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Autore: Nuage_Rose    05/10/2022    0 recensioni
[Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it]
Day5: Sinner, dalla lista pumpNEON
Benvenuti al Welcome Sinners bar. Lasciate ogni speranza, oh voi che entrate. Lucy sarà il vostro barista per questa lunga notte. Eterna.
Dal testo:
*Notò allora una luce al neon rossa, stranamente prima non l’aveva vista. Alzò il capo e vide la scritta, doveva essere l’insegna di un bar Welcome Sinners. Sorrise e poi ridacchio, trovando quel nome molto ironico, amava il black humor.*
#writober2022 #fanwriterit
Genere: Dark, Noir | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Welcome Sinners

 

» “Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it”
» Prompt: Sinner, dalla lista pumpNEON
» N° parole: 5057


Chad aprì gli occhi. Si massaggiò le tempie, gli dolevano e martellavano, la sua testa sembrava un palloncino sul punto di scoppiare.
Dalle labbra gli scappò qualche gemito. Appena il dolore si attenuò, iniziò a guardarsi intorno. Non riconosceva il quartiere in cui si trovava, ma era piena notte e aveva decisamente bevuto molto.
Eppure si sentiva stranamente lucido. Era a terra sul marciapiede di una strada, non passava un anima e il lampione era rotto, la sua luce intermittente gli metteva i brividi.
Si alzò lentamente, pulendosi i blue jeans con un gesto rapido e deciso della mano. Notò allora una luce al neon rossa, stranamente prima non l’aveva vista. Alzò il capo e vide la scritta, doveva essere l’insegna di un bar Welcome Sinners. Sorrise e poi ridacchio, trovando quel nome molto ironico, amava il black humor.
Ma quel locale non lo ricordava e non sembrava un bar di Malibù, ma piuttosto uno di quelli underground da nerd che immaginava trovarsi in un sobborgo di Londra. E da quando in California faceva tanto freddo?
Si strinse le braccia al petto, cercando di proteggersi da una forte raffica di vento gelido: la maglietta a maniche corte bianca non aiutava. Così decise di varcare la soglia di quello strano bar, magari avrebbe potuto prendere un punch caldo o un pumpink spice latte.
Il locale era buio quasi quanto l’esterno, delle lampadine tristi e spoglie illuminavano la stanza e gli avventori, seduti silenziosamente sugli sgabelli davanti al bancone o direttamente sui tavolini rotondi. Tutto l’arredamento era di mogano, ma Chad si disse che almeno sembravano avere una vasta varietà di alcolici.
La sua testa riprese a pulsare per qualche istante, ricordandogli che non sarebbe stato saggio scolarsi un altro bicchierino di vodka.
Nessuno nel locale gli prestò attenzione, i loro sguardi erano persi dentro il bicchiere o la tazza davanti a loro. C’era una donna di colore con un abito verde pieno di strass, un uomo dalla lunga barba bianca e la pelle cianotica ed infine un ragazzo dai lunghi capelli blu elettrico.
Tutti seduti davanti al bancone, su degli sgabelli che avevano l’aria di essere troppo piccoli per loro. Sentì una voce melliflua e dall'accento inglese rivolgersi a lui: “Benvenuto, peccatore. Benvenuto all’entrata dell’Inferno. Lasciate ogni speranza, oh voi che entrate.” Si voltò vero il barista, che gli fece l’occhiolino ed esclamò poi: “Open bar. Chiedi pure.”
Gli sembrò strano, ma non riuscì a dire niente di più che: “Grazie.”
Si accomodò sullo sgabello libero, accanto alla donna dal bellissimo vestito. Le rivolse un complimento per l’abito, ma lei non rispose.
Il barista si avvicinò a lui e poté notarlo meglio: era uno strano giovane, dalle fattezze androgene e con un viso angelico incorniciato da boccoli d’oro. Aveva degli occhietti vispi e curiosi di un azzurro cielo, la pelle color latte ed un portamento fin troppo elegante per essere un semplice barista. “Cosa le porto, signore, nella attesa?”
Chad aggrottò la fronte: “Quale attesa?”
Sentì l’uomo dalla lunga barba bianca ridacchiare, senza distogliere lo sguardo dal suo bicchiere di gin. Il barista fece un gesto di noncuranza: “Non fare caso a Barnaby. Sai come sono gli anziani, poi fa così solo perché aspetta il suo turno da un po’ ed inizia a diventare impaziente.”
Solo allora Chad notò che c’era una porta in fondo al bar, di legno bianco, e sopra di essa c’era una enorme freccia rossa al neon. Agitò la testa, confuso per non averla vista prima.
Il barista gli sorrise: “Non preoccuparti, scommetto che non ci vorrà molto. Quelli prima di te, oltre a Barnaby, non hanno così tanto da raccontare. Nel mentre, io e te diventeremo amici e potrai parlarmi di tutto ciò che vorrai. Dopotutto, sono pur sempre il tuo barista per questa lunga notte. Allora, che cosa ti porto, Chad?”
Il ragazzo trasalì, non ricordava di avergli detto il suo nome. Ma si disse che forse lo aveva fatto e se ne era dimenticato, magari l’alcool gli stava ancora giocando brutti scherzi. Così si limitò a rispondere: “Un punch caldo. O un pumpink spice latte. O qualsiasi cosa di caldo tu possa servirmi.”
Si appoggiò meglio al bancone di legno, mentre il barista annuì: “Abbiamo qualsiasi cosa tu possa desiderare, caro.”
Si voltò e dopo pochi secondi Chad ebbe davanti una fumante tazza di pumpink spice latte. “Ma come…?”
Non ebbe il tempo di finire la domanda, perché il barista prese la parola: “Ma che sbadato che sono, non mi sono nemmeno presentato. Vediamo… puoi chiamarmi Lucy, il mio vero nome è fin troppo particolare. Ne ho tanti in realtà. Penso che questo sia quello che un americano come te avrà meno difficoltà a pronunciare.”
Un brivido percorse la schiena di Chad ed una domanda uscì timidamente dalle sue labbra: “Quale sarebbe il tuo vero nome?”
Lucy sorrise, ma fu un sorriso a dir poco sinistro e diabolico: “Oh mio caro, non hai ancora capito? Non importa, hai tutto il tempo per farlo. Se proprio vuoi saperlo… il nome con cui sono più conosciuto è Lucifero. Ti suona familiare?”

   
 
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