la solita  ragazza vivace che attirava l'attenzione e cercava di ravvivare le cose, solo che questa volta non riuscì a trovare lo spunto per farlo.
Nonostante la presenza di Momo e Naho – e di conseguenza, i loro partner – che si erano sedute vicino a lei per solidarietà e Kaoru, che pur essendole vicino era una fila indietro alla sua assieme ad Aiko, Kya si sentiva sola; le mancava avere Ryo direttamente accanto a sé, le mancava stringere il suo braccio quando era stanca e appoggiare la testa alla sua spalla per sentirsi al sicuro. I suoi amici erano lì per cercare di riempire il vuoto nel suo cuore, ma avevano già un posto al suo interno, non potevano dividersi per sostituirne un altro; e tutta quella situazione aveva creato una dinamica che avrebbe preferito evitare, ovvero la solidarietà di molti membri della squadra nei suoi confronti e l'isolamento involontario di Ryo. Il ragazzo se ne stava per i fatti suoi, da solo e in silenzio; sembrava che non volesse parlare con nessuno, ma Kya sentiva che fosse più disturbato di lei da quella situazione e si sentiva tremendamente in colpa.
Ai ragazzi già mancavano le nuove amicizie fatte in quella settimana, così come il caos e l'allegria che sapeva portare un gruppo così nutrito di persone; una cosa che non gli sarebbe mancata di certo sarebbe stato il freddo. Desia era una città poco adatta a una vacanza, ma sicuramente lavorare con un clima così rigido non era molto entusiasmante; tornare alla ridente Mistilteinn, soprattutto a poche settimane dall'inizio della primavera, sembrava un sogno.
   
 
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