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Autore: MaryFangirl    02/10/2022    0 recensioni
Nel buio, i loro sguardi si incontrarono e si sorrisero. Lì non c'era bisogno di alcuna maschera né finzione.
[Bruno/Camilo]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Bruno Madrigal, Camilo Madrigal
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Sono molto contenta di aver scritto la mia prima Brumilo, in occasione del Flufftober 2022 indetto dalla pagina Facebook 'Es de fanfic'. Sono riuscita a trovare qualche stralcio di ispirazione, grazie a questa ship che al momento è sicuramente al top dei miei interessi.
 
Attenzione: anche se in questa fanfiction non c'è alcuna descrizione erotica dettagliata, tratta di una relazione di natura romantica (e, pur non resa esplicita, sessuale) tra zio e nipote. Se la tematica non è di vostro gusto o non vi mette a vostro agio, sconsiglio di proseguire. Tutti i personaggi coinvolti sono maggiorenni.
 
Grazie a chi vorrà dedicare la sua attenzione, buona lettura.
 
 
"Un ballo in maschera" era stata la proposta entusiasta di Dolores, quasi casuale, durante un raro momento di silenzio in cui quasi tutti riflettevano sull'organizzazione della successiva festa che aveva come protagonista il fidanzamento tra la primogenita di Pepa e Felix e Mariano.
 
Diverse paia di occhi si erano spostate su di lei, tra curiosità e perplessità, ma i dubbi non avevano smontato la ragazza che aveva aggiunto, convinta:
 
"Sarebbe bello se tutti partecipassero indossando una maschera che li renda quasi irriconoscibili, mi sembra così affascinante!"
 
Sia perché nessuno al momento aveva avuto un'idea migliore, sia perché non sarebbe comunque risultato corretto contestare la scelta della festeggiata e futura sposa, i Madrigal avevano acconsentito.
 
Da lì, come per ogni occasione di celebrazione, era stato un susseguirsi di preparativi e caos.
 
I Madrigal si divertirono tanto quanto stressarono nell'ideare le maschere da indossare alla sera della festa, andando anche a cercare in biblioteca volumi sull'argomento e sbizzarrendosi con la creatività.
 
Così, tra le nuvole temporalesche di Pepa e le conversazioni di Antonio con i suoi amici animali, giunse la vigilia della grande serata, e mentre Camilo si dirigeva in camera sua fu attirato da una voce squillante.
 
"Ti prego, mostrami la tua maschera!"
 
"No, la vedrai domani!"
 
"Per favoreee, solo una sbirciatina..."
 
"Ho detto di no! Insomma, ragazzina, smettila di insistere!"
 
Camilo sogghignò, avvicinandosi alla fonte della diatriba. Mirabel stava evidentemente stressando Bruno affinché le facesse vedere cos'aveva preparato per l'indomani e l'uomo stava faticando non poco per tenere la porta chiusa ed evitare intromissioni di quell'adorabile impicciona.
 
Dopo aver assistito in silenzio all'innocuo bisticcio tra i due, decise di intervenire in aiuto del povero zio sul punto di essere travolto dall'uragano Mirabel.
 
"Ehi cugina, Antonio ti stava cercando..."
 
"Oh, davvero?" Mirabel sgranò i grandi occhi scuri e si sistemò gli occhiali in un gesto automatico.
 
"Sì, sembra voglia realizzare qualche ricamo a tema leopardo...o qualcosa del genere. Nessuno qui dentro è un sarto bravo come te, e sai che Antonio adora tutto quello che fai" prese abilmente la strada della lusinga ed esultò internamente davanti all'aria soddisfatta della giovane, che si schiarì la gola senza celare il suo compiacimento.
 
"È vero, sono brava...e non posso dire di no al piccolino...però, la maschera di Bruno..." lanciò un'occhiata a Bruno, che nel frattempo aveva sperato di essere dimenticato.
 
"Ah, insomma..."
 
"Devi aspettare meno di 24 ore per vederla. Credi proprio di non farcela?"
 
"Ma..."
 
Camilo prese istantaneamente le sembianze del fratellino, rivolgendo a Mirabel due occhioni irresistibili con cui era sicuro l'avrebbe conquistata. "Non vuoi far aspettare questo faccino, vero?"
 
"Ah...no, non posso! Per questa volta sei salvo, zio Bruno, ma sarà meglio che la tua maschera sia una bomba!" Mirabel puntò Bruno con indice quasi minaccioso, e quando si voltò per andarsene borbottando, Camilo la scimmiottò trasformandosi in lei e imitando il gesto che aveva appena fatto.
 
Quando smise di sghignazzare, osservò Bruno, che iniziava a rilassarsi.
 
"Suppongo di doverti ringraziare" disse Bruno alzando rapidamente gli occhi al cielo.
 
"Sì, direi proprio di sì. Sai che difficilmente Mirabel si arrende"
 
"Oh, lo so bene...probabilmente se non fosse stato così, a quest'ora non sarei qui" disse Bruno con una punta di affetto e dolcezza, non avrebbe mai ringraziato abbastanza sua nipote per ciò che aveva fatto per lui e la famiglia.
 
"Allora...non posso vederla nemmeno io questa maschera? Perché tanto mistero?"
 
"Beh...perché come hai detto, bisogna aspettare solo fino a domani, altrimenti che divertimento c'è?"
 
"Ok, ok, non scaldarti" Camilo alzò le mani in segno di resa e di invito alla calma, anche se era abbastanza divertente vedere Bruno alterarsi. Bastava davvero poco.
 
"Piuttosto, ho sentito che la tua maschera è piuttosto bella...e l'hai decorata tu stesso, vero?" lo sguardo di Bruno ora si fece caldo e avvolgente. Non servì altro perché Camilo si sentisse arrossire, e istintivamente si toccò i capelli.
 
"Uhm...non è niente di che...sono sicuro che la tua sia molto migliore. Non sono un grande artista"
 
A Camilo non piaceva la falsa modestia, e infatti era consapevole delle proprie qualità e del proprio aspetto. Si piaceva, ma il confine con la presunzione era labile, e non era comunque il tipo da decantare le proprie lodi o vantarsi. Inoltre, anche se si cimentava con il disegno e la recitazione - attività di cui si era riscoperto amante soprattutto grazie a Bruno - non si riteneva eccezionale. E poi, con Bruno che lo guardava così era difficile rimanere composto e sfoggiare grande sicurezza in sé.
 
"Ti darò la mia opinione domani sera" disse Bruno con calma, tornato pienamente padrone delle proprie facoltà, e nell'istante di silenzio successivo sollevò la mano e scostò delicatamente una ciocca ribelle dalla fronte di Camilo. Un gesto inutile dato che la ciocca tornò subito dov'era, ma Camilo non ci badò affatto, e ancora meno quando le dita di Bruno scesero sulla sua guancia liscia e accaldata, sfiorando infine il tenero lobo del suo orecchio.
 
Qualche secondo dopo qualcuno gridò che la cena era pronta e Bruno fu il primo a dirigersi in sala da pranzo, mentre Camilo ci mise qualche minuto a ricomporsi e a unirsi alla famiglia.
 
 
 
Tutti avevano aderito con entusiasmo alla festa in maschera. In moltissimi avevano preparato maschere meravigliose, addirittura bizzarre, mentre altri avevano optato più sobriamente per modelli più semplici che coprivano solo la parte degli occhi.
 
Dolores era chiaramente raggiante mentre osservava il fiume di persone arrivare a casa Madrigal, fiammeggiante nel suo abito rosso fuoco e i capelli che aveva deciso di lasciare sciolti, accompagnata dal futuro marito che, vestito di bianco, si sforzava di riconoscere chi si celava dietro le maschere per poi salutare affettuosamente.
 
Tutti, proprio tutti si godettero la festa.
 
Da quanto i poteri erano tornati, le cose erano cambiate drasticamente, e pur continuando a essere d'aiuto alla comunità di cui erano i punti di riferimento, i magici membri della famiglia Madrigal non vivevano più soltanto per sfruttare i loro doni. A Luisa non veniva più richiesto di muovere abitazioni o ponti, né di caricarsi in spalla dozzine di muli, Julieta non passava più tutta la giornata a cucinare se una ferita poteva guarire con una pomata o applicandovi un cerotto, Dolores poteva raccogliersi in camera sua, ora totalmente insonorizzata, per ritrovare la pace e il silenzio.
 
Camilo riteneva che il proprio potere non fosse così stancante come quello di altri, anche se a volte in passato si era sentito un po' stufo di trasformarsi ogni secondo in una persona diversa, per quanto gli piacesse rendersi utile ed essere al centro dell'attenzione. Davanti allo specchio si divertiva ancora ad assumere le sembianze di chi gli pareva, soprattutto della versione grande, grossa e inquietante di Bruno, che non corrispondeva affatto a quella reale, ma era comunque esilarante, specialmente quando sorprendeva lo stesso Bruno in quella mise e lo spaventava all'improvviso.
 
L'atmosfera della festa in maschera aveva qualcosa di magico. Erano le stesse persone che si vedevano quotidianamente, ma in questa circostanza era difficile riconoscersi, senza poter vedere pienamente i volti e facendo affidamento su gesti tipici, modi di camminare, la voce in molti casi veniva alterata dalle maschere, ed era uno strano spettacolo la visione della folla senza volto che ci prendeva gusto, sentendosi più libera che di solito.
 
Dolores, dalla maschera che le lasciava libere le labbra rosse, sorrideva soddisfatta della propria idea, librandosi come una colomba in lunghe danze con il futuro marito.
 
Camilo si scatenò a sua volta nel ballo, dopo aver constatato che passare lungo tempo con la maschera sul viso non era poi così scomodo, anche se sentiva abbastanza caldo. Era elettrizzante anche per lui una serata in cui non doveva continuare a mutarsi in chiunque, non ce n'era bisogno, poteva essere se stesso senza dover far divertire gli altri, perché tutti si stavano dilettando senza necessità delle sue performance.
 
Ballò con Mirabel, che aveva riempito la sua maschera di ricami dai toni del viola e del blu, con Isabela, che aveva contribuito alle decorazioni con cascate di strani fiori multicolori, con i suoi genitori, con alcuni amici e amiche di sempre.
 
Quando si sentì abbastanza stanco e desideroso di fermarsi un minuto, si guardò intorno, anche se in realtà non aveva mai smesso di farlo. Non aveva ancora visto la figura che cercava continuamente con discrezione e, anche se non conosceva il soggetto della sua maschera, sapeva che l'avrebbe riconosciuta.
 
Come se l'avesse evocata telepaticamente, con la coda dell'occhio scorse una sagoma che sembrava fluttuare tra le altre. Silenziosamente e diffondendo unicamente un'essenza che le narici di Camilo conoscevano bene, il protagonista che abitava quasi monopolizzando i suoi pensieri si faceva strada tra gli ospiti presenti, suscitando lieve timore e curiosità con l'abbigliamento semplice ma d'impatto che indossava. Un ampio mantello nero accompagnava i suoi movimenti con grazia, il suo viso era totalmente nascosto sia dalla maschera bianca, peculiare rispetto alle altre in quanto aveva la parte più bassa deformata e allungata, e anche i capelli erano poco visibili per via del cappello a tre lati rialzati.
 
Continuò ad aggirarsi per la sala come un fantasma, senza scambiare parola con nessuno, poi si avvicinò a Camilo che lo fissò con occhi larghi; gli parve di ricevere un cenno e come i topolini del famoso pifferaio, lo seguì fino all'esterno della casa. Il lungo mantello che arrivava a sfiorargli le caviglie non si fermò finché non raggiunse le pareti posteriori dell'abitazione, poco lontano da una finestra aperta che permetteva di ascoltare il vociare, la musica e il tintinnio dei bicchieri dall'interno.
 
Camilo e la maschera bianca rimasero fermi qualche secondo a scrutarsi, poi il giovane sollevò leggermente la sua copertura e inspirò l'aria fresca ma piacevole della sera.
 
"Non ho mai visto una maschera del genere...come hai fatto a idearla?"
 
La vacua espressione della maschera bianca rimase un altro paio di secondi, poi venne alzata e Camilo finalmente vide il sorrisetto di Bruno e i suoi occhi verde scuro.
 
"Non posso prendermi tutto il merito...questa è una bauta, tipica maschera del carnevale veneziano. La sua particolarità è che quest'allungamento permette di parlare senza farsi riconoscere perché la voce viene deformata, inoltre si può bere e mangiare senza bisogno di rimuoverla"
 
Camilo emise un leggero fischio di ammirazione.
 
"Però...hai fatto le tue ricerche! Anche il resto del costume immagino sia tradizionale"
 
Bruno allargò i lembi del mantello e si guardò, risultando alquanto fiero. "Beh, sì. In dieci anni dietro le mura, mi è capitato di sgattaiolare fuori e recuperare qualche libro in casa...ho avuto modo di studiare in così tanto tempo e sono rimasto affascinato da Venezia e dal suo carnevale che ha resistito nei secoli"
 
Camilo lo ascoltò interessato, poi adocchiò la propria maschera e fece una smorfia. "Mmh...la mia in confronto è roba da bambini"
 
Non aveva potuto fare altro che optare per l'oro, il colore che preferiva e con cui aveva dipinto la maschera, aggiungendo i numerosi ghirigori neri senza un reale significato. Sul momento gli era parso un capolavoro, ora la riteneva abbastanza dozzinale, sicuramente nulla di speciale.
 
"Non è vero, è molto bella. E ti dona" la voce di Bruno assunse un tono caldo e di nuovo Camilo si ritrovò rapito dal suo sguardo che lo avvolgeva come una coperta, e lui non voleva altro che accoccolarcisi in mezzo. "Dato che qualcuno di nome Mirabel non mi ha ancora visto...pensavo di trascorrere un momento tranquillo...con te" aggiunse in parte divertito, agganciando un mignolo di Camilo con il proprio.
 
Sul retro della casa c'erano diverse piante e arbusti, piuttosto alti, i quali creavano la giusta penombra.
 
La lieve esitazione che Camilo stava provando cominciò gradualmente a sciogliersi mentre gli sorrideva accondiscendente. Il batticuore si placò, anche se solo un poco.
 
"Penso anche di aver visto Dolores allontanarsi con Mariano da qualche parte...giovani promessi sposi, sai"
 
Camilo sentì il proprio stomaco in subbuglio nel notare gli occhi di Bruno che praticamente si accendevano come fiammiferi. Era un fuoco ancora basso, ma indubbiamente incandescente.
 
"...e, se posso, mi sembra che siano passate un po' troppe ore dall'ultima volta in cui le tue labbra sono state sulle mie..." azzardò in un sussurro che si caricava di desiderio, ma non si sentì sciocco nel pronunciare quelle parole, perché percepiva lo stesso desiderio di Bruno invaderlo come onde tiepide.
 
Bruno si guardò rapidamente intorno, anche se era chiaro non ci fosse nessuno, erano tutti presi dalla festa e dalla musica, fortunatamente per loro, alta. Le voci parevano ora molto vicine, ora molto lontane, ma a questo punto aveva poca importanza.
Bruno gli strinse la mano e lo attirò a sé, avvicinandosi piano alla parete appena accanto alla finestra, chiedendogli silenziosamente un ultimo consenso prima di baciarlo. Probabilmente entrambi avevano pensato a un contatto breve e delicato, ma talvolta tendevano a sottovalutare l'effetto che l'uno aveva sull'altro: Camilo serrò la mano dietro la sua nuca, affondando appena le unghie nella sua pelle, Bruno rilasciò un sottile grugnito e con il braccio lo strinse possessivamente per la vita.
 
Le labbra si aprirono e le lingue si trovarono in una danza che viaggiò su un ritmo che non c'entrava con la musica all'interno della casa, il calore si innalzò come i suoni umidi e schioccanti dei baci che presero a scambiare in maniera inarrestabile, sempre più frenetica e veloce, come una pallina posta su un ripiano inclinato che non può essere fermata; c'era di tanto in tanto una piccola pausa e un altro bacio, e ogni volta che sembrava dovesse finire, nessuno dei due era in grado di separarsi e tornavano a baciarsi, interrompendosi soltanto per quel secondo necessario a riprendere fiato.
 
Camilo ansimò quando con un movimento brusco Bruno lo sollevò da terra e lo bloccò contro la parete, facendo della sua bocca un banchetto di cui sembrava non riuscire a saziarsi. Istintivamente gli agganciò le gambe intorno alla vita e passò le mani tra i suoi capelli, intrecciandovi le dita, tirandoli piano, arricciandoli e arruffandoli, sapendo che quando sarebbe finita, le loro labbra sarebbero state circondate da un alone rossastro di inequivocabile origine. Per fortuna avevano le maschere.
 
La passione che rischiava di incenerirli lì e a breve fu domata con un po' di fatica, l'impetuosità del bacio scemò mentre Bruno gli strattonò un'ultima volta il labbro inferiore, facendolo gemere, e il dolce punzecchio della sua corta barba si spostò mentre lasciava baci fugaci sulla mascella e sul collo. Camilo si protese, sospirando, finché l'idillio non giunse al termine con un bacio sul naso e uno sulla fronte, che riuscirono a sciogliere del tutto il giovane.
 
Si era riscoperto alquanto debole in particolare verso i baci sulla fronte e Bruno era sempre ben lieto di lasciargliene. Lo faceva sentire protetto, e così amato...
 
"Che ne dici?" chiese Bruno con voce molto bassa, per non spezzare l'incantesimo.
 
"Mmh...meglio" commentò Camilo, fintamente poco impressionato, anche se in realtà le gambe gli tremavano ed era un bene che Bruno non lo avesse ancora lasciato a terra.
 
"Ti darei un'altra dimostrazione, ma temo che non riuscirei a fermarmi una seconda volta" disse Bruno, fondendo Camilo ancora una volta con quegli occhi che lo facevano impazzire. Quel modo che aveva di guardarlo, come se lo venerasse, come se fosse in assoluto la cosa più preziosa sul pianeta, come se fosse così importante...Camilo ne era diventato assolutamente dipendente. Nessun altro lo guardava così, sebbene fosse circondato di persone che gli volevano bene, ma niente poteva competere con l'adorazione perfettamente mescolata con il desiderio basico, al limite del primitivo, con cui Bruno lo scrutava, facendolo sentire nudo ancora prima di spogliarsi veramente.
 
Camilo deglutì, cercando di riprendere la sua disinvoltura.
 
"Allora, magari...ora potremo andare a ballare...e più tardi mi darai questa dimostrazione..."
 
Udirono la sonora risata di Abuela, che fu sufficiente a far passare l'attimo di ardore che avevano vissuto.
 
Indossarono nuovamente le maschere, Camilo avvicinò il viso al suo, facendo baciare rapidamente le labbra fredde e insensibili degli oggetti che coprivano i loro volti, poi lo prese per mano e lo ricondusse alla festa, dove Bruno fu istantaneamente rapito dalle nipoti, impressionate ed entusiaste del suo costume tradizionale. Era un bene che probabilmente Dolores fosse troppo impegnata per prestare loro attenzione, altrimenti gli strilli inumani di Mirabel le avrebbero perforato i timpani.
 
Camilo riprese a ballare con gli ospiti, con sua madre, solo brevemente riuscì a rubare Bruno dalle grinfie delle cugine per una veloce danza in cui stettero vicini ma non così tanto da destare alcun sospetto.
 
Molto più tardi, quando il silenzio riprese possesso di casa Madrigal e tutti si ritirarono nelle loro stanze, esausti, Camilo si intrufolò in camera di Bruno, indossando ancora la sua maschera dorata.
 
"Sono qui per la dimostrazione che avevo ordinato..." mormorò, mettendosi quasi a fare le fusa quando Bruno lo intrappolò tra le sue braccia e la porta.
 
Bruno, che si era privato dell'intero costume e indossava solo abiti leggeri per andare a dormire, strofinò il naso lungo il suo collo, raggiungendo l'orecchio.
 
"Così non riuscirò a baciarti, però..."
 
Camilo ridacchiò, ma trattenne il fiato quando avvertì un morso sul lobo.
 
"Dovrai trovare altri modi per soddisfarmi" ansimò, infervorato, sentendo il battito nelle orecchie che quasi lo stordiva tanto quanto la vicinanza di Bruno.
 
Bruno lo sollevò fluidamente in braccio e Camilo non si fece pregare ad allacciarsi a lui come un koala; con andatura tranquilla li condusse al letto, dove si posizionò sopra di lui e inclinò la testa, come riflettendo.
 
"Vediamo se me la cavo...ma sappi che non intendo fermarmi questa volta. Sempre che tu non lo chieda"
 
Subito dopo spense la luce e allo stesso tempo i pensieri di Camilo; si abbandonò al dominio dei sensi, ai baci e alle mani e agli occhi di Bruno. Mai gli chiese di fermarsi, anche quando pensava di perdere la testa nell'estasi.
 
Quando Camilo non resistette più alla voglia di baciarlo, la maschera fu rimossa e gettata sul pavimento in un momento imprecisato. Nel buio, i loro sguardi si incontrarono e si sorrisero. Lì non c'era bisogno di alcuna maschera né finzione, seppero mentre i corpi e le labbra tornavano a cercarsi, nei tremori di un amore che continuava a consumarsi e rigenerarsi nello stesso tempo, con ogni bacio, con ogni respiro condiviso.

 

  
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