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Autore: Giughi10    01/10/2022    0 recensioni
Primo prompt del Writober 2022 indetto da Fanwriter.it, lista pumpINK
Un uomo si ritrova suo malgrado in mezzo a delle bancarelle, tra cui una di zucchero filato
Genere: Angst, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le luci colorate vengono annichilite dal suo formale completo scuro. Si aggira tra le bancarelle e le attrazioni, aprendosi la via con la ventiquattrore. Borbotta tra sé e sé, il passo costantemente frenato dalla folla festante. Alza gli occhi al cielo, già figurandosi nel silenzio del proprio appartamento. Quel piccolo e quieto cubicolo con il bagno troppo stretto e il cucinotto sgangherato, il corto letto incassato sotto l’armadio. Vuole solo finire di ordinare le ultime scartoffie, così da poter scrivere la relazione da consegnare il giorno dopo. Si può già vedere seduto alla scrivania con i tasti come unico rumore nel monolocale, la birra fredda poggiata sul sottobicchiere, un piatto fumante di… Merda, il frigo è vuoto. E a quell’ora è tutto chiuso. Fanculo al tizio che sul treno lo ha costretto a stare in piedi rubandogli il posto, fanculo a quello stronzo del suo capo, fanculo a questo luna-park che ha dovuto piazzarsi proprio lungo il tragitto più breve per arrivare al condominio! Non vuole aggiungere un altro cartone di pizza alla pila che vegeta a fianco al lavello, cazzo. Spinge via con un sospiro irritato una passante e prende un attimo fiato nello spazio tra due bancarelle. Non poteva andare peggio quella giornata. Si passa una mano sul viso, coprendosi gli occhi che gli bruciano per la stanchezza. Ora la sua meta gli sembra solo un’altra trappola per topi. “Signore, vorrebbe un po’ di zucchero filato?” Con un grugnito infastidito abbassa il palmo quel tanto che basta per osservare il giovane venditore. Ha i capelli tinti di rosa. Un cazzo di rosa pastello. E gli occhiali tondi, manco fosse Harry Potter. “Non ho soldi con me.” Il che è almeno parzialmente vero: avrà forse cinque centesimi dimenticati da eoni nel portafoglio e dubita fortemente che un banchetto del cazzo abbia il pos. “Glielo posso offrire io, se vuole.” Alza un sopracciglio: “Sì, come no.” Il ragazzo prende una banconota rosata dalla tasca e la infila nella cassa. Prima di richiuderla prende qualche moneta che l’uomo non riesce a distinguere e se le caccia nei pantaloni. “Perfetto, te lo preparo subito.” Si porta alla macchinetta e il cliente lo segue. “Perché?” “Lo zucchero filato è buono.” “Allora non sarebbe meglio offrirlo a una di queste bestie di Satana?” Indica con un gesto i bambini che lì vicino strepitano per pescare le paperelle di gomma. “Loro non ne hanno bisogno.” “In effetti mi sembrano già troppo ciccioni.” Li ha osservati con un disgusto malcelato, che subito lascia il suo viso quando incontra lo sguardo del commesso. Quel moccioso avrà a malapena l’età per guidare eppure la sua espressione lo mette profondamente a disagio, costringendolo a distogliere gli occhi. Rimangono in un silenzio teso finché non gli viene avvicinato il bastoncino con la nuvoletta bianca e friabile. “So che esistono giornate terribili. Ma, per favore, non dica più… cose simili. La vita fa già abbastanza schifo così, no?” Rimane un attimo a fissarlo: le luci si riflettono nelle lenti degli occhiali e quindi non riesce a comprendere la sua espressione. L’altro dopo un paio di secondi aggiunge: “Si goda ciò che è bello invece di sputare veleno sugli altri…” Lo vede mordersi il labbro, prima di alzare il capo e rivolgergli un sorriso di circostanza: “Buona serata, signore.” “Buona… buona serata.” Si avvia nuovamente attraverso la calca. Mano a mano che procede lungo il parco l’affollamento diminuisce, fino a che non rimane praticamente solo, con al massimo qualche coppietta che torna verso casa. Si siede su una panchina illuminata da un lampione, poggia la ventiquattrore vicino a sé e strappa un batuffolo di zucchero dalla matassa candida. Gli si scioglie sulla lingua. Si ritrova a singhiozzare. Manda giù un altro ciuffo e grosse lacrime gli rigano le guance. Rimane lì, tra i bocconi dolci e il pianto amaro.
   
 
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