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Autore: Sorventernal    03/10/2022    0 recensioni
Jerico è una sentinella degli inferi, nonostante sia un lavoro inutile da secoli, si troverà a salvare la sua specie dall’assalto delle forze oscure.
Genere: Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Immobile, ai cancelli della guardiola, Jerico crea piccoli cerchi magici a mezz’aria.
Il giovane diavolo è nervoso e il polso gli sta tremando.
«Dovresti essere a posto numero cinquecento-ottantasei,» lo rimbecca una voce.
Jerico si gira di colpo e tutti i cerchi svaniscono, ora la stanza è buia e solo la luce arancione del deserto la illumina.
«Al corso mi han detto di potenziarmi il più possibile prima di iniziare il turno. Per essere pronti a ogni evenienza.»
Lo sguardo di Jerico è rivolto alla sua superiore, l’Arcidiavolo Clarissa, che lo sta rimproverando con le braccia conserte.
Sta seduta a bordo finestra e i suoi abiti succinti creano del desiderio in Jerico che sente tutto il peso della sua gioventù.
«Ma hai visto il deserto in cui siamo? Le sentinelle sono un pro forma da anni. Da quando non esistono più specie senzienti nell’universo siamo rimasti soli. Chissà che non sia la nostra punizione questa,» iniziò a lamentarsi Clarissa incamminandosi verso il suo sottoposto.
«Sei troppo negativa, come sempre,» inizia a replicare Jerico rincominciando i rituali, «siamo gli ultimi esseri senzienti dell’universo, qualche senso lo avrà no?»
Clarissa, ormai di fianco a Jerico, sorride, si avvicina.
Ormai è così vicina che Jerico sente il suo respiro e il suo profumo sensuali.
«Sei proprio sciocco,» sussurra nell’orecchio, «divertiti a sorvegliare il deserto come han fatto in tanti prima e dopo di te.»
«In che senso dopo?» Esclama Jerico voltandosi di scatto.
Invece di rispondere però Clarissa lo bacia a stampo, imbarazzandolo.
«Segreto dei piani alto, numero cinquecento-ottantasei,» dice poi andandosene allegra.
«Segreto eh?»

Sorpassati i cancelli in ferro arrugginito, Jerico si posiziona nella sua guardiola.
Sistemata la spada Voralm, vecchio regalo del padre, il ragazzo si mette a lucidarla. È proprio una bella lama, in grado di tagliare qualsiasi cosa.
Come premesso da Clarissa, dopo ore e ore, la giornata passa monotona.
La concentrazione di Jerico scema via via che il tempo passa e per non annoiarsi il giovane inizia a esercitarsi con la magia nel deserto.
Non ci sono regole a Dite, città infernale, che vietino di uscire dalla guardiola per esercitarsi nel deserto e, a qualche chilometro di distanza, Jerico vedeva che anche i suoi colleghi vicini stavano sollevando grandi polveroni.

Passano alcuni giorni analoghi, in cui Jerico diventa sempre più spericolato, al punto da consumare tutte le sue forze in allenamenti contro avversari immaginari. Aveva persino smesso di creare rituali preventivi all’inizio del turno. Come diceva Clarissa sembravano solo una perdita di tempo.
La diavolessa di tanto in tanto andava a trovarlo, supervisionava tutti le sue guardiole a turni.
A Jerico però sembrava che il suo turno capitasse insolitamente spesso. Non che ne fosse dispiaciuto.
«Ma va’?» rispondeva Clarissa noncurante mentre se lo coccolava ogni volta. 

Al decimo giorno, Jerico si sta guardando attorno.
«Ancora nessuno all’orizzonte,» lamenta, «secondo gli antichi scritti una volta qui arrivavano inesauribili masse di spiriti da imprigionare e consumare come energia per la città… ormai è tutto spento e morto.»
L’immagine di Clarissa che sorride beffarda si formò nella sua mente.
No, non voleva accettare che quella pessimista avesse ragione.
Delle voci di quando ero studente giurano che ogni tanto qualche viandante esiste ancora.
Immerso in quei pensieri, Jerico viene distratto da un forte boato. Proveniente da Est, più o meno dalla guardiola a lui prossima.
«Il trecento-quattro ci sta dando dentro anche oggi, potrei andare a trovarlo, dopotutto sono giorni che sto qua da solo e il mio turno termina tra otto mesi, a star così impazzirò.» 
Tuttavia violare la postazione è un reato e Clarissa non perdonerebbe mai un reato a un suo sottoposto. Ne va della sua posizione di arcidiavolo.
Cosa faccio? Pensava Jerico.
Sta scrutando il deserto. Arancione, infinito e vuoto. Persino le dune stanno ferme.
Anche senza vento, una volta cambiavano costantemente seguendo il passo delle masse. Almeno così dicono le scritture cremisi.
Un secondo boato, molto più forte del primo.
Un suono di corni inizia a farsi sentire ovunque. Suonano una sola nota, molto profonda.
Jerico balza in piedi, il cuore in gola.
Nessuno dei suoi conoscenti ha mai sentito il suono dei corni. Quella è la prima volta in secoli e secoli che viene dato un allarme.
Senza pensarci ulteriormente, la sentinella spiega le ali da pipistrello e spicca il volo.
Avvicinandosi il polverone sollevato viene accompagnato da dei feroci ruggiti.
Una sagoma emerge da quella polvere, attorniata dalle rovine del muro.
Un drago.
No, non può essere un drago, pensa Jerico, solo gli antichi arcidiavoli possono assumere quella forma!
Un numeroso gruppo di diavoli è sparpagliato a destra e manca. Sono tutti a terra, feriti o peggio.
Solo un caparbio duetto sta resistendo.
Clarissa! 
Le sei piccole corna a corona sulla nuca di Clarissa attorniate da un’aurea oscura. Segno che la diavolessa sta dando libero sfogo a tutto il suo potenziale magico. 
Con lei c’è un grosso diavolo avvolto in un’armatura pece piena di punte da cui esce solamente il grande corno frontale.
La battaglia è feroce e il drago affonda colpi mortali con le sue sei zampe e le otto ali. Immune a ogni colpo magico subito dai diavoli, anche le ferite fisiche continuano a rimarginarsi.
«Clarissa!» Grida Jerico buttandosi senza pensare.
Impugna la spada Voralm, cedutagli anni prima dal padre poi scomparso, e si scaglia per decapitare il drago con un colpo alle spalle.
«Fermo stupido!» Grida Clarissa mentre svolazza a destra e sinistra per schivare gli assalti. 
Jerico però non risponde, ormai vicinissimo al suo bersaglio.
«Voralm adesso!» Urla alla sua spada ubbidiente. La trasformazione accade istantaneamente. Da lunga lama rossa e dentata a due mani, l’arma s’assottiglia fino a diventare un lunghissimo filo che raggiunge le sabbie sul terreno.
Il drago, accortosi che qualcosa è alle sue spalle, gira di scatto la testa. le fauci spalancate mostrano delle fiamme azzurre provenire dalla sua gola.
Il fendente di Jerico parte e un’esplosione di fiamme azzurre lo inonda.  
«Jerico!» 
Clarissa ha gli occhi spalancati e resta pietrificata. 
Un grande polverone si leva da terra seguendo la traiettoria della lama.
Tranciata di netto assieme a qualche arto, la testa del drago cade, dissipando le fiamme.
Anche Jerico precipita, ustionato.

«Stupido! Non era questo il tuo posto!» Lo sgrida Clarissa mentre lo stringe al suo petto.
Quel tepore amorevole rincuora Jerico che si mette a sorridere beato.
«Che cosa ridi!? Stupido cinquecento-ottantasei! Per poco non morivi anche tu!»
Jerico guardava in silenzio gli occhi lacrimanti della sua superiore.
«Sorrido perché alla fine avevo ragione. Esiste ancora qualcuno nell’universo!»
Clarissa non sa’ che dire, il giovane ha ragione.
«Questo significa anche un’altra cosa, cara arci diavolessa,» aggiunge il giovane mentre le sue ferite iniziano a guarire, «che se stamattina non mi fosse preparato tutti gli incantesimi di potenziamento necessari a quest’ora sarei morto!»
«Stupido,» replica secca lei.
«Stupida,» risponde Jerico.
I due si guardano con tono severe qualche istante, salvo poi scoppiare in una sonora risata.
«Sarò anche stupida, ma sono felice,» dice lei accarezzando i capelli dal corno laterale di Jerico.
   
 
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