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Autore: Baudelaire    02/10/2022    4 recensioni
Chiara ed Eros, una storia impossibile, un amore tormentato, clandestino.
Due anime legate, forse per sempre.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un fruscio sulle lenzuola stropicciate.
Chiara aprì gli occhi. Eros si era mosso e la stava guardando.
“Da quanto tempo mi stai fissando?”
“Da un po’. Pensavo dormissi.”
“Non ho sonno.”
“Neanch’io.”
 
Quanto tempo era passato? Da quanto erano in quella stanza d’albergo?
Chiara non lo ricordava più. Perdeva sempre la cognizione del tempo quando era tra le sue braccia.
Ogni volta, l’unica e sola nota stonata, era l’hotel.
Sapeva di squallido, sapeva di tradimento.
Beh, dopotutto, si trattava di questo. Non erano, forse, amanti? E allora, quale posto migliore di una misera stanza di un motel qualunque? Ogni volta diverso, per non farsi scoprire.
 
“Sei stanca?”
“No.”
Chiara si mosse, stringendosi a lui. Nudi, sotto il lenzuolo immacolato impregnato dei loro odori, dei loro sudori.
Non le sfuggì lo sguardo che lui lanciò all’orologio, fugace, ma non abbastanza per il suo occhio attento.
“Devi tornare da lei?”
“Non da lei.”
“No?”
Eros sospirò. “Lo sai che resterei qui per sempre.”
“Già.”
I loro volti erano così vicini da sfiorarsi. Eros sollevò una mano e delineò delicatamente, con un dito, il contorno di quel volto che trovava perfetto.
Chiara rabbrividì. Era sempre questo l’effetto del suo tocco. Sempre.
Avevano fatto l’amore per ore e ancora non ne aveva abbastanza, ma quando gli prendevano quegli attimi di tenerezza, Chiara avrebbe fatto qualunque cosa per trattenerlo.
Ogni volta le si spezzava il cuore, eppure, ogni volta, quando lui la chiamava, tornava tra le sue braccia. Era quello il suo posto. Il suo posto felice.
 
Avrebbe potuto avere qualunque altro uomo. Un uomo libero, come lei. Vivere un amore alla luce del sole. Trovare la felicità.
Ma Chiara sapeva che nessuno sarebbe stato all’altezza di Eros. Il suo cuore, semplicemente, lo sapeva.
E così si accontentava degli hotel, perché le emozioni che quelle ore le regalavano, ne era certa, non le avrebbe trovate da nessun’altra parte.
 
Eros la baciò dolcemente e lei chiuse gli occhi. Mancava poco alla separazione, e poi non sapeva quando l’avrebbe rivisto.
Li riaprì e gli accarezzò dolcemente la splendida fossetta che aveva sul mento.
Era cominciato tutto da lì. I primi tempi lo chiamava così, “fossetta”, e lui arrossiva e sorrideva.
Era dannatamente bello, dannatamente eccitante, dannatamente misterioso.
E dannatamente sposato.
Ma quando lo aveva scoperto, era già troppo tardi. Innamorata persa, come lui, almeno così diceva.
 
Eros le sorrise. Lo faceva sempre, quando gli toccava la fossetta.
“Ti amo.” – le disse.
“Da impazzire, amore mio.”
Lui sollevò leggermente la testa. “Lo so che, di noi due, sono io quello in difetto. Uno stronzo egoista che tiene il piede in due scarpe.”
Era la verità. Allora, perché non le importava?
“Dovrei prendere una decisione.” – continuò lui.
“Lasciare lei, oppure me.” – disse Chiara, in tono piatto. “Ma non farai nessuna delle due cose.”
Eros si incupì, forse perché sapeva che aveva ragione. Non aveva il coraggio di troncare un matrimonio che durava da 30 anni, un matrimonio morto e sepolto da tempo.
E non trovava nemmeno il coraggio di lasciare Chiara, sapendo che meritava molto più di questo.
Chiara, semplicemente, era diventata il suo respiro. Perderla, sarebbe equivalso a morire.
E forse non meritava che questo. Morire.
“Sto approfittando di te, del tuo amore.” – le disse, angosciato.
“No.” – rispose lei, risoluta. “Potrei rivestirmi, aprire quella porta e dirti addio per sempre. Ma non lo farò. Sai che non lo farò.”
“Perché ti ho irretita.”
“Non trattarmi come se fossi una stupida adolescente, Eros.” – sbottò, irritata.
 
Ma non ci fu nemmeno il tempo di discutere, perché lui doveva tornare in ufficio.
Si rivestirono, con la morte nel cuore.
Eros l’abbracciò stretta, senza dire nulla.
Lei lo lasciò fare.
 
Chiara risalì in macchina, gli occhi celati dietro gli occhiali scuri.
Un’amante qualunque, come tante.
 
Attese che lui ripartisse, con la sua auto sportiva. Il denaro non gli mancava, ma il denaro di Eros era l’ultima cosa di cui le importava.
Solo il suo cuore contava, per lei. Il cuore, che lui teneva ben celato agli occhi del mondo che lo circondava: il mondo degli affari, il mondo della politica, il mondo delle pubbliche relazioni.
Un mondo al quale lei non apparteneva.
Ma non importava, perché il cuore di Eros era suo.
Solo e soltanto suo.
 
Aveva ancora del tempo libero. Passeggiò per la città, il suo odore ancora addosso, sulla pelle, dentro l’anima.
Passò sopra un ponte e si sporse per guardare sotto, verso il fiume.
Un pensiero improvviso si affacciò alla mente. Sarebbe bastato un attimo. Solo un piccolo salto, e le acque l’avrebbero inghiottita per sempre.
Cosa avrebbe provato, lui? Roso dal senso di colpa per il resto dei suoi giorni?
Forse.
 
Ma Chiara non era tipo da suicidio.
Chiara lottava.
Chiara amava.
Chiara viveva ogni istante come se fosse l’ultimo.
 
E avrebbe continuato a farlo, aspettando la telefonata.
Una nuova camera d’albergo.
Una nuova avventura tra le lenzuola.
E amore, altro amore da donargli, all’infinito.
 
Forse, sarebbe stata lei a dire basta, un giorno.
 
Un giorno, ma non ora.
   
 
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