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Autore: Aranel95    04/10/2022    2 recensioni
Towa Higurashi, che si era trovata a viaggiare nel tempo tra epoca Sengoku ed era moderna, decide di tornare per un po’ nel mondo moderno (dopo la sconfitta di Kirinmaru) per dedicarsi alla scrittura di un libro che narrasse tutte le leggende legate al mondo al di là del pozzo. A darle ispirazione, sarà la lettura dei tarocchi, le cui figure ricordano personaggi che la stessa Towa ha conosciuto. A leggere le carte, sarà Midori, la sua nuova e strana compagna di classe, arrivata da poco al Saint Gabriel.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Moroha, Nuovo personaggio, Setsuna, Towa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3 La lettura dei Tarocchi 

 

Towa POV

Ammetto che è stato difficile spiegare a quelle due teste dure cosa siano i Tarocchi… eppure credono negli spiriti maligni e nella magia demoniaca! Perché non credere nella lettura del proprio destinoMa credo che, a non convincerle, sia la stessa Midori. Cos’ha di così sospetto per loro? Io la trovo una ragazza come tante altre, di questa epoca moderna. Certo un po’ gotica, come quelle ragazze americane ed europee fissate con il mondo magico, ma è una cosa abbastanza comune, al giorno d’oggi. 

“Sì, va bene Towa, però… quella lì!” dice Moroha, grattandosi la testa.

“Cosa? Il suo odore non vi convince?!”

“Sì.” risponde Setsuna, secca. 

Sbuffo, buttandomi per terra mentre Moroha dondola i piedi seduta sul letto e Setsuna rimane seduta alla finestra. Ormai la camera di Kagome è diventato il nostro quartier generale e, quando glielo avevo detto, lei ne era più che felice. 

“Setsu…” dico, rialzandomi. “Forse è soltanto il suo profumo…”

“Che gusti orribili!” esclama Moroha tappandosi il naso. 

“Non è il suo profumo, di quelli che spruzzi e basta. Diciamo che è l’odore del suo sangue. Sa di pulito, è vero, ma è il pulito che si sente nelle tombe, di quando i cari vanno a trovare i defunti e lavano le lapidi con acqua di sorgente e fiori freschi.” dice in fine Setsuna. 

Non mi resta che chiudere il discorso. Io comprendo benissimo il loro scetticismo, perché ci sono cresciute con quella testa. Ma sospettare di una ragazza perché ha questo odore?! Può essere che sia parente di qualche monaco o di qualche sacerdotessa e nel suo sangue si senta questo odore così mistico… Non so più cosa pensare, pure le assurdità più insensate andrebbero bene ma Midori è una ragazza normale! 

“Va bene, potete anche non venire da lei domani. Saprò cosa dirle per giustificare la vostra assenza.” 

Prendo la mia cartella ed esco dalla stanza per tornare a casa. Setsuna però mi ferma, guardandomi con i suoi occhi pungenti.

“Che c’è, ti sei offesa?!” 

“No, sorellina.” le dico, sospirando. “Ma non potete impedirmi di avere degli amici solo perché il loro odore non è di vostro gradimento.”

Setsuna assottiglia gli occhi, lasciando la mia presa quasi in modo violento. 

“Fa come ti pare.” 

Perché deve sempre trattarmi male? Deve essere una caratteristica di famiglia, mi sa! La lascio perdere e, senza salutare lei e Moroha, vado via. Salgo sulla mia bicicletta e mi avvio verso casa di papà Sota. Mi fa malissimo dovermi comportare così con quelle due ogni volta che ci ritroviamo… tutto questo perché loro non riescono ad accettare le mie scelte e non riescono ad andare oltre i loro bei nasini.

“Sono due sceme, ecco cosa sono!” 

Arrivo quasi a destinazione, sentendo il buon odore della cena che mamma Mei aveva appena preparato. Invidio la sua forza, fino a fine giornata: oltre a badare alla casa, lavora tutti i giorni al Conservatorio e impartisce lezioni a centinaia di studenti. Tuttavia, mantiene sempre il suo bel sorriso e l’umore alto. L’ho già detto che lei e mamma Rin si somigliano tanto?! 

“Sono a casa!” 

“Bentornata, Towa!” mi accoglie lei, con gioia. 

“Papà e Mei dove sono?”

“Oh, Mei oggi aveva gli allenamenti di ginnastica ritmica, papà è andato a prenderla. Ma sei hai fame, puoi iniziare a cenare!”

“Mmm no, non ti preoccupare. Posso aspettare!” dico, sedendomi su uno degli sgabelli della cucina. “Oggi sono venute mia sorella Setsuna e Moroha a trovarmi.” 

“Oh! E perché non le hai portate qui?!” mi chiede, quasi dispiaciuta. 

“Beh, non ci siamo lasciate bene… e poi nonna ci rimarrebbe male se andassero via.” 

Mamma Mei mi guarda un po’ preoccupata. Lascia perdere la cena per un attimo e siede di fronte a me… adoro quando si mette a parlare con me, ogni volta che mi vede preoccupata.

“Che cosa è successo?” 

“Riguarda quella mia nuova compagna, Midori…”



 

Moroha POV

Setsuna si è proprio arrabbiata e Towa non sembra da meno. Ci vuole un attimo a spegnere l’entusiasmo di Towa, così come a riaccenderlo. Non sarà che Setsuna è gelosa del fatto che sua sorella abbia degli amici mentre lei è sola?! Beh, chi lo sa…

“Moroha.”

“Uhm?”

“Che ne pensi?” 

“Beh… Potrei chiedere a Myoga-ojiisan!” dico soddisfatta della mia idea.

“Bene. Vedi di fare passare pure quella pulce da questa parte del pozzo.” 

Annuisco e poi la vedo dirigersi in quella che, un tempo, era la camera di zio Sota. Ormai nonna ha lasciato le stanze dei suoi figli per com’erano così che noi possiamo starci quando ci capita di essere da questa parte del pozzo. A me lasciano sempre la camera di mia madre e gliene sono grata… il suo odore è impregnato ovunque e mi sembra quasi di essere cullata da lei. Si sente anche l’odore di mio padre, il che conferma il fatto che pure lui, a volte, passava qui e stava nella stanza di mamma. 

“Ehehe furbetti… chissà cosa combinavano! Ehi Setsu!!” 

“Che c’è?!” mi risponde infastidita. 

“Tuo padre dice che i miei facessero robe sconce dentro il pozzo!” dico ridendo per infastidirla.

La vedo diventare viola in volto e più inviperita del solito.

“Ma cosa vuoi che me ne importi?! E non credo proprio mio padre sia il tipo da questi pettegolezzi da damina di corte!” 

Abbiamo cominciato, come al solito, a punzecchiarci. Mi piace darle fastidio, non posso farci nulla! 



 

Kaede POV 

E così quelle due sono andate da Towa. Meglio così, avremo un po’ di tranquillità per qualche giorno. Mi avvio verso la tomba di Kikyo, per recitare il sutra serale assieme a Miroku. Da quando Naraku è stato sconfitto, ho avuto modo di seppellire nuovamente le spoglie mortali della mia amata sorella e di pregare per lei due volte al giorno. Miroku, assieme agli altri, nonostante l’odio provato per Naraku, hanno voluto seppellire parte del suo corpo, non più demoniaco, accanto a quello di mia sorella così da poter pregare anche per la sua anima corrotta. 

Chissà se le loro anime si siano nuovamente incontrate… 

L’amore malato di Onigumo aveva dato vita a Naraku e aveva creato solo guai. Certo, non mi piace l’idea che accanto a mia sorella sia stato seppellito quel maledetto, ma forse è meglio così… Mia sorella deve averlo accompagnato fino all’inferno e, invece di dare vita ad una battaglia eterna come quella dei demoni contro Midoriko, avranno sicuramente pareggiato i conti.

Per sempre.

“Divina Kaede.”

Mi volto trovando il monaco Miroku. Ormai io sono troppo vecchia e stanca per mantenere un forte potere spirituale, quindi lui e Kagome mi aiutano a proteggere il villaggio. Ma vedo che non era solo…

“Inuyasha, tu qui?!”

Il mezzodemone non mi risponde, continuando a guardare la tomba di mia sorella. Per quanto ami Kagome e per quanto il loro amore abbia superato tutte le barriere, sono convinta che, in un angolo remoto del cuore di Inuyasha, ci sia ancora mia sorella. Ma è la prima volta, dopo tanto tempo, che lo vedo qui. 

“Non posso venire a pregare per Kikyo?” 

“L’ultima volta, sei venuto qui con Moroha in fasce.” aggiunge Miroku, sorridendo. 

“Sì, Kagome voleva che portassi la bambina qui. E ha voluto che, una volta cresciuta, sapesse tutta la storia.” 

Annuisco, credendo che sia stata una cosa molto saggia da parte loro. D’altronde, Moroha esiste perché mia sorella si è reincarnata in Kagome… è un po’ anche merito suo se Inuyasha ha potuto ritrovare una nuova felicità. 
Miroku accende un incenso e, tutti e tre, ci mettiamo in ginocchio a pregare. Vedo che Inuyasha rivolge uno sguardo disgustato verso il piccolo tumulo che appartiene a Naraku: lui, come me, era contrario. Sesshomaru, ricordo bene, aveva ringhiato in tono contrariato perché non gradiva la presenza di Naraku nemmeno sotto forma di tomba ma sembrò che, a fatica, dopo un po’, si era convinto. 

“Perché anche lui? Sono vent’anni che me lo chiedo.”

“Inuyasha… un bravo guerriero deve saper perdonare i propri nemici.” dice Miroku. 

“Io non posso e non voglio perdonarlo! Sono oltre vent’anni che i suoi scarti sono sepolti qui, accanto a Kikyo! Lui non merita di stare qui!” dice Inuyasha, esplodendo di rabbia. 

“Calmati, cagnaccio.” intervengo. “Kikyo gli starà sicuramente dando filo da torcere, all’inferno.”

“Non importa! Perché devo provare pietà per uno che ha fatto le cose più abominevoli e aberranti per quella stupida Sfera!” 

Lo vedo andare via, senza finire la sua preghiera per Kikyo. Tutte quelle rarissime volte in cui lui viene qui, finisce sempre così. Scuoto la testa e, finita la preghiera, prendo un catino di acqua infusa di fiori e inizio a pulire le due tombe, con l’aiuto del monaco. 

“Perdonatelo, Kaede. Ha le sue buone ragioni e, per quanto sia maturato, continua a comportarsi come un bambino.”

“Sì, lo vedo…” 



***

 

Towa POV

Non ricordavo che la scuola fosse così noiosa. Dopo tre giorni, non ne potevo più, accidenti! Guardo Midori, assorta nella lettura del testo di storia: quella mattina era più taciturna del solito ma non sembrava scontrosa… credo che il comportamento di Setsuna e Moroha l’abbia infastidita! Oh se mi sentono quelle due!!! Anche all’intervallo di mezza mattinata e a ora di pranzo, Midori stava tutta per i fatti suoi, leggendo uno strano libro antico, con la copertina in pelle e le pagine in pergamena. Mi sembra un po’ lunatica…

“Towa.”

“Eh?!” 

Sobbalzo, ma riesce a percepire ogni volta che la guardo?!

“Che c’è? Devi dirmi qualcosa?”

“Ah? No, niente… solo che quelle due sciocche non ci saranno oggi pomeriggio.” dico sospirando. 

“Immaginavo, ma non prendertela e non sentirti in colpa. Non mi offendo, sai? Sai quante persone pensano che io sia strana o addirittura pazza o pericolosa?!” 

“Pazza o pericolosa?! Mi sembri tutto fuorché queste due cose!”

“Tu la pensi diversamente… ma il tuo pensiero non è uguale per tutti.” dice, sorridendo e assottigliando gli occhi. “Anche la mia famiglia non è vista bene, soprattutto mio padre.” mi dice poi, guardandomi con i suoi occhi ammalianti. 

“Oh e perché?” 

Suona la campana di fine lezioni. La vedo  mettere via il libro e poi alzarsi e stiracchiarsi. 

“Poi te ne parlerò. Andiamo?” 

Annuisco, prendo la mia roba e usciamo insieme da scuola. Mentre pedaliamo verso casa sua, la curiosità mi uccide lentamente, ogni istante che passa, quindi decido di chiederle del libro, anche per smorzare quel silenzio snervante! (Jaken POV: è proprio figlia di Rin!!).

“Oggi ti ho vista leggere quello strano libro… sembra uscito da uno dei capitoli di Harry Potter!” dico, ridendo.

“Infatti è un libro di alchimia, risalente al XVI secolo.”

XVI secolo? Ma è il periodo Sengoku! 

“Ti interessa l’alchimia?” 

“Sì, diciamo che è una roba che mi affascina. Anche se molti processi risultano inspiegabili perché, beh… certe cose sono state generate da demoni.”

“Oh… tu quindi…” 

Ops. Mi avrà beccata. O forse semplicemente sa che in epoca Sengoku esistevano demoni… ma certo, lei vive in un tempio, che stupida!

“Sì, so che in quell’epoca ci sono state guerre tra demoni, oltre che tra esseri umani.” 

Non le chiedo altro, non vorrei insospettirla. Proseguo per la mia strada, oltrepassando il tempio Higurashi. Non voglio aspettare quelle due stupide, sono state davvero maleducate con Midori!! Farò la lettura dei tarocchi da sola e si stupiranno quando racconterò loro della bella ispirazione che Midori mi sta dando. 

 



***

 

Poco dopo, arriviamo presso un tempio abbandonato. Quel posto, mi raccontò una volta nonno Higurashi, era un piccolo tempio di proprietà della loro famiglia ma che, dopo la morte del padre di Kagome, hanno dovuto dare via. Chi l’ha preso, deve averlo sicuramente abbandonato… Si dice che, proprio lì, sorgeva il tempio presso il quale la sacerdotessa Kikyo custodiva la sfera dei Quattro Spiriti, distrutto da zio Inuyasha durante la loro lotta, causata da Naraku. Se ci fosse Moroha, riuscirebbe senza ombra di dubbio a percepire l’aura spirituale che avvolge il posto. 

“Puoi mettere la tua bici qui.”

La voce vellutata di Midori mi riporta alla realtà. La guardo mentre mi indica un punto ben preciso in cui poter poggiare la mia bicicletta e faccio come suggeritomi. Mentre apro il cavalletto per ancorare la bici, vedo Midori entrare in una piccola casetta. Non sento altri odori, non c’è nessuno a parte lei… o forse sì. 
Lentamente, mi avvio verso l’abitazione, trovandomi dapprima sull’ingresso e poi in soggiorno: non era molto grande, ma era simile a quello di casa Higurashi, con le porte scorrevoli, un tavolino basso, un emaki sulla parete e alcuni vasi con dei bonsai. L’ambiente era abbastanza luminoso, così come la modesta cucina che è nella stanza accanto, arredata con qualche pensile, un piano cottura, un lavandino, un frigorifero ed elettrodomestici vari e un tavolo, sul quale vi è una piccola pianta. C’era un delizioso odore di dolci…

“Towa, accomodati pure.” 

Per poco non mi prende un colpo! Sembra che non riesca a sentire la presenza di Midori o a percepire i suoi mutamenti… che strano. La vedo, notando che aveva tolto la divisa scolastica, indossando un paio di pantaloncini molto corti ma comodi, dello stesso tessuto delle tute, di un color grigio chiaro, una maglia che lasciava le spalle scoperte color vinaccia e i suoi soliti bracciali, anelli, collane e accessori vari. Aveva sciolto la chioma che cadeva sulle sue spalle come una cascata di pece, nera come la notte senza stelle… con qualche ricciolo ribelle! 

“Oh ma…” 

Sto per dire qualcosa, ma comprendo immediatamente che l’altra presenza era quella di un coniglietto bianco, dal musino tenero, soffice come una nuvoletta. Midori lo tiene tra le braccia, coccolandolo.

“Lui è Mister Tato, ma puoi chiamarlo anche solo Tato.” 

Avvicina il batuffolo bianco e così posso accarezzarlo. Che soffice! A me piacciono i coniglietti come animali domestici ma mi rendo conto che in una famiglia di Inu Yokai, un coniglietto non avrebbe vita facile! 

“Che carino! E mi piace la tua casa, è molto semplice! Ma vivi da sola?” 

“Sì, i miei viaggiano spesso per lavoro.” 

Ma ha 14 anni, non può vivere da sola! Forse ha qualche permesso speciale, o semplicemente i suoi genitori sono degli incoscienti.

“Accomodati dai. Ieri sera ho preparato dei biscotti alla cannella, ti piacciono?” mi chiede, mettendo giù il piccolo Tato che, con le sue zampine rotonde, si avvia verso la sua gabbietta per mangiare della lattuga. 

“Sì, ti ringrazio.” 

La osservo mentre prepara il tè… cardamomo e vaniglia. Il mio povero naso è pieno di odori ma devo dire che non mi dispiace. Il sapore del tè è ottimo e i biscotti sono deliziosi! Midori deve essere proprio una cuoca in gamba! Se ci fosse stata Moroha, quei biscotti avrebbero avuto vita breve… 

“Sei pronta, Towa? La giornata mi sembra propizia!” mi dice lei, sorseggiando il suo tè. 

“Prontissima! Ma li leggeremo qui?!” 

“Oh no, vieni al piano di sopra.” 

Annuisco, finisco tè e biscotti e seguo Midori. Al piano di sopra, non posso esplorare molto per non invadere la privacy della sua famiglia ma vedo, sulla sinistra, due porte chiuse, sicuramente il bagno e la camera dei suoi genitori. La sua camera, sulla destra, ha la porta leggermente socchiusa. Quel posto sembra l’antro della strega: sulla parete di fronte è presente un enorme tavolo rettangolare che prende tutta la parete sul quale vi erano tutte le gemme di Midori, un bruciatore con dell’incenso, un piccolo altare Shinto e un emaki sul quale è scritta una preghiera rivolta ai kami; sulla parete di destra, c’è un armadio a muro scorrevole e sulla parete di sinistra c’è il letto di Midori, sul quale vi è un’inquietante coperta viola. La stanza è in penombra e l’unica cosa che sembrava emettere luce erano le candele poste su un tavolinetto basso al centro della camera.

“Towa, siediti.” mi dice indicando il cuscino di fronte a me. “Iniziamo.” 



 

Midori POV

La cucina è sicuramente il luogo meno adatto ad una lettura seria dei tarocchi. Noto che Towa è parecchio intimorita dall’aspetto poco ortodosso della mia camera, ma cosa si aspettava? Unicorni e arcobaleni? 

“Wow… questa stanza è…”

“Da strega? Sì, lo so. Se ancora esistessero, diventerei sicuramente una sacerdotessa nera.” le rispondo, mescolando i Tarocchi.

“Eh? Ma lanciano i malefici!”

“Appunto. Sarebbe bello poter gettare dei malefici su gente crudele. O che ti ha fatto del male.” le dico. 

Poggio il mazzo al centro del tavolo e poi purifico le carte con l’ossidiana. Towa mi sembra seria e concentrata, ci sarà da divertirsi. Pesco le cinque carte, osservandole per un po’ prima di emettere la mia sentenza: quattro dritto e un rovescio.

“Limperatrice. Indica una grande creatività e intelligenza. Penso ti possa ritrovare in questa cosa, visto che vuoi scrivere la storia.”

“Certo…” mi risponde lei, concentrata.

“Le Stelle. Se letta insieme all’Imperatrice, è una carta che indica riuscita e successo nei tuoi buoni propositi. Per una persona in fase di produzione, artistica o letteraria che sia, queste due carte nel loro dritto indicano un periodo fruttuoso per questa persona. Se sei ispirata, è il momento giusto per iniziare.”

Lo sguardo di Towa si è illuminato… le piace. Oggi è una giornata fortunata per lei e per la sua creatività e lo è anche per me. Proseguo con la lettura, rimanendo concentrata sul mutamento della sua espressione per capire cosa ne pensa. 

“La Temperanza, rovescio. Significa che sei in disaccordo con qualcuno… non saranno mica tua sorella e tua cugina?” 

“Oh… già.” mi risponde tristemente. 

Immaginavo. Dopotutto, quelle tre hanno il carattere dei loro genitori, così diversi tra di loro e con tante cose che cozzano. Mi chiedo ancora come le loro madri, delle semplici umane, si siano associate a quei demoni… ma perché mai dovrei parlare io? Scuoto la testa, cercando di cancellare dalla mia mente le scene di un sogno che faccio spesso, per non dire sempre. Io non ho vissuto quello che vedo, eppure… 

“Continuiamo.” 

Giro un’altra carta. 

“L’impiccato. Può sembrare una carta orribile, ma il suo dritto indica un momento di stasi obbligatoria. Per caso, sei in una simile?”  

“No, non credo. Se sono in una stasi, forse l’ho decisa io…”

“Certamente, ci sono le Stelle. Indicano anche una volontà, quindi se sei in una situazione di stallo è perché l’hai voluta tu.” 

“Oh… l’Eremita. Sei in fase di riflessione, meditazione. Direi che tutto sembra combaciare con la tua situazione e sul perché tu sia qui.” 

La vedo cambiare espressione, come se fosse sorpresa. Lei non sa che io so. Questa cosa mi diverte perché ho il potere in mano e mi dà la possibilità di muovere i burattini a mio piacimento. 

“Queste carte descrivono bene la mia situazione. Stasera lavorerò alla stesura del testo, tanto domani non abbiamo scuola!” esclama con entusiasmo.

“Bene, la presenza delle Stelle è molto forte. Non vedo l’ora di poter leggere il tuo elaborato.” le dico, con sincero interesse.

Per quanto la mia missione sia un’altra, Towa è una persona che mi incuriosisce. Suo padre è un essere gelido, come la fredda luna. Sua madre è una creatura spontanea e sincera, come il caldo sole che scioglie la neve. Lei ha una forte aura demoniaca ma anche quella umana non è da meno. 

“Vuoi restare per cena?” le chiedo per cortesia.

“Oh no, ti ringrazio, non voglio abusare ulteriormente della tua gentilezza! Tornerò a casa, ma sicuramente domani pomeriggio potrei fare un salto qui, se sei in casa.”

“Ma certo.” le dico, sorridendo. 

L’accompagno fino alla porta e la vedo andare via con la sua bicicletta. Devo purificare il tempio, ha insozzato il luogo con la sua aura da demone cane… e alla mia stirpe, non sono graditi. Accendo un po’ di incenso, recito una preghiera ai kami e purifico la casa ponendo delle pietre nei vari angoli. Tato dorme nella sua gabbietta ma mi tiene ugualmente compagnia mentre preparo la mia laconica cena. L’aria sembra più leggera ma la presenza, al tempio Higurashi, della figlia della sacerdotessa e del mezzodemone interferisce con la mia aura purificativa. 

Maledetta. 

L’albero a cui era stato sigillato suo padre le dà anche ulteriore forza, amplificando sia i pochi poteri demoniaci che quelli spirituali… ma di cosa mi stupisco? Io e lei siamo identiche, sotto questo aspetto. Credo di non essere piaciuta a lei e a quel mastino della cugina proprio perché loro due, a differenza di Towa, sono più avvezze a percepire aure diverse, ostili. 

Che importa. 

Mi siedo, mangio in completo silenzio il mio riso in bianco con dei porri e del salmone e poi metto via tutto. Lavo tutto con cura, odio il cattivo odore dei piatti sporchi. In generale, odio lo sporco. 

Lo sporco… mi ricorda una filastrocca che sentivo sempre da bambina, ma di cui adesso non riesco proprio a rammentare le parole esatte. 

Adesso sono stanca anche per pensare e ricordare. Vado a dormire, sperando che quel solito sogno non si presenti. Perché sono costretta a rivedere quella scena tutte le notti?! A sentire le urla, l’odio, la vendetta, il rancore… So benissimo cosa accadde, in quel tempo passato! E sono qui per questo! Non mi interessa che mi si venga ricordato tutte le notti. 



 

“Inuyasha!” 

SWISSSSSS

STUD!!!

“Ki… Kikyo…”

“Sorella Kikyo!!!” 

“Ka…Kaede… La Sfera ha causato già fin troppi danni. Dovrà essere bruciata assieme alle mie spoglie mortali.”

KIKYOOOOOOO


“Ki…Kikyo…NO!”

Mi sveglio di colpo, nel cuore della notte. No, di nuovo! Sono sudata, sento il cuore esplodermi. Basta, non ne posso più. 

Mi alzo per andare in bagno a lavarmi il viso, voglio riprendere a dormire, ma non mi sarei mai aspettata che, oltre al danno, avrei subito la beffa. Mi guardo allo specchio e un’orrenda cicatrice dalla forma strana attraversa metà del mio viso, dal lato destro. 

“AAAAAAAAHHHHHHH!!!!”


 
  
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