Anime & Manga > Kuroko no Basket
Ricorda la storia  |      
Autore: Akane    12/10/2022    0 recensioni
'- Grazie. - disse solo.
Della partita, di averlo battuto, di non aver mai avuto paura di lui, di non essersi fatto abbattere, di non aver perso la voglia di giocare e duellare con lui.
“Grazie per la mia anima.”'
Dopo la sconfitta contro Kagami, Aomine si sente di nuovo vivo e felice come non mai e lì si rende conto di aver ritrovato la propria anima perduta da tempo. E sa che lo deve al ragazzo che ha davanti.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Daiki Aomine, Taiga Kagami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La cosa più preziosa'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
anima

NOTE: Quinta fic della serie La cosa più preziosa. Arriva il giorno della partita del Seirin contro il To’o, vinta dal Seirin. Dopo l’allenamento speciale in America, Taiga torna nettamente migliorato al punto che riesce ad entrare nella zona, lo stato di trance agonistica nel quale giochi al massimo delle tue capacità. Grazie a questo batte Daiki nello scontro diretto e in questo modo lui si accende di gioia e vitalità, nonostante venga sconfitto. Questo è l’esatto momento in cui Taiga Kagami restituisce l’anima perduta di Daiki Aomine. L’esatto momento in cui lui decide che Taiga sarà suo. Ecco cosa ho immaginato dopo la partita, per il momento di svolta decisivo. 
Come sempre le fan art sono prese da internet e sono servite da ispirazione per alcune scene, anche se non sono state usate in modo letterale. Fra l’altro una delle due probabilmente ritrae Taiga con Hyuga, ma per mesi ho pensato fosse Daiki ed ormai mi ero ispirata a quella scena, perciò fate tutti finta che sia la bella pantera. 
Come già detto, altre fic seguiranno a questa. 
Buona lettura
Baci Akane

ANIMA

aokagaaokaga

Improvvisamente era tutto rosso. Rosso acceso. 
Daiki non si era mai sentito più vivo. 
Non avrebbe mai pensato di potersi sentire ancora così.
Ricordava che una volta era sempre stato pieno di vitalità, di gioia, di obiettivi da raggiungere. Poi improvvisamente si era oscurato tutto una volta raggiunta la vetta.
Adesso per la prima volta dopo tanto tempo, si sentiva ancora come una volta. 
Vivo, felice di esserlo. 
Contento di aver giocato a basket, dispiaciuto che quella partita fosse finita. 
Tutto perché era stato battuto nello scontro diretto contro qualcuno. Non solo la sua squadra aveva perso, ma era la prima volta che qualcuno lo batteva da secoli. 
“Quel piccolo bastardo aveva ragione!”
Si disse guardando Tetsu barcollare e venir prontamente afferrato e retto dal fedele Kagami.
Un moto di fastidio lo invase guardandoli abbracciati, ma lo nascose sotto quello per la sconfitta. 
Eppure sorrideva ancora come l’aveva fatto felice e vivo durante lo scontro, più Kagami aveva dimostrato forza, più lui si era acceso. 
Non ricordava da quanto tempo non si era più sentito così.
Quel fastidio nel vederli insieme si incise nella sua anima, un’anima che ormai vedeva tutto rosso. 
Gli era bastato un istante, per capirlo.

Anche Tetsuya quando l’aveva guardato per salutarlo, chiedendogli di restituirgli il pugno come ai vecchi tempi, in segno di pace, se ne era accorto; ma lui l’aveva compreso ben prima di quel momento, di quello scambio di sguardi così pieno di emozioni contrastanti e precise. 
“Daiki ha di nuovo la sua anima. Kagami gliel’ha restituita. Proprio come immaginavo! Era lui la persona giusta per quel testone!”
Tristezza e sollievo nello stesso momento. Si poteva essere felici e abbattuti contemporaneamente? 
Sentendo le sue nocche contro le proprie, sorridendogli, guardando la sua espressione smarrita, si era sentito come alla fine di un lungo e duro percorso. 
Aveva lavorato tantissimo solo per farlo arrivare a quel punto. Per trovare l’anima di Daiki e consegnargliela. Adesso che l’aveva salvato, doveva farsi da parte e cedere il passo. Doveva lasciare che quei due aprissero il loro libro mentre lui chiudeva il proprio. 
Ne avrebbe aperto un altro anche lui, ne era sicuro. Ma per il momento aveva solo bisogno di raccogliersi un attimo e aspettare che passasse.
Non era facile.
Aveva accettato di non essere la persona di Daiki da tempo, ma vederlo al dunque. Vederlo di nuovo vivo e felice grazie a qualcun altro, ti metteva un punto irremovibile a quel qualcosa su cui un tempo avevi creduto. 
Adesso era finita, si disse lasciando che i due si guardassero divorandosi a vicenda, palpabilmente eccitati. 

- E adesso? Anche questa è finita, comunque... - disse Daiki scontento, realizzando che la magia appena vissuta era conclusa. 
La partita era finita, lui era stato battuto. Cosa valeva la pena fare? 
- Adesso ci sarà la prossima. - rispose subito deciso Kagami, guardandolo dritto negli occhi mentre ancora sorreggeva Tetsuya tenendogli il braccio intorno al collo.
Daiki lo ricambiò pensando che avrebbe voluto di nuovo il suo intorno al proprio come aveva fatto ogni volta che aveva potuto, durante la partita. Sfacciato e scanzonato. Maledetto bastardo impertinente. 
- Ci affronteremo ancora e proveremo di nuovo a superarci. - aggiunse l’asso del Seirin sicuro di sé, ansioso che potesse deprimersi e mollare proprio perché battuto. 
Kagami forse temeva d’avergli dato un colpo troppo grosso, ma Daiki a quel punto sorrise di nuovo riaccendendosi ancora. 
Rosso.
Ormai per lui era tutto incredibilmente e meravigliosamente rosso. 
Così rosso da doverlo prendere e assorbire, non poteva farne a meno.
Tetsuya conosceva quel sorriso, quello sguardo felino. Non quello di chi si preparava ad uno scontro uno contro uno pazzesco. 
Lo sguardo di chi aveva appena deciso che si sarebbe preso la persona che aveva davanti. 
Staccò gli occhi blu da quelli rossastri di Taiga solo per andare con gli altri a salutare gli avversari insieme alla propria squadra, come di rito, ma li ritrovò subito mettendosi proprio davanti a lui. 
Poi lo cercò ancora nel tunnel diretti ai rispettivi spogliatoi. 
Al bivio dove una squadra avrebbe preso una via diversa dall’altra, Daiki si staccò dai propri compagni per seguire la scia del Seirin.
Kagami e Tetsu camminavano ancora insieme, più lentamente degli altri.
Non sarebbe tornato a casa senza fare nulla, ormai aveva deciso. Ormai vedeva solo rosso e non di rabbia.
Rosso di desiderio e passione. 

Tetsu lo vide arrivare all’ultimo, gli bastò uno sguardo fugace per capire. Fece un sorriso consapevole, un po’ malinconico, ma d’accettazione. Fece un cenno e staccandosi da Kagami, gli disse che poteva farcela e che stava meglio.
Il compagno rallentò guardandolo per capire se fosse vero, rimanendo indietro, fece per riprendere ad avanzare, quando una mano gli afferrò il polso. 
Tetsuya accelerò il passo, assicurandosi che nessuno dei suoi compagni, ormai quasi tutti arrivati nello spogliatoio, li notasse e si fermasse. 
Gli lanciò un’ultimo sguardo.
“Addio, Daiki.”
Ed entrò chiudendosi la porta alle spalle. 

Era l’ultima partita della giornata, nel palazzetto, e si era protratta per più tempo del previsto. Il corridoio era deserto, ormai, poiché tutti i giocatori erano già negli spogliatoi a cambiarsi e a fare discorsi. 
Taiga si voltò nella penombra, guardando meravigliato ed emozionato Aomine davanti a sé. 
Il cuore iniziò ad accelerare impazzito, la sua mano ancora sul suo polso, una presa sicura. 
I due si guardarono, ognuno pensando a cosa dire, cosa fare. In condizioni normali si sarebbero messi a dire qualcosa di sbruffone magari finendo per litigare, ma quella volta non era normale.
Entrambi erano ormai perfettamente consapevoli dell’eccitazione e del desiderio portato dal ragazzo che avevano davanti ed entrambi volevano la stessa cosa.
La sola differenza era che Taiga, testardamente, insisteva nel non voler vedere ciò che per Kuroko era chiaro ed evidente. 
Il considerarlo un avversario degno era già stato tanto, più di quello Aomine sicuramente non sarebbe andato oltre. 

Tuttavia Daiki non vedeva più in lui solo un degno avversario. Ormai vedeva la sola persona in grado di interessarlo in ogni senso. 
“Mi ha restituito l’anima, mi ha salvato. Non lo sa, ma non lo lascerò mai più andare, non esiste.”
Eppure non era un pensiero egoista e sbruffone, nonostante l’apparenza.
Era più una realizzazione sconvolgente che lo paralizzava dall’emozione e dallo stupore. 
Così senza farsi un piano preciso, fece come ogni volta.
Improvvisò, affidandosi al suo istinto selvaggio. 
“La salvezza della mia anima.” Pensò mettendogli una mano sulla guancia in quel corridoio semi buio e deserto, voci distanti da loro, nessuno sguardo indiscreto. Kagami trattenne il respiro, sgranando gli occhi, meravigliato.
Non si mosse, non alzò nemmeno un muscolo, mentre si sentiva intorpidito e bruciare nel punto in cui lo stava toccando.
Daiki si allungò verso di lui, ben pochi centimetri a separarli. 
“Non mi abbandonerai mai, tu. Sarò al sicuro per sempre.”
Posò delicatamente le labbra sulle sue. 

Taiga si era immaginato mille baci con lui, ma mai uno era stato così, nella sua testa.
Tutti prepotenti e passionali, anche cattivi in qualche caso.
Non immaginava che quel primo bacio così delicato e dolce, sarebbe stato l’unico di quel genere. 

Daiki, ancora nel pieno della fase della meraviglia, della scoperta e della sorpresa, era nella beatitudine. 
Crogiolandosi in quella sensazione nuova che forse un tempo aveva provato, nel ritrovarsi così, nel riavere la sua anima e farci pace, schiuse lieve le labbra e intrecciandole alle sue, si fece avanti con la lingua.
I due si trovarono, si fusero piano, quasi preda di un terrore. Quello di svegliarsi e capire che era l’ennesimo sogno dove finivano per fare sesso. 
Ma non si svegliarono, rimasero così e quando si separarono, Kagami era dello stesso colore dei capelli, paralizzato, sorpreso, come un gigantesco gatto colto in flagrante. 
Daiki invece sorrideva sereno, stava bene, stava così bene che non se ne capacitava lui stesso.
- Grazie. - disse solo. 
Della partita, di averlo battuto, di non aver mai avuto paura di lui, di non essersi fatto abbattere, di non aver perso la voglia di giocare e duellare con lui. 
“Grazie per la mia anima.”
Pensò senza dirlo.

Taiga capì la gran parte delle sue intenzioni, con quel grazie, e fece un cenno col capo, ancora imbambolato. Una mano di Aomine sul braccio, l’altra sulla sua guancia ancora sudata. 
- La prossima volta sarà diverso. - gli promise e dallo sguardo felino e predatore, Taiga capì precisamente a cosa si riferiva. 
Non avrebbe mollato, avrebbe anche potuto provare a respingerlo, ma l’avrebbe fatto suo alla sua maniera, quella normale, non così come quella sera. 
La maniera di una pantera sensuale che attacca e non ti fa respirare. 
Taiga si eccitò pesantemente e rimase serio, paralizzato per un istante, qualche secondo circa. 
Poi sorrise sadico e rispose prendendogli il mento con le dita, avvicinando il viso al suo di nuovo. 
- Lo spero proprio. Non vorrai deludermi! - concluse scivolando con la mano sulla sua schiena alla stessa maniera che faceva Aomine. Lo attirò a sé e lo baciò a sua volta, fugace e veloce sulle labbra che si piegarono in un sorriso soddisfatto ed eccitato. 

Daiki andò al settimo cielo. L’ennesima risposta degna.
Quel tipo sì che era alla sua altezza.
Guardandolo andarsene nello spogliatoio con gli altri, rimase un istante lì a catturare la sensazione dell’anima che tornava in lui mano a mano che Kagami lo batteva, lo affrontava e gli parlava. 
Poi invece di raggiungere anche lui i suoi compagni e cambiarsi, salì le scale ed uscì sul terrazzo del palazzo dello sport, in uno dei suoi posti preferiti.
Si lasciò pesantemente cadere steso, intrecciò le braccia dietro la nuca e guardò il cielo che si oscurava per la sera che, come un manto dolce, calava il suo velo rinfrescando tutti. 
“Era lui il giocatore eccezionale, l’avversario degno di cui parlava quella volta Tetsu. Come faceva a saperlo che l’avrei trovato?”
I pensieri vagarono liberamente, nonostante le apparenze il suo isolarsi costantemente gli permetteva di fermarsi a riflettere molto, anche se il più delle volte non trovando risposte si innervosiva ancora di più. 
Odiava ricordare. In passato era stato così bene, era sempre stato felice. 
Da quando aveva iniziato a perdersi in quel modo? Da quando era diventato così triste e cupo?
Dal momento in cui nessuno era più stato in grado di batterlo, lui aveva iniziato a sentirsi così. 
Solo. Depresso. Imbattibile. Demotivato. 
Ma come era stato possibile?
La propria forza a basket era stata la sua maledizione? 
Era sempre stato forte, sin da piccolo, ma come mai solo alla Teiko ad un certo punto si era perso? 
Perché? 
Akashi era riuscito a farli diventare tutti così forti da non avere rivali e se per gli altri questo non aveva avuto effetti troppo negativi, non come i suoi per lo meno, per lui invece era stato devastante.
“Sarà stato Akashi ed il suo metodo di farci diventare forti? Ma perché solo io mi sono perso così? Sono così fragile? Sono tanto forte sul campo, quanto fragile e debole fuori?”
Non trovò risposte, ma il bacio con Kagami e la sua reazione decisa e senza esitazione, di chi non scappava davanti all’ennesima sfida, lo cullò facendolo sorridere. 
Era ora di tornare ad allenarsi, adesso sì che ne aveva voglia!
 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: Akane