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Autore: MollyTheMole    01/10/2022    1 recensioni
Londra, 1934: il crimine di Londra ha un nuovo James Moriarty. Quest'uomo, però, ha una nemesi: il nuovo ispettore capo di Scotland Yard, per il quale ha in serbo una triste ed amara sorpresa.
Londra, 1936: il rinnovato castello sul lago Loch Awe, in Scozia, apre i battenti ai turisti. Il passato, però, è come la ruggine: incrosta ed imprigiona. Gli ospiti del castello si troveranno, loro malgrado, a fare i conti con esso, con l'oscuro futuro ormai alle porte e con lo spettro di un criminale che infesta i loro ricordi.
Genere: Mistero, Noir, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Mercedes.

 

Si vergognava come una ladra mentre, chiusa nella sua cabina, cercava di non vomitare guardando le onde fuori dall’oblò. 

Era spagnola, lei, di Barcellona, era cresciuta con il Mediterraneo, che conosceva come casa sua. Che, di tutti, proprio lei soffrisse il mal di mare era bella davvero.

Ricordava la prima volta in cui era andata a nuotare. C’era stato Pablito con lei. Più grande, più alto, più forte, e Mercedes aveva sempre avuto un debole per lui, per il suo disprezzo del pericolo, l’aria sicura, come se tutto vicino a lui dovesse per forza andare bene. 

Vieni, Mercedes, le aveva detto, trascinandola verso gli scogli per il polso, e lei gli era andata dietro come un cagnolino fedele. Si erano tuffati in acqua, e lui le aveva insegnato a nuotare tenendole la testa in superficie. 

Le aveva insegnato tante cose, Pablo. Anche quando si era iscritto a filosofia, le aveva insegnato le parole dei grandi della storia, soprattutto Marx. Lui adorava Marx. Mercedes lo aveva ascoltato pendendo dalle sue labbra, ed aveva condiviso quasi tutto quello che aveva detto. 

Quasi, sì. C’erano alcuni passaggi, quelli sulla dittatura del proletariato, che proprio non le piacevano.

- E’ come se tu cacciassi i padroni per metterci altri padroni.-

- Ma saranno padroni più giusti, Mercedes! Hanno provato che cosa significa essere sfruttati!- 

- Davvero? Quanti ne conosci che dopo una promozione in fabbrica diventano più tiranni dei padroni? Non ne sono così sicura, Pablito, non mi piace.-

Lui pensava che lei fosse socialista, ma in verità nemmeno Mercedes sapeva che cosa fosse davvero. Ad essere sincera, le sembrava di non appartenere a nulla di politicamente esistente. 

Si sentiva indipendente, libera di pensare, e le piaceva da morire.

Conoscere Federico le aveva cambiato la vita. Era un uomo molto più grande di lei, ma i suoi occhi scuri e tormentati l’avevano conquistata fin dal primo momento in cui l’aveva incontrato. Non ne era mai stata attratta - come lo era stata da Pablito - ma ne aveva subìto il fascino. 

L’aveva incontrato una volta durante uno dei suoi spettacoli itineranti, mentre osservava con interesse la sua compagnia teatrale rappresentare uno dei classici spagnoli. 

Era avvolto nella sua tuta azzurra, l’aria assorta. 

Era il Trentuno, o forse il Trentadue. 

Erano passati pochi anni da allora, ma erano bastati a rendere Mercedes una persona d’interesse.

Ne aveva viste tante, nella sua giovane vita. Era nata nel 1916, nel bel mezzo della Prima Guerra, aveva passato l’influenza Spagnola nel 1918 e la crisi del 1929. Si poteva dire che era nata con la guerra, l’inflazione e con la modernizzazione spinta dall’industria bellica, che però nei suoi amati campi fuori città non era mai arrivata del tutto. La sua famiglia era sempre stata in difficoltà economica da che aveva memoria e lei aveva visto il suo futuro seriamente compromesso, ma Mercedes non era una di quelle povere ragazze che restano sedute ad aspettare che il loro destino si compia. 

Mercedes era una di quelle persone che prendono in mano la loro vita e la portano dove desiderano, o almeno ci provano, e le sue energie e la sua inventiva l’avevano portata ad appassionarsi alla letteratura e alle lingue straniere.

La sua famiglia era sempre stata fiera di lei. Anche se istruire una donna era molto inusuale, avevano assunto un’insegnante privato. Mercedes lo aveva sempre considerato un noiosissimo bigotto, ma era quanto di meglio i suoi genitori si potessero permettere e quanto di meglio una ragazza povera potesse desiderare.

Studiare era stata una delle tante iniziative che aveva intrapreso sotto l’influenza e il consiglio di quell’uomo avvolto in una tuta azzurra. 

Per colpa della sua fervente attività politica, però, Mercedes aveva dovuto compiere qualche miracolo di giocoleria per non ficcarsi nei guai, senza mai pentirsi di aver sventolato la bandiera quando il re Alfonso XIII se ne era andato in esilio ed era nata la Seconda Repubblica.

Aveva solo quindici anni, all’epoca. 

La nave rollò forte e si domandò come mai l’oceano, quel giorno, non potesse essere clemente con lei. Anzi, sembrava accanirsi, come se non volesse farle lasciare il suo paese.

Si sentiva in colpa, oh, sì. Lasciare la Spagna era una necessità, e lo riconosceva, ma lei lo aveva vissuto come un vero e proprio tradimento, anzi, un duplice tradimento. Se ne stava andando, abbandonando la sua nazione al suo destino. Qual era, però, il suo destino? Quale sponda del grande fiume della Storia la Spagna avrebbe scelto per il suo futuro? Mercedes sapeva che il suo paese era come una pentola di fagioli messa sul fuoco. Borbottava, borbottava, sotto il coperchio, e di tanto in tanto usciva uno sbuffo di vapore da un angolo, ma il problema vero era dentro il pentolone. 

Il tempo di sollevarlo e il contenuto sarebbe schizzato fuori da tutte le parti.

A lei era bastato udire i borbottii. Un richiamo del precettore, poi un avvertimento nemmeno troppo velato. La perdita della clientela nel negozio dei suoi genitori. Il gruppo di ragazzi che l’aveva seguita verso la sua casa. Il fienile in fiamme. La giacca stracciata di suo padre dopo essere andato a pescare. Sono caduto, le aveva detto, ma lei non ci aveva creduto. 

Gli scogli non lasciano i segni dei polpastrelli sul collo. 

I suoi lavoretti di sartoria ridotti al minimo, le ripetizioni praticamente scomparse, e il poco che era rimasto non bastava per permetterle di mantenersi. Soltanto le sue performance di flamenco continuavano ad essere apprezzate, anche se con esse erano aumentati anche commenti che avrebbero meritato un paio di calci dove sapeva lei, meglio se coi tacchi per ballare. 

Il gruppo di ragazzi l’aveva seguita persino in quell’occasione, e mai Mercedes aveva avuto più paura in vita sua. Bastava guardare le loro facce per capire che non avevano buone intenzioni. Pablito l’aveva aiutata, ma a differenza delle altre volte, in cui lui le aveva parlato come una sua pari, i suoi commenti avevano rasentato il biasimo. 

- Che ti sei messa in testa? La politica non è per donne. Devi conoscere la filosofia, per creare la nuova società, ma il tuo ruolo è in casa. Lascia agli altri la diplomazia. Non è cosa, non si può fare. Pensi davvero che qualcuno ti darebbe retta? Questa non è la tua macchina da cucire, Mercedes. Non stupirti, poi, se ti accade qualcosa. Te la sei cercata.-

Le sarebbe piaciuto tanto vederlo, lui, il grande politico, seduto alla sua macchina da cucire.

Quello che l’aveva spaventata di più, però, era stata la tremenda somiglianza di quelle affermazioni con le idee dell’estrema destra, quelle che gente come Pablito, in teoria, avrebbe dovuto combattere.

La stessa estrema destra che aveva fatto male a Federico. 

Pablito aveva commesso un grosso errore trattandola in quel modo, ma soprattutto Mercedes sapeva che lui l’aveva apertamente sottovalutata, e che se ne sarebbe pentito. Aveva sempre pensato che le donne fossero di gran lunga peggiori degli uomini. Più subdole, più pettegole, più vipere. Un uomo poteva anche essere fisicamente forte, ma non aveva alcun potere contro la maldicenza e il pregiudizio. Quella è la forma più grande di potere. Basta che qualcuno pensi male di te per perdere tutto. Una parola piazzata nel momento giusto e puf! Il tuo lavoro scompare. La tua famiglia si autodistrugge. Lei lo sapeva bene, era quello che le avevano fatto. Le avevano scavato il vuoto intorno, ma Mercedes era altrettanto brava. Non avrebbe reso loro pan per focaccia, no, non era il tipo. Avrebbe giocato un’altra partita, molto più efficace, forse, della mera vendetta. 

Lei sapeva perfettamente quando era il momento di ritirarsi. 

Che il nemico pensi pure di avere vinto. Mercedes aspetterà dall’altra parte del fiume, pronta ad attaccare il ponte. 

Chi ha detto che la diplomazia è roba da uomini, quando le donne sono molto più brave con le parole?

I suoi obiettivi adesso erano principalmente due: mettere al sicuro la sua famiglia e restare a guardare, sparendo discretamente alla vista. Suo padre era stato un liberale, amico di liberali. Forse era per questo che Mercedes si sentiva così, senza confini politici, senza il bisogno di appartenere per forza ad uno schema predefinito. Il suo povero papa aveva da tempo abbandonato la politica, che lui giudicava un errore di gioventù - la politica dovrebbe essere alta, Mercedes, ricordatelo sempre. Peccato che ad oggi sia tutto l’opposto, diceva sempre il suo papà - ma non tutti i suoi compagni avevano compiuto le stesse scelte. Uno, in particolare, le aveva fornito un contatto in Francia, che l’aveva reindirizzata presso un suo amico in Germania, che l’aveva rimandata a sua volta presso un altro liberale in Inghilterra. Pareva un soggetto burbero, dal nome strano, che le ricordava qualcosa, ma non sapeva bene che cosa. 

Le aveva scritto personalmente, offrendole una grandissima possibilità. 

Mia cara Mercedes, ti ammiro molto, le aveva scritto, con la sua grafia fitta fitta e un poco disordinata. La tua determinazione nel perseguire il tuo obiettivo di imparare le lingue straniere è ammirevole. Sono certo che, un giorno, le tue traduzioni faranno il giro del globo. In particolare, la tua idea di perfezionare l’inglese è audace, e non sai quanto io apprezzi l’intraprendenza. Sarò ben lieto di aiutarti in questo. Mi piacerebbe se tu volessi trascorrere un qualche periodo qua con me, a Londra. Potrai parlare inglese quanto vorrai, ed avrai accesso a tutta la mia biblioteca. Ti suggerisco anche, per approfondire i diversi dialetti e lingue locali, di seguirmi in un viaggio che ho intenzione di compiere in Scozia. Ti spiegherò tutto non appena ci vedremo. Si fa qualunque cosa per la famiglia, lo sai.

In pratica, quell’uomo le stava fornendo un’occasione per lasciare la Spagna a tempo indeterminato con la perfetta copertura: uno scambio culturale. Poco importava se i suoi studi l’avevano portata piuttosto lontano dalla letteratura inglese. La storia di imparare lo scozzese, poi, era una gran bella trovata. Era chiaro che non aveva alcun interesse a parlarlo. Era un modo per dire che lui sarebbe partito, e che lei lo avrebbe seguito, in che termini, glielo avrebbe fatto sapere.

Non sapeva molto di lui, ma quell’uomo le piaceva. Aveva acquistato tramite amici fidati dei biglietti di sola andata per l’Inghilterra. Il suo viaggio era stato approvato persino dal suo insegnante privato, che non aveva individuato un’opportunità migliore per liberarsi di lei, in ossequiosa conformità alle idee che il nuovo governo aveva riguardo le donne. 

Mercedes aveva fatto le valigie ed era partita, di notte, su una nave che avrebbe attraversato la Manica per portarla verso un paese straniero, senza avere la più pallida idea di quando avrebbe potuto fare ritorno. 

Da quando la voce della sua partenza si era diffusa, gli affari della sua famiglia erano tornati alla normalità. Era più che evidente che era lei l’elemento di disturbo. Mercedes non se ne fece un cruccio. Probabilmente, quando sarebbe tornata il suo nome e le maldicenze sul suo conto sarebbero state dimenticate. 

Le persone hanno la memoria più corta di quanto piaccia loro credere.

Il senso di colpa per la sua fuga improvvisa la faceva stare male, come se avesse commesso un crimine, un enorme tradimento, ma Mercedes sapeva che non avrebbe mai potuto fare altrimenti. Forse, avrebbe avuto un controllo migliore della situazione dall’estero, dove avrebbe avuto un quadro completo dell’andamento politico del continente. A Londra, avrebbe incontrato altri che, sicuramente, le avrebbero fornito gli strumenti utili per poter combattere quella strana guerra intestina, quel convulso gioco di correnti che il suo paese stava attraversando. 

Era tutto il resto, che bruciava. Il tradimento ulteriore di essere stata abbandonata, ferita, denigrata da chi le aveva offerto la propria amicizia. Per quale paese stava combattendo, lei? 

Lei avrebbe combattuto per la Spagna, avrebbe dato la vita per essa, ma la Spagna, avrebbe mai combattuto per lei? L’avrebbe protetta o l’avrebbe ricacciata nell’ombra, ignorata, denigrata, magari perseguitata? La Spagna avrebbe mai riconosciuto il suo impegno, o l’avrebbe trattata come tutti la stavano trattando in quel momento? Torna alla tua macchina da cucire sei stata brava ma non è cosa non si può fare?

Sospirò, cercando di non vomitare sulla branda.

Federico lo aveva detto al Sol, al giornale, poco prima di morire. Mercedes aveva annotato le sue parole su un taccuino, per non perderle, portarle sempre con sé.

Quando gli avevano offerto asilo politico in Colombia e in Messico, Federico aveva risposto:

Io sono uno Spagnolo integrale e mi sarebbe impossibile vivere fuori dai miei limiti geografici; però odio chi è Spagnolo per essere Spagnolo e nient'altro, io sono fratello di tutti e trovo esecrando l'uomo che si sacrifica per una idea nazionalista, astratta, per il solo fatto di amare la propria Patria con la benda sugli occhi. Il Cinese buono lo sento più prossimo dello spagnolo malvagio. Canto la Spagna e la sento fino al midollo, ma prima viene che sono uomo del Mondo e fratello di tutti. Per questo non credo alla frontiera politica.

Lo aveva detto prima di sparire, avvolto nella sua tuta azzurra, e l’aveva ispirata ancora una volta.

Con molta probabilità, prima di morire, Federico nemmeno ci aveva pensato, alla ragazza tutta ricci neri con cui aveva scambiato due parole a teatro.

Mercedes aprì l’oblò. Gocce d’acqua entrarono in cabina, mentre respirava l’aria di mare, nella speranza di non vomitare.

Se solo la smettesse di piovere e di tirare vento, una buona volta!

  
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