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Autore: cassiana    02/10/2022    6 recensioni
Un segreto in famiglia da proteggere, un clandestino da nascondere a tutti i costi, un nonno e una nipote coalizzati contro un nemico comune. Riuscirà la piccola Candy a sopravvivere?
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Trama, personaggi, luoghi e tutti gli elementi che questa storia contiene, sono una mia creazione e appartengono solo a me.



Titolo: Una nuova compagna
Fandom: Storie Originali
Rating: G
Note: Questa storia partecipa all’iniziativa ALL OF ME CHALLENGE @Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom FB
Cara ONLYKORINE ecco la storia che ti avevo promesso per il nostro scambio. Spero che rispetti abbastanza il tuo prompt, ma soprattutto che ti piaccia!
Prompt: Il protagonista (m/f-bambino, adulto, anziano) porta a casa un animale da compagnia (cane/gatto/furetto/pappagallo/iguana – chi vuoi tu) nonostante sappia benissimo che un suo coinquilino (mamma/papà/marito/figli/amico/coinquilino davvero) sia allergico. Cercherà di tenere nascosto il tutto, fino a quando non succederà che viene scoperto e qui…




Una nuova compagna




"E adesso cosa dovrei farne di te?"

L'uomo anziano osservava con le mani sui fianchi il minuscolo micino tigrato che aveva trovato infreddolito sotto a una siepe del cortile condominiale. Era notorio che il signor Taddeo fosse un uomo dal cuore d'oro, ai suoi tempi aveva gestito un negozio di ferramenta e riparazioni di piccoli elettrodomestici. Sempre pronto per due chiacchiere, un consiglio, una riparazione su due piedi, con le mani ci aveva sempre saputo fare, modestamente. Ma poi l'artrite e tutti gli altri acciacchi della vecchiaia lo avevano convinto a dare via a malincuore la ferramenta.
Il gattino miagolò con voce stentorea richiamando Taddeo ai suoi doveri: lo aveva asciugato per bene e gli aveva messo un piattino di latte davanti, ma il sorianino gli aveva puntato gli occhioni sfrontati addosso come se non sapesse cosa dovesse farci. Taddeo sospirò, gli sembrava di aver letto qualcosa al riguardo. Ciabattando andò al bagno dove rovistò per un po’ in uno dei cassetti fino a che non trovò quello che cercava. Con attenzione svitò l'ago della siringa e la riempì di latte. Si prese il gattino in grembo e lo convinse a attaccarsi al beccuccio della siringa. Con entusiasmo quello iniziò a ciucciare il latte muovendo a tempo le orecchiucce. Taddeo lo guardava con un sorrisino ricordando quando dava il biberon ai suoi figli. Eh, tempi passati ormai: Geremia viveva in città con la famiglia insegnando materie tecniche ed Evelina faceva la bibliotecaria lì al paese. Lei e la figlia Saretta si erano trasferite a casa di Taddeo dopo il divorzio, una storiaccia andata fin troppo per le lunghe secondo il suo giudizio. Eppure, anche se aveva dovuto imparare a gestire nuovamente i suoi spazi di vedovo, con ben due donne alla fine Taddeo era contento di quella sistemazione. Chissà cosa avrebbe detto Silvana di quella situazione: di quello che faceva e pensava la moglie in realtà Taddeo non ne aveva mai saputo molto, tutto preso com’era dalla ferramenta e ora che era vedovo da tanti anni sentiva la mancanza della moglie. Si era reso conto che avevano condiviso un amore tenero, ma senza fronzoli anche un po’ troppo tiepido e forse, anzi sicuramente, Taddeo avrebbe dovuto essere più presente nella vita della moglie senza darla così per scontata. Era per questo che era stato così contento che figlia e nipote venissero a vivere con lui.
Nel frattempo il micino si era addormentato nelle sue mani e Taddeo era rimasto immobile per non svegliare quella creaturina. La porta di casa che si chiudeva rumorosamente lo fece sobbalzare sulla poltrona e Taddeo si raddrizzò nascondendosi il gattino dietro la schiena.

“Nonno, sono a casa! Dove sei? Ah, eccoti. Come mai non sei davanti ai tuoi orologi? Che stai facendo?”

Saretta aveva lasciato cadere lo zaino all’ingresso e aveva raggiunto il nonno in camera sua. Era strano perché di solito lo vedeva alla solita postazione dove era impegnato a riparare i suoi amati orologi.

“N…niente!”

Il gattino si era svegliato e gli si stava arrampicando sulla vestaglia infilzandogli le unghiette nella schiena.

“Sei così strano, sei sicuro di stare bene?”
“Sono solo un po’ stanco. Ora mi faccio due cruciverba e...Insomma non hai i compiti da fare? O quei balletti su tak tak?”
“Si chiama Tik Tok e comunque cos’è che ti spunta da dietro la spalla?”

Saretta si era appuntata le mani sui fianchi e le tremavano le labbra nel tentativo di non scoppiare a ridere nel vedere il gattino ciucciare sfrontato il lobo di un orecchio del nonno. Taddeo si contorse e tentò di staccarsi il micino di dosso senza successo.

“L’ho trovato questa mattina. Era tutto infreddolito e malmesso, volevo solo dargli un po’ di latte e rimetterlo in sesto.”

Saretta sedette sul bracciolo della poltrona e delicatamente staccò il gattino dall’orecchio del nonno, solleticandolo sul pancino e facendogli i grattini.

“Comunque è una femmina.”
“Cosa?”
“E’ una femmina, nonno. Senti non possiamo tenerla.”
“No, no. Infatti pensavo di darla a qualcuno, magari tu puoi scrivere al facebukke se qualcuno vuole un gatto.”

Ma nel dirlo le labbra di Taddeo si incurvarono all’ingiù e dovette pulirsi con foga le lenti degli occhiali. Intanto la gattina aveva preso a zompettare per tutta la camera inseguendo un nemico invisibile. Saretta s’intenerì:

“Volevi tenerla, vero? Ma come facciamo con mamma?”
“Non glielo diciamo?”

Le labbra di Taddeo si aprirono in un sorriso malandrino.

“Nonno! Vuoi contrabbandare un gatto?”
“Eh beh, se tu non glielo dici e io non glielo dico…”
“Ma lo sai che la mamma ci sgamerebbe in un nanosecondo: è allergica!”
“Oh, capperi, mi ero dimenticato.”

Per un po’ entrambi guardarono la sorianina fare le sue buffonate in giro in cerca di un’idea.

"Ufh, non posso chiederlo su face o insta che mamma mi segue, lì. Ma è troppo carina! Mo je faccio un tik tok!"

La ragazza tirò fuori il cellulare dalla tasca e lo puntò sulla gattina che ora stava cercando di arrampicarsi sulla poltrona.
Trascorsero buona parte del pomeriggio a giocare e filmare Candy come l'avevano chiamata. Saretta in onore al vecchio cartone animato e Taddeo come la lavatrice. Infine, ignara dell'origine del proprio nome Candy, dopo essersi saziata con un'altra abbondante siringata di latte, si era addormentata acciambellata su un cuscino del divano. Saretta si era data da fare a cercare informazioni su internet e lei e il nonno avevano stilato un piano d'attacco sul benessere della gattina. Piano che però non prevedeva come affrontare la questione Evelina, la quale di lì a poco sarebbe rientrata a casa. Per il momento nonno e nipote pensarono di nascondere Candy in camera di Saretta, tanto era così incasinata che la gattina avrebbe potuto mimetizzarsi tra le decine di peluche e abiti gettati alla rinfusa e nessuno se ne sarebbe accorto!
Quella sera Evelina aveva percepito un'atmosfera strana in casa: gli sguardi particolari che si lanciavano nonno e nipote, le finestre lasciate aperte di quella stagione nonostante Taddeo fosse freddoloso e prima di Aprile si lamentasse ogni volta che lei arieggiava casa, non lasciavano presagire nulla di buono. Ma più di tutto il naso le pizzicava e sentiva un fastidioso raschietto in gola.

"Eppure non è ancora stagione delle graminacee, proprio non me lo spiego."
"Forse è solo un raffreddore. "

Suggerì Taddeo, ma la figlia scosse la testa soffiandosi il naso.

"So riconoscere un raffreddore da un'allergia, credimi."

Per quella sera il mistero rimase irrisolto e Taddeo se ne andò a dormire con un po' di senso di colpa. Per tutta la settimana successiva Taddeo e Saretta misero in atto una sorta di guerriglia atta a nascondere l'esistenza di Candy, nonostante l'allergia di Evelina rappresentasse l'implacabile spada di Damocle capace di sabotare ogni loro tentativo di celare le tracce della clandestina.
Nel frattempo Taddeo aveva portato la micina dal veterinario, aveva comprato del cibo specifico, nascondendolo nel suo mobile degli orologi dove Evelina non metteva mai le mani, una cassettina chiusa per i bisogni, sabbietta specifica, ciotole e ciotoline, scapicollandosi a buttare ogni residuo nei secchioni in fondo la strada e facendo il gioco delle tre carte affinché tutta quella roba rimanesse nascosta. Candy da parte sua sembrava quasi aver compreso che la sua sopravvivenza dipendeva da quanto fosse in grado di non farsi notare e se ne stava per lo più buona buona.
Ma ovviamente non poteva durare così per sempre. Una sera Saretta aveva lasciato aperta la porta della sua camera e aveva allargato gli occhi come piattini quando si era accorta che il musetto di Candy ne spuntava fuori. Si lanciò di corsa verso la gattina e Taddeo mimò una serie di colpi di tosse particolarmente rumorosi per distrarre Evelina. Un'altra volta lui si era dimenticato di riporre alcune scatolette di cibo di Candy ed Evelina le aveva scoperte, chiedendo spiegazioni. Taddeo aveva finto innocenza:

"Perché, non è il nostro solito tonno?"
"È cibo per gatti, papà.”
"Oooops, ecco perché costava così poco: pensavo fosse in offerta!"

Evelina scosse la testa e lasciò perdere pensando che suo padre stesse iniziando a perdere colpi. Ma dopo una settimana di occhi rossi e lacrimosi e di attacchi virulenti di starnuti Evelina si era decisa a bonificare la casa. Sarebbe successo quel sabato e Taddeo era andato completamente nel panico. Con Candy appollaiata sulla sua spalla, postazione ormai solita per lei, l’anziano si premeva le mani tra loro:

"La butterà fuori, come farà povera piccola: non lo vedi quanto è indifesa?"
"Vedo quanto è paracula: l'hai viziata in modo vergognoso, nonno."

Taddeo si era distratto a fare i grattini alla sua pupilla che aveva acceso il motorino interno fuseggiando fragorosamente.

"Che cosa è quella cosa!"

Evelina era rientrata prima e ora era sulla porta indicando verso il gattino.

"Mamma!"
"Lilina!"
"Mrrrmpru?"

Evelina esplose in una serie di starnuti che la distrassero il tempo necessario perché Candy terrorizzata scappasse a nascondersi sotto la poltrona. Quando la donna riuscì a ricomporsi della gatta non c’era più nessuna traccia e Taddeo e Saretta facevano i vaghi, l’uno trascinandosi senza parere verso la sua scrivania, l’altra affondando la testa nell’onnipresente smartphone.

“Fermo, lì papà! E tu Saretta, mi devi delle spiegazioni!”

La ragazzina sbuffò:

“Ma perchè sempre io! Non c’entro niente stavolta.”

E tornò a spippolare sul telefono. Evelina si rivolse al padre con un sopracciglio sollevato:

“Papà cos'è questa storia?”
“Non so di cosa tu stia parlando!”

Taddeo si aprì in un largo sorriso, uno di quei suoi famosi sorrisi con cui si era cavato d’impaccio più di una volta con la moglie. Ma Evelina sembrò immune al suo fascino presa da un altro attacco di starnuti, così Taddeo in preda ai sensi di colpa andò a cavare Candy dal suo nascondiglio.

“Un gatto, papà, davvero? E’ stata di Sara l’idea?”
“Ma perchè sempre io, di nuovo! Quella è la gatta del nonno.”
“Come sarebbe a dire la gatta del nonno?”

Taddeo raccontò tutta la storia a Evelina la quale s’intenerì nel vedere il padre prendersi così a cuore quella creaturina. Non ci aveva mai pensato molto, ma probabilmente si sentiva solo: non era un uomo molto attivo da quando era andato in pensione e senza dubbio con la ferramenta era stato abituato a vedere sempre molte persone. Forse avrebbe potuto…

“Ma come faccio…etciù etciù…con la mia allergia!”
“Guarda mamma: esiste un vaccino!”

Saretta che aveva fatto le sue ricerche, fosse stata tanto zelante a scuola come con le cose che le interessavano sarebbe stata una studentessa modello, mise sotto al naso della madre il proprio telefono. Evelina inforcò gli occhiali e lesse la pagina internet dove si parlava della messa a punto di un vaccino all’allergia al pelo animale che era già disponibile da qualche tempo.

“Ma qui dice che ci vorranno almeno tre o quattro anni di trattamento!”

Esclamò sollevando la testa e rimase incantata dalla scena che le si presentò: Taddeo con la sua espressione più felice era in poltrona con la micina in grembo, Saretta era seduta a terra e le faceva i grattini sotto al musino, Candy faceva la pasta sulle ginocchia del padre e le sue fusa si sentivano forti e chiare. La micina la guardò e strizzò gli occhi ed Evelina capitolò:

“E va bene: puoi rimanere! Spero solo…etciù…che non me ne dovrò pentire!”
   
 
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