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Autore: Rosette_Carillon    03/10/2022    0 recensioni
[Serie 'Il convento di Santa Scolastica'.]
L'intimità di una fredda sera d'autunno, quando il tempo del lavoro è terminato e il silenzio della notte è il rispettoso spettatore di un amore celato.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Il convento di Santa Scolastica'
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Compieta
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dal fondo della valle arriva il suono solenne dei rintocchi della campana della chiesa, forti e lenti.
Fra le mura della villa riecheggia il suono della campana, più acuto e frenetico, che annuncia la fine della giornata, e l’inizio del silenzio assoluto.
Fuori è buio, nero come la pece. Il cielo è coperto e le stelle non si vedono.
Mentre l’ago punge la stoffa, Hildegard pensa. Siede accanto alla finestra, e ricama alla luce di una lampada ad olio.
Sta per arrivare un temporale, lo percepisce nell’aria. Lo sente dal profumo umido che la terra ha in quei giorni, e lo vede dagli uccellini che non osano volare troppo in alto.
Il filo rosso attraversa la stoffa bianca, tesa nel telaio da ricamo, e traccia un delicato petalo di rosa.
La musica delle campane le ha sempre dato pace, fin da quando era bambina. Per un lungo periodo era davvero stata convinta che il suo posto fosse il Convento di Santa Scolastica, vestita di nero col capo coperto dal velo.
La sera, però, quando volge il suo sguardo verso Eulalie, capisce che il suo posto è proprio quello in cui si trova ora, e le piace pensare che quella sia opera del suo Dio, che non l’ha mai abbandonata a da cui non si è mai sentita tradita.
Ora che ci sono anche le suore – dieci- e tutte le bambine, lei ed Eulalie condividono la stanza: nella parte ovest, vicina alle due camerate che ospitano le bambine.
Ordini di suor Agnes.
Le suore, invece, dormono nella parte est della Villa. Hanno una celletta ciascuna, dentro ci sono il minimo indispensabile: letto, armadio e scrivania.
Hildegard ed Eulalie condividono quella che era stata pensata per essere la stanza dei bambini.
Condividono anche il letto.
<< Bisogna fare economia, >> era stata la spiegazione di suor Agnes, e nessuna aveva fiatato.
C’era chi le aveva creduto senza porsi troppe domande e chi, come suor Erminia, aveva una vaga idea di cosa stesse capitando.
Non era d’accordo suor Erminia, e Hildegard lo sapeva. Eulalie lo sospettava.
<< Vai contro il volere di Dio, >> aveva detto a Hildegard, a testa bassa << tu che sei stata cresciuta dal nostro ordine, >> l’aveva accusata.
<< Nella Bibbia non c’è scritto nulla a riguardo, >> le aveva detto, invece, suor Agnes quando si era confidata con lei. Non aveva aggiunto altro, e l’aveva lasciata ancora una volta a domandarsi perché fosse sempre così comprensiva.
Lo sguardo caldo profondo di Eulalie entra nel suo campo visivo. La donna si inginocchia ai suoi piedi, incrocia le braccia sulle sue ginocchia e vi adagia sopra il mento << a cosa pensi? >>
<< Tante cose, >> sospira.
<< Andiamo a letto. >>
Hildegard non risponde subito. Guarda pensierosa il suo ricamo, poi sospira e lo mette via annuendo: la campana ha finito di battere le ore, e anche la campana della Villa ora tace.
Compieta è passata, è ora di andare a letto.
Il tempo del lavoro è terminato, ora è il tempo del riposo.
Eulalie le prende le mani, ora libere, fra le sue e la trascina in avanti, fra le sue braccia.
Hildegard si stringe a lei.
Sono a porte chiuse, nell’intimità della loro camera da letto, che profuma di vecchi libri e autunno. La giornata è terminata, e non hanno più alcuna preoccupazione.
Quelle ore notturne sono loro e loro soltanto, possono dimenticare il mondo, chiuderlo fuori da quella stanza finché, il mattino seguente, il sorgere del sole sarà annunciato dalla campana che richiama le suore per cantare le lodi.
Si spogliano, lente e stanche. Hildegard si ferma, quasi incantata, a guardare l’altra donna che lascia scivolare i vestiti lungo il suo corpo.
La camicia, la gonna, le calze.
Il reggiseno bianco.
Lei non indossa un reggiseno, lo trova scomodo, lei preferisce un bustino, come quello azzurro che indossa in quel momento, che la stringe dolcemente e la sostiene.
<< Ti serve aiuto per slacciarlo? >> le chiede Eulalie, completamente nuda, il caldo corpo dalla pelle ambrata illuminato dalla lampada a olio. I lunghi boccoli castani scendono morbidi fino a coprire il seno.
<< No, >> risponde, prima di avere il tempo di pensare, pentendosi inevitabilmente della sua risposta. Per sua fortuna, l’altra non la ascolta. Ancora nuda, non sembrando minimamente infastidita dal freddo, scivola alle sue spalle, e inizia a slacciare il nodo del corsetto per poi allentarne, lentamente, i lacci.
Le sue mani calde sfiorano la pelle bianca di Hildegard, la fanno fremere. Le dita accarezzano il collo nudo e arrivano fino ai capelli corvini ancora raccolti.
Eulalie la abbraccia da dietro, e lei si abbandona contro di lei, gli occhi socchiusi e il volto a contatto con quello dell’altra donna.
Il silenzio della notte, mentre a valle tutto tace e la Villa dorme, è solo per loro.
<< Andiamo a letto, fa freddo. >>
Eulalie annuisce, eppure non si muove. Resta lì, abbracciata all’altra donna, inspira il suo profumo -fiori, inchiostro, incenso, - e si gode il tepore del suo morbido corpo.
Hildegard si volta, le prende il volto fra le mani e avvicina la fronte alla sua. Le accarezza una guancia, scivola giù fino al mento, poi le sfiora le labbra con la punta delle dita.
Con un rapido movimento piega la testa, e le bacia il collo.









NOTE: nella liturgia delle ore, Compieta è l'ultimo momento di preghiera della giornata..
  
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