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Autore: hart    03/10/2022    0 recensioni
Regina stringe un accordo con l'Oscuro per sfuggire alla vita che sua madre ha progettato per lei, ma di certo non pensava di finire in un mondo così bizzarro...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Possiamo in quel posto dove ci sono i cavalli?»
Esitò, presa alla sprovvista. 
«Ehm.. sì ma prima dobbiamo prenotarti quei documenti e passare in biblioteca per usare il pc, non so dove sia il maneggio.»
«Va bene.»
Si alzò.
«Passeggiata per digerire?»
«Si, o rotolerò per sempre» rise alzandosi.
Pulì e mise a posto il vassoio, poi la prese per mano e la portò fuori, a passeggiare tra i grattacieli. Regina strinse la sua mano seguendola per quelle strade sconosciute.
«Stai bene?»
«Mai stata meglio» si appoggiò al suo braccio «È tutto magnifico.»
Emma si irrigidì, ma era talmente bello averla così vicina...
«Lo sarebbe se io avessi una vera casa e tutto il resto» mormorò.
«Casa tua è carina mi piace stare lì.»
Il suo sguardo si perse lontano, il passo rallentò appena.
«Credimi, non la penseresti così se avessi visto una vera casa.»
«So come sono, non hai mai visto la mia ma ho rinunciato ad un castello e ad un regno.»
Emma le lanciò uno sguardo rapido.
«Senti, io capisco il fascino di una casa col camino e tutto il resto, ma credimi, avere un divano e un letto veri non è una cosa da sottovalutare. E pure una cucina, magari.»
«Meglio la libertà a qualsiasi altra cosa» disse guardandola con gli occhi colmi di tristezza «La libertà e l'amore sono la cosa più importante che ci possano essere.»
Arrossì e distolse lo sguardo.
«Sì, immagino di sì.»
«Il vero amore vince su tutto» gli occhi le si riempirono di lacrime
Si fermò, troppo amareggiata per poter continuare. Si appoggiò ad una panchina, le spalle curve. 
«Mi piacerebbe riuscire a crederci» mormorò.
«Dovrebbe...ma non so più se sia vero» ammise.
La guardò.
«Mi dispiace.»
«Tu credi nell'amore?»
La guardò, il viso teso. 
«Non lo so. Non credo di sapere cosa sia.»
«È quando non fai altro che pensare all'altra persona, quando anche solo un sorriso fa battere forte il tuo cuore, il pensiero di stare separata da lei ti rende pazzo.»
Continuò a guardarla. 
«E se fosse solo un'illusione?»
«Credo che il cuore non possa mentire.»
Uno sguardo incerto, il viso un po' più roseo. 
«E se l'altra persona non ricambiasse?»
«Pensi di non esserlo?»
Aggrottò la fronte, confusa. 
«Cosa?»
«Senti qualcosa per qualcuno e credi di non essere corrisposta?»
«Forse» mormorò Emma.
«Mi dispiace ti ho monopolizzata per tutto questo tempo, dovresti andare da lui.»
Emma continuò a guardarla. 
«Non è un lui. E...> ma non ebbe il coraggio di continuare.
«Oh... come in quel film che abbiamo visto?» chiese incuriosita Regina
Arrossì e riuscì solo ad annuire abbassando lo sguardo.
«Mi dispiace per quello che ti ho detto, io non sapevo si potesse. Da noi non succede o almeno io non lo so. Ma ho capito tanto guardando quel film e credo che alla fine ci si innamori della persona.»
Alzò gli occhi speranzosi su di lei.
«Lo credi davvero?»
«Si, certo» le strinse la mano «E dovresti andare da lei e dirle quello che provi, non devi stare con me ogni secondo.»
La fissò per qualche istante, poi annuì, il corpo teso come una statua di marmo. 
«Sì, be', il fatto è che...» esitò «Sai non...»
«Hai paura? È normale ma vedrai che ricambierà il tuo sentimento, sei una persona straordinaria» commentò con un sorriso dolce.
Serrò le labbra. 
«Be' non lo so. È una tipa strana, viene da... lontano, non sa nemmeno cosa sia un telefono...» mormorò osservandola.
«Telefono?»
Continuò a guardarla, piuttosto terrorizzata, un sorriso teso che si faceva strada lentamente sulle labbra.
«Ti piaccio io?»
Arrossì ancora di più e abbassò lo sguardo.
«Ehm...»
Regina allungò la mano e strinse la sua senza guardarla.
Emma sussultò e la guardò stupita. Rimase ferma per qualche attimo, poi ricambiò la stretta.
«Tu mi piaci» mormorò Regina imbarazzata.
La guardò esterrefatta. 
«Cosa?»
«Sei molto dolce e gentile con me.»
Spalancò gli occhi per un attimo. 
«Regina, non devi sentirti in debito o obbligata.»
«Non lo faccio, cioè si ma mi piace stare con te. Sei divertente e mi fai ridere.»
La osservò per un po', poi prese un respiro e riuscì a calmarsi un po'.
«Senti, forse stiamo correndo troppo ed è colpa mia. Ci conosciamo appena, tu sarai confusa, sei appena arrivata qui e ci sono un sacco di cose ancora che non sai, e io non voglio farti pressioni. Anche a me piace tanto stare con te, ma non voglio che tu ti senta in debito. Anche perché non lo sei, considerando che stiamo comprando tutto con i tuoi soldi.»
«Si, certo, scusami, ho capito male» disse facendo qualche passo lontano da lei «Possiamo tornare a casa tua? Sono un po’ stanca.»
«Cosa? Perchè fai così? Volevo solo dire che non vorrei che ti sentissi in dovere di... sdebitarti in qualche modo.»
«Lo so, e hai ragione ci conosciamo da poco.»
Annuì sebbene poco convinta. 
«Okay. Andiamo a casa.»
La riportò a casa e si eclissò in bagno per farsi una doccia veloce. Quando Emma uscì dal bagno rimase spaesata dalla sua assenza. Poi notò il biglietto.
“Grazie per tutto quello che hai fatto per me, ti sto condizionando la vita e non è giusto. Forse ci vedremo ancora. Un bacio Regina”
«Merda!»
Si vestì al volo e uscì a cercarla.
 
 
Regina camminava senza meta guardandosi intorno, per poco non finì sotto una macchina e si scusò contro le urla del guidatore. Non riconosceva nessuna di quelle strade, credeva di potersi orientare e invece era stata distratta e non aveva fatto caso a dove andasse. Alla fine si ritrovò in un parco e si sedette su una panchina. Si strinse le braccia intorno al busto iniziando a sentire freddo.
 
Emma girò per mezza città terrorizzata che a Regina fosse successa qualcosa, non avrebbe dovuto dirle niente, l’aveva spaventata e adesso forse era in pericolo… Il suo cuore batteva all’impazzata nel petto mentre ogni scenario possibile si faceva strada nella sua mente, forse aveva avuto un incidente o aveva incontrato qualcuno… Finalmente la vide e si fermò con la macchina inchiodando di colpo. Scese correndo e la raggiunse in un attimo. 
«Regina!»
«Che ci fai qui?» chiese la ragazza tremando.
«Come che ci faccio qui? Che cazzo ti viene in mente di andartene così?» le sbottò urlando ancora spaventata.
«Volevo lasciarti libera, non devi farmi da balia.»
Rimase sconcertata. 
«Regina tu non sei un peso per me!»
«Emma troverò un posto in cui stare e anche un lavoro.»
«No che non lo troverai perché non hai neanche i documenti. Finirai sotto custodia della polizia, e poi non lo so nemmeno io. Ma non sarà bello, fidati di me.» Si avvicinò di qualche passo. «Nessuno ti protegge qui fuori, Regina. Nessuno ti aiuta, finirai a dormire per strada come ho fatto io per tanti anni. Resta con me.»
«Non posso, tu hai già la tua vita non devi accollarti i miei problemi. Saprò cavarmela in qualche modo.»
Le prese le mani.
«Possiamo affrontarla insieme. Io sono sempre stata sola e ti assicuro che fa schifo. Fa davvero schifo.» La guardò con gli occhi leggermente lucidi. «Resta con me.»
«Non puoi badare a me. L'hai detto anche tu no so tante cose e tu non puoi stare sempre dietro a me a spiegarmi le cose.»
«Non ho detto questo. E non sto badando a te, tu te la cavi benissimo da sola. Mi hai salvata da un arresto appena sei comparsa, quindi semmai è il contrario» provò a sorriderle
«Non devi sentirti in debito per quello.»
«Più di quanto pensi, invece. Mi hai salvata, davvero.»
«Quindi vedi ti senti in debito, solo per questo mi tieni e non voglio.»
Scosse la testa con foga. 
«No, Regina, tu hai salvato me e io ho salvato te, perché ti avrebbero mangiata viva per strada, te l'assicuro. Siamo pari.»
«So cavarmela da sola, non sono una principessa da salvare.»
Le sorrise inclinando un po' la testa.
«Però sei una principessa...»
«Ma se neanche mi credi» rise.
Rise a sua volta. 
«Ti credo, ti credo.»
«Non lo fai, ma va bene.»
«Ti credo!» esclamò ridendo.
«È bello qui, ma mi manca la campagna.»
Si guardò intorno.
«Oh, mi dispiace.»
«Non devi, sono felice di essere qui.»
La guardò per qualche attimo. 
«Se vuoi possiamo spostarci. Andare in un posto più tranquillo, in periferia.»
«No, va bene qui» le sorrise.
«Sicura? Perché non sarebbe un problema.»
«No, va bene, davvero.»
«Okay.» Si rannicchiò su se stessa, infreddolita.
Regina rovistò nella busta e ne tirò fuori una giacca per poi poggiarla sulle sue spalle.
«Vedi? Sei tu che ti prendi cura di me.»
«Mi hai preso tu questa giacca.»
«Che c'entra? E poi l'hai comprata tu, io ti ho solo accompagnata nel negozio.»
«Sei sicura che posso stare ancora con te? Appena troverò n lavoro me ne andrò.»
«Non voglio che tu te ne vada.»
«Per adesso cercherò un lavoro poi ne riparleremo.»
Le prese il viso tra le mani. 
«Non andartene.»
Regina la guardò negli occhi arrossendo ed Emma si staccò di colpo rossa in viso.
«Scusa.»
«Di cosa? Non devi scusarti di niente.»
«Non volevo metterti in imbarazzo.»
«Non l'hai fatto, scusami se l'ho fatto prima io…» sussurrò.
«Quando?!»
«Quando ti ho detto che mi piacevi» disse evitando il suo sguardo.
«Ma non... non mi hai messa in imbarazzo.»
Emma scosse la testa.
«Ehm... vuoi tornare a casa?» le chiese poi.
«Sì» camminarono fino alla macchina «Grazie» disse salendo.
«Di cosa?»
«Di avermi cercata.»
La guardò come se fosse matta.
«Credevi davvero che ti avrei lasciata andartene in giro da sola, di notte oltretutto?»
«Non è successo niente.»
«Sei stata fortunata, è pieno di gente pericolosa in città.» Mise in moto e iniziò a guidare
«Mi dispiace, non so cosa ho pensato.»
«Senti, se hai bisogno di un po' di spazio, di stare da sola, va bene, lo capisco, ma la prossima volta dimmelo e ti lascio la casa, vado a farmi un giro in macchina. Non rischiare la vita, okay?»
«Non ho bisogno di spazio credevo lo volessi tu dopo quelle cose che hai detto, del fatto che non ci conosciamo che dobbiamo andare piano e non so neanche a cosa ti riferivi.»
Fermò la macchina davanti al garage e si volò a guardarla.
«No, io non intendevo...» sospirò e si appoggiò al volante. «Scusa, sono un disastro in queste cose.» Si tirò indietro appoggiandosi al sedile. «La verità è che non sono brava con le persone.»
«Non fa niente, ma si sempre sincera con me, se hai voglia di stare sola dimmelo, se faccio qualcosa che ti da fastidio dimmelo, so di non sapere ancora molte cose e so che le mie domande possono sembrare stupide e me ne scuso ma dimmelo e ti lascerò i tuoi spazi.»
«Ma io non voglio stare sola. Sto bene con te. Era tanto che non mi succedeva.»
«Ma dimmelo se dovesse essere troppo» scese dalla macchina. «Anch'io sto bene con te.»
Scese anche lei.
«Okay, te lo dirò.» Aprì il garage e ci entrò con la macchina per poi richiuderlo e accendere le luci. «Hai sonno?»
«Un pò tu?»
«Sì, anche io.» Si cambiò in bagno mettendosi il pigiama e prese un libro. «Buonanotte» le sorrise.
«Emma dormi nel letto per favore non voglio che continui a dormire in macchina.»
«Sto bene in macchina, non preoccuparti. Ci ho dormito per tre mesi prima di trovare questo posto, sto meglio lì che nel letto, fidati» le sorrise.
«Ho degli incubi starei meglio se dormissi con me» le confessò Regina cogliendola di sorpresa.
«Oh. Okay, certo...» Si avvicinò al letto e si sedette sul bordo del materasso.
«Grazie, buonanotte Emma.»
«Buonanotte.»
Emma si sdraiò a pancia sopra, osservando le piccole luci sul muro, capovolte da quella prospettiva. Averla così vicina la faceva stare tesa come un ramo secco. Sentì il respiro di Regina regolarizzarsi segno che si era addormentata e poco dopo la sentì scivolare verso di lei. Emma si irrigidì ancora di più, soprattutto quando il braccio di Regina le cinse la vita. Emma si pietrificò rimanendo immobile per paura di svegliarla. Rimase sveglia per ore ma alla fine crollò stretta nell’abbraccio di quella ragazza misteriosa che era entrata come una stella cadente nella sua vita.
 
Regina aprì gli occhi e si ritrovò una massa di capelli biondi vicino al viso, arrossì e si staccò da lei.
Emma si svegliò e non appena si rese conto che la stava stringendo come un koala si allontanò di scatto. 
«Scusascusascusa...»
«No, è colpa mia sono venuta verso di te e ti ho abbracciata non volevo, dormivo e forse avevo freddo scusami.»
«No, è colpa mia, mi dispiace... Avevi freddo?»
«Non lo so, forse.»
Le sorrise. 
«Ma che coperte avevi a casa tua?»
«Di lana e il camino in camera.»
Aggrottò la fronte.
«E non morivi di caldo?»
«No, stavo benissimo» si alzò dal letto.
Sospirò e poi si coprì la bocca sbadigliando. 
«Compreremo altre coperte allora.»
«No, non ce bisogno, prometto di non costringerti più a dormire con me.»
«Cosa? Ma non mi hai costretta, e poi ho dormito benissimo» ammise arrossendo.
«Cosa vuoi per colazione?»
«Che ne dici di pancake?» disse avvicinandosi già alla cucina.
«Cosa sono?»
«Vedrai.»
Si mise a prepararli e Regina si sedette per osservarla.
Preparò i piatti e mise a tavola anche lo sciroppo d'acero per lei, poi si sedette a terra col suo piatto sulle gambe.
«Assaggia.»
Regina ne tagliò un pezzo di pancake e l'assaggiò.
 «Lo so che lo sto dicendo di tutto ma è squisito.»
Le sorrise compiaciuta. 
«Sono la cuoca migliore del mondo» rise.
«Si, lo sei» le sorrise continuando a mangiare.
Le sorrise ancora arrossendo un po', poi continuò a fare colazione in silenzio.
«Andiamo a fare i miei documenti oggi?»
Annuì. 
«Mh-mh. E poi andiamo in biblioteca.»
«Si?»
«Certo, perchè?»
«Vado a vestirmi allora» si alzò di corsa e si chiuse in bagno
Rimase a fissare la tenda del bagno con una fastidiosa malinconia dentro. Voleva andarsene, era evidente.
Regina uscì poco dopo indossando una gonna fino al ginocchio e una camicetta.
«Come sto?» le chiese con un sorriso.
La guardò un po' troppo a lungo, poi le rivolse un sorriso un po' triste. 
«Benissimo.»
«Stai bene?» le chiese avvicinandosi.
«Certo.» Si alzò e si mise a lavare i piatti e la padella.
«Faccio io tu hai già cucinato.»
«No tranquilla. Inizia a pensare ad un cognome e... quanti anni hai?»
«Ho diciotto anni, cognome sarebbe la casata?»
Si fermò un attimo e la guardò.
«Credo di sì.»
«Non lo so, Mills?»
«Mills?» sorrise. «Perchè Mills?»
«Non lo so, è il primo che mi è venuto in mente.»
Rise.
«Okay, okay. È carino. Regina Mills. Suona bene.»
«Grazie» le sfiorò il braccio con la mano.
Per un attimo rimase ferma.
«Non devi ringraziarmi.» Il suo cuore si strinse all'idea di doverla vedere andare via, di rimanere sola, di nuovo. Ma non poteva e non voleva di certo costringerla a stare con lei.
«Non vedo l'ora di andare in biblioteca, ci saranno tantissimi libri che non ho letto.»
La guardò con stupore. Era per quello che voleva uscire così in fretta?
«Tutti, credo.»
«Lo so» sorrise «Sono così emozionata.»
Non poté fare a meno di sorriderle. 
«Mi vesto allora. Faccio in fretta» disse correndo in bagno.
«Scusa troppo entusiasmo mi dispiace.»
«Ma no, è bello che ti piacciano tanto i libri! Abbiamo qualcosa in comune!» esclamò dal bagno mentre si lavava e vestiva mentre Regina sistemava il letto.
Uscì dopo dieci minuti e la guardò con aria di rimprovero.
«Non dovevi fare il letto.»
«Perchè no? Bisogna lasciare tutto in ordine.»
«No, non qui. Qui puoi lasciare anche un casino» rise.
«Ci penserò.»
Le aprì lo sportello e poi aprì il garage.
«Prima avevo paura di questa... auto? Invece è divertente.»
«Paura?»
«All'inizio non sapevo cosa fosse e va veloce.»
Le sorrise uscendo dal garage. Lo chiuse e tornò in macchina.
«Effettivamente può essere pericoloso, ma solo se guidi male o se qualcun altro lo fa.»
«Sono contenta che lo faccia tu io non saprei da dove iniziare.»
«In teoria ci vuole la patente per guidare, bisogna sostenere un esame eccetera...» Si strinse nelle spalle. «Una gran rottura e costa un sacco.»
«Oh, capisco.»
«Io non l'ho fatto, ovviamente, ho solo fatto fare la patente falsa insieme al resto dei documenti» le sorrise.
«Hai una scappatoia per tutto?»
Rise.
«Quasi.» La vide guardare fuori dal finestrino «Apri il finestrino» le suggerì, indicandole poi la leva.
Regina socchiuse gli occhi all'aria fresca che le scompigliava i capelli.
Le lanciò qualche sguardo mentre guidava.
Parcheggiò in un grosso parcheggio al chiuso qualche minuto più tardi, passando la tessera della biblioteca su un lettore per entrare. 
«Siamo arrivate?»
«Sì.» Scese dall'auto e la condusse verso un ascensore. «Okay, ora entriamo nell'ascensore, in pratica è una grossa scatola che va su e giù per evitare di fare le scale, non ti spaventare.»
Annuì anche se non era molto convinta. Emma premette un pulsante e le porte si chiusero di scatto, Regina indietreggiò d’istinto e quasi urlò quando il pavimento cominciò a muoversi.
«Tranquilla» la rassicurò Emma. Regina era terrorizzata e si aggrappò al braccio della ragazza. Chiuse gli occhi e la strinse di più.
Le accarezzò la schiena per tranquillizzarla, ubriaca del suo profumo. Quando l'ascensore si fermò, le diede una stretta più forte mentre le porte si aprivano. 
«Ci siamo.»
Regina annuì ma tenne gli occhi chiusi aggrappata al suo braccio.
«Puoi aprire gli occhi» le disse all'orecchio.
«Siamo fuori?»
«Un passo e lo saremo.»
Si catapultò fuori da quella scatola con un respiro ancora corto.
Regina la teneva ancora per mano quando si accorse di tutti quei libri.
«Sono infiniti» commentò con gli occhi che le brillavano per l’eccitazione.
Sorrise guardandola.
«Credo ci siano biblioteche molto più grosse di questa al mondo.»
Regina le sorrise e la trascinò vicino agli scaffali.
«E posso prenderli per leggerli?»
«Sì, certo, ma dopo devi restituirli.»
«Va bene» disse iniziando a girare tra gli scaffali e prendendo dei libri.
La osservò, incuriosita. Voleva scoprire che libri le interessassero.
«Non avevo mai visto questi libri» sorride «Quanti posso prenderne?»
Emma si strinse nelle spalle. 
«Conta che hai quindici giorni per leggerli.»
«Va bene, allora prendo questi tre.»
Emma aggrottò la fronte. 
«Leggi in fretta eh?»
«Abbastanza» rise «Posso prenderli e basta? E tu cosa prendi?»
«Dopo passiamo al bancone e li facciamo registrare, intanto vieni con me» le sorrise e ripartì in direzione dei computer.
«Cosa sono quelle cose?»
Emma avvicinò una sedia aggiuntiva e le fece cenno di sedersi mentre lei faceva lo stesso. 
Accese il computer e aprì internet.
«Vedi, qui c'è tutto. La conoscenza globale. Se qualcosa esiste, è su internet, che è una specie di enorme biblioteca accessibile da questi cosi, i computer.»
«Qui dentro c'è tutto questo?»
Si voltò a guardarla col sorriso sulle labbra.
«Sì, c'è proprio tutto.» Tornò a guardare lo schermo e digitò sulla barra di ricerca. Scorse tra i siti e cliccò su quello che le interessava. «Ecco il maneggio.»
«Sembra bello» si avvicinò per guardare meglio «Ma stanno lì dentro?» toccò con le dita lo schermo
Emma sorrise. 
«No, sono solo immagini. Ma qui... vedi? C'è scritto l'indirizzo. Quindi ora sappiamo dove andare.»
«Bene, e quando possiamo andarci?»
La guardò.
«Anche subito se vuoi.»
«Si, certo, pensi che potrebbero assumermi davvero?»
«Intanto andiamo a farci una passeggiata a cavallo, che ne dici?» propose alzandosi.
«Si, mi piacerebbe.»
Passarono al bancone dove registrarono il prestito dei libri e poi tornarono verso l'ascensore. Ci si fermò davanti voltandosi a guardarla. 
«Te la senti?»
Regina annuì sempre meno convinta e le strinse la mano,
Emma la attirò più vicino passandole un braccio attorno alle spalle mentre chiamava l'ascensore. La strinse a sé mentre premeva sul tasto per scendere e per tutto il tragitto, chiuse gli occhi quando iniziarono a scendere.
La strinse più forte finché le porte non si aprirono.
«Quel coso mi spaventa.»
«Mi dispiace... È una grossa scatola tirata su e giù da cavi, se può aiutarti.»
«Forse» disse avvicinandosi alla macchina.
Emma la aprì e si mise al posto di guida. 
«Sai, molte persone hanno paura degli ascensori.»
«Almeno su questo non sono strana» scherzò. 
«Non sei strana, solo che vieni da un altro posto» la tranquillizzò.
«Sono contenta che finalmente mi credi.»
Si strinse nelle spalle.
«Di fronte all'evidenza.»
«Grazie di non pensare che sia pazza...non più almeno.»
«Non devi ringraziarmi. Un po' pazza sei, visto che ti accompagni ad una mezza criminale» disse ridendo.
«Forse lo sono anch'io, il re aveva dato una dote alla mia famiglia per sposarmi.»
Aggrottò la fronte.
«Una che?»
«Dote, sai gioielli, proprietà per ottenere la mia mano.»
Emma rallentò fermandosi al semaforo anche se era appena scattato il giallo. 
«Cioè ti ha comprata?!» quasi urlò.
«Non è proprio cosi, è l'usanza.»
«È un'usanza di merda.»
«Voi vi sposate solo per amore?»
Ripartì con il semaforo verde.
«Oddio, proprio solo per amore no. C'è chi si sposa per soldi, e in alcuni paesi credo si facci come da te. Però in generale sì, ci si sposa per amore.»
«Forse non sempre l'amore vince.»
Le lanciò uno sguardo veloce.
«È vero, però a volte lo fa» sorrise appena.
«Spero che per te sia cosi.»
Arrossì e fissò gli occhi sulla strada.
«Già» mormorò appena.
Parcheggiò poco dopo al maneggio e scese.
Scese e si avvicinò subito ad un cavallo che stava in un recinto «Ciao» disse accarezzandolo.
Emma andò a parlare con il proprietario e pagò una passeggiata per due. Il tizio, un omone con i capelli lunghi e screziati di bianco, fece uscire un cavallo pezzato dalla scuderia e poi si avvicinò a Regina osservando il cavallo che lei stava accarezzando. 
«Si chiama Foresta, se vuoi puoi cavalcarla. Altrimenti ti do quello lì» aggiunse indicando un frisone lì vicino. «Quello è Thor. È uno stallone, un tipo un po' focoso, ma la tua amica ha detto che ci sai fare con i cavalli.»
«Si mi piacerebbe è davvero meraviglioso» sorrise verso Emma.
«Sellalo tu allora mentre io mi occupo dell'altro» le disse l'uomo facendole l'occhiolino. Emma nel frattempo la guardava sorridendo.
Regina iniziò a sellare il cavallo.
«Vieni a vedere non è difficile.»
Emma si avvicinò timidamente, guardando con timore l'enorme cavallo. Regina le prese la mano e l’appoggiò sul cavallo.
«Accarezzalo dolcemente.»
Lo fece, ma la mole di quel cavallo continuava ad intimidirla.
«Speriamo che oggi sia di buonumore questo gigante.»
«Preferisci cavalcare con me? Ti sentiresti più sicura?»
La guardò con stupore.
«Perchè, si può fare?»
«Certo, se vuoi.»
Un po' sollevata, un po' tesa per la vicinanza che si sarebbe inevitabilmente venuta a creare, annuì.
«Okay allora. Non sono mai salita su un bestione del genere, quindi…»
«Allora metti un piedi qui, tieniti pure a me.»
Emma lo fece. Il proprietario nel frattempo si era avvicinato.
«Me lo pagate comunque come un giro per due, non fate le furbe.»
«Sì, sì, tranquillo» sbuffò Emma.
Regina salì dietro di lei.
«Stai bene?»
Emma era avvinghiata alla sella. 
«S-sì...»
«Rilassati, ci sono io» scosse appena le briglie e il cavallo iniziò a muoversi.
Emma si aggrappò meglio alla sella, stringendoci attorno le gambe.
«Fallo andare piano.»
«Ma stiamo andando piano.»
«Ah sì?»
«Sì» le sussurrò all'orecchio.
Emma rabbrividì e rimase aggrappata alla sella nel tentativo di non finire per terra.
«Vuoi provare a tenere le briglie?»
«Non ci penso proprio!»
«Dai provaci, facciamolo insieme.»
«Okay...»
«Prendi le briglie» disse sollevandole appena.
Emma le prese con poca convinzione. 
«Dico, è grosso il quadruplo di me, perché dovrebbe darmi retta?»
«Perchè sa che non vuoi farli del male» poggiò le mani sulle sue. Emma si tese.
«Questo non significa che gli piaccia l'idea che io gli dica dove andare.»
«Devi farlo con dolcezza.»
«Okay, okay...»
«Vedi stai andando bene.»
Emma era rigida come un tronco d'albero.
«Sì, ma tanto per sicurezza riprenderesti tu questi affari?»
Regina lo fece e la guidò verso un laghetto.
«Guarda che bello.»
Sorrise voltandosi a guardarla.
«Finisce che sei tu a mostrarmi il luogo, vedi?»
«Ti va di fermarci qui?»
«Qualunque cosa pur di scendere da questo energumeno!»
Regina rise e scese per poi darle la mano per aiutarla a fare altrettanto. Scese goffamente dal cavallo e poi arretrò rapidamente.
«Uff, ma come fai a stare così tranquilla là sopra?»
«Non ti senti libera con il vento tra i capelli, l'aria fresca che ti riempie.»
Fece una smorfia. 
«Sono un animale che pesa qualche quintale e che potrebbe uccidermi da un momento all'altro. Più che libera mi sento ansiosa.»
«Speravo ti farti rilassare» disse avvicinandosi al lago.
«Sto scherzando. Più o meno.»
Regina si sedette sulla sponda e sorrise, Emma esitò un attimo ma poi si accomodò accanto a lei.
«Sì, si sta bene qui.»
Regina annuì si sdraiò socchiudendo gli occhi
Emma ne approfittò per osservarla alla luce del sole.
«Il sole è meno caldo qui.»
Aggrottò le sopracciglia, stupita.
«Davvero? Chissà se è perché è in un altro emisfero o perché è in un altro tempo.»
«Non lo so» si girò e le sorrise.
Rimase a guardarla, imbambolata da quel sorriso
«Sei buffa.»
Emma si accigliò.
«Come buffa?»
«Quando ti blocchi in quel modo, come se fossi persa nei tuoi pensieri... sei buffa e bella.»
Arrossì e distolse lo sguardo scuotendo la testa.
«Ma smettila...»
«Scusa ma lo sei e dovresti saperlo.»
Arrossì ancora di più e si voltò a guardarla con una strana espressione sul viso. Poi si sporse e la baciò chiudendo gli occhi.
Non si aspettava che la baciasse, un brivido le percosse la schiena. Non si sentiva così da quando Daniel era ancora vivo. Rispose a quel bacio inatteso e pieno di emozioni
Sentendo che lei rispondeva il cuore fece un balzo. Emma approfondì il bacio e le accarezzò il viso. La mano di Regina si poggiò sulla sua mentre continuavano a baciarsi.
Emma si avvicinò di più e posò l'altra mano sul suo fianco, in un secondo le braccia di Regina erano intorno al suo collo. Emma le accarezzò il corpo con movimenti lenti e delicati. Regina gemette e si staccò da lei, Emma ci mise qualche istante ad aprire gli occhi. Si sorrisero imbarazzate.
Emma si scansò di lato, lasciandole spazio.
«S-scusa...» mormorò.
«Non devi, scusa tu se ho fatto qualcosa di sbagliato» si sentì in dovere di dire Regina.
«No, non hai fatto niente di sbagliato» sussurrò tornando a guardarla «È stato... bello.»
Arrossì nuovamente e si morse il labbro.
«Ho baciato solo Daniel, prima di te» ammise.
La guardò negli occhi.
«Io invece nessuno.»
«No?» si girò a guardarla sollevandosi a mezzo busto.
Arrossì e distolse lo sguardo. 
«No.»
«Mi spiace se non è stato come te lo aspettavi.»
Si voltò subito a guardarla strabuzzando gli occhi.
«Ma che dici?! Semmai per te sarà stato uno schifo in confronto.»
«Non è cosi» rispose nonostante un piccolo dolore al cuore al pensiero di Daniel.
«Ah no?»
«No, mi è piaciuto» confessò arrossendo.
Sembrò stupita, poi quasi trionfante. 
«Davvero?»
«Sono contenta che sia stata tu e non...lui.»
Ci mi se qualche istante a capire, quindi si rabbuiò un po' e distolse lo sguardo. 
«Sì... immagino.»
Regina allungò la mano per cercare la sua e la strinse. Emma si avvicinò e poggiò la testa sulla sua spalla. Si inclinò leggermente verso di lei buttò fuori con un sospiro la tensione che non si era accorta di aver accumulato.
«Non succederà niente di brutto, vero?» sussurrò.
La strinse a sé.
«Spero proprio di no.»
«Anch'io.»
Le baciò la guancia e la tenne stretta, socchiuse gli occhi stringendola, una sensazione che pensava di non poter più provare la invase. Era felice, era al sicuro.
 
Un crepitio nell'aria, una luce in lontananza tra gli alberi.
Si sollevò di colpo, una sensazione di paura le si aggrappò alle viscere.
 
   
 
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