(Prompt: notte)
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Neville
sospirò e si chiuse alle spalle la porta della
torre di Astronomia. C'era freddissimo ma la notte era serena e il
cielo
limpido.
Sapeva che difficilmente i Carrow lo avrebbero cercato
lì. Anche se avevano iniziato a essere sempre più
difficile. Si massaggiò il braccio
dove era stato colpito proprio quel pomeriggio e pensò che
presto avrebbero
passato il limite. Lui e Ginny erano rimasti soli dopo Natale,
perché Luna era
stata rapita e non era tornata.
Sospirò
guardando il cielo: quando era piccolo aveva
paura della notte, sua nonna brontolava ma acconsentiva a lasciargli
una
piccola lampada sulla mensola per raschiare la notte e impedire che
qualsiasi
mostro potesse nascondersi nel buio, mentre ora lo andava a cercare per
nascondersi lui stesso.
"Neville…"
lo chiamò una voce, sussurrando.
Il ragazzo tirò fuori la bacchetta praticamente senza
pensarci in un gesto istintivo e protettivo, ma la abbassò
subito quando si
trovò di fronte Hannah. "Scusa, non volevo
spaventarti…" Per fortuna
c'era buio e Neville poteva sfruttarlo per nascondere l'imbarazzo che
gli era
salito al viso.
"Hannah, scusa
tu, non ti avevo visto"
replicò, mettendo via la bacchetta.
"Mi stavo nascondendo" ammise lei e Neville
inclinò la testa di lato: si nascondeva? Da chi? E
perché?
"Ma stai bene?" le chiese, avvicinandosi.
Alla luce della Luna vide che i suoi occhi erano lucidi e un po' gonfi:
aveva pianto?
"I Carrow ti hanno…"
Hannah scosse il
capo. "No, no, niente del
genere… Solo un po' di… ma niente…"
Si portò una mano al viso e asciugò
una lacrima.
"Hannah…" Improvvisamente coraggioso come
quando aveva chiesto ad Alecto quanto sangue babbano avesse nelle vene
solo per
provocarlo, Neville si avvicinò a lei.
La ragazza fece due passi verso di lui e nascose il
viso contro il suo petto, continuando a piangere.
Neville rimase impietrito: non sapeva cosa fare, visto
che per lui le ragazze erano un enigma senza soluzione. Riusciva a
ribattere ai
Carrow e a difendere i piccoli più facilmente che rispondere
quando una ragazza
gli rivolgeva la parola. Soprattutto con Hannah. Come era successo
qualche
settimana prima, quando si erano trovati insieme a fare erbologia e lei
era
stata così carina con lui, chiacchierando e sorridendogli
per tutto il tempo; e
lui era andato in tilt, non capendo più niente. Quando alla
fine era scappato
via, poi, Ginny gli aveva detto di aver scoperto che Luna era stata
rapita e
lui non era riuscito più a fare niente.
"Scusami,
Neville, non…" La voce della
Tassorosso era triste e al ragazzo sembrò che il cuore gli
si spezzasse in più
pezzi, mentre si spostava da lui. Forse era giunto il momento di essere
coraggioso, di essere la persona che voleva diventare.
"Non scusarti.
Non dire niente" la
tranquillizzò e ricambiando l'abbraccio la strinse di nuovo
a sé, mentre la
cullava.
Fu solo dopo
tantissimo tempo, una manciata di
secondi, qualche mese, pochi istanti e qualche vita dopo, che Hannah
riuscì a
smettere di singhiozzare. "Ti ho bagnato il mantello…"
"È lo
stesso. Stai meglio?" le chiese,
preoccupato ma anche sollevato perché il suo viso sembrava
più rilassato di
prima.
La ragazza
annuì e guardò il cielo scuro. "Avevo
voglia di vedere le stelle, stanotte" spiegò, allontanandosi
da lui.
"Da quando mia madre non c'è più mi sembra di
riuscire a trovare conforto
solo nelle stelle…" disse ancora. Poi si voltò
verso di lui. "Ti devo
sembrare proprio stupida, vero?"
Neville
spalancò gli occhi: mai avrebbe potuto
pensarlo! "Assolutamente. Capisco quello che provi" spiegò,
guardando
anche lui quello stesso cielo.
Si voltò verso la ragazza quando sentì la piccola
mano
calda scivolare nella sua. "Questo dolore passerà mai?" gli
chiese,
senza aspettarsi una risposta.
"No" confidò lui, stringendo le sue dita.
"Ma imparerai a sopportarlo" promise.
"Mi sembra di
dover sopportare troppe cose. A
volte ho paura di non farcela…" Hannah sospirò,
per poi voltare il viso
verso di lui. "Fossimo tutti come te, che sei
così…"
Neville,
pensando che lo stesse prendendo in giro,
scivolò via dalla sua stretta e fece un passo indietro:
Hannah si voltò a
guardarlo. "Non so perché pensi queste cose di me. Anche
l'altro giorno
nella serra… Io…" Il ragazzo abbassò
lo sguardo e forse lei dovette capire
ciò che stava provando, perché gli disse: "Io so
vedere tante cose. So che
i tuoi gesti non sono eclatanti, ma io so riconoscere quando una
persona è
forte e nobile. Quando aiuta qualcun altro senza un tornaconto o quando
affronta una paura senza che nessuno lo sappia".
Sconvolto da quello che lei pensava di sapere su di
lui, delle bugie che pensava si fosse costruita, Neville scosse la
testa e fece
altri passi indietro, finché non sbatté contro il
muro della torre. "Ti
sbagli. Non capisco perché pensi queste cose di me"
mormorò. Si stava
sbagliando: lui non era come lo stava descrivendo, lui non era
coraggioso o in
gamba… Avrebbe voluto esserlo, essere come Harry o Ron, o
Seamus, ma lui non lo
era. Si accasciò in terra, sedendosi, come se quei pensieri
gli avessero
risucchiato tutte le energie.
Hannah gli
andò vicino e si sedette accanto a lui,
incurante del freddo e del gelo della notte. "Neville, tutti noi ti
vediamo, vediamo chi sei. Io ti ascolto quando incoraggi gli altri,
quando dici
loro che Harry Potter è vicino e arriverà a
salvarci. Che siamo l'esercito di
Silente e dobbiamo continuare a sostenerci. Neville, sei tu che ci
aiuti, che
ci dai forza, non vedo perché non dovrei pensare bene di
te…"
La ragazza gli prese la mano e lui la guardò mentre,
con gli occhi sgranati, elencava tutte le qualità che
pensava che avesse, ma di
cui lui non era sicuro di meritarsi i complimenti.
"Se ti confido
un segreto, prometti di non dirlo
a nessuno?"
Hannah annuì, sorpresa. "Certo".
"Il
più delle volte sento di non farcela. Da
quando Luna è stata rapita, poi, la mia mente non riesce
più a trovare pace. A
volte ho paura che tutto quello che sto facendo non servirà
a niente, che non
riusciremo mai a sconfiggerlo o che…"
"No!"
esclamò Hannah, con gli occhi
sbarrati. "Non devi dubitare di quello che stai facendo. Sei
così
importante per tutti che…"
"Tu non capisci:
e se tutto questo finirà come il
fumo di una pozione venuta male? E se tutto il nostro resistere, la
nostra
forza, il nostro voler credere, alla fine ci si rivoltasse contro? E se
Harry
non…"
Hannah gli
posò una mano sulle labbra. "Non
dirlo. Se anche dovesse succedere che qualcuno non dovesse farcela, o
se
verremo qualche volta sconfitti, quello che stai facendo, quello che stiamo facendo, tutti insieme, deve
servire a qualcosa".
"E a cosa?" sussurrò Neville, prendendole la
mano e stringendo le dita fra le sue.
"A sapere che non saremo mai soli, finché
lotteremo tutti dalla stessa parte. Così Tu-sai-chi non
potrà mai vincere su di
noi. I Carrow possono anche vincere sui nostri corpi…"
disse, toccandosi
inconsapevolmente un fianco e Neville capì che era dove era
stata colpita il
giorno prima da Goyle a difesa delle Arti Oscure. "Ma non potranno mai
vincere sui nostri pensieri, le nostre azioni, il nostro essere
l'Esercito di
Silente. Non devono. Perché altrimenti avranno vinto
davvero. E non dobbiamo
permetterlo".
Neville
continuò a tenere la mano della ragazza e
annuì: sapeva che aveva ragione, ma a volte era difficile.
Guardò di nuovo il
cielo. "Ti va di passare la notte con me?"
Quando le gote
di Hannah assunsero il colore del succo
di melograno, capì che aveva frainteso. "No,
intendevo… Probabilmente eri
venuta qui per stare da sola e io ti sto disturbando…"
Neville lasciò la
sua mano e si passò le dita fra i capelli, nervoso e agitato
per l'imbarazzo.
"Neville, non
vorrei essere con nessun altro. In
nessun altro posto, se non qui, con te. Passiamo la notte insieme. Io e
te."
Quella fu la
prima di tantissime notti.