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Autore: Raymox    02/10/2022    1 recensioni
Questa storia è tratta dalla leggenda del lago di Tovel, che si narra si tingesse di rosso una volta all'anno in memoria degli eventi che lì si svolsero.
Parla di due reami e dei due principi che vi appartenevano, le cui vite saranno legate al lago dal destino e da una guerra che li costringerà a compiere scelte difficili e gesti fatali.
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Dal prologo:
"La gente non avrebbe pianto per lui, ma per la perdita della giovane principessa.
Alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di lei sbarrati, tremanti, supplichevoli… eppure incantevoli."
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen, Jo, Scott | Coppie: Duncan/Courtney
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale
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«Dovrai essere più agile di così se vuoi battermi!» la schernì il ragazzo. Aveva stampata in volto l’espressione di chi si diverte un mondo. La sua indole combattiva gli permetteva di godersi ogni scontro, anche se contro una ragazza più piccola di lui. La sua avversaria non aveva più di quindici anni, mentre lui era più grande di un paio.
«Se non sono abbastanza agile è perché ho un pessimo insegnante.» rimbeccò lei. Le gambe le tremavano e teneva a stento la spada tra le mani, ma lo sguardo era fermo. Non avrebbe ceduto facilmente alla fatica.
Tentò un goffo affondo che per poco non le fece perdere l’equilibrio facendola finire nel lago. I sassolini scivolosi sotto ai piedi non aiutavano. Si ricompose boccheggiante e alzò la guardia.
«Almeno spiegami perché dobbiamo allenarci sulla ghiaia. Non riesco a stare in piedi!» gridò esasperata. Il ragazzo appariva rilassato come se finora non avesse compiuto il minimo sforzo e la guardava altezzoso, indispettendola ancora di più. Dopotutto non si aspettava un simile trattamento, anche se era stata lei a chiedergli di insegnarle a usare una spada. Era pur sempre la figlia del re!
«In battaglia non si sceglie dove combattere, Courtney. Forza, riprovaci.» la esortò. Lei non se lo fece ripetere e si lanciò verso di lui raccogliendo le ultime forze rimaste. Ancora una volta il ragazzo evitò l’affondo, ma si ritrovò sotto il piede una roccia umida e perse l’equilibrio finendo in acqua. Courtney non aveva mai riso così forte.
Dovettero attendere che l’uniforme di Scott si asciugasse per cominciare a tornare al palazzo reale. I suoi doveri di guardia erano di controllare che la principessa non si allontanasse dal castello e sarebbe stato difficile spiegare come fosse caduto in un lago distante chilometri.
Il sole si stava abbassando e il cielo assunse delle sfumature rosee, segno che presto si sarebbero dovuti incamminare. Rimasero ancora seduti qualche minuto sulle sponde del lago, mentre le piccole increspature si infrangevano sulle rocce di fronte a loro. Courtney teneva in grembo la spada, sfiorandola con le dita.
«Come mai vuoi imparare a duellare?» le chiese Scott.
«Non mi piace stare rinchiusa nel palazzo a tessere o recitare poesie. Non fa per me.» gli rispose.
«Ma è quello che fanno le dame.»
La ragazza parve quasi offesa e prese a camminare in cerchio, agitando la lama al vento. «Mio padre vuole costringermi a diventare una noiosa signora la cui maggiore preoccupazione sarebbe che vestito indossare per la cena. A me non interessa la vita di palazzo: io voglio essere libera di poter andare dove voglio e fare ciò che mi piace e per poterlo fare dovrei essere in grado di badare a me stessa. Da qui viene la motivazione per le lezioni di scherma». Scott ammirava la determinazione nello sguardo della principessa. Il suo animo fiero era uno dei motivi per cui apprezzava il lavoro che gli era stato dato. Sotto alcuni aspetti erano compatibili.
«Se vuoi posso accompagnarti. Conosco molto bene questi boschi e queste valli; posso farti da guida.» propose il ragazzo. Lei gli lanciò un’occhiataccia e lui sentì il viso arrossarsi. I suoi occhi neri lo incantavano.
«Non era quello che intendevo.» rispose lei stizzita.
Il ragazzo distolse l’attenzione guardando il cielo arancione e disse: «Dovremmo cominciare ad andare; anche a cavallo arriveremo appena in tempo.»
«Non c’è alcuna fretta!» esclamò una voce nascosta tra gli alberi. I due ragazzi si voltarono a osservare la vegetazione dalla quale emerse un uomo sulla quarantina che si avvicinava a passo svelto, seguito da un giovane dai capelli biondi e lo sguardo duro, probabilmente suo figlio, che doveva avere la stessa età della principessa. Gli occhi di Scott andarono subito alle spade che tenevano sul fianco e istintivamente strinse la mano sull’elsa della propria. L’uomo lo notò e tosto arrestò la sua avanzata mettendo avanti le mani. «Non temere, amico. Non sono un malintenzionato, anzi io mi definisco un guardiano. Il mio nome è Christopher, abbreviato Chris, e vigilo su tutta questa bella terra che vedete davanti a voi.» spiegò allargando le braccia per indicare il territorio attorno al lago. Aveva un sorriso pomposo dipinto in faccia e parlava come se fossero conoscenti.
Scott non si fidava di quell’uomo; non aveva mai sentito parlare di un guardiano che vivesse da quelle parti. Lo squadrò da capo a piedi: era vestito con abiti vecchi, ma puliti e aveva la barba rasata come se volesse dare la parvenza di essere un uomo rispettabile. La spada che gli pendeva dal fianco era di ottima fattura, ma un uomo del genere non poteva avere abbastanza denaro da permettersene una. Doveva essere un cavaliere finito in rovina o un brigante che aveva rubato la spada a un soldato. Ad ogni modo, nessuno sarebbe stato tanto ottuso da credere alle sue parole. Il ragazzo sentiva che quello non sarebbe stato un lieto incontro.
«Cosa vuoi da noi?» chiese la principessa.
«Dolce milady, voi saprete senz’altro che un uomo per vigilare ha bisogno di cibo nello stomaco e conio per pagarlo.» cominciò l’uomo mellifluo, ma venne interrotto dal giovane al suo fianco che gridò con la sua voce stridula: «Consegnateci il vostro denaro!». L’uomo lo rabbonì prontamente con uno schiaffo sulla testa. «Silenzio, Jo!» sibilò.
Scott non esitò a estrarre l’acciaio e puntarlo contro i due banditi. Sentì dietro di lui il respiro di Courtney che accelerava.
L’uomo abbandonò le maniere accomodanti, il suo volto si incupì e il suo sorriso si trasformò in un ghigno di scherno. Si avvicinò lentamente alla giovane guardia ed estrasse la spada. «E va bene, ragazzo. Se è così che te la vuoi giocare…».
Scott strinse la mano sull’elsa e incrociò lo sguardo col suo avversario. Sarebbe stato il suo primo vero duello; sentiva il sudore imperlargli la fronte. Si studiarono per un breve lasso di tempo senza distogliere lo sguardo l’uno dall’altro.
Fu il fuorilegge a fare la prima mossa. L’affondo fu talmente veloce che Scott lo deviò appena in tempo; vide delle scintille luccicare a pochi centimetri dalla sua faccia, dove era riuscito a intercettare la lama. Nonostante l’età, il suo nemico aveva una rapidità impressionante. «Non sono molti quelli che riescono a evitare i miei colpi. Forse sto davvero invecchiando troppo per queste cose.» rise e si gettò nuovamente all’assalto.
Il ragazzo faticava a parare e schivare la pioggia di fendenti che gli venivano incontro e qualcuno andava a segno provocando dei tagli superficiali. Non riusciva ad avere il tempo di contrattaccare per il ritmo con cui il brigante lo incalzava. Tutto ciò che poteva fare era abbassarsi, scansarsi di lato o deviare con la spada, ma era difficile muoversi sulla ghiaia in riva al lago; fu la sua sveltezza giovanile a salvarlo il più delle volte. Al suo avversario bastava avanzare gradualmente verso di lui, caricare e sferrare l’affondo seguente.
Dopo qualche istante l’attacco cessò. Scott ansimava, ma la sua presa era ancora salda sull’impugnatura dell’arma, mentre il suo sfidante sembrava esausto. Tirare tutti quei colpi aveva fatto stancare il suo nemico, anche se manteneva un’aria presuntuosa. Il giovane capì che non doveva permettergli di riprendere fiato e ora era lui a lanciarsi alla carica. Sentiva che lentamente il vigore con cui l’uomo parava i suoi attacchi diminuiva e pensava che sarebbe rimasto presto privo di energie. Fu allora che il fuorilegge lo sorprese con un fendente basso che gli ferì il polpaccio.
Scott cacciò un urlo e indietreggiò, poggiando il ginocchio per terra. In quel breve istante di tregua notò la quantità di tagli che ricoprivano il suo corpo. La tunica era ricoperta di macchie rosse e ognuna testimoniava un colpo mortale che aveva evitato. La gamba gli bruciava tanto che non riusciva a rimettersi in piedi.
Il suo avversario si rilassò. «Credevi che un ragazzino come te fosse in grado di battere me? Io non volevo arrivare a tanto, ma tu dovevi farti bello davanti alla tua fidanzata. Lei è la causa della tua sconfitta, non io.» disse indicando la principessa. Lei era rimasta in disparte, troppo intimorita per agire. I suoi occhi erano spalancati e il suo respiro era rapido e irregolare. Se i due briganti l’avessero attaccata, non avrebbe nemmeno toccato la spada che teneva sul fianco.
«Sei stato uno sciocco e come sciocco morirai.» dichiarò l’uomo avvicinandosi alla giovane guardia. Scott non accennava a rialzarsi. Era stato sconfitto e non aveva più la forza di combattere. Non era stato in grado di assolvere ai suoi doveri di guardia personale della principessa. La gente non avrebbe pianto per lui, ma per la perdita della giovane ragazza. Alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di lei sbarrati, tremanti, supplichevoli… eppure incantevoli.
Il brigante sollevò la lama per sferrare l’ultimo colpo.
La sua gamba schizzò zampilli di sangue quando Scott fece pressione per alzarsi, ma quel movimento gli sembrò troppo lento perché l’altro non se ne accorgesse. Riuscì a sollevare la spada e spingere l’acciaio nel petto dell’uomo trapassando cuoio, pelle, carne e ossa. Fece scivolare fuori il metallo e il corpo cadde in terra morto. Il ragazzo si teneva a stento in equilibrio su una gamba.
«Maledetto!» gridò il giovane brigante che fino ad allora era rimasto in disparte, agitando la sua lama in aria. Scott si era quasi dimenticato della sua presenza. Gli bastò volteggiare in aria la sua spada per fermare il suo goffo attacco e colpirlo in volto all’altezza dell’occhio. Lui si portò una mano sul viso con uno strillo di dolore, ma non sembrava volersi ritirare; il suo sguardo era carico d'odio.
Fece per sferrare un altro affondo, ma una freccia gli piombò accanto facendolo vacillare. Tutti si voltarono e notarono un ragazzo che emergeva al margine della foresta con un arco in mano, intento a scoccare un secondo dardo. Era accompagnato da altri due uomini con le spade sguainate in mano. Scott e la principessa non avevano idea di chi fossero e non sembravano indossare un’uniforme alleata. Ipotizzarono fossero altri fuorilegge, ma sembravano puntare al biondo e non a loro.
Il biondo schivò la seconda freccia e cominciò a correre nella direzione opposta verso gli alberi. Il gruppo di uomini lo inseguì e si dileguarono nella vegetazione.
Quando furono scomparsi alla vista, Scott si sentì incredibilmente debole. La testa gli girava e la gamba su cui poggiava gli tremava. Un secondo prima di crollare a terra, Courtney lo afferrò e gli portò il braccio sopra le proprie spalle.
«Dobbiamo andarcene da qui.» farfugliò il ragazzo saltellando su una gamba. Si voltò un istante a guardare il corpo del primo uomo che aveva ucciso. Il sangue era colato sui sassi bianchi fino all’acqua del lago che stava diventando rossa. La cosa che non notò, però, fu la coda di una freccia che affiorava dalla schiena del cadavere.
 
 
 
Angolo Autore:
Ma è consentito tornare a pubblicare su questo fandom dopo più di un lustro? Boh, spero di sì.
È molto strano (strano bello, non strano brutto… si è capito?) pubblicare dopo tutti questi anni qui; è un posto che ho esplorato in tutte le sue sfaccettature per dieci anni della mia vita e ormai vive nella mia memoria da quando ero un bimbetto rotondetto.
Comunque, questa fanfiction è tratta da una leggenda che esiste davvero e, per chi volesse spoilerarsi la trama, si tratta del racconto popolare del lago di Tovel. Questa storia è stata partorita della mia testa molti anni fa e avevo anche cominciato a pubblicarla, ma ho interrotto per mancanza di costanza… sì, sono pessimo. Ma stavolta ho già scritto i prossimi quattro capitoli (un applauso a me che riprendo a scrivere sotto esami, molto intelligente) e ne pubblicherò uno ogni domenica, così avrò il tempo di finire gli ultimi tre.
Probabilmente è una storia strana da vedere su questo fandom e credo che non interesserà alla maggior parte dei lettori, ma è nata da quel bimbetto per essere pubblicata qui e quindi… sì, insomma, eccoci qua.
Mi scuso in anticipo per i personaggi forse un po’ troppo OOC, anche se ho cercato di caratterizzarli il più possibile come personaggi reali.
Ho deciso di pubblicare la storia anche per avere un feedback e per vedere se il mio modo di scrivere potesse piacere; quindi, se avete critiche, commenti o pareri, non fatevi problemi a comunicarmeli.
Ok, questo angolo autore è lungo quanto una flashfic, direi che può bastare. Scusate, avevo tante cose da dire :P
Ci si vede domenica prossima!
  
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