Videogiochi > Warhammer
Ricorda la storia  |      
Autore: DanieldervUniverse    01/10/2022    0 recensioni
Horus si converte ai poteri del Caos, ma come mai Leman Russ sembra a sua volta in contatto con tali entità? E perché è Magnus a guidare la ribellione contro l'Imperatore dell'Umanità? Ve lo spiego io!
Genere: Dark, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L’Eresia Cremisi

Semi di Eresia

La Grande Crociata, lanciata dall’Imperatore dell’Umanità con lo scopo di riunire la specie umana dispersa nella galassia, fu l’apice del suo successo. Le venti legioni di Astarti, i possenti Space Marine creati dall’Imperatore in persona, portarono la sua verità tra le stelle, schiacciando ogni resistenza e dando alle comunità di uomini e donne isolate e regredite la dignità e la forza di unirsi per dominare la galassia. Poi, dal nulla, un uomo, Horus, apparve al fianco dell’Imperatore, che si rivolse a lui chiamandolo figlio: indossava un’armatura simile a quella degli Space Marine, ma la sua stazza era imponente quanto quella del genitore, attestando la loro parentela.
Anni prima, quando l’Imperatore aveva completato la riunificazione della Sacra Terra, cercò di creare degli esseri umani superiori perché lo aiutassero a riunire il resto dell’umanità: i suoi figli genetici detti Primarchi. Ma alla fine della gestazione dentro gli uteri artificiali gli Dèi del Caos si manifestarono e li dispersero nella galassia, per guastare i suoi piani. Costretto dagli eventi, l’Imperatore usò il DNA dei suoi figli per creare le legioni di Space Marine, una per ogni primarca, e con esse partì si a riunificare l’umanità dispersa tra le stelle, ma anche per ritrovare i suoi figli perduti affinché l’aiutassero a completare il suo progetto.
Horus fu il primo ad essere trovato e a prendere il comando della sua legione, i Lupi Lunari, e dopo di lui i suoi fratelli si unirono alla Crociata accelerando la sua espansione. Ogni primarca considerava i propri astarti come figli, esattamente come l’Imperatore faceva con loro, e i loro figli li veneravano come padri ancestrali, fedeli alla loro missione e ai loro ideali. Eppure, anche se l’Imperatore li aveva creati, questi fratelli non trovarono armonia sotto la sua guida. Rivalità, faide, contrasti emersero a mano a mano che la Crociata proseguiva e i vari Primarchi si ritrovavano a collaborare, e a volte l’Imperatore soffiò sul fuoco delle loro ire.

L’umiliazione di Lorgar

L’atto più eclatante che l’Imperatore compì fu l’umiliazione del primarca Lorgar Aurelian, colui che fraintese maggiormente la missione che gli era stata affidata. Lorgar nel suo mondo era divenuto un grande predicatore, un uomo di fede, e trovandosi di fronte il suo genitore l’aveva accolto come una divinità, e quando l’Imperatore gli diede il compito di spargere la Verità Imperiale il Primarca credette di dover convertire l’umanità affinché venerasse suo padre come un dio, e assieme ai suoi figli, la legione dei Predicatori, cominciò a convertire le masse dei pianeti che conquistava.
Ma l’Imperatore considerava la religione un male da schiacciare, e quando scoprì le azioni di Lorgar si recò di persona a confrontarlo e punirlo per le sue azioni, costringendo lui e l’intera legione ad inchinarsi al suo cospetto mentre li tempestava con fredde e dure parole. Tale attacco fece sprofondare il primarca in un acuta depressione, e insinuò in lui il germe della corruzione, del dubbio che l’Imperatore non fosse il bene della galassia. Quest’azione scioccò anche altri dei suoi fratelli, ma nessuno di loro difese Lorgar ne tentò di dargli sostegno dopo, lo lasciarono da solo a consumarsi nel suo dolore. Questo fu l’inizio della sua caduta.

I Primarchi Perduti

Durante la Crociata ben due Primarchi vennero eliminati. Non semplicemente uccisi, ma completamente eradicati dagli archivi imperiali. Persino i loro nomi sono stati rimossi, anche dalla mente dei loro fratelli. L’unica cosa certa è che l’Imperatore li aveva considerati colpevoli di un crimine ben più grave di quello compiuto da Lorgar, e che affidò a Leman Russ, il Re Lupo, e alla sua legione di Space Marine, i Lupi Siderali, il compito di eliminarli. Voci non confermate sostengono che gli astarti sopravvissuti alla purga siano entrati nella legione del primarca Roboute Guilliman, gli Ultramarines.
Tuttavia, per i Primarchi che ricordarono, fu un esperienza dolorosa. Leman Russ stesso ne rimase turbato: la sua fedeltà all’Imperatore gli imponeva di adempiere ai suoi doveri di Boia, ma non poteva ignorare il rimorso. Per questo si aggrappò con forza al suolo ruolo, di “preservare” la missione di suo padre ad ogni costo, nel tentativo di reprimere il dubbio che gli insidiava la mente. Questa sua convinzione segnò la sua condanna.

Il Trionfo a Ullanor

Nonostante le difficoltà la Crociata proseguì spedita e raggiunse l’apice con la conquista del pianeta Ullanor, il centro del più potente impero di Orki di cui si ha memoria nella storia della galassia. In questo scontro Horus e l’Imperatore combatterono fianco a fianco contro il possente Capo Guerra e lo distrussero senza pietà. Tale fu il loro successo che l’Imperatore rese Ullanor un pianeta-trionfo. Ma all’apice delle celebrazione egli scioccò tutti: annunciò che si sarebbe ritirato su Terra per completare un progetto segreto, e per sopperire alla sua assenza nominò Horus leader delle forze dell’umanità.
Horus per primo rimase senza parole, ma accettò l’onore come desiderava il genitore e tutti i suoi fratelli presenti gli confermarono il loro sostegno. Poi l’Imperatore nominò Rogal Dorn, uno dei più abili tra i primarchi nelle tattiche d’assedio, come Pretoriano di Terra. Il suo compito sarebbe stato accompagnarlo su Terra con tutti i suoi figli, la legione dei Magli Imperiali, e soprassedere alla fortificazione del Palazzo Imperiale. Il primarca accettò con umiltà.
Non ci furono voci discordi che si sollevarono su Ullanor, ma Mortarion, un altro dei primarchi presenti, confidò ai suoi fratelli in seguito che non aveva condiviso la scelta dell’Imperatore: con la situazione tesa tra i suoi figli l’abbandono della Grande Crociata avrebbe provocato discordia e rovina. La storia gli diede ragione. Perturabo anche rivelò che era molto invidioso del fatto che l’Imperatore avesse preferito Rogal a lui, essendo entrambi in competizione su chi di loro fosse il più esperto nell’arte dell’assedio, e la sua invidia nei confronti del Pretoriano crebbe esponenzialmente.

Il Concilio di Nikea

Parlando proprio di tensioni acute, dopo la nomina di Horus come come Warmaster l’Imperatore fu costretto a redimere una diatriba tra i suoi figli in merito all’uso di individui psichici nelle legioni imperiali. Magnus il Rosso, il Re Cremisi o Ciclope, era uno dei più grandi sostenitori dell’uso di psichici ma tante erano le voci che gli si opponevano, soprattutto quelle di Leman Russ e di Mortarion. L’Imperatore proclamò allora la preparazione del Concilio di Nikea, per permettere a tutte le parti di intervenire e dire la loro sull’argomento in modo da permettergli di formulare una giusta sentenza.
Quando Magnus giunse al concilio realizzò senza grande sforzo che in realtà l’Imperatore aveva già preso la sua decisione, e che l’intero evento era stato costruito con lo scopo di processarlo per i suoi studi sui poteri psichici e sul Warp. Nonostante molte voci si levarono durante il concilio, pro e contro, nessun accordo fu trovato e le due parti divennero sempre più asserragliate sulle loro posizioni. Da una parte vi erano Leman Russ, Corvus Corax e Mortarion, un sodalizio di primarchi che considerava i poteri psichici come maligni e distruttivi; dall’altra Magnus il Rosso era rimasto largamente isolato dai suoi fratelli, almeno finché Sanguinius e Jaghatai Khan non si erano fatti apertamente avanti a sostenerlo, facendo rabbrividire tutta la sala. Horus stesso, neutrale sulla questione, sembrò favorire Sanguinius, essendo egli a tutti gli effetti l’unico fratello che poteva vantare una reputazione altrettanto stellare.
Il tiro alla fune continuò finché, quando gli argomenti si esaurirono, l’Imperatore emise il suo proclama: l’uso degli psichici e dei poteri sarebbe stato bandito dall’Imperium e trasgressioni sarebbero state severamente punite. Questo confermò i timori di Magnus che l’intero processo fosse stato costruito col solo scopo di redarguirlo e intimorirlo, ma Sanguinius e Jaghatai espressero silenziosamente la loro solidarietà con il fratello. Questa fu la loro salvezza.
Il fronte opposto, vittorioso, lasciò il Concilio scosso da dubbi: Leman Russ era furioso che l’alleanza tra Magnus, Sanguinius e Jaghatai non fosse stata spezzata, ma era più spaventato dal rischio che l’Imperatore gli ordinasse un giorno di eliminare tutti e tre i fratelli, e questo conflitto interiore non fece altro che alimentare il potere corrosivo che cresceva dentro di lui. Mortarion si convinse ancora di più che la scelta dell’Imperatore di abbandonare la Crociata era stata del tutto sbagliata, e che tutto ciò che avevano costruito in quegli anni di conquistava si stava rapidamente deteriorando. Si disse che forse si era sbagliato a sostenere la sua posizione con tanta forza al punto da formare una frattura tra i suoi fratelli, e si chiese se non avesse fatto meglio a parlamentare con la parte avversa per raggiungere un accordo. Quella fu la sua salvezza.

Le visioni di Curze e la caduta di Fulgrim

Konrad Curze era tra tutti i Primarchi il più spietato e violento, tanto da aver sconvolto la maggior parte dei suoi fratelli con le sue dimostrazioni di furia. A Konrad non interessava l’impressione che lasciava sugli altri primarchi, in quanto lui agiva come meglio considerava e la violenza che scatenava sui suoi nemici era voluta e meritata. Pochissimi primarchi poterono avvicinarlo, e l’unico con cui tentò di confidarsi fu Fulgrim. Il Cacciatore della Notte confessò di essere perseguitato da delle visioni, che mostravano il Caos trionfare e la morte dell’Imperatore, e che tali visioni terrificanti lo stavano inquietando. Le aveva da anni, e ogni giorno si facevano sempre più nitide e precise, segnalando che una tempesta di stava per abbattere sull’Imperium.
Il Fenicio a quel punto era già entrato in contatto con la spada di Laer, una lama costruita da un popolo di alieni serpentini adoratori di Caos, e al suo interno albergava lo spirito di un demone che lo stava lentamente convertendo alla venerazione degli dei, su progetto del dio Slaneesh. La spada incitò il primarca a convertire il fratello al culto del Caos, sicuro che si sarebbe dimostrato un ottimo agente, ma Fulgrim non cedette subito al richiamo e, incerto su cosa fare, si rivolse a Rogal Dorn, raccontando come Konrad fosse afflitto da visioni malevole senza rivelarne i contenuti. Il Pretoriano decise di prendere la questione nelle sue mani e confrontare il fratello stesso: Rogal aveva ingenuamente pensato che la furia guerriera di Konrad fosse dovuta a queste visione e che fosse possibile farlo rinsavire con l’aiuto dell’Imperatore. Invece il Cacciatore, furioso per il modo in cui Fulgrim aveva tradito la sua fiducia, si avventò sul Pretoriano e lo lasciò mezzo morto, per poi scomparire con tutta la sua legione, prima che Fulgrim avesse modo di confrontarlo di nuovo. Quella fu la sua salvezza.

La caduta di Horus

Intanto la Crociata continuava, e Horus la condusse brillantemente nonostante i dubbi. Dopo la sua nomina a Warmaster il primarca aveva cominciato a sentirsi insidiato: temeva che i fratelli che gli avevano giurato fedeltà fossero invece invidiosi e bramassero la posizione per sé. Anche il peso della responsabilità e l’abbandono repentino dell’Imperatore, dedito ad un progetto tanto segreto da non averlo nemmeno rivelato ai suoi figli, rodevano la sua sicurezza.
Infine Horus giunse sul pianeta di Davin, dominato da umani fedeli al Caos. Il Warmaster venne colpito a tradimento da un pugnale corrotto dal Caos, che lo avvelenò e lo fece cadere in coma intrappolando la sua mente nel Warp, tormentandola con visioni di morte. I suoi luogotenenti non avevano i mezzi per curarlo, dato che non possedevano alcuna conoscenza del Warp, ma per fortuna Erebus, uno dei figli di Lorgar, si fece avanti per aiutare il Warmaster a guarire. Erebus entrò nella mente di Horus e qui rivelò la sua natura di servitore del Caos, e con l’ausilio dei quattro dèi ingannò Horus mostrandogli immagini di un futuro distopico dove alcuni Primarchi erano stati spazzati via e distrutti dall’Imperatore stesso, convincendolo a cedere all’influenza del Caos. Magnus il Rosso, ignorando il tabù dell’Imperatore, scoprì in quel momento cosa stesse accadendo e si manifestò al fratello tramite proiezione mentale, cercando di farlo rinsavire mostrandogli le falsità delle promesse del Caos, ma non valse a nulla e il Warmaster si convertì alla venerazione dei poteri del Caos.
Magnus tentò immediatamente di contattare suo padre, usando una proiezione mentale per risparmiare tempo. Si trovò tuttavia la strada sbarrata da una barriera psichica troppo forte perché riuscisse a sfondarla con le sue sole forze. Allora una voce misteriosa lo convinse ad accettare il suo aiuto, e il primarca, disperato, riuscì a raggiungere la sala del trono. Tuttavia l’Imperatore, furioso per un tale atto di disobbedienza, rispedì Magnus da dove era venuto. A quel punto il primarca realizzò il suo errore e di essere stato a sua volta raggirato dal Caos, e che era troppo tardi per rimediare.

Il Piano del Warmaster

Horus cominciò subito ad organizzare la distruzione dell’Imperatore. La parte più importante nel suo piano era di contattare e reclutare altri fratelli alla causa di Caos, ma Magnus avrebbe potuto ancora farli scoprire e alienargli l’aiuto di molti primarchi se non si fossero mossi in fretta. Poco dopo, tuttavia, giunse la notizia che Magnus era stato condannato dall’Imperatore e Leman Russ, il Boia, era stato inviato ad arrestarlo. Gli Dèi del Caos avevano piani tanto per il Lupo quanto per il Re Cremisi, e istruirono Horus su come comportarsi in merito.
Libero da quell’incombenza, il Warmaster cominciò a ponderare attentamente quali fratelli avrebbero potuto essere convinti a unirsi alla sua causa. Poteva già contare Lorgar e Fulgrim, entrambi convertiti al culto, ma gli altri potevano dimostrarsi un problema: Angron, Mortarion, Perturabo e Konrad Curze avevano tutti dei risentimenti verso l’Imperatore ma Konrad era scomparso, Angron poco affidabile e Mortarion troppo ambiguo, mentre Perturabo sarebbe stato facilmente manipolabile data l’invidia che provava per Rogal Dorn; l’unica carta sconosciuta era lo sfuggente primarca Alpharius Omegon e la sua enigmatica Legione Alfa, che nessuno sapeva esattamente cosa gli passasse per la testa. Altri fratelli come Sanguinius erano stati scelti come campioni dagli Dèi del Caos e si sarebbero uniti alla sua causa al momento giusto, e altri ancora come Rogal Dorn e Lion El’Jonson non avrebbero mai tradito l’Imperatore.
Considerando le sue chance Horus constatò che aveva troppo da perdere tentando di invitare apertamente tutti i suoi fratelli alla ribellione contro il loro padre, e che quindi avrebbe dovuto usare un’altra strategia per indebolire la parte avversa. Horus dimostrò tutto il suo acume tattico quando capì che, mantenendo segreta la sua venerazione del Caos, avrebbe potuto sfruttare la sua posizione di Warmaster per mettere i lealisti l’uno contro l’altro. La notizia che le azioni di Magnus avevano portato l’Imperatore a restare chiuso nella sala del trono e ad usare gran parte dei suoi poteri per rimediare al suo danno, confermò a Horus che aveva campo libero.

L'Eresia Cremisi

La battaglia di Prospero

Leman Russ venne immediatamente incaricato dall’Imperatore in persona di recarsi su Prospero, il pianeta di Magnus e di arrestarlo affinché potesse condurlo a giudizio su Terra. Horus intercettò tuttavia il fratello e lo convinse che il desiderio di loro padre fosse in realtà di distruggere Magnus perché era una minaccia alla missione dell’Imperatore, assicurandosi così l’eliminazione dell’unico primarca a sapere della sua conversione e allo stesso tempo facendo la volontà degli Dèi del Caos. Tuttavia l’Imperatore, ad insaputa di Horus e Leman, aveva incaricato anche Jaghatai e Sanguinius di recarsi a loro volta su Prospero proprio per evitare che il Lupo cedesse ad istinti troppo distruttivi, ed ebbe ragione a farlo. Sanguinius aveva appena ricevuto da Horus l’ordine di recarsi nel sistema di Signus, ma di fronte ad una simile convocazione fece precipitosamente rotta per Prospero, e i cospiratori del Caos non lo vennero a sapere finché non fu troppo tardi.
Magnus disattivò gran parte delle sue difese e tenne i suoi figli, la legione della Stirpe dei Mille, all’oscuro dell’arrivo dei Lupi Siderali, convinto che il modo migliore per evitare di fare il gioco delle forze del Caos fosse di lasciarsi distruggere con il suo pianeta. Ma alla fine il Re Cremisi decise che valeva la pena combattere, se non altro per provare a proteggere la gente del pianeta e i suoi figli dalle conseguenze del suo errore. Sperò fino all’ultimo che Leman si dimostrasse ragionevole e accettasse di arrestare solo lui, ma invece il Lupo e i suoi figli si abbatterono con fuoco e sangue su Prospero, e fu battaglia.
Magnus, rinforzato dai potenziamenti derivati dai suoi poteri psichici, sfidò a duello il Lupo e i due Re si affrontarono in uno scontro titanico che fece tremare il pianeta stesso, mentre attorno a loro le legioni di Space Marine si combattevano senza pietà. Ma quando Leman finalmente riuscì a prevalere sul rivale, minacciando di ucciderlo, Sanguinius e Jaghatai apparvero ai suoi fianchi, fermandolo con la forza delle loro braccia. I due primarchi tentarono di convincere Leman del suo errore di valutazione e di smettere di combattere, ma le parole di Horus avevano ormai insidiato il primarca e quello tentò invece di liberarsi, intimorito dal realizzarsi dell’eventualità che gli avrebbe richiesto di giustiziare tutti e tre i suoi fratelli ma allo stesso tempo furioso dal tradimento di Jaghatai e Sanguinius nei confronti dei presunti desideri dell’Imperatore. L’entità oscura che si nutriva del suo conflitto prese così il sopravvento e Leman, con un grido di atroce tormento, cominciò a contorcersi spasmodicamente: il suo corpo prese a mutare e ad emanare un odore rancido e rivoltante. In pochi istanti il Primarca si trasformò in un gigantesco uomo-lupo, grottesco e disgustoso, pieno di pustole e corroso dal potere del Warp, e subito dopo decine dei suoi figli cominciarono a trasformarsi in mezzi-lupi dall’aspetto simili al loro padre. Leman Russ era appena diventato il primo Principe Demone, al servizio del dio Nurgle, divinità del Caos della Stagnazione e della Malattia. Quando erano stati rapiti dagli Dèi del Caos, i primarchi erano stati toccati dal Warp in vari modi e le divinità oscure scelsero quelli che sarebbero diventati i loro futuri campioni nella lotta contro l’Imperatore: Slaneesh scelse Fulgrim, Khorne Sanguinius e Tzeench Magnus; Nurgle inizialmente rimase indeciso tra Mortarion e Ferrus, ma di fronte alla scelta di Tzeench allora scelse Leman, in modo che ci fosse un antagonismo tra il suo campione e quello del suo diretto rivale. Così il Re Lupo crebbe senza sapere che Caos l’aveva insidiato dalla nascita, e si era nutrito del suo conflitto interiore rafforzando la presa su di lui.
La rivelazione sconvolse tutti e tre i suoi fratelli presenti, che indietreggiarono orrificati e sbigottiti allo stesso tempo. Leman ululò di rabbia e si gettò su Magnus, mosso da un irrefrenabile desiderio di farlo a pezzi. Sanguinius e Jaghatai si gettarono nella mischia immediatamente dopo, e con le loro forze cominciarono a fare a pezzi il loro fratello rinnegato: tre contro uno era una lotta impari per qualsiasi primarca, persino per un principe demone.
A quel punto Lorgar raggiunse Prospero, su istruzione di Horus che l’aveva inviato a raccogliere Magnus e Leman come nuovi alleati, e li apprese della piega imprevista degli eventi. Non potendo rischiare di perdere un prezioso alleato ne di permettere ai suoi fratelli di denunciare l’accaduto all’Imperatore, il primarca ordinò ai suoi figli di far evacuare i Lupi Siderali mentre lui e i suoi migliori psichici si occupavano di scatenare una tempesta di Warp che inglobasse il pianeta e vi intrappolasse Magnus e gli altri.
Intanto la situazione per Leman si faceva sempre più disperata, specie quando Sanguinius cominciò a cedere ad un pericoloso difetto della sua linea genetica, la Sete Rossa, e a combattere con sempre maggiore furia ed abbandono. Presto Magnus e Jaghatai si ritrovarono ad assistere mentre l’Angelo distruggeva il Lupo, ma il Re Cremisi si accorse che il dio Khorne, divinità del Caos della guerra e del sangue, stava approfittando della situazione per impadronirsi di Sanguinius. Tzeench sussurrò nuovamente alle orecchie di Magnus, promettendogli aiuto per salvare il fratello dalla caduta, ma stavolta Magnus non si fece ingannare e usò tutto il potere residuo per sopraffare la mente del fratello e quietare la sua furia, salvandolo dalla corruzione. Entrambi i fratelli crollarono a terra, svenuti, e Leman ululò con furia selvaggia, ma quando Jaghatai si fece avanti per finire il lavoro il Lupo, sanguinante e malconcio, infilò la sua coda tra le gambe e si diede alla fuga con tutti i suoi figli. Jaghatai ordinò ai propri figli, le Furie Bianche, e a quelli dei propri fratelli, di non inseguire inemici e invece di aiutarlo a soccorrere i loro padri. Poco dopo l’intero pianeta venne avvolto dalla tempesta di Warp, intrappolando le tre legioni su Prospero. Magnus ci mise giorni preziosi a riprendersi abbastanza per riuscire a disfare l’opera di Lorgar, e a quel punto era già troppo tardi.

Il Disastro di Istvaan

Prima ancora che Lorgar gli comunicasse la presa degli eventi a Prospero, Horus decise di raggirare Vulkan, Corvus e Ferrus, e le rispettive legioni, a credere che lui avesse tradito l’Imperatore e che questi avesse ordinato di spazzarlo via, e Lion El’Jonson, Perturabo e Mortarion, con la complicità di Fulgrim, a credere che i primi tre fossero traditori da eliminare. Quando però Lorgar tornò con solo Leman da Prospero, e informò Horus degli eventi avvenuti sul pianeta, il Warmaster dovette riconsiderare la sua strategia: solo un primarca su tre era stato convertito in principe demone e ormai non sarebbe stato più possibile ingannare Magnus e Sanguinius, per non parlare della perdita di Jaghatai come potenziale alleato. Quando Magnus fosse riuscito a disperdere la tempesta Horus sarebbe stato troppo vulnerabile. Il Warmaster decise di tenere Ferrus dalla sua parte e infiltrare Perturabo tra le file degli eventuali traditori nella speranza che il suo odio per Rogal spingesse Magnus e Sanguinius a perseguire una campagna d’odio contro l’Imperatore: egli cambiò l’obbiettivo dall’annientamento di tre legioni lealiste alla loro parziale distruzione in modo che i sopravvissuti potessero aizzare gli altri primarchi reietti contro l’Imperatore.
Con Lorgar e Leman Horus prese posizione sul pianeta di Istvan III, dove attese l’arrivo delle sette legioni che aveva manipolato. Vulkan, Corvus, Perturabo e rispettive legioni avrebbero composto la prima ondata d’assalto, mentre Fulgrim, Mortarion, Ferrus, Lion El’Jonson e rispettivi figli avrebbero composto la seconda ondata. Le tre legioni e rispettivi primarchi si confrontarono in uno scontro sanguinoso e titanico, perché Horus aveva fortificato i punti di sbarco in modo da rendere l’atterraggio il più doloroso possibile ai suoi avversari. Ciò nonostante gli attaccanti ripagarono sangue col sangue e cominciarono a pressare sulle forze dei traditori. Corvus Corax in particolare si fece strada fino a Lorgar e assalì il primarca con rabbia, mettendo il traditore alle strette.
Poi gli Angeli Oscuri, le Mani di Ferro, i Figli dell’Imperatore e la Guardia della Morte cominciarono a far sbarcare le loro forze nelle retrovie, così le Salamandre, i Guardia del Corvo e i Guerrieri di Ferro cominciarono ad indietreggiare verso le forze dei loro compagni. Ma invece di supporto quelli li accolsero con i proiettili delle loro armi, intrappolando le tre legioni tra i due fuochi e falciandole fino all’ultimo uomo. Ferrus e Fulgrim si lanciarono sui presunti traditori come due gemelli di guerra, mietendo tutto quello che trovavano sulla loro strada. Perturabo, intento a tentare di organizzare una difesa in mezzo al massacro, vide i due seminare morte e panico tra i suoi figli e allora gli si fece incontrò, sperando di guadagnare tempo. Lion El’Jonson, detto il Leone, invece andò in soccorso di Lorgar, prossimo ad essere sopraffatto, e ingaggiò il Corvo. Corvus tenne la posizione e rispose, mentre Lorgar si ritirava, ma presto si accorse che i suoi figli stavano venendo sterminati senza il suo aiuto.
Per le tre legioni intrappolate sembrava finita quando dal nulla apparve Konrad Curze, e con lui la piena potenza dei Signori della Notte, che sfondò le linee della flotta degli Angeli Oscuri e si gettò sulle forze di Horus nel tentativo di aprire un varco affinché Vulkan, Perturabo e Corvus potessero ritirarsi. Konrad stesso assalì Lion El’Jonson, salvando il Corvo, e lo umiliò duramente abbattendolo con pochi colpi, per poi caricarsi Corvus sulle spalle e ritirarsi. Vulkan stesso, facendo uso della sua impareggiabile forza fisica, riuscì a sopraffare Mortarion ma venne assalito da Leman, che apparve nella sua forma di Principe Demone. La carne di Vulkan venne straziata e dilaniata dai morsi e dargli artigli corrosivi del Lupo, ma con sorpresa di entrambi il corpo di Vulkan si rimarginò e questi poté riprendere a combattere con rinnovato vigore, sconfiggendo il Lupo ed esiliandolo nel Warp.
Horus fu costretto a rallentare l’assalto per ricompattare le proprie forze, dato che ora era il loro sangue a scorrere e soprattutto era meglio permettere agli avversari di fuggire. Ignari dei piani di Horus, Konrad e gli altri si aprirono la strada nell’esercito nemico e si ritirarono sulle flotte con quel che restava delle loro legioni, facendo rotta per Prospero. Horus era infastidito per l’interferenza di Konrad, un altro fratello schierato contro di lui, ma non si diede per vinto e sfruttò la situazione per inizia la successiva parte del suo piano: egli dichiarò ufficialmente che le legioni fuggitive erano in combutta con Magnus, Sanguinius e Jaghatai, e che come tali andavano considerate come traditici e sterminate come tali. Il Leone e Fulgrim risposero con entusiasmo alla sua chiamata alle armi, seguiti poi da Ferrus e Lorgar, e infine da Mortarion, preoccupato dalla piega che stavano prendendo gli eventi.
Horus ordinò a tutte le legioni di fare rotta per Terra in modo da organizzare la difesa del Palazzo Imperiale assieme a Rogal, ma il Leone intervenne chiedendo di poter dare la caccia a Konrad, accecato dall’orgoglio che gli imponeva di vendicare l’umiliazione subita. Il Warmaster ci pensò su, poi acconsentì. In questo modo il Leone avrebbe consumato le sue forze combattendo il Cacciatore e si sarebbero potuti indebolire o distruggere a vicenda, lasciando il tempo a Horus di corrompere ciò che restava della legione degli Angeli Oscuri. Pochi giorni dopo l’armata partì per Terra, tranne il Leone che si mise in caccia e un messaggero che si recò nel reame di Ultramar per richiamare la formidabile forza agli ordini di Roboute Guilliman in soccorso all’Imperatore.

La ribellione di Magnus

Dopo la dissipazione della tempesta di Warp Magnus, Sanguinius e Jaghatai vennero contattati da Konrad, che apparve assieme agli altri sopravvissuti di Istvann III sopra Prospero. I sette primarchi si incontrarono e scambiarono le loro storie. Perturabo era fermamente convinto che l’Imperatore e tutti gli altri primarchi fossero in combutta con gli dei del Caos. Sanguinius rispose che l’Imperatore aveva inviato lui e Jaghatai di proposito in soccorso di Magnus, e che quindi non era possibile che il loro padre fosse alleato a Caos, indicando invece Horus, Leman e Lorgar come i responsabili del massacro. Allora Konrad mise i suoi fratelli in guardia sul fatto che il disastro provocato da Magnus su Terra, quando aveva tentato di avvisare loro padre del tradimento di Horus, forse aveva provocato la morte dell’Imperatore e del pianeta facendoli inghiottire dal Warp.
Nel pieno della discussione comparve Angron, il selvaggio e violento primarca dei Divoratori di Mondi. Egli era stato raggirato da Lorgar stesso, su istruzione di Horus, che l’aveva invogliato a ribellarsi all’Imperatore per ottenere la benedizione del dio Khorne, alla ricerca di un campione dopo che Magnus aveva salvato Sanguinius dalle sue grinfie. Angron dichiarò ai fratelli che voleva unirsi alla ribellione per schiacciare l’Imperatore e liberare l’umanità dal suo gioco funesto, richiesta a cui fece eco Perturabo, mentre Jaghatai e Sanguinius mossero argomentazioni contrarie. Anche Magnus e Konrad erano propensi a ribellarsi, mentre Vulkan e Corvus rimasero indecisi, combattuti tra la loro fedeltà al genitore e l’evidenza del tradimento su Istvann. Nel pieno della discordia, quando sembrava che Angron stesse per assalire Sanguinius e provocare un altro scontro, Alpharius Omegon comparve dal nulla, e con lui la sua legione.
Il primarca pregò i fratelli di ascoltarlo, riuscendo a ottenere brevemente il silenzio. Alpharius spiegò che un gruppo di psichici umani e xeno, la Cabala, lo aveva contattato per dirgli di unirsi a Caos e sostenere Horus, ma che poi degli Eldar erano apparsi dal nulla e avevano sterminato tali esseri, dimostrandogli che erano agenti del Warp e che ogni frase da loro rivelata era falsa e maligna. Konrad riferì tuttavia delle sue visioni, che Sanguinius a malincuore rivelò essere le stesse che aveva avuto lui, ma Alpharius insisté che non dovevano ancora essersi compiute e che loro padre era alla mercé dei loro fratelli corrotti. Era necessario aprirsi la strada sino a Terra e sconfiggere tutto quello che Horus avrebbe messo sulla loro strada.
Perturabo, Angron e Konrad acconsentirono immediatamente, seguiti da Magnus, Vulkan, Corvus, e infine Sanguinius e Jaghatai, poco entusiasti all’idea di partecipare ad una ribellione contro il padre che volevano difendere. Magnus prese il comando dell’armata ordinato di fare rotta su Terra il più rapidamente possibile, in modo da limitare il tempo che avrebbero avuto Horus e Rogal per organizzare le difese. Alpharius e la Legione Alfa si offrirono di fare azioni di disturbo contro gli Ultramarines, in modo da rallentare la formidabile forza agli ordini di Roboute Guilliman e dare così ai fratelli il tempo di trarre in salvo l’Imperatore. A quel punto le due forze si divisero, una diretta a Macragge e l’altra verso Terra. L’Eresia entrò così nella sua fare più cupa.

La rivalità tra il Leone e il Cacciatore della Notte

Lion El’Jonson tenne fede alla promessa fatta da Horus e si dedicò anima e corpo alla caccia di Konrad Curze. Deducendo grazie ai rapporti della Legione Alfa, in qualche modo infiltrata tanto tra i suoi alleati quanto tra i suoi nemici, che il Leone gli dava la caccia il Cacciatore si staccò dalla flotta principale dei “Traditori”, così da coprirne l’avanzata e nel frattempo essere libero di occuparsi del primarca rivale come dovuto. Il duello tra le due flotte andò avanti per molti mesi, con continue imboscate e assalti strategici, provocando una lunga guerra d’attrito. Tuttavia Konrad sapeva che stava solo guadagnando tempo, sapendo di non potersi misurare con l’abilità strategica del Leone. Infatti, alla fine, Lion El’Jonson riuscì a trarre in trappola l’ammiraglia del Cacciatore e ad abbordarla con i suoi migliori combattenti. Konrad gli andò incontro e i due ripresero lo scontro interrotto su Istvaan, mentre attorno a loro Signori della Notte e Angeli Oscuri si massacravano senza riserve. Il Cacciatore era un guerriero temibile, ma anche il Leone era un eccellente combattente, e alla fine Konrad venne atterrato da un violento colpo alla tempia.
Tuttavia Lion aveva ignorato il fatto che su quella nave si trovasse anche Vulkan, che stava tenendo i contatti tra i Signori della Morte e il resto della flotta ribelle, e che questi avesse chiamato immediatamente in soccorso la flotta delle Salamandre per poi accorrere in soccorso del fratello. Quando il Dragone raggiunse l’area del duello rimase come impietrito di fronte al massacro compiuto dalle due legioni, e ancora più dall’immagine grottesca di Konrad, in ginocchio, che rideva sguaiatamente mentre Lion El’Jonson sollevava la spada sopra la testa fissando il fratello con rabbia e disgusto. A Vulkan si strinse il cuore al pensiero di dover fare male ad un altro fratello ma Konrad andava salvato e, con il cuore pesante, il Dragone attaccò il primarca degli Angeli Oscuri. Ma per quanto pesante non era abbastanza per trattenere la forza del primarca e Lion El’Jonson venne scaraventato dal lato opposto della sala dal singolo colpo di martello. Il Leone ammise che, se Vulkan avesse voluto, quel colpo l’avrebbe potuto uccidere. Quel singolo colpo, menato dal cuore, mise il primarca degli Angeli Oscuri fuori gioco per il resto dell’Eresia. Entrambi gli schieramenti smisero di combattere, impressionati dalla forza del Dragone, e Vulkan colse l’occasione per intimare agli Angeli Oscuri di raccogliere il loro padre e andarsene. Presto i rinforzi delle Salamandre e dei Signori della Notte, per non parlare di alcune navi della Legione Alfa apparse dal nulla, giunsero a soccorrere i loro primarchi e le forze di Lion dovettero battere in ritirata per non essere distrutte. Quello fu il giorno in cui il Leone imparò l’umiltà.

La Marcia su Terra

Mentre Alpharius e Roboute si scontravano nel reame di Ultramar, ripetendo la stessa danza di Konrad e Lion El’Jonson, Magnus e i suoi facevano rotta su Terra. Lorgar e Horus, vedendo che l’avanzata dei traditori era troppo spedita, mentre invece gli Ultramarines e gli Angeli Oscuri rallentavano senza indebolire significativamente gli avversari, decisero di scatenare una tempesta di Warp sull’Imperium, favorendo l’apparizione di demoni sui sistemi direttamente sulla rotta che Magnus seguiva. In questo modo contavano di fare peso sullo spirito altruista di Jaghatai, Sangunius e soprattutto Vulkan per costringere i ribelli a fermarsi per soccorrere i mondi assaliti dal Caos, o almeno di dividere gli avversari. Dopotutto, le fortificazioni di Rogal non erano ancora pronte e la forza che si stava avvicinando era molto più consistente del previsto grazie all’intervento di Konrad su Istvaan.
Il piano Horus funzionò e, vedendo i mondi assaliti dalle forze del Warp, molti dei primarchi ribelli fecero pressione su Magnus per prestare aiuto, cosa a cui lui acconsentì seppure con riluttanza. L’avanzata della flotta ribelle rallentò significativamente mentre questa impiegava le sue forze per difendere i cittadini dell’Imperium, primi tra tutti le Salamandre e gli Angeli Sanguigni, ma con significativi aiuti anche dalle altre legioni. Tuttavia, se all’inizio tale strategia sembrava dispendiosa, divenne presto molto conveniente perché ogni mondo liberato dal Caos dava il benvenuto ai ribelli come salvatori e i suoi abitanti si offrivano ben volentieri di supportare lo sforzo dei primarchi ribelli. L’Imperatore era giunto in soccorso dell’umanità, e l’umanità fu pronta a giungere in soccorso dell’Imperatore.
Intanto Horus, ignaro di tutto, provocò una ribellione del Mechanicus su Marte, intrappolando un plotone di Magli Imperiali sul pianeta assieme alle forze fedeli all’Imperatore, mentre i seguaci del Caos le assediavano. In qualche modo nessuno dei fratelli non corrotti dal Warp si era accorto dei cambiamenti nei Lupi Siderali, ne dei poteri usati da Lorgar per scatenare la tempesta di Warp, anche se la colpa di tale azione era stata addossata a Magnus. Nemmeno Malcador il Sigillita sembrava sospettare qualcosa, ma Horus lo fece comunque tenere d’occhio dai suoi fedelissimi. La conversione di altri fratelli alla causa del Caos tuttavia continuava a rivelarsi infruttuosa, dato che Mortarion si mostrava ancora indeciso e Ferrus Manus irremovibile nonostante le pressioni di Fulgrim. Con Angeli Oscuri e Ultramarines ora impossibili da contattare a causa della tempesta Horus concentrò tutti i suoi sforzi sull’isolare le unità lealiste perché facessero da carne da cannone per dare più tempo a Rogal Dorn per ultimare i preparativi.
Le previsioni di Horus si dissolsero quando la flotta di ribelli dissipò la tempesta del Warp e apparve più in forze e numerosa che mai. Varie forze lealiste poste a difesa dei circoli più esterni si schierò con Magnus dopo una scarsa resistenza, mentre molte delle fortificazioni crollarono senza colpo ferire perché agenti appartenenti ai Signori della Notte, alla Guardia del Corvo e alla Legione Alfa avevano già infiltrato le fila di Horus e avevano prontamente sabotato i punti deboli della difesa. Quando i ribelli giunsero in vista di Marte, Magnus ordinò a Vulkan di soccorrere i lealisti sul pianeta e scacciare le forze di Caos indietro nel Warp: le Salamandre e il loro primarca erano i migliori artigiani assieme alle Mani di Ferro di Ferrus e ai Figli dell’Imperatore di Fulgrim, quindi gli unici in grado di aiutare il Mechanicus a ricostruire l’equipaggiamento danneggiato e a sfruttarlo contro le difese del palazzo.
Luna fu il primo vero baluardo a resistere all’avanzata dei ribelli, grazie all’abile difesa di unità dei Magli Imperiali e dei Figli di Horus, ma la travolgente forza dei ribelli travolse i difensori dopo pochi giorni di sanguinosi combattimenti. D’accordo con Sanguinius, Magnus divise il resto delle loro forze in due rami: loro, Angron e Perturabo avrebbero assalito direttamente il Palazzo Imperiale, mentre Jaghatai, Konrad, Corvus e Alpharius avrebbero dovuto disabilitare gli altri centri di difesa planetaria e occupare il resto del pianeta. Con un atterraggio sanguinoso quanto quello ad Istvann, l’Assedio di Terra cominciò.

L’Assedio di Terra

I primi giorni i ribelli ebbero grandi difficoltà a stabilire teste di ponte e luoghi d’atterraggio sicuri, data l’efficiente tattica militare di Horus e le difese di Rogal, ma nonostante la strage gli attaccanti avevano grandi forze e l’impeto iniziale cominciò a dare i suoi frutti. A sbarco completato, i traditori ripresero l’iniziativa e si divisero come deciso da Magnus, metà dedicato a travolgere con rapidi attacchi o subdole infiltrazioni le difese attorno al pianeta mentre la forza d’assalto principale si stringeva attorno al Palazzo Imperiale. Horus ordinò di tenere le forze lealiste asserragliate dentro le fortificazioni, volendo indebolire il più possibile le forze d’invasione preservando le proprie, ma Mortarion disobbedì all’ordine e andò incontro agli attaccanti con tutta la sua legione. Trovandosi i quattro primarchi davanti, il Mietitore li sfidò a duello. Magnus invitò Sanguinius a rispondere, per eliminare Mortarion il più rapidamente possibile, ma l’Angelo si rifiutò di fare da boia. Tuttavia, prima che una decisione potesse essere presa, il Khan sopraggiunse su una delle sue moto e si offrì di combattere lui Mortarion, il quale accettò prontamente.
I due avversari si studiarono per diversi minuti, mentre attorno i comandanti delle due forze si confrontavano nervosamente. Per Magnus gli attaccanti stavano perdendo minuti preziosi con quella farsa. Jaghatai scattò per primo, girando attorno a Mortarion e cercando varchi nella sua difesa. Da parte sua il Mietitore accettò stoicamente ogni offesa, cercando di costringere il Khan a stancarsi. Presto ogni pretesa di tattica si perse e i due cominciarono a scambiare colpi sempre più pesanti e diretti. Tuttavia, mentre il primarca ribelle lottava sicuro della sua missione e della sua posizione, mentre il lealista era pieno di dubbi e incertezze. La sicurezza di Jaghatai ebbe la meglio, e Mortarion cadde in ginocchio, ferito alla spalla destra. Il fratello gli puntò la lama alla gola, lo fissò negli occhi, e poi ritrasse la sua spada. Il Khan ordinò al rivale di alzarsi e andare a dire all’Imperatore che i suoi “leali” figli erano stati corrotti da Caos e che avrebbe dovuto prendere provvedimenti. Mortarion ascoltò in silenzio, e poi con uno scatto afferrò la sua falce e la calò sul collo del fratello. Gli altri primarchi fecero per intervenire ma si accorsero tutti che la lama aveva appena sfiorato il collo del Khan: era solo un test con cui il Mietitore aveva voluto testare la sua convinzione. Mortarion si ritirò con i suoi figli, mentre Perturabo rimproverò il Khan per non aver ucciso il loro fratello, ma l’altro non rispose e tornò dai suoi figli. Al suo ritorno al Palazzo, il Mietitore dichiarò che non avrebbe preso parte alla battaglia e si ritirò all’interno dei suoi quartieri, ignorando le proteste dei suoi fratelli. Il giorno dopo il capitano della sua prima compagnia, Calas Typhon, venne trovato ucciso in modo grottesco secondo il modus operandi degli agenti della Legione Alfa.
Intanto Magnus e i suoi alleati cominciarono l’assalto al Palazzo Imperiale, uno scontro epico e titanico di proporzioni ineguagliate nella storia della galassia conosciuta. Nonostante più di metà delle forze ribelli erano occupate altrove la forza d’urto di Angeli Sanguigni e Divoratori di Mondi, sotto la guida di Perturabo e con il supporto degli psichici di Magnus, fu terribile e si contarono migliaia di morti da entrambe le parti solo il primo giorno. Nei giorni successivi il primarca dei Guerrieri di Ferro concentrò il grosso delle sue forze ad indebolire i portali e le zone di rifornimento della difesa, indebolendole quanto bastava per permettere ad Angron e Sanguinius di sfondare con l’impeto delle loro legioni. Fulgrim e Ferrus tentarono di contrastare l’avanzata dei ribelli attaccando assieme Angron, quando si spinse troppo avanti nella sua foga di battaglia. Mentre Ferrus pensava di combattere per abbattere un nemico, Fulgrim lo faceva per aiutare Angron a conquistare il rispetto di Khorne e ascendere come principe demone. Tuttavia Magnus se ne accorso e ancora una volta riuscì a guastare il piano degli Dèi oscuri e a mettere fuori combattimento Angron. A quel punto Sanguinius subentrò nello scontro e costrinse i suoi due fratelli alla ritirata. Tuttavia Magnus dovette constatare che nonostante i successi iniziali la loro avanzata si faceva sempre più difficile e le perdite montavano. Inoltre il fattore tempo giocava a favore degli assediati dato l’avvicinarsi delle flotte degli Angeli Oscuri e degli Ultramarines. Inoltre il leader dei ribelli doveva concentrare molte delle sue forze sul contrastare gli assalti di Lorgar, che cercava di fiaccarlo in tutti i modi. Tuttavia le legioni inviate a conquistare il resto del pianeta ebbero molto più successo e presto poterono destinare gran parte delle proprie forze all’assedio del Palazzo, mantenendo l’offensiva.
Quando la situazione cominciò a farsi veramente disperata per gli attaccanti, dopo mesi di sanguinoso assedio, Horus decise che era giunto il momento di eliminare l’Imperatore. Chiamò a sé Lorgar e le sue guardie d’onore, e si diresse nella sala del trono, dove l’Imperatore sedeva sul Trono Dorato per trattenere le orde demoniache che tentavano di entrare sul pianeta, a seguito dei danni provocati dall’avventato tentativo di Magnus di impedire la tragedia. Lì il Warmaster pregò il loro padre di inviare i suoi Adeptus Custodes a combattere sulle fortificazioni esterne per fermare l’orda di aggressori. L’Imperatore acconsentì e ordinò a tutti tranne i suoi due figli di abbandonare la sala. Horus ebbe l’impressione che qualcosa non andasse, ma la porta si chiuse dietro a Malcador senza che nulla accadesse. A quel punto il Warmaster si volse verso l’Imperatore, non nascondendo più il suo malvagio sorriso di trionfo. In quel momento rivelò la sua fedeltà ai poteri del Caos, e Lorgar evocò Leman Rus dal Warp, che ululò pregustando il trionfo del suo patrono. Ma i tre ricevettero solo il sorriso beffardo dell’Imperatore. Mettendo mano al martello Horus domandò cosa ci fosse di così divertente, e per tutta risposta una luce dorata si propagò con violenza alle sue spalle, e da essa emersero Corvus Corax, Sanguinius e Magnus il Rosso in persona. L’Imperatore rivelò d’aver scoperto da tempo il tradimento di Lorgar e aveva ordito un piano segreto per contrastare i suoi figli traditori e punirli. Il possente individuo inondò i suoi tre paladini del suo potere dorato, facendoli risplendere come divinità. In risposta i tre servitori del Caos richiamarono i poteri dei loro dèi. I due gruppi si confrontarono ancora per qualche istante prima che Corvus si lanciasse su Lorgar e Leman su Magnus. Il Re Lupo desiderava concludere quanto iniziato su Prospero e Magnus fu ben lieto di rispondere, cercando la rivincita. Corvus provava ancora un odio viscerale per Lorgar ed era ben determinato a farlo a pezzi, e il primo eretico non vedeva l’ora di farla pagare cara al Corvo. Sanguinius e Horus invece rimasero in silenzio a fissarsi ancora, intenti a studiarsi e rimuginare. Alla fine fu l’Arci-traditore a rompere il silenzio, provocando il fratello e umiliando il suo onore e la sua virtù, arrivando persino a prendersi gioco del suo segreto più profondo, la Sete Rossa, che Horus aveva giurato di custodire. Le parole del Warmaster ferirono Sanguinius più a fondo di qualsiasi colpo, perché gli fecero capire che il suo amico era scomparso per sempre e al suo posto gli Dèi del Caos avevano inviato il più subdolo e malvagio dei loro servi. Fu così che l’Angelo si abbandonò alla piena forza della Sete Rossa, preparandosi a combattere Horus al massimo della sua forza. Vedendogli abbandonare la spada e balzare verso di lui a corpo perduto, il Warmaster rise e calò un possente colpo col suo martello da guerra. Purtroppo realizzò il suo errore solo quando la testa della sua possente arma venne frantumata da un singolo pugno dell’Angelo.
Intanto all’esterno l’improvvisa scomparsa di Magnus e Sanguinius aveva gettato gli attaccanti nel panico, convincendo Rogal a ordinare la carica. Perturabo e Angron lanciarono un immediato contrattacco in risposta, e la mischia si fece subito confusa, sanguinosa, priva di logica o di tattica. I capitani delle compagnie persero il comando delle loro truppe e cominciarono a sfidarsi in duello e ad uccidersi brutalmente, e così anche i primarchi. Ferrus Manus si gettò su Konrad mentre Fulgrim affrontava Jaghatai, e finalmente Rogal e Perturabo coronarono il loro desiderio di affrontarsi direttamente, sfogando tutto il risentimento reciproco accumulato in quegli anni. Attorno a loro Angron si era abbandonato ad una furia distruttiva, un’orgia di sangue e budella, cercando la benedizione di Khorne. Nel mezzo di quella carneficina gli Déi del Caos, soddisfatti di tale servizio, concessero i propri doni a Fulgrim e Angron, tramutandoli in principi demoni. Le due oscure e grottesche figure si ersero improvvisamente tra i combattenti, ridendo ed inneggiando al potere dei loro dèi. Poi, dopo un attimo di smarrimento, le legioni dei Figli di Horus, Predicatori, Lupi Siderali, Figli dell’Imperatore e Divoratori di Mondi si rivoltarono contro tutte le altre, facendo scempio dei lealisti. Assieme, i due primarchi traditori attaccarono i loro fratelli scioccati e li umiliarono con le loro voci sibilanti. Fu a quel punto che Mortarion apparve sull’uscio del Cancello dell’Eternità, assieme ad Alpharius e circondato dagli Adeptus Custodes, gli Astarti della Guardia della Morte e della Legione Alfa. Il primarca incitò le forze dei lealisti ad unirsi contro i seguaci del Caos e difendere assieme l’umanità. Quindi si gettò su Fulgrim con un grido di guerra, mentre Alpharius faceva lo stesso con Angron, e le rispettive legioni, coadiuvate dai Custodes, scatenavano la loro forza sulle forze eretiche. Presto anche gli altri primarchi si unirono allo scontro, dimenticando le loro rivalità e concentrando tutta la loro forza sui traditori. Ferrus, Mortarion, Jaghatai e Perturabo circondarono Fulgrim mentre Alpharius, Konrad e Rogal trattenevano Angron. Dentro e fuori dal palazzo si combatteva senza pietà e senza risparmiarsi, inondando di sangue le scalinate del palazzo, le sue stanze e anche il cielo, mentre centinaia di corpi venivano lanciati in ogni direzione. Fulgrim, seppur subendo varie ferite dolorose, continuò a provocare gli avversari, lanciando offese pungenti molto più che stoccate, soprattutto in direzione dell’amico fraterno Ferrus. Questi cadde nel tranello e si avventò sul fratello, che con un sorriso diabolico lo decapitò con la lama di Laer e infierì sul suo corpo facendolo a pezzi. I primarchi rimasti gridarono di rabbia e fecero per assalire nuovamente Fulgrim con rinnovato vigore, ma un grido ancora più terrificante li fece di desistere. Il Dragone, Vulkan, giunto finalmente a sostegno dei suoi alleati con la piena potenza della tecnologia del Mechanicus, caricò a tutta forza verso Fulgrim, travolgendo nemico e alleato con la stessa noncuranza che avrebbe riservato a una formica. Il primarca spiccò un balzo verso il Principe di Slaneesh, sollevando il martello alto sopra la testa, e colpì con tutta la sua forza. Fulgrim tentò di parare il suo attacco, ma la forza di Vulkan era troppa e il demone venne schiacciato dal colpo, che arrivò a crepare la terra e le stesse formidabili difese erette da Rogal.
Una simile dimostrazione di forza fece fermare persino Angron, per un attimo. Poi il Principe di Khorne approfittò della distrazione per colpire Konrad al ventre e decapitare Alpharius, prima di caricare Rogal a testa bassa. Il Pretoriano tentò di resistere frapponendo la sua spada al corpo del nemico, ma l’impeto dell’avversario lo schiacciò a terra. Perturabo tuttavia intervenne in suo soccorso e balzò sulla schiena di Angron, tirandolo a forza via dal corpo del fratello. Prima che il demone potesse disfarsi della distrazione il Pretoriano fu di nuovo in piedi e tagliò con un potente fendente le sue braccia, per poi sventrarlo dall’inguine fino al torace. Il colpo di grazie lo vibrò Perturabo, afferrando le Unghie del Macellaio impiantate nella testa del primarca demoniaco per poi strappargliele di netto, facendogli esplodere il cranio in una pioggia di sangue.
Intanto dentro il palazzo i tre duelli proseguivano, feroci e violenti. Ma per quanto gli incantesimi di Lorgar e Magnus sfrigolassero ed esplodessero provocando tuoni assordanti, e Leman ululasse come una furia, nessuno era più terrificante di quello tra Horus e Sanguinius. Disarmato, il Warmaster venne presto afferrato e scaraventato con il muro della sala, mentre Sanguinius infieriva su di lui usando pugni e calci. Horus si difese con tutte le sue forze, menando colpi che avrebbe spezzato un Astartes in due, ma l’energia di Sanguinius, amplificata dalla forza dell’Imperatore e della Sete Rossa, era semplicemente incontenibile. Al limite delle forze, l’Arci-Traditore finse di essere svenuto, attirando la sete dell’Angelo che con un grido gli afferrò la gola per morderla e succhiarne il sangue. A quel punto Horus scattò e tentò di spezzare il collo del fratello, ma quello, dimenandosi come un ossesso, spiccò il volo, librandosi altro contro il soffitto della sala, e gettò l’avversario a terra, proprio affianco alla propria spada. Sanguinius, in un lampo di lucidità, afferrò l’arma e si abbatté sul corpo del rivale con abbandono. La spada dell'Angelo calò, trapassando il petto e l’armatura dorata dell’Imperatore come il burro, affondando fino all’elsa. A quel punto la Sete Rossa s’interruppe di colpo e Sanguinius si trovò di fronte a suo padre, con la spada piantata nel suo petto. L’Imperatore gli mise le sue grandi mani sulle spalle, rassicurandolo che andava tutto bene, ma in quel momento Horus emise un grido folle e grottesco di vittoria. Fu un trionfo di breve durata perché Magnus, ebbro dei potenziamenti dei suoi poteri psichici, afferrò Leman per le mascelle e lo ribaltò con la orza della ritrovata rabbia, per poi sollevarlo alto sopra la testa e scagliarlo contro il Warmaster, seppellendolo. Lorgar tuttavia riuscì a sbattere Corvus contro Magnus, atterrandoli entrambi e guadagnando il tempo necessario per far rialzare i suoi alleati e fuggire. I tre spalancarono la porta della sala e trovarono Malcador il Sigillita sulla soglia, circondato dai cadaveri delle loro guardie scelte, fatti a pezzi dai Custodes. L’uomo sorrise di scherno ai traditori e poi si fece da parte, permettendo loro la fuga, per poi correre al fianco dell’Imperatore ferito. Egli ordino ai suoi figli di metterlo di nuovo sul Trono Dorato, aveva bisogno di risparmiare le forze per quello che avrebbe dovuto dire loro.
Intanto i tre primarchi fuggiaschi pensarono di riuscire ad approfittare della confusione all’esterno per sfuggire inosservati col grosso delle loro forze, ma quando videro i primarchi nuovamente uniti contro le loro forze capirono di essere spacciati. Leman, essendo un principe demone, si getto assieme ai suoi Lupi Siderali sui lealisti, sacrificandosi per permettere al Warmaster di mettersi in salvo. In quel frangente anche Lorgar ascese al ruolo di principe demone, campione di Tzeench, e a sua volta si sacrificò per rallentare l’avanzata dei lealisti. Nonostante l’arrivo di un’immensa forza di Angeli Oscuri e Ultramarines, Lorgar riuscì nel suo intento e prima di essere bandito permise a Horus e ad una parte consistente dei servi del Caos di sfuggire alla vendetta dei suoi fratelli. Il Leone si sarebbe lanciato immediatamente all’inseguimento ma Malcador richiamò tutti i primarchi nella sala del trono con un singolo grido angosciato: «l’Imperatore sta morendo!

Dopo l’Eresia

Ultima Sacrificium

Al loro ingresso nella sala i primarchi rimasti videro il loro padre seduto sul Trono Dorato, con la spada di Sanguinius piantata nel petto e quest’ultimo in ginocchio davanti al trono, pallido e silenzioso. Di fronte a quella scena il Leone fraintese e si diresse verso l’Angelo con la spada sguainata, pronto a giustiziarlo sul posto, ma Mortarion si frappose e incrociò la sua falce con la lama del fratello. I due primarchi si scambiarono sguardi duri e piantarono entrambi i piedi a terra, decisi a non cedere di un millimetro, finché Vulkan non si fermò alle spalle del Leone a braccia conserte, facendolo desistere. L’Imperatore invitò tutti i suoi figli a smettere di bisticciare come bambini e farglisi attorno, e ascoltare attentamente le sue parole. Con grande sorpresa di tutti, l’Imperatore si scusò. Si scusò per il suo comportamento, per aver alimentato il risentimento e la discordia tra di loro, per aver causato quella carneficina: fin dall’inizio i Primarchi non erano stati altro che un tassello sacrificabile del suo piano, destinati a sacrificarsi per la conclusione della Grande Crociata in una guerra fratricida innescata dall’Imperatore stesso. L’ammissione dell’Imperatore lasciò tutti i suoi figli svuotati delle loro certezze. Aver dato la loro vita per un individuo che aveva già pianificato la loro distruzione, che aveva avuto l’arroganza di definirsi loro “padre” quando per lui non erano altro che mezzi per arrivare ad un fine, fu un duro colpo. Ma l’Imperatore continuò, interrompendosi solo per una fitta di dolore o per recuperare il fiato. Di fronte alla violenza dello scontro nella sala del trono, del dolore che i suoi figli stavano provando nel doversi affrontare in modo tanto spietato, del male che si stavano facendo a vicenda per sacrificarsi in o contro il suo nome, era come rinsavito, e aveva fatto quello che ogni genitore dovrebbe essere pronto a fare: sacrificarsi per i propri figli. Per questo era balzato davanti alla spada di Sanguinius, per salvare suo figlio prima che si perdesse nel dolore e nella sofferenza, per ridargli il senno e la serenità. A quelle parole l’Angelo si prese il volto tra le mani e si piegò in avanti, quasi toccando il pavimento con la testa, e le ali si afflosciarono al suo fianco. L’Angelo era caduto.
Era giunto il momento che l’Imperatore facesse la sua parte per il bene dell’umanità, lasciandone la cura in eredità ai suoi figli, che tanto avevano dato e sacrificato per difenderla, mentre lui sarebbe scomparso col vecchio mondo: il danno fatto da Magnus lo costringeva a destinare quasi tutte le forze rimastegli a tenere lontani i demoni che cercavano di entrare dal portale della Webway che aveva tentato di costruire per l’umanità; una volta che non avesse avuto più forze, Terra e l’intero Sistema Sol sarebbero stati divorati dal Warp, creando un portale di collegamento tra il mondo materiale e il Caos. L’Imperatore aveva calcolato che, con l’aiuto di Magnus e Malcador, e i loro alleati psichici, avrebbe potuto resistere un anno, abbastanza per evacuare il Sistema Sol e fortificare il resto del Segmentum Solaris per tenere a bada le forze del Caos che sarebbero uscite da quella fessura nella realtà.
Nessuno dei Primarchi si mosse. Rimasero tutti immobili a fissare l’Imperatore, tranne Sanguinius che era ancora preda della disperazione. Roboute Guilliman tuttavia non rimase immobile a lungo, e spronò i fratelli ad agire finché avevano ancora tempo. Con le sue parole piene di energia, il Signore di Ultramar riuscì a riscuotere quasi tutti i suoi fratelli dal torpore, e uno dopo l’altro essi lasciarono la sala. L’unico che non fece nulla fu Sanguinius, che rimase come morto ai piedi del Trono finché Vulkan non lo prese in braccio e lo condusse in una camera a riposare, nella speranza che si riprendesse presto. L’Angelo ci mise diversi giorni a riprendersi, giorni in cui l’evacuazione proseguì senza pausa. Grazie allo sforzo congiunto di tutti i Primarchi, un’operazione tanto colossale procedette spedia e senza intoppi. Quando Sanguinius riapparve, sembrava aver perso molta della sua radiosità, ma aveva recuperato un espressione solenne e si ergeva forte e attento tra i suoi fratelli. Tuttavia il sollievo provocato dalla sua apparizione fu palpabile e condiviso da tutti, che si sentirono rinvigoriti nonostante la fatica.
Allo scadere dell’anno, i preparativi per la morte dell’Imperatore erano completi e il Segmentum Solaris era pronto ad accogliere le forze del Warp, almeno le prime ondate. Per permettere a Magnus, esausto, e ai suoi di ritirarsi Malcador sacrificò tutta la sua essenza per permettere all’Imperatore di sopravvivere il tempo necessario. Gli Adeptus Custodes rimasero al fianco del loro signore fino alla fine, rifiutando di lasciare Terra. Alcuni psichici rimasero a loro volta per proiettare gli ultimi momenti della Sacra Terra e mostrarono le immagini angoscianti delle migliaia di demoni che si riversarono fuori dal portale non appena l’Imperatore spirò accasciandosi sul trono. Gli Adeptus Custodes combatterono come Primarchi contro le migliaia di creature che fuoriuscivano dal portale, e l’intero Imperium li incitò a resistere, sperando forse che solo con le loro forze sarebbero stati in grado di sconfiggere l’orda demoniaca. Poi apparve Horus, trasformato in principe demone, che distrusse davanti agli occhi di tutti il corpo dell’Imperatore e cominciò a massacrare i Custodes che osavano tenergli testa. Poi la trasmissione si interruppe, e Terra scomparve nel Warp.

Imperium Secundum

La nascita dell’Occhio di Terra ebbe grande risonanza nell’Imperium, specie perché segnava la fine di un’Era. La capitale e tutti gli organi di governo erano stati spostati su Macragge, incluso un nuovo Trono Dorato con cui Magnus potesse proiettare nuovamente un Astronomicon per guidare le navi che viaggiano nel Warp, ma la perdita di Terra fu un colpo durissimo per il morale dell’Imperium. Ancora di più lo fu per i Primarchi, che si trovarono definitivamente soli a governare quello sterminato territorio. Corvus Corax, dopo la comparsa di Horus negli ultimi momenti di Terra, abbandonò la sua legione e si gettò nell’Occhio di Terra, determinato a rintracciare l’Arci-traditore e lasciando solo tredici primarchi a guidare la nuova entità, con l’onere di spartirsi i compiti dell’amministrazione.
Visto lo stato della galassia, ancora preda delle forze del Caos, Lion El’Jonson si offrì di ascendere al ruolo di Warmaster, ma Roboute chiese di ritardare tale questione perché, per prima cosa, bisognava eleggere un nuovo imperatore tra loro, uno che potesse dare speranza all’umanità. Il Signore di Ultramar propose Sanguinius. L’Angelo rifiutò, asserendo di non essere degno di governare, ma Roboute replicò che lui era tra tutti colui che ricordava più loro padre, e quindi perfetto per simboleggiare la continuità con il vecchio regime. Tutti i suoi fratelli si dichiararono d’accordo, e solo allora Sanguinius accettò. Poi Roboute disse che aveva intenzione di prendere la carica di Master Administratum per guidare la burocrazia imperiale e aiutare Sanguinius a governare il loro Imperium Secundus. Tutti i primarchi si dichiararono d’accordo. Venne poi ripresentata la proposta di nominare Lion El’Jonson Warmaster, almeno finché la galassia non fosse stata nuovamente pacificata, e anche a ciò nessuno si oppose. A quel punto si alzò Rogal Dorn, e disse ai suoi fratelli che avrebbe abbandonato ogni incarico amministrativo per dedicarsi interamente alla fortificazione del Segmentum Solaris, e al contenimento dell’Occhio di Terra. Tutti i suoi fratelli annuirono. Poi Rogal propose di dare a Perturabo la nomina di Voce dell’Imperatore, un ruolo diplomatico di massima importanza che gli avrebbe permesso di dedicarsi alla risoluzione di questioni politiche molto lontano da Macragge, garantendo sicurezza e stabilità anche nei territori più remoti dell’Imperium. Perturabo rispose che avrebbe accettato se Rogal avesse ricevuto in cambio la nomina a Lord Comandante del Segmentum Solaris, dandogli piena autonomia di governo su quella regione per gestire i bisogni della difesa. I due fratelli si squadrarono a vicenda, e poi si strinsero la mano in segno di riconciliazione, ponendo fine alla loro faida. Nessuno si oppose. Magnus decise di raccogliere sotto di sé il compito di addestrare i futuri navigatori e gli psichici che avrebbero aiutato a mantenere l’Astronomicon attivo, i futuri Librari delle legioni di Astarti e la fondazione di una legione speciale, i Cavalieri Grigi, composta esclusivamente di psichici e addestrata a combattere i demoni del Warp. Nessuno si oppose. Il Re Cremisi venne nominato Gran Maestro degli Adeptus Librarium. Konrad chiese l’onore di assumere la carica di Gran Maestro dell’Officio Assassinorum, che gli venne concessa senza obiezioni, anche se qualcuno gli lanciò un’occhiata di sospetto. Vulkan venne incaricato di guidare gli Adeptus Mechanicus e ricostruirli. A quel punto Sanguinius si alzò e dichiarò che, come sua prima iniziativa da Imperatore, aveva intenzione di fondare un’organizzazione dedita allo studio degli xenos e del Caos, alla caccia agli eretici e alle minacce che rischiavano di sbilanciare l’Imperium Secundum, l’Inquisizione. Per la carica di Gran Maestro Inquisitore aveva deciso di proporre Mortarion, in quanto il potere detenuto da questa organizzazione sarebbe stato in grado di dividerli e perciò andava affidato a colui che più di tutti aveva a cuore la loro unione. Il Mietitore rimase in silenzio, ma quando vide che tutti annuivano convinti egli si alzò a sua volta e si assunse ufficialmente l’onere. A quel punto Alpharius, che era sopravvissuto durante l’Assedio di Terra ingannando i suoi fratelli, si alzò e comunicò che avrebbe abbandonato l’Imperium Secundum in cerca di informazioni sui due primarchi perduti, sperando di trovare risposte a delle domande che avrebbe rivelato solo a Roboute, Sanguinius e Mortarion in segreto. Solo Jaghatai era rimasto infine senza una nomina ufficiale, ma il Khan dichiarò che aveva sempre servito l’Imperium pur restando escluso da gran parte della riconoscenza, e che quindi non gli serviva alcuna nomina. Allora Roboute consigliò di dargli la carica di Difensore Imperiale, che dava piena autonomia a lui e alle Furie Bianche di agire e recarsi rapidamente dove l’Imperium era in pericolo. Tutti furono d’accordo.
Il Primo Concilio dell’Imperium Secundum giunse al termine, ma i Primarchi avevano ancora un’espressione grave sul volto. Allora Vulkan, volendo sollevare lo spirito, afferrò senza preavviso Rogal Dorn e Lion El’Jonson e li stritolò in un forte abbraccio fraterno. Le espressioni smarrite e dolenti dei due primarchi furono tanto bizzarre che tutti i loro fratelli scoppiarono a ridere, contagiando persino le due stoiche vittime. Così il periodo nero dell’Eresia giunse finalmente al termine.

Verso il 40esimo millennio

Dopo diecimila anni molte cose sono cambiate dai quei giorni di rinascita. Sanguinius è asceso ad una forma superiore, quella del Sanguinor, diventando un vero e proprio angelo e continuando a servire l’Imperium come patrono. La carica di Imperatore venne ereditata da Roboute, che mantenne anche il ruolo di Master Administratum. La scoperta dell’Occhio del Terrore portò Perturabo ad abbandonare il ruolo di Voce dell’Imperatore e ad assumere la carica di Lord Comandante del Sistema di Cadia, per contenere le minacce dell’Occhio. Lion El’Jonson, finita la campagna di riconquista dell’Imperium Secundum, ottenne la carica di Lord Comandante dell’Imperium. Alpharius ritornò dalla sua ricerca, e comunicò di non aver trovato nulla di ciò che cercava. Egli suggerì, ora che non c’erano più guerre d’espansione da mantenere, di dividere le legioni di Space Marine in Capitoli da massimo mille Astarti, in modo da rendere più flessibile l’arma letale dell’Imperium Secundum e al contempo diminuire il rischio che i fratelli usassero la piena forza delle loro legioni per combattersi. Allora Roboute lo nominò Lord Comandante degli Adeptus Astartes, e i due stilarono assieme un Codex Astartes che illustrasse le regole di comportamento dei Capitoli. Horus e i suoi fratelli nel Warp tentarono 13 volte di forzare i blocchi difensivi di Dorn e Perturabo, ma essi resistettero fino ad oggi con fortificazioni impervie e rinforzatesi nei lunghi anni di guerra. Corvus Corax si è rivelato mutato dal Warp in un principe demone, che rifiuta di servire gli Dèi del Caos e continua a combatterli sull’altro piano di esistenza. Orde di nuovi aggressori, come i terribili Tyranidi o gli implacabili Orki, gli infidi Eldar Oscuri e i tetri Necron, si abbatterono sull’Imperium da ogni direzione provocando carneficine contro le forze imperiali, ma altre forze come i Tau e alcuni Eldar si sono alleati con l’Imperium per difendere la galassia. Ma ormai Roboute ha perfezionato una nuova generazione di Astarti, i Primaris Marine, mischiando nuovamente il DNA dei propri fratelli con quello dei vari Capitoli, e si prepara a lanciare una nuova ondata di conquiste per la galassia, portando l’umanità a vette di potenza ancora più alte di quelle raggiunte con la Grande Crociata. Il futuro comincia adesso...

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Warhammer / Vai alla pagina dell'autore: DanieldervUniverse