Anime & Manga > Ranma
Segui la storia  |       
Autore: Magica Emy    11/10/2022    7 recensioni
«Akane, si può sapere dov’eri finita? Credevo dovessimo tornare a casa insieme…ehi, ma cosa…che stai facendo?»
La giovane piegò le labbra in un sorrisetto sornione senza smettere di armeggiare freneticamente con i bottoni della sua camicia che, in poco tempo, scivolò ai loro piedi, mettendo in mostra i magnifici pettorali scolpiti da anni di intensi allenamenti quotidiani.
«Cos’è, non ci arrivi da solo? Vuoi che ti faccia un disegno, per caso?»
In questa nuova storia, i caratteri dei personaggi potrebbero essere un po' diversi da ciò a cui siamo abituati, ma...niente paura! E se lo desiderate, continuate a seguirmi, mi raccomando!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: ranma/akane, Ukyo Kuonji
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Due. Erano due. Gli scoppiava la testa e la sua vista era annebbiata. Non riusciva quasi a respirare.
Due linee.
Non c’era abbastanza aria in quella stanza e tutto appariva così soffocante che avrebbe voluto strapparsi i vestiti di dosso e mettersi a urlare, ma lì nessuno pareva accorgersene. Le loro voci sembravano arrivargli da chilometri di distanza, quasi come se non fossero neppure lì, seduti al suo stesso tavolo ma si trovassero in un luogo molto lontano. Forse troppo lontano per poter davvero accorgersi di come si sentiva. Ma non aveva importanza. Voleva solo che smettessero di parlare. Di alzare la voce a quel modo.
Due linee di colore rosa.
C’era troppo rumore intorno a lui, per quale motivo c’era così tanto rumore? E faceva caldo, un caldo insopportabile. Gli mancava l’aria.
Due linee di colore rosa.
Come potevano due semplici, maledette linee rosa decidere della sua vita, del suo futuro?
Eppure lo stavano facendo, polverizzandone d’un tratto l’intera esistenza fino a ridurla a quell’unico, disgraziato istante in cui, attraverso il piccolo astuccio che l’amica d’infanzia stringeva tra le mani fin quasi a farsi sbiancare le nocche, si divertivano a prendersi gioco di lui. Si trattava di uno scherzo, vero? Solo di un misero, stupido scherzo di cattivo gusto. Sicuro, doveva senz’altro essere così, perché parole come “gravidanza” e “Ukyo” non potevano certo stare nella stessa frase.
Altrimenti…
Altrimenti.
«Hai disonorato una ragazza innocente e anche questa famiglia, che ti ha accolto come un figlio e designato come erede della palestra Tendo. Sarei stato felice di darti in sposa la mia bambina ma, dopo questo, Ranma, non posso più mantenere quella promessa.»
Sussultò quando un Soun distrutto dal dolore e con le lacrime agli occhi pronunciò il suo nome, guardandolo con aria assente e sbattendo più volte le palpebre per cercare di metterlo a fuoco nel migliore dei modi. La sua voce era bassa, come se si stesse sforzando di mantenere il controllo delle proprie emozioni, ma allo stesso tempo grave e vibrante di rabbia. Kami, sembrava tutto talmente irreale da fargli credere di trovarsi nel peggiore degli incubi. Chissà, se si fosse preso a sberle forse si sarebbe finalmente svegliato, ritrovandosi nel suo letto come ogni mattina, sollevato di lasciarsi alle spalle quell’assurda vicenda. Si voltò verso Ukyo, che con il viso arrossato e gli occhi bassi non osava neppure per sbaglio sollevare lo sguardo verso i presenti, né verso di lui. Scosse la testa un paio di volte. No, quello non era un incubo ma la realtà. E di nuovo si sentì morire.
«Sei sempre stato un idiota buono a nulla» esclamò Genma, rialzandosi in piedi di colpo per battere un violento pugno sul tavolo che fece sobbalzare tutti, rincarando la dose «ma tradire la tua fidanzata con un’altra, ingravidandola per giunta, è di sicuro l’azione più riprovevole che potessi commettere. Ora dovrai prenderti le tue respon…»
Un improvviso, sordo rumore di vetri infranti sul pavimento coprì quelle ultime parole, rivelando un’ombra che, materializzatasi d’un tratto tra loro, ma ansiosa di sparire di nuovo si copriva ora il volto con entrambe le mani, lasciando di corsa la stanza. Un’ombra che Ranma riconobbe immediatamente.
«Akane, no!» gridò con quanto fiato aveva in corpo, precipitandosi da lei incurante di ciò che restava dei deliziosi dolcetti, ormai ridotti in misere briciole sparse disordinatamente a terra.
«Akane per favore, ascoltami! Lascia che ti spieghi.» proruppe, agitato, raggiungendola in giardino.
«Che cosa vorresti spiegarmi? Qui è tutto fin troppo chiaro!»
La sentì urlare al suo indirizzo e le guance si arrossarono per lo sforzo, tuttavia teneva gli occhi bassi, come se non riuscisse a guardarlo in faccia. Com’erano arrivati a quel punto? L’aveva ignorata per settimane, fingendo persino di non vederla tutte le volte che, vergognosa e tremante aveva provato a scusarsi, a cercare un dialogo, trovandosi invece davanti solo un muro insormontabile. Era colpa sua. Cosa si aspettava, adesso? Quell’atteggiamento era più che comprensibile, ma avrebbe comunque tentato di recuperare in qualche modo.
«No, tu non capisci…»
«Ho capito benissimo, invece» lo incalzò, furente «ho capito che sei un traditore e un bugiardo! Come hai potuto fare una cosa simile? Avevi detto di amarmi!»
«Ed è così, infatti!» ribatté, esasperato, cercando il suo sguardo sfuggente. A dispetto della feroce rabbia che stava dimostrando, le sembrò d’un tratto tanto pallida e vulnerabile. Come aveva fatto a non accorgersi di quanto fosse dimagrita? La giovane Tendo avanzò con decisione di qualche passo, pur tenendosi a debita distanza.
«Allora perché sei andato a letto con Ukyo? Da quanto tempo va avanti questa storia, si può sapere?» sbottò, mordendosi le labbra con forza e una piccola ruga poco profonda solcò ben presto la sua fronte alta.
«Una sola volta. È successo una sola volta e non ha significato niente.»
«L’hai messa incinta, Ranma! Neppure questo significa niente?»
«Non mi ricordo un accidente di quel giorno, lo vuoi capire? Ero completamente ubriaco.»
Akane sorrise con disprezzo.
«Certo! Raccontala a qualcun’altro.
«Ti sto dicendo la verità, te lo giuro.» insistette, cercando un appiglio. Anche se era praticamente indifendibile.
«Pensi davvero che sia così stupida da crederti? Fammi un favore, sparisci immediatamente dalla mia vista e non rivolgermi mai più la parola!» gridò voltandogli le spalle e fece per allontanarsi ma lui fu pronto a trattenerla, stringendo la mano attorno al suo polso sottile.
«Ti prego, fermati.»
Dopo tutti quei giorni trascorsi senza neppure toccarsi, il semplice contatto con quella pelle calda e morbida risvegliò ogni emozione sopita, provocandogli un intenso brivido lungo la schiena. Brivido che la ragazza spense sul nascere quando si liberò di lui con un violento strattone che lo fece sussultare, lasciandolo confuso e disorientato.
«Toglimi quelle manacce di dosso, mi fai schifo! Con quante altre sei stato? Te la fai anche con Shampoo, non è così? Hai messo incinta anche lei, per caso?»
La fissò, al colmo dello stupore.
«Di che diavolo stai parlando, smettila!»
«Abbi almeno la decenza di ammettere le tue colpe, bastardo!»
Ma cosa…
Stava veramente continuando a insultarlo, rifiutandosi di capire nonostante avesse ammesso nient’altro che la pura verità?
«Sai una cosa?» esplose d’un tratto, cupo «Non sono tenuto a giustificarmi con te in nessun caso perché non sono affari che ti riguardano. Della mia vita faccio quello che mi pare. In fondo non provi niente per me, quindi non ti importa. O almeno così mi pare di ricordare. Dico bene?»
«Infatti. Non provo niente per te e non mi importa affatto.»
La sentì replicare senza perdere un colpo, anche se continuava a rifiutarsi di incrociare il suo sguardo. Perché si comportava in quel modo?
«Bene.»
«Benissimo. E tanti auguri per il nascituro!»
Fu allora che, mentre fuggiva via da lui, non poté fare a meno di notarle. Le sue lacrime. Sì, non poteva essersi sbagliato. I suoi occhi erano pieni di lacrime. Akane stava…piangendo? Per quale motivo, se gli aveva appena ribadito di non provare per lui assolutamente nulla di romantico? Ma allora…
Assorto com’era in quei pensieri non si accorse affatto della piccola busta bianca, probabilmente scivolata via dalle tasche dell’ormai ex fidanzata e finita direttamente ai piedi di Ukyo, che uscendo finalmente dall’ombra si chinava ora a raccoglierla per esaminarla con curiosità. Trasalì, affrettandosi poi a metterla via prima che il ragazzo che amava potesse notarla poiché, di qualunque cosa si trattasse, lo riguardava di certo.
“Da Akane, per Ranma.”
Questa la dicitura. Inequivocabile. Si schiarì infine la voce, costringendolo a tornare bruscamente coi piedi per terra.
«Ranma?» sussurrò, annullando con pochi passi la distanza che li separava. Il giovane si voltò verso di lei, abbozzando un timido sorriso. Un sorriso che non arrivava agli occhi.
«Dicevi sul serio? Davvero quello che è successo tra noi non ha significato nulla per te?»
Sembrava sul punto di piangere. Non anche lei, Non poteva permetterlo.
«Ukyo, io non…»
«Ascolta» lo incalzò, interrompendo qualunque cosa stesse per dire «mi dispiace di essere piombata qui all’improvviso e di averti sconvolto con questa notizia ma, credimi, sono sconvolta anch’io. Solo…l’unica cosa a cui riesco a pensare adesso è che non voglio che questo bambino venga al mondo senza conoscere suo padre.»
Si sfiorò il ventre ancora poco pronunciato e Ranma non poté che provare un’infinita tenerezza al pensiero che una minuscola creatura stesse lentamente crescendo dentro di lei. La sua migliore amica. Un’instancabile compagna di giochi nei giorni ormai lontani dell’infanzia e…probabilmente di vita, da quel momento. Doveva prendersi le proprie responsabilità, da uomo.
«Non succederà» disse con dolcezza, prendendole le mani «so bene quanto possa essere difficile crescere con un solo genitore, io stesso ci sono passato e non permetterò mai che la cosa si ripeta. Perciò ti prometto che mi prenderò cura di te e nostro figlio nel migliore dei modi, se vorrai darmene la possibilità.»
L’indiscussa regina delle okonomiyaki si specchiò nei suoi occhi azzurri, commossa.
«Ma sì, certo che sì, Ranma. Non desidero altro che averti nella mia vita. Nella nostra vita.» mormorò con voce rotta, nascondendo il viso sul suo petto e lui la strinse a sé, provando a concentrarsi sulla nuova vita che l’attendeva.
 
 
Si era trasferito a casa di UKyo quella sera stessa e, neppure dopo aver disfatto le valigie era riuscito a scrollarsi di dosso lo sguardo severo del padre, che per tutto il tempo lo aveva fissato come se fosse un orribile insetto da schiacciare. Soun non era stato da meno, arrivando persino a prendere le sembianze di un gigantesco Oni e spaventandolo a morte pur di costringerlo a lasciare casa Tendo nel minor tempo possibile. E così era stato. Quanto ad Akane non si era più fatta vedere, preferendo con molta probabilità barricarsi al piano superiore piuttosto che essere costretta a continuare a respirare la sua stessa aria e quando, per l’ultima volta prima di andar via, aveva sollevato lo sguardo verso la finestra della sua camera, lei si era affrettata a richiudere le tende, desiderando evidentemente cancellare quegli ultimi sei mesi trascorsi insieme dalla sua memoria. Proprio come se non fossero mai esistiti. Poco male, si sarebbe di certo sforzato di fare lo stesso. Colei che era stata la sua fidanzata rappresentava ormai il suo passato, mentre Ukyo e il bimbo che aspettava erano il suo futuro. Allora perché stava così male da desiderare ardentemente di strapparsi il cuore dal petto per provare a non sentire, per dimenticare tutto quel dolore?
E poi…lei stava piangendo. Akane. Stava piangendo. La voglia di sapere, si scoprire cosa si nascondesse dietro quelle lacrime sembrava essere più forte di tutto, tanto da riuscire a togliergli il sonno. No, non avrebbe dimenticato tanto facilmente.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ranma / Vai alla pagina dell'autore: Magica Emy