Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Stillathogwarts    05/10/2022    0 recensioni
Hogwarts, ultimo anno di scuola dopo la guerra.
Due diari gemelli, due anime spezzate dalla guerra che trovano conforto l'uno nell'altra, nella garanzia dell'anonimato.
Hermione Granger torna al castello per completare gli studi e come lei, molti studenti che non hanno potuto sostenere i M.A.G.O. durante il regime dei Mangiamorte fanno altrettanto.
Per ordine del Wizengamot, Draco Malfoy e altri Serpeverde sono obbligati a ripetere il settimo anno come condizione per essere reintegrati in società.
I docenti elaborano un programma per incentivare la cooperazione tra Case, dando il via alla formazione di nuove amicizie e nuovi legami che sfidano i dissapori passati e gettano le basi per un futuro migliore, nei confronti del quale il mondo magico nutre profonde speranze.
Il tutto mentre una nuova minaccia incombe sul castello e mina l'equilibrio appena ristabilito dopo gli eventi orribili della guerra e i buoni propositi degli studenti.
| DRAMIONE (slow burn) | Personaggi leggermente OOC
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 12
La Festa di Halloween








 
 
Draco
 
 
Draco ricordava bene il giorno del suo processo.
Ricordava quando, uscendo dall’aula dove si era tenuta l’udienza, si era avvicinato a Potter e per la prima volta in vita sua aveva pronunciato la parola ‘grazie’.
Ricordava di quando aveva messo l’orgoglio da parte e gli aveva teso nuovamente la mano in segno di amicizia, o quanto meno per simboleggiare una separazione in rapporti civili, e Potter l’aveva stretta.
Ricordava quanto quel gesto gli fosse sembrato inaugurare un nuovo inizio, garantendogli in qualche modo la possibilità di ricominciare, ma senza sapere veramente fino a che punto le cose sarebbero cambiate per lui, da quel momento in poi. Fino a che punto lui stesso sarebbe cambiato.
Non avrebbe mai potuto immaginarlo in anticipo.
Draco Malfoy aveva finto per tutta la vita di non dare peso all'amore e poi per amore della sua famiglia si era ritrovato con un avambraccio imbrattato dell'oscurità, coinvolto fino al collo nel mezzo di una guerra e senza avere la minima idea di cosa significasse veramente ‘guerra’, gettato in prima linea e lasciato da solo quando non avrebbe mai voluto combattere in primo luogo. E sempre per amore, - per amore di sua madre -, aveva fatto quel passo verso il fronte opposto, invece di restare al fianco dei suoi compagni, bruciandosi l'ultima possibilità di fare la cosa giusta in quel contesto.
Nonostante ciò, Draco Malfoy non aveva mai pensato che si sarebbe innamorato.
Era stato cresciuto con una condizione ben chiara nella mente, quella per cui un giorno si sarebbe dovuto sposare con una Purosangue tradizionalista e generare il successivo erede delle nobili casate dei Black e dei Malfoy.
Nei suoi anni a Hogwarts, non si era mai preoccupato di conoscere nessuno veramente, perché tanto, alla fine, ci avrebbe pensato Lucius a scegliere la persona che reputava più idonea a diventare la futura signora Malfoy. Il fatto che avesse stretto un rapporto intimo con Pansy Parkinson, e che ai suoi genitori lei piacesse particolarmente in quei termini, era stato solamente un caso.
Riflettendoci a mente fredda, Draco era giunto alla conclusione che probabilmente Pansy era stata istruita fin dall'inizio dalla sua famiglia per dare l'impressione di essere perfetta per lui e fare colpo sui coniugi Malfoy.
E nonostante Pansy gli piacesse ai loro tempi, sicuramente più di chiunque altro in quella scuola, Draco non si era mai immaginato di poter avere con lei niente di più di quello che avevano già: una sorta di complicità e un muto accordo. I matrimoni tra i Purosangue funzionavano così, per cui non credeva che ci fosse alcun motivo di fingere che avessero qualcosa di completamente diverso e di definire il loro rapporto in termini che non gli appartenevano. Non c'era motivo di sfilare per i corridoi mano nella mano, o di baciarsi in pubblico, perché i Serpeverde e i nobili Purosangue non si lasciavano andare a pubbliche dimostrazioni di affetto, - Pansy lo faceva con Nott di recente e Draco era abbastanza sicuro che lo facesse per infastidirlo in qualche modo o sperando di farlo ingelosire, ma la cosa in realtà non lo scalfiva minimamente -, e perché nessuno si sarebbe mai permesso di azzardare una mossa nei confronti di Pansy sapendo che era nel mirino di un Malfoy, - non ci sarebbe stata competizione, comunque -, anche se lui non l'aveva mai definita ufficialmente la ‘sua ragazza’.
Draco Malfoy aveva sempre pensato che alla fine dei giochi si sarebbe ritrovato incastrato in un matrimonio combinato, freddo e fondato sulla politica purosanguista, mentre ora era su una linea completamente opposta, ai ferri corti con suo padre e fermamente deciso a non permettergli di controllare più nessun aspetto della sua vita, a non permettergli di determinare più chi dovesse essere, né di stabilire chi dovesse frequentare, né tanto meno di scegliere per lui se potesse avere la libertà di amare qualcuno o meno, e chi quel qualcuno dovesse essere.
Draco Malfoy l'amore non lo aveva mai conosciuto, né tanto meno era in grado di riconoscerlo. Non ci aveva mai creduto, perché l'amore non era mai stata un'opzione per lui, e alla fine si era innamorato di una ragazza senza volto che avrebbe potuto non conoscere mai; e quando l'aveva trovata, aveva scoperto che la ragazza di cui si era innamorato era la stessa ragazza che un tempo non avrebbe mai immaginato di poter volere.
Riusciva a cogliere l'ironia in tutto ciò.
Era perfettamente in linea con la sua intera esistenza, che ormai Draco interpretava come un enorme scherzo del destino.
Forse, il cosmo si divertiva a giocare con lui.
A dargli delle aspettative, delle speranze, delle certezze... e poi a portargliele via brutalmente. A dargli qualcosa di bello, per poi fargli scoprire che aveva perso tutto in partenza, quando ormai era troppo tardi per proteggersi in alcun modo, e che di ciò poteva incolpare solo sé stesso.
Forse, il cosmo non lo reputava degno di un minimo di felicità o, esattamente come aveva fatto Voldemort in passato, stava facendo pagare a lui gli errori di suo padre, con gli interessi.
Erano quelli i pensieri che gli affollavano la mente, già offuscata dall'alcol, mentre osservava Hermione Granger, la ragazza di cui era innamorato e che non avrebbe mai potuto avere, ballare tra le braccia di Terry Steeval al centro della pista.
Rideva quando il Corvonero si chinava e le sussurrava qualcosa all'orecchio,
e Draco non poteva fare a meno di riflettere che la Granger non aveva mai riso in quel modo con lui.
Non aveva remore quando voleva toccarlo, perché Steeval non le aveva mai detto di non azzardarsi a farlo in passato.
Non aveva motivo di tenere su delle barriere difensive, perché Steeval non l'aveva mai ferita, né offesa, né schernita, in passato.
«Amico, perdona la franchezza, ma hai una cera veramente di merda.»
Blaise allungò un braccio e si fece passare un calice di vino pieno dal banco degli alcolici gestito dalla piccola di casa Greengrass, Astoria.
«Mi piace la Granger» rispose in tono aspro, anche se quella frase non riassumeva minimamente quello che provava per lei.
«Ma no! Davvero?» esclamò Blaise fingendo di essere scioccato da quell’ammissione. «Non lo avrei mai detto!»
Il biondino gli scoccò un'occhiataccia.
«Steeval ha l'aria di essere un idiota.»
«E tu hai l'aria di essere mezzo sbronzo e sul punto di piombare in pista e prenderlo a pugni.»
Un ghigno comparve sul volto di Draco nel sentire quelle parole. «Potrei farlo. Insomma, mi sembra una buona idea.»
«Non lo è» si affrettò a precisare Blaise. «Certo, a meno che tu non intenda perdere la tua occasione con la Granger prima ancora di aver capito come fare ad ottenerne una.»
L'amico sbuffò. «Allora prendo un altro calice di vino.»
«Forse sarebbe meglio di no?» fece l’altro, esibendo uno sguardo piuttosto apprensivo.
«Ehi, Blaise, guarda! La Weasley ti sta cercando!»
«Oh, caspita! Le avevo detto che le avrei portato da bere, ma mi hai distratto. Sta' buono, okay?»
Draco rispose con un sorriso fintissimo e si rivolse ad Astoria, notando che lo stava fissando con un'espressione strana in volto.
«Tutto bene, piccola Greengrass?»
«No, si, cioè, ehm...» biascicò lei, abbassando lo sguardo e arrossendo violentemente.
Draco si era reso conto, ovviamente, che lo aveva fissato per tutta la sera; alzò un sopracciglio e gli scoccò un’occhiata interrogatoria.
«È che Daphne mi ha promesso, insomma, che se avessi accettato di gestire il bancone, ehm, mi avresti concesso un ballo...»
Il biondino chiuse gli occhi e respirò a fondo, imprecando mentalmente contro Daphne.
Poi, però, pensò che fosse una buona scusa per vagliare la reazione della Granger se lo avesse visto ballare con una ragazza… ed era appena partito un lento.
«D'accordo.»
Quel ballo non durò a lungo e la Granger, che Draco aveva osservato per tutto il tempo con la coda dell'occhio, non sembrava neanche essersi accorta che lui si fosse avvicinato alla pista.
Non sapeva se fosse peggio quello, il fatto che non lo vedesse affatto, o se sarebbe stata peggio una reazione di totale indifferenza.
«C'è la fila al bancone» si scusò la ragazza, diventando ancora più rossa in volto. «Devo andare, mi dispiace.»
Draco non era affatto dispiaciuto, ma annuì per educazione.
Aspettò che Astoria si fosse allontanata abbastanza, poi si voltò nuovamente a guardare in direzione della Grifondoro e quello che vide gli parve decisamente troppo.
Troppo da sopportare.
Il lento era appena finito, ma Steeval non accennava minimamente a rimuovere la mano dalla vita della ragazza, che anzi pareva scivolare sempre più giù.
O almeno, così sembrava a Draco.
Troppo giù.
Il suo cervello si sconnesse per qualche istante e quando recuperò lucidità due minuti dopo, si ritrovò a camminare per i corridoi deserti, mentre stringeva la mano della Granger tra la sua e la trascinava verso il loro dormitorio.
 
***
Hermione
 
Terry Steeval era incredibilmente simpatico e Hermione lo aveva sempre considerato un caro amico.
Sapeva che fosse da solo quell'anno, dal momento che il suo gruppo di amici non era tornato a scuola o aveva terminato gli studi l'anno prima, e gli altri della loro comitiva sembravano essere già suddivisi in coppie, per cui le era sembrato normale che le chiedesse di andare alla festa insieme.
Hermione aveva accettato di buon grado e così il loro intero gruppo; Terry era simpatico anche a Harry e i due si sentivano tremendamente in colpa per non aver cercato di includerlo maggiormente da quando erano tornati a Hogwarts. Ma si erano presi una nota mentale di non ripetere più quell'errore.
Stavano ballando tranquillamente un lento, con Daphne che cercava di guidare Harry e rideva divertita per il suo essere impacciato e Blaise e Ginny a poca distanza da loro che parlottavano concitatamente mentre danzavano. Quando la canzone terminò, Terry fece ricadere una mano lungo il fianco, ma lasciò l'altra poggiata sulla schiena di Hermione mentre si chinava a chiederle all’orecchio se volesse qualcosa da bere.
Hermione non fece in tempo a dargli una risposta, perché sentì qualcuno afferrare la sua mano libera.
Riuscì a scorgere una serie di sguardi nei pochi secondi che tardò a voltarsi: Blaise fissava la scena scioccato, Harry aveva un'espressione sgomenta sul viso, Ginny aveva gli occhi spalancati, ma tratteneva a stento un sorrisetto eccitato e Daphne stringeva forte le labbra per non scoppiare a ridere a sua volta. Terry sembrava, invece, semplicemente perplesso e incerto su cosa fare.
Hermione in cuor suo sapeva a chi appartenesse quella mano prima ancora di voltarsi a guardare e trovarsi davanti gli occhi grigio ghiaccio di Draco Malfoy che la osservavano, indecifrabili, e che in quel momento sembravano decisamente più scuri, anche se la giovane non avrebbe saputo dire se fosse dovuto all'atmosfera nella stanza o a un'emozione forte che il ragazzo stava provando. 
La presenza del Serpeverde era di per sé ingombrante dal momento che era più alto di lei di almeno dieci centimetri ed equilibratamente largo di spalle, il che le permetteva di stabilire quando le fosse vicino immediatamente, senza neanche aver bisogno di verificarlo con i propri occhi.
In più, sentiva il freddo dell'anello che il biondino portava al dito contro la propria pelle.
La guardò intensamente per qualche secondo, poi aumentò leggermente la presa sulla sua mano, si girò di spalle e prese a camminare, allontanandola dalla pista da ballo.
Hermione era consapevole di avere tutti gli occhi dei presenti puntati su di sé, ma in quel momento non si sentiva in controllo del proprio corpo.
Non sapeva cosa le stesse succedendo, perché seguì il biondino senza esitazione e senza mettere in discussione le sue azioni neanche per un istante.
Per tutto il tempo, non riuscì a staccare gli occhi dalla sua figura, che avanzava spedita e con passo determinato, né a udire eventuali suoni attorno a loro, eccetto un ronzio che pareva venire dall'interno del suo stesso cervello, e si riscosse solo una volta raggiunto il sesto piano, quando ormai erano nei pressi del loro dormitorio.
«Malfoy.»
Il biondino non parve sentirla, ma aumentò la velocità dei suoi passi.
«Malfoy!», riprovò, ma ancora niente, continuava a non ottenere alcuna reazione da parte del giovane.
Attraversarono il ritratto e poi Hermione, finalmente, si decise ad inchiodare e ad impuntarsi sul posto.
«MALFOY!»
L'intoppo nei movimenti e il tono alto e fermo della sua voce dovettero farlo ritornare in sé, perché il Serpeverde finalmente si arrestò e si voltò a guardarla.
Per qualche secondo il suo sguardo sembrò perso, come se si stesse rendendo conto solo in quel momento di quello che aveva fatto, poi tornò inespressivo come sempre.
«Si può sapere che diavolo ti passa per la testa?», domandò Hermione in tono piccato, ma visto che lui si ostinava a non proferire parola, dovette insistere.
«Che diavolo stai facendo? Cosa significa tutto questo?»
Draco era visibilmente arrabbiato, ed era chiaro che non stesse pensando lucidamente. Aveva lo sguardo di una persona che non sapeva bene cosa stesse facendo, né perché lo stesse facendo.
«Sei ubriaco?»
«Ti ha messo le mani addosso», disse gelidamente il Serpeverde.
Hermione sgranò gli occhi leggermente e boccheggiò per qualche istante, senza parole.
«Eh?»
«Quell’idiota, ti stava… toccando
La ragazza arrossì lievemente, ma scosse il capo incredula.
«Sì, tende a succedere quando balli con qualcuno», rispose sarcasticamente.
«Quello aveva ben altro in mente», ribatté lui con voce fredda e strascicata.
Hermione quasi gli rise in faccia. «Merlino, in questo momento sembri Ron al quarto anno.»
«Non osare, Granger…» iniziò Draco, ma lei lo interruppe con un gesto della mano.
«Non mi stava toccando in quel senso, siamo andati alla festa insieme, da amici
Il biondino sollevò un sopracciglio e con tono scettico borbottò: «Non era quello che sembrava.»
«Stavamo solo ballando!» protestò ancora la ragazza, totalmente spiazzata dal discorso di Draco. «Non c’è nulla di male!»
Hermione stava iniziando a innervosirsi seriamente; oltretutto, non gli doveva alcuna spiegazione.
Lui si lasciò andare ad una risata sardonica.
«Ma certo, io non posso essere gentile nei tuoi confronti che diventa un affare di stato, ma Terry Steeval può ballare con te senza che nessuno alzi neanche un sopracciglio!»
«Lo sanno tutti che Terry ha una ragazza, fuori da Hogwarts!»
«Ah. Quindi è anche inaffidabile», commentò sprezzante il biondino.
La Grifondoro lo fissò allibita.
«Ti ho detto che siamo amici! Era con me solo perché tutti i suoi amici più stretti non sono qui e non voleva venirci da solo! E anche se fosse, non sarebbero affari tuoi!»
«Quindi ti ho fatto un favore», continuò Draco, ignorando la sua ultima frase. «Non volevi andarci veramente con lui, alla festa.»
«E credi che vorrei essere qui con te, invece?»
Lui sembrò ferito da quell’osservazione caustica, ma proseguì ugualmente. «Sicuramente non volevi restare lì per molto altro tempo, quindi non ha senso arrabbiarsi, ora.»
«Volevo restare!», urlò irritata Hermione. «Mi stavo divertendo, per una volta!»
«Tu odi quel genere di cose.»
«Che ne sai tu! Siamo civili l’uno con l’altra da quanto? Cinque minuti? Come puoi pretendere di conoscermi?»
«Io ti conosco, va bene? Forse anche meglio di quanto tu conosca te stessa!»
Hermione alzò le braccia in aria e ringhiò di frustrazione.
«Non posso crederci. Questo è fottutamente assurdo! Che diavolo ti salta in testa, Malfoy?»
Draco scosse il capo con convinzione. «Se vuoi tornare alla festa, se vuoi tornare dal tuo ‘amico’, sei libera di andare. Ma non lo vuoi.»
«Chi è adesso quello che pensa di sapere tutto?» sputò acidamente la Grifondoro.
«Non penso di sapere tutto, ma ne so abbastanza… perché ti conosco.»
«Ah, davvero? Tu non sai niente di me!»
Hermione era sempre più allibita; quella situazione non aveva senso, Malfoy non aveva senso e quello che le stava dicendo aveva ancora meno senso.
Probabilmente era solo ubriaco e non stava ragionando, altrimenti nulla di tutto ciò si poteva spiegare in modo razionale; avrebbe dovuto invitarlo a mettersi a letto e tornarsene alla festa o andarsene a dormire anche lei, però il suo tono arrogante e la sua sicurezza sul fatto di conoscerla alla perfezione dopo a malapena un paio di mesi di rapporto civile l’avevano indisposta particolarmente.
Ma quando udì la risposta alla sua ultima replica, Hermione si ritrovò definitivamente e completamente spiazzata.

 
***
Draco
 
Gli venne quasi da ridere, nel sentirle dire che lui non sapeva niente di lei, ma fece di tutto pur di trattenersi; non aveva intenzione di lasciar perdere la questione, però, né di darle la ragione sapendo di averla lui.
Aveva intenzione di dimostrarle che stava parlando con cognizione di causa, anche se in cuor suo era consapevole che non fosse una mossa saggia da fare in quel momento.
«Ah, no? Bene, vediamo un po’. So che quando ti innervosisci ti compare una ruga sulla fronte, proprio qui», affermò Draco, indicando un punto preciso sopra l’occhio destro. «So che quando sei nervosa ti massaggi il collo talmente tanto forte che ti si arrossa la pelle. So che ti piacciono le piume di zucchero e che quando ridi arricci il naso. Ogni. Singola. Volta. So che quando sorridi e stringi la mano della persona che ti parla, stai mentendo quando dici di stare bene. So che anche se ti mostri al mondo come una ragazza invincibile, soffri come tutti gli altri. E a volte metti il dolore degli altri avanti al tuo. So che quando ragioni intensamente, ti mordicchi l’interno della guancia e assottigli gli occhi. So che a volte hai ancora paura della tua stessa ombra, perché quando senti un rumore alle tue spalle, scatti immediatamente. So che quando qualcosa ti colpisce positivamente ti si allargano gli occhi e che quando qualcosa ti delude tiri su col naso, ma poi fai finta di niente per non mostrare le tue debolezze… So che non hai ancora superato le conseguenze della guerra…»
Hermione lo fissò sbalordita, con la mascella a terra, e Draco si interruppe bruscamente, sgranando gli occhi.
Da quando sapeva tutte quelle cose sulla Granger?
La maggior parte di esse non erano neanche cose che poteva aver appreso dal diario.
Quanto tempo aveva passato a guardarla, veramente?
E perché gli batteva così forte il cuore, aspettando una sua reazione?
Ma lei non disse niente. Si limitò a restare immobile, a guardarlo con un’espressione totalmente scioccata dipinta sul volto, nel silenzio più assordante.
Allora Draco strinse i pugni e, senza rifletterci su, raggiunse la sua stanza a grosse falcate.
Quando tornò nella Sala Comune, dove Hermione era ancora ferma dove l’aveva lasciata una manciata di minuti prima, all’apparenza sempre più sbigottita, il biondino aveva in mano il diario.
Si rese conto improvvisamente di quello che aveva fatto e di non poter più tornare indietro.
Hermione lo aveva visto e lui era dannatamente sicuro che avesse riconosciuto la fattura dell’oggetto.
Cercò di calmarsi e di recuperare abbastanza lucidità da essere in grado di gestire quella situazione in cui si era cacciato agendo molto impulsivamente e in una maniera molto poco da Serpeverde.
Le porse il libricino, deglutendo, poi si schiarì la gola e addolcì il tono della sua voce. «Ti conosco perché ci sono io dall’altro lato.»
Hermione osservò il taccuino per diversi, lunghi, opprimenti, istanti, con aria incredula e scioccata al contempo. «Cosa… Come fai ad averlo tu? Come lo hai trovato?»
«L’ho trovato nella Stanza delle Necessità, Granger. Lo sai.»
«Da quanto è in tuo possesso?» continuò la ragazza imperterrita, ingoiando saliva a vuoto.
A Draco sembrò quasi che non stesse ascoltando veramente le risposte che stava dando alle sue domande, ma proseguì con le spiegazioni che la Grifondoro gli stava chiedendo.
«L’ho sempre avuto io, Granger. Fin dall’inizio. Sono sempre stato io. È con me che hai parlato nell’ultimo anno.»
Hermione lo fissò per qualche istante con le labbra schiuse e lo sguardo perso, poi prese a scuotere il capo con un movimento frenetico, come se stesse per andare nel panico. «No…» mormorò con un filo di voce. «Non può essere…»
Per Draco, udire quell’esclamazione, fu come ricevere una stilettata dritta al cuore.
«Granger… Hermione» disse supplichevole. «Te lo giuro.»
«No!» gridò allora lei, facendolo sobbalzare per il repentino cambiamento nel tono e nel volume della sua voce. «Non puoi essere tu! Non… non voglio che sia tu
Il biondino avvertì la gola seccarsi improvvisamente e il cuore sprofondare nell’oblio più assoluto; deglutì con forza, cercando di recuperare la facoltà di parola.
«Granger…»
La Grifondoro continuava a scuotere il capo con forza e i suoi occhi erano lucidi, pieni di lacrime che si rifiutava categoricamente di lasciare uscire.
«Sarebbe mortificante sapere che per tutto questo tempo stavo parlando con te!»
Un’altra stilettata al cuore, più violenta della precedente.
Lo sapevo. Lo sapevo. Lo sapevo! Dannazione, non avrei dovuto… Non avrei dovuto dirglielo… che diavolo mi è saltato in mente?”, pensò nel panico Draco.
«Hermione, ti prego…»
«Da quanto tempo?», domandò sprezzante la ragazza, interrompendolo bruscamente. «Da quanto tempo sai che sono io?»
Poteva sentire l’odio e il rancore trapelare dalle sue parole, dal suono della sua voce.
Gli veniva da vomitare.
Che cosa ho fatto? Che accidenti ho combinato?
Draco ingoiò la saliva con forza una prima e una seconda volta prima di parlare nuovamente. «L’ho capito quando mi hai nominato, l’ultima volta in cui abbiamo parlato prima che lo perdessi. E poi ne ho avuto la conferma quando la mia elfa lo ha trovato… al Manor... nel s-salotto.»
Hermione sbatté gli occhi, incredula e senza parole, per qualche secondo.
Draco poteva quasi sentire il suo cervello lavorare a mille per processare le sue parole.
«Quindi mi stai dicendo che quando mi hai identificata, quella notte a casa tua, tu eri già certo che ci fossi io dietro il diario?»
Il biondino sbiancò. «Non… Non sapevo cosa fare, Granger… Volevo aiutarti, ma non sapevo come… Mia madre ti aveva riconosciuta e… Bellatrix… Avevo paura per mia madre…»
Lo sguardo di disgusto che gli rivolse non aveva precedenti.
«Perdonami, ti prego!» esclamò immediatamente, vedendo scivolare via davanti ai suoi occhi tutto ciò che avevano costruito nel corso di quei mesi, tutto ciò che aveva a cuore e che gli era rimasto.
Ma lei continuava a scuotere il capo, con un’espressione profondamente nauseata dipinta sul viso.
«Rivivo quella notte ogni giorno, nei miei incubi, e mi odio per non aver fatto niente.»
«Sei stato tu, non è vero?», domandò ancora, il tono sempre più aspro e distante.
Era come se ad ogni risposta, ad ogni chiarimento, la stesse perdendo un po’ di più.
Draco si chiese se gli sarebbe rimasto niente, di lei, alla fine di quella conversazione e poi si affrettò ad accantonare quel pensiero.
Doveva restare lucido.
Doveva restare calmo.
Doveva salvare il salvabile.
Doveva farle capire.
«Lo hai messo tu nel bagno di Mirtilla all’inizio dell’anno.»
Non stava più ponendo domande, ormai deduceva le risposte da sola, basandosi sulle informazioni che già le aveva dato, ma il Serpeverde«»il SerpeverdeIl deglutì e annuì comunque. «Avevo bisogno di parlarti. E non riuscivo a farlo di persona…»
Hermione si portò le mani tra i capelli e li tirò leggermente; un singhiozzo sfuggì incontrollato dalla sua gola, mentre qualche lacrima iniziava a scivolarle lungo le guance.
Draco poteva avvertirla trarre le sue conclusioni e fu colto da un moto di terrore.
Fa’ qualcosa… dì qualcosa… qualsiasi cosa… o finirai con il perderla…
«Hermione…»
«No!» esclamò lei, spingendo avanti le mani per fermarlo, per impedirgli di avvicinarsi a lei. «Io… Credevo davvero che tu fossi cambiato…»
Il giovane spalancò gli occhi a quelle parole e fece un altro passo avanti per avvicinarsi a lei, ma Hermione arretrò subitaneamente.
«Sono stata così stupida! Sai, ero davvero disposta a darti una possibilità…»
«Cosa? Granger, io sono cambiato! Sono diverso ora! E tu lo sai meglio di chiunque altro! Qui dentro», urlò Draco in preda alla disperazione, sventolandole davanti il diario, «c’è il vero Draco Malfoy e tu sei l’unica persona sulla faccia della terra a poter dire di averlo conosciuto! Sei l’unica persona che può dire di conoscermi veramente, maledizione!»
Una risata fredda, una risata che non le apparteneva minimamente, lasciò le sue labbra. «Davvero?» esclamò sarcasticamente, poi assottigliò gli occhi fino a ridurli a due fessure minuscole. «Almeno ti rendi conto di quello che hai fatto, Malfoy?»
Il suo tono diveniva più caustico ad ogni frase che enunciava.
«Hai lasciato il diario nel bagno di Mirtilla, assicurandoti che lo avrei trovato. Hai iniziato a chiedermi consigli su come comportarti con me stessa e io come una dannata stupida ti ho aiutato a prendermi in giro! Questa si chiama manipolazione, Draco. Ed è la cosa più da Draco Malfoy che tu abbia fatto in tantissimo tempo.»
«Cos’avrei dovuto fare, Granger?» gridò esasperato, ma lei alzò ancora di più la voce, sovrastando la sua.
«Dirmi tutto fin dal principio! Non appena siamo tornati a Hogwarts!»
«Non potevo! Ti avrei persa! Tu mi odiavi!»
Le parole gli morirono in gola. Draco aprì la bocca per aggiungere altro, ma non riuscì ad emettere alcun suono; restò immobile, come se fosse stato pietrificato dal collo in giù, a boccheggiare.
E poi Hermione iniziò a piangere. «Questa cosa… quel diario, significava qualcosa per me! E invece era solo un altro dei tuoi piani crudeli per ferirmi.»
«No! Te lo giuro!» si riscosse immediatamente Draco, mentre il panico si impossessava di lui, portandolo a tremare convulsamente.
Non poteva pensare quello.
Non poteva lasciarle pensare che fosse una sorta di scherzo di cattivo gusto.
Non… non può pensarlo veramente… Non dopo tutto quello che le ho scritto…
«Intendevo ogni singola parola che ho scritto, non ho mai voluto prenderti in giro! Per me quel diario significa tutto! È stata… sei stata l’unica cosa che mi ha tenuto a galla lo scorso anno! Non hai idea di com’è stato quando hai smesso di rispondermi e non sapevo che avessi perso il diario, mi sentivo perso e solo e…»
Hermione tirò su col naso e lo guardò per la prima volta dopo tanto tempo con ostilità. «Sta’ lontano da me», sibilò a denti stretti, quasi ringhiando, impedendogli di finire di parlare.
«No, Granger, ti prego! Per favore, non…»
Ma la sua supplica cadde nel vuoto, perché un secondo dopo Hermione si era già volatilizzata.
Draco si passò le mani sul viso e cominciò a singhiozzare.
Corse nella sua stanza e si liberò della camicia, per poi accasciarsi contro il letto e prendersi il volto tra le mani.
L’ho persa. L’ho persa per sempre…
E mentre una nuova forma di dolore a lui sconosciuta si impossessava del suo corpo, Draco non poteva fare a meno di chiedersi se fosse effettivamente una cosa positiva essere così diverso da quello che i suoi genitori volevano, così diverso da loro, di essere capace di amare.
Perché se amare voleva dire quello, pensava il biondino, faceva fottutamente male.
 
******
 
‘Non faccio che pensare alle persone che conosco, agli altri Nati Babbani nel mondo magico.
Quanti sono ancora vivi?
Quanti sono già morti?
Quanti stanno venendo torturati in questo preciso istante?
Sarò io la prossima?
Avrò mai la possibilità di rivedere qualcuno di loro?
I ricordi di Hogwarts hanno un retrogusto dolce-amaro.
Perché se da un lato posso chiudere gli occhi e, sforzandomi abbastanza, fingere di trovarmi nel caldo e accogliente dormitorio di Grifondoro, dall’altro la nostalgia dei tempi migliori, ormai andati, l’eco delle risate, la consapevolezza che niente sarà mai più come prima… tutto ciò non è altro che sale sulle mie ferite.
Scusami, ma oggi è un giorno più duro degli altri.’
 
(Dal diario di Hermione, durante la guerra.)

 




N.d.a.

Salve!
Dal momento che ci saranno 3 capitoli delicati per la storia (e a me non piace lasciare i lettori con l'amaro in bocca), ho deciso, solo per questa settimana, di pubblicare un capitolo in più. Il prossimo aggiornamento sarà venerdì. Dalla settimana prossima gli aggiarnementi torneranno, come al solito, ad avvenire di lunedì e di giovedì.
Ne approfitto per ringraziare chi ha avuto il pensiero di lasciarmi una recensione, per me è molto importante leggere l'opinione di chi legge. Spero che la storia continui a piacervi e se vi va, continuate a dirmi cosa ne pensate, a me fa davvero tanto piacere.
Volevo inoltre ricordarvi che mi trovate anche su Wattpad (
https://www.wattpad.com/user/stillathogwarts). 
A presto :)

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Stillathogwarts