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Autore: StagTree    09/10/2022    0 recensioni
Raccolta per il Writober 2022.
#8 fake dating: E’ con una certa urgenza che lo rassicura che niente è stato vano, e che Mipha ha vissuto secondo i suoi principi, e i suoi soltanto; l’ultimo suo pensiero è andato a lui, gli dice, e Link intuisce la nota disgustata nel viso dell’anziana servitù reale. (silink)
#13 room mates: “Non hai di meglio da fare?” glielo dice, quindi, una sera quando Mipha non c’è. Link è seduto sul bordo del divano, e sta giocando a Splatoon, “Non devi studiare? Fare i compiti? La nanna?”
“Di meglio, sì”, risponde, Link, “Gli affari miei. A tuo contrario.”
(revalink)
#18 stelle: E' lontana e vaga ma vera, ed importante, la sensazione rasserenante della familiarità di una cicala che strilla.
#26 fratello: Ti ricordi di Revali. (revalink)
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Link, Princess Zelda
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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lato sensu

 

https://www.fanwriter.it/writober-2022/

 

https://www.youtube.com/watch?v=UlKrH07au6E&ab_channel=KingCrimson

 

 

 

Said the straight man, to the late man

Where have you been?

I’ve been here and, I’ve been there and

I’ve been in between

 

 

  1. fake dating

 

Stanno seguendo un sentiero che serpeggia tra colline di verde estate, fresca viva, fino al Castello di Hyrule, dove la principessa avrebbe eventualmente riaccolto i suoi doveri regali. Gli si avvicina più che può, Zelda, trottando, e gli chiede, “Quindi,” con una giocosità curiosa nella voce che non dimostra che con lui. Allunga le vocali e si sporge dal suo gentil cavallo; Link, che vuole del bene al suo, si sposta e ristabilizza la distanza di sicurezza. E se deve – se proprio dovesse, e se lo ammetterebbe nel suo privato, solamente – si direbbe irritato, se non, oltretutto, infastidito.

“Oh, Link,” lei dice, e capisce il messaggio, “Perdonami per aver spaventato la povera Epona. Ma non ho potuto fare a meno di notare. Tu e Mipha…”

Il paesaggio lascia libertà ad un qualsiasi pensiero, e questo viaggia, più lontano di quanto loro non potranno mai fare. Link ferma il cavallo con un brusco comando, e la bestia strilla. Zelda si ferma con lui.

“Allora?”

No,” le dice, e riprende la tratta, con galoppo allegro, leggero. La lascia volutamente indietro perché sa che a questo punto – e così fa – Zelda lo avrebbe raggiunto, e glielo avrebbe chiesto di nuovo, con la stessa gioia e risata nella voce di un bambino che gioca all’acchiapparella. E di nuovo, e di nuovo. Finché non avrebbe potuto più.

 

 

 

Link si fa strada tra le lunghe pareti di montagne rugose e fradice di pioggia, galoppando su un cavallo non suo. Lo lega ad un palo alla base del lungo ponte: non è indifferente alla sensazione di familiarità che gli corrode il petto e tutto ciò che dentro consuma; quasi il bianco cavallo sembra parlargli, nella vaga allucinazione di un ricordo, ma viene prepotente, il tuono, il macabro lamento della divina bestia in lontananza, e si accorge a quel punto, Link, che niente ha voce, nei suoi dintorni, se non per il canto incessante dell’acqua.

Dorephan il re degli Zora, non fa che ribadirgli la strappata loro esistenza della pregevole Mipha, e del bene che al suo popolo ha portato in tempi remoti, quando ha risposto alla divina chiamata della Dea, incontestabile e sempre vera, e ha protetto la Sua terra, offrendo la sua vita in dimostranza. E’ con una certa urgenza che lo rassicura che niente è stato vano, e che Mipha ha vissuto secondo i suoi principi, e i suoi soltanto; l’ultimo suo pensiero è andato a lui, gli dice, e Link intuisce la nota disgustata nel viso dell’anziana servitù reale. “Ha pregato perché tornassi e salvassi Hyrule dalla grinfia ripugnante di Ganon,” continua, “E ovunque lei sia, voglio pensare che stia porgendo i suoi ringraziamenti alla Dea – per la sua misericordia, e provvidenza; come noi stessi già facciamo, come ancora faremo, fino alla fine dei tempi.”

Gli vengono date delle istruzioni, e si prepara alla marcia; l’armatura gli calza così come gli era stato spiegato, con amore tessuta. Si pone al cospetto di un altro nobile ponte, pronto per la scalata verso la cima del monte, finché una voce lo chiama, e Link si deve ricordare che realisticamente non può essere il cavallo.

“Link!” dice la forma lontana e, ad ogni passo bagnato, sempre più vicina; è Sidon, che lo raggiunge con una breve corsa atletica.

“Link, grazie di cuore,” continua, e gli prende una mano, “per tutto quello che stai facendo. Tu e Mipha…”

C’è un momento di pausa di riflesso, l’eco di risate e voci gentili, zoccoli che toccano grigie piastrelle e le lunghe lame di erba che tagliano il vento – un nitrito lontano, che gli fa alzare la testa in direzione del suo cavallo, accostato dall’altra parte del villaggio. Sidon segue, e gli sorride con positiva rassicurazione. “Non preoccuparti per il cavallo,” capisce, e spiega, “Ce ne stiamo prendendo cura noi.” E Link rinnova il silenzio con una serie di osservazioni mentali.

Non è la prima volta che i suoi occhi studiano, e indugiano, e più che una considerazione è un’ammissione di colpa; quando la sente stringere, la mano, in quelle sue robuste, di Sidon, e il suo petto gli si apre e chiude come le ali di una farfalla, si ricorda del rosso pallore di Mipha e del delicato gesto di dita che sfiorano e cercano, rispettosamente, a distanza. Si ricorda di un palmo sulla pelle calda di una guancia, sanguinante, e ricorda – la mancanza, il senso di delusione sul suo viso. L’armatura è perfetta, e la sente aderire al suo corpo come fosse elastica, non una seconda pelle, ma una nuova, parassita. Raggiunge Sidon con lo sguardo – pensa ad un tempo e un giorno, in cui potrà dedicare la sua mente a quello che trova nei suoi pettorali, nelle ossa della clavicola – e i suoi occhi vogliono chiedergli qualcosa di privato; Link gode del contatto fino a che dura, e Sidon gli offre un sorriso morbido di incoraggiamento. Link si chiede, vagamente, cosa trovi nelle punte feroci dei suoi denti, e pensa ad un momento di pace in cui il pensiero si sarebbe trascinato al vento, a peso morto, come foglie, decidue.

“Dev’essere dura, Mipha era la tua amante,” continua, Sidon, “Ma puoi farcela,” si scuote leggermente e Link muove tutto il corpo, si mantiene a terra con la punta dei piedi, “Credo in te.”

E alla base della prima cascata, Link si immerge nell’acqua, finge di essere sospeso nel vuoto. Chiude gli occhi e si lascia trascinare sul fondo della pozza; lo accoglie, superba, l’acqua, superficiale, che nel suo canto infinito gli offre due braccia fredde e bagnate che gli riempiono i polmoni passando, come veleno, tradimento, da tutte le cavità della pelle.

 

  
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