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Autore: lulette    13/10/2022    6 recensioni
Dal capitolo I
[...Era da un po' che Merlin ci pensava.
Il suo re passava ogni sera in camera sua con la sua fidanzata, Gwen. Li sentiva sospirare e gemere, fuori dalla porta. Erano settimane che nessuno poteva entrare nella camera reale dopo l'orario di cena, nemmeno lui...]
[...Gli frullava in testa quell'idea strana.
Era un mago.
E se per una volta avesse voluto usare la magia unicamente per sé? Perché non poteva utilizzarla per una cosa alla quale lui teneva così tanto? Perché doveva usarla per salvare Arthur e Camelot e non per altro?...]
[..."Che ci fai qui? Vattene via, Merlin!" urlò Arthur feroce.
Nell'uscire, il servo passò di fianco al letto e guardò il re con occhi furenti, sbottando: "Potevate almeno chiudere a chiave, sire!"
"Tira le tende del letto, prima di uscire!" gridò ancora Arthur.
"Tiratevele da solo!" e se ne andò sbattendo la porta...]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, Gwen, Lancillotto, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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Confusio










 

Era da un po' che Merlin ci pensava. 

Il suo re passava ogni sera in camera sua con la sua fidanzata, Gwen. Li sentiva sospirare e gemere, fuori dalla porta. Erano settimane che nessuno poteva entrare nella camera reale dopo l'orario di cena, nemmeno lui. Eppure l'aveva sempre fatto, fino ad allora. 

Gli preparava il letto per la notte, lo svestiva, gli rimboccava le coperte, spegneva le candele e gli augurava la buonanotte. E l'aveva sempre fatto con grande devozione. 

Per Merlin, di sera, Arthur non era più lo spocchioso asino brontolone del mattino o il presuntuoso giovane re che lo tormentava con mille ordini e il sarcasmo più efferato. Era solo un semplice ragazzo, stanco per le fatiche della giornata, che necessitava di cure, di dolcezza e del meritato riposo del nobile guerriero che era nella realtà quotidiana. L'eroe di Camelot, del popolo. 

Purtroppo era anche l'eroe dei suoi sogni notturni, dove prima Arthur salvava la situazione, salvava le persone in difficoltà, salvava Merlin, ma poi finiva per dichiarargli di averlo sempre amato. Anche se era il peggior servo che avesse mai avuto, anche se andava sempre alla taverna di nascosto, anche se era uno stregone, anche se era un uomo. In quei sogni Arthur a volte lo baciava teneramente, a volte si toglieva i vestiti con la scusa di una ferita, altre ancora lo prendeva senza tanti complimenti. 

 

Era sempre stato il momento preferito di Merlin, la sera. Con gli occhi lucidi di stanchezza, il giovane re sembrava godere delle premure del ragazzo e lo ringraziava con lo sguardo e talvolta un sorriso.

Ora non poteva più farlo. L'avrebbe forse fatto Gwen, la fortunata donna che usufruiva di tanta bellezza e dell'ardore del corpo di lui.

 

Una sensazione che da fastidiosa era diventata dolorosa, per poi finire, a volte, in triste rassegnazione.

 

Ma … doveva ammettere la veritá. 

 

Lui stesso aveva fatto sí che Arthur si invaghisse di lei. L'aveva fatto perché paradossalmente toccava a lui tenerlo stoicamente lontano dal peccato di sodomia, che altrimenti Merlin stesso avrebbe potuto rappresentare per lui. Non che Arthur gli avesse mai dato l'idea di essere un sodomita. Ma non si poteva mai sapere!

 

Merlin sapeva da sempre di non poterlo amare e per le solite ragioni: era uomo, era servo, era povero, era mago.

Il fatto era che, la mente gli suggeriva le cose giuste da fare, ma il cuore se ne fregava allegramente.

Per non parlare di quello zozzone del corpo che se fosse stato per lui chissà dove sarebbe finito. Non osava pensarci.

 

Il ragazzo era convinto che inconsciamente il re lo amasse, solo che non se n'era reso ancora conto. (Era notorio che il re non fosse una cima in certe cose).

 

Come poteva essere diversamente? Come poteva Arthur non ricambiare, anche solo in parte, la sua sincera devozione, il suo amore immenso ed eterno? Il fatto che più o meno tutti gli innamorati pazzi avessero pensato prima o poi la stessa cosa, non aveva la minima importanza. Gli altri non erano lui. Gli altri non erano Arthur.

 

Il drago gliel'aveva detto quasi ogni volta. Sua madre l'aveva capito dal primo istante in cui li aveva visti insieme. A Leon erano venuti dei dubbi su di loro e persino Uther doveva aver captato qualcosa, quando ancora era vivo. Non parliamo poi di Morgana che sembrava sapere tutto e anche di più con quell'aria maliziosa e le continue battutine, quando ancora viveva con loro, prima di diventare la nemica più pericolosa di Camelot. E la sua amica Morgause? L'aveva letteralmente torturato, solo per farsi dire come mai Arthur si fosse così affezionato a quello che lei considerava un servo insignificante.

Gaius doveva aver capito tutto da tempo, ma poiché era l'uomo più discreto del mondo, ed aveva ormai instaurato un rapporto parentale con Merlin, non si era mai espresso chiaramente al riguardo.

 

Doveva solo fare in modo che Arthur "vedesse" con il cuore ciò che erano sempre stati l'uno per l'altro.

 

Tornò a Gwen, con il pensiero.

L'aveva elogiata con il re per la sua dolcezza, il coraggio, l'intelligenza e la bontà. 

 

Si chiese se la sua fosse una forma di masochismo. Si chiese se in fondo sapeva di non essere abbastanza per Arthur. Si domandò persino se non fosse un modo per evitare un rifiuto da parte del re, rifiuto che lo avrebbe annientato. 

 

La scusa era: 'Arthur sembra sereno, quando è con lei' oppure 'Meglio lei che un'altra'.  

 

Però adesso non ne poteva più. 

 

Arthur come amico lo stava trascurando per lei. 

Come servo e collaboratore lo stava sfruttando affidandogli oltre alle solite incombenze, anche la scrittura dei discorsi, che il re avrebbe dovuto leggere i giorni seguenti, senza nemmeno la voglia di discutere dei dettagli con lui. 

 

Gli frullava in testa quell'idea strana. 

Era un mago. 

E se per una volta avesse voluto usare la magia unicamente per sé? Perché non poteva utilizzarla per una cosa alla quale lui teneva così tanto? Perché doveva usarla per salvare Arthur e Camelot e non per altro? 

 

Merlin aveva sempre fatto fatica a pensare di usare la magia per avere dei vantaggi personali: la sua magia era al servizio unicamente di Arthur.

 

Qualche volta in realtá l'aveva giá fatto, per trarne puro divertimento, come quella volta che per un intero giorno costrinse Arthur a ragliare, come l'asino che era, non appena il re si comportava da spaccone.

O quando davanti a Mithian fece in modo che il re a tavola si sporcasse come un bambino. E più tardi al picnic, lo aveva fatto ruttare così forte che neanche Gwaine ubriaco avrebbe potuto superarlo.

 

Era geloso? Un pochettino.

Si annoiava? Molto. 

Era geloso? Da morire.

 

Avrebbe dovuto studiare la cosa. 

L'obiettivo era interromperli. Gwen e Arthur. Ad ogni costo.

In modo che non potessero copulare. Che cosa orribile! Il solo pensiero gli faceva tornare su il pranzo di mezzogiorno.

 

In modo che Arthur arrivasse a comprendere che la sua storia con Gwen non fosse ben voluta dal destino, dal fato, in pratica da Merlin.

 

Aveva sopravvalutato la purezza di Gwen. 

 

Le brave ragazze del suo tempo avrebbero dovuto concedere il proprio corpo solo dopo le nozze. 

Pensava forse che i due si sarebbero limitati a baci e carezze? Sì, era sicuro di questo, altrimenti non avrebbe caldeggiato il loro avvicinamento.

 

Probabilmente aveva sottovalutato la bellezza e le capacità seduttive di Arthur.

 

Non era un buon periodo per lui. A Merlin sembrava di essere diventato una banderuola. Cambiava idea e umore con la stessa velocità con cui una nobildonna cambiava pettinatura.

 

Il piano da attuare era molto più difficile di quanto pensasse.

 

Provò a chiedere aiuto al suo vecchio mentore: il suo fedele amico Gaius. 

Ma senza dirgli il motivo.

 

"Se un mago a caso, non uno di quelli crudeli, ma uno illuminato come me ad esempio … cioè come noi, dovesse cercare un modo di attrarre l'attenzione del re, senza farsi scoprire, come potrebbe fare?"

"Attrarre in che senso?"

"Arrivare ad esempio a farlo uscire dalla sua stanza, anche se dormisse o …  facesse qualcosa di importante."

"Farei suonare le campane d'allarme."

"Bene! E un altro modo?"

"Gli farei dire che c'è un incendio, un'alluvione, un attacco da parte di qualcuno.”








Merlin si era dato un tempo massimo di tre settimane, dopo le quali avrebbe desistito, se il re non avesse capito l'antifona.

Era un piano pericoloso, ma secondo Merlin ne valeva la pena. Anche solo per la sua sanità mentale.

 

Sapeva che Arthur gli voleva bene. Certo, ma da qui a farsi amare, ne correva. Se anche il re lo amava ma non lo sapeva, era come se non lo amasse! Che fregatura!

 

Quando il re fosse stato finalmente libero, avrebbe cominciato a proporsi a lui, si sarebbe dichiarato o comunque sarebbe stato più sincero e coraggioso. Forse.


Prima sera

 

Merlin era nascosto dietro una colonna nel corridoio vicino alla camera del re, davanti alla quale c'erano due guardie. Gwen era lì dentro da dieci minuti. Con la magia fece suonare le campane d'allarme. Una delle guardie corse all'esterno. L'altra aspettò che il sovrano uscisse. Arthur si presentò furente fuori dalla porta, mentre cercava di rivestirsi. Sguainò la spada e uscì per ore insieme all'altra guardia e ai cavalieri che stavano sopraggiungendo.

 

Un successo per Merlin.

Il giorno dopo il re era nervoso.

"Non abbiamo trovato niente e nessuno!" 

Forse era teso anche per qualcos'altro, ma Merlin non provò nessun senso di colpa.


Seconda serata

 

Merlin con la magia diede fuoco a qualche cespuglio vicino all'uscita e l'allarme risuonò. Arthur mandò le guardie a spegnere il fuoco e ritornò in camera. Un fallimento. Quella notte il mago dormì a sprazzi, sognando Arthur e Gwen che lo facevano in tutti i modi. Un vero inferno!

Il giorno dopo Arthur era rilassato e compiacente, mentre Merlin forse per la prima volta, sentì di odiarlo veramente.


Terza serata

 

Merlin era sul piede di guerra e stavolta esagerò. Quella sera durante la cena, diede a Elyan, fratello di Gwen, un cibo magicamente avariato. Niente di troppo pericoloso. Elyan svenne a tavola, fu portato a casa di Gwen che lo vegliò per ore: febbre e delirio scomparvero improvvisamente durante la notte.

 

Il mattino dopo le parti si erano invertite. Merlin era pimpante e Arthur cupo.

Quando Arthur si mostrava contento, non lo era Merlin e viceversa.


Quarta, quinta e sesta serata: 

 

Dopo cena, per tre sere consecutive, Arthur fu colto da forti crampi allo stomaco, che lo costrinsero a stare per ore nella stanzetta dei bisogni adiacente alla sua camera, seduto sulla seggiola con il buco, sopra il secchio reale.

 

Merlin ormai non aveva più freni. Inutile dire che fu lui a provocargli le terribili diarree. Non fu molto divertente per Merlin svuotare continuamente il secchio con le deiezioni maleodoranti del suo padrone, ma meglio questo che Gwen. Merlin continuava a fargli bere degli infusi di erbe che in tarda serata, lenivano i dolori di Arthur, ormai completamente sfinito e non certo in grado di compiere mirabili gesta amorose. 

 

Merlin era in paradiso e avrebbe continuato così fino al ventunesimo giorno, fosse stato per lui.

Il mattino seguente, Arthur si confidò con lui.

"Sono preoccupato, Merlin. Cosa mi succede? Di giorno sono perfettamente a posto e ogni sera ho questi attacchi di dissenteria che mi riducono a pezzi. Non ho mai sentito di una malattia simile."

"Che sia un segno del destino?" domandò Merlin solennemente.

"Che significa?"

"Non so. Forse il fato, vuole dirvi qualcosa. Forse c'è qualcosa che il vostro destino non riconosce come buono per voi" e infine aggiunse con aria profetica:

"Pensateci, maestá! Perché state male solo di sera?"

"Oh, Merlin sei un genio!" Arthur si avvicinò a lui, gli prese la nuca con le mani e gli schioccò un grosso bacio sulla guancia.

Merlin non capì il motivo di quel gesto, ma di certo non gli dispiacque.

 

Dopo pranzo mentre Arthur schiacciava un pisolino, come d'abitudine, Merlin si recò nelle sue stanze per sistemare alcune cose. 

Per non svegliarlo cercò di essere il più silenzioso possibile. Sistemò alcune vesti nell'armadio, aggiunse della legna nel camino. La stanza era in penombra. 

Un gemito roco di Arthur lo spaventò e si volse verso il letto, per vedere che il re stesse bene. 

 

'Dei! No!' 

 

In un tripudio di gambe e braccia nude, vide Arthur che stava sopra Gwen, in una posizione che non dava adito a dubbi. Sembrava tra l'altro il momento meno opportuno e Merlin non voleva né vedere, né sentire. Lasciò andare l'attizzatoio sul pavimento, provocando un clangore assoluto, portando poi le mani alle orecchie e girandosi di spalle. 

Sia Gwen che Arthur urlarono per lo spavento e posero fine all'idillio.

"Oh, mio, Dio!" disse Gwen strattonando un lenzuolo verso di sé e coprendosi fin sopra la testa.

Arthur si coprì le pudenda con un cuscino raccattato a caso. Merlin lo aveva sempre visto nudo, ma mai con un'erezione in atto.

"Che ci fai qui? Vattene via, Merlin!" urlò Arthur feroce.

Nell'uscire, il servo passò di fianco al letto e guardò il re con occhi furenti, sbottando: "Potevate almeno chiudere a chiave, sire!"

"Tira le tende del letto, prima di uscire!" gridò ancora Arthur.

"Tiratevele da solo!" e se ne andò sbattendo la porta.

 

Era passata appena una settimana dall'inizio che il suo piano era già fallito. Ovvio che se la sera Arthur non poteva farlo, si sarebbe rifatto in altri momenti. Era stato il solito ingenuo di sempre. 

Usare la magia in amore non serviva. 

Sofia aveva usato la magia d'amore su Arthur per farlo innamorare con l'intento di sacrificarlo. 

Su Vivian e Arthur, Alined e Trickler avevano usato la magia per farli infatuare l’una dell’altro. 

Catrina, l'orrenda troll, aveva usato la magia per sedurre Uther. La magia aveva funzionato solo per poco tempo. E in breve tutto era andato a rotoli.

 

Odiava se stesso, e Arthur, e Gwen. 

Cominciò a pensare di andare via, ma … c'erano troppi 'ma' …il drago, Gaius, la salvezza di Albion, possibile solo se il destino di Arthur fosse rimasto intrecciato al suo. Erano scuse? Poteva essere, ma forse dentro di sé, non voleva ancora arrendersi, nonostante tutto.

 

Fu chiamato da Percival. Arthur voleva vederlo subito.

 

'Sarà arrabbiato!' pensò Merlin frustrato.

Il suo modo di rivolgersi al re e la non obbedienza ad un suo ordine erano passibili dell’accusa di tradimento. 

 

Quando Merlin entrò nelle stanze del re, Arthur era seduto al suo tavolo a scrivere e non lo stava guardando.

"Non prenderò delle misure contro di te. Lo sai che potresti essere condannato a morte per come mi hai risposto prima?"

 

"Lo so!"

"E non vuoi farmi le tue scuse?"

"Se me lo ordinate, mi scuserò, ma in quel caso mi aspetterei delle scuse anche da parte vostra."

"Stai scherzando?"

"Sono serissimo, maestà"

"Si può sapere cosa ti sta succedendo? L'ironia, l'irriverenza posso tollerarle, ma l'insubordinazione no!"

"Ritengo di essere stato rimproverato ingiustamente, prima. Io facevo il mio lavoro, in un orario consentito da voi. Non mi ero accorto che voi e Gwen … foste lì!"

"Davvero? Perché io invece, ho pensato che ci stessi guardando in silenzio."

"Ero silenzioso, come sempre, per non svegliarvi!" disse alzando il tono.

"Sei stato tu stesso a suggerirmi l'idea, quindi potevi fare più attenzione! Avresti potuto immaginarlo…" disse Arthur, alzando la voce a sua volta.

"Io vi avrei suggerito che cosa? " A Merlin sembrava di non capire più niente.

"Quando mi hai detto che stavo male solo di sera, ho pensato che tu mi stessi suggerendo di approfittare delle ore diurne, per …"

"Io … parlavo del destino! Avete frainteso: non era quello che volevo intendere…"

"Non voglio esagerare, Merlin" disse Arthur con più calma "Ma tu sei molto giovane e avrai delle esigenze naturali alla tua età. Non mi sembra che la tua vita sentimentale sia molto attiva. Per cui se … ti piace guardare gli altri che lo fanno … non mi scandalizzo, ma non puoi spiare me e Gwen. Ci hai messo molto a disagio!"

"State continuando ad offendermi e non ve ne accorgete neppure. Non avete capito niente, Arthur. Intanto la mia vita sentimentale non vi compete, anche se siete il re. La mia vita privata riguarda me e me soltanto. Che essa ci sia o meno! Inoltre so bene che i guardoni esistono, ma io non sono uno di loro. Siete voi che non mi avete avvertito, non avete chiuso la porta, non avete chiuso le tende del letto.

Sapevate perfettamente che sarei entrato proprio allora. E come so che esistono i guardoni, so anche che esistono gli esibizionisti. Potreste essere una di quelle persone alle quali piace farsi vedere mentre lo fa."

Arthur aveva gli occhi fuori dalle orbite. Era scandalizzato e sillabò freddamente: "Io - non - sono - così!"

"Magari solo a livello inconscio. Non potete negare di essere un narcisista, in generale! Forse voi volevate dimostrare quanto siete virile, anche a letto."

"Dimostrare a chi?"

"Credo, a me. Chi altri può entrare liberamente nelle vostre stanze a parte me?"

Merlin si aspettava che il re lo colpisse o perlomeno lo insultasse, ma non fu così.

 

"È stata solo una stupida dimenticanza. Avrei dovuto fartelo sapere. Non accadrà più. Sei contento?" 

"No. È stato terribilmente imbarazzante anche per me …"

"Mi dispiace. È stato tutto uno spiacevole equivoco."

Si capiva che Arthur voleva mettere fine a quel discorso una volta per tutte. Ma Merlin non era ancora soddisfatto.

 

"Ed è stato … disgustoso!" pensò Merlin ad alta voce. 

"Sei un po' esagerato!

Due persone che fanno l'amore non possono mai essere disgustose…"

"Se si amano forse non dovrebbero esserlo, ma è come l'ho percepito io!"

"Metti in dubbio il fatto che ci amiamo? Non sei stato tu ad intercedere per lei in tutti questi anni?".

"Sì. Un conto è intercedere, un conto è vedervi lì, in quel modo."

"Quel modo è quello che ci ha dato la natura per procreare."

"Non l'avete ancora sposata e volete giá metterla in cinta?"

Arthur si alterò "Attento a come parli, Merlin."

"Se avete finito io mi congederei."

"Non ho finito!"

Ora era Arthur a non essere soddisfatto.

Entrambi sembravano essere al limite della sopportazione. 

"Sentiamo... Come dovrebbe essere secondo te un rapporto con una donna, per non essere considerato un'indecenza? Non credo che da vestiti si possa fare..." chiese Arthur con sarcasmo. Il suo servo l'aveva offeso profondamente.

"Io credo che … non lo so… Volete dire che anch'io sembrerei così volgare visto da fuori?"

"Per me no, ma per te sì a quanto pare"

"Allora… non lo farò mai…"

 

Ecco, ora lo sapeva anche Arthur. Ma in fondo non era poi così importante. Non c'era nulla di anormale nel fatto di essere vergine a …venticinque anni. Oppure sì?

Arthur all'improvviso parlò in maniera più dolce, quasi paterna. "Non preoccuparti, vedrai che quando ti ci ritroverai sarai talmente preso dalla situazione che non importerà più di niente. L'essenziale è lasciarsi andare. Se uno inizia a pensare a come può essere visto da fuori, allora la cosa potrebbe non funzionare tanto bene, capisci?"

 

Strano che il re non l'avesse ancora preso in giro per il fatto di essere vergine alla sua età. Non gli scocciava esserlo, ma essere preso in giro per quello, sì. Una volta aveva quasi accoppato Gwaine, di nascosto con la magia, buttandolo giù dal tetto di un fienile. Lo aveva chiamato 'verginella' davanti a tutti!

 

"Dovresti cercare di rilassarti un po' in generale. Guarda. È estate, e il fazzoletto va tolto." Arthur glielo sfilò dal collo, senza malizia.

Gli slacciò un paio di legacci dallo scollo della camicia. "Così va meglio! Se fossi in te, indosserei un cappello estivo, di quelli allegri, colorati e con qualche pennacchio. Quella volta, con il cappello della livrea speciale da valletto, eri molto carino."
'Carino? Con quell'abominio?' pensò Merlin.
Ma non sembrava che Arthur lo stesse prendendo in giro.


"Sorridi di più e guarda le ragazze negli occhi con un sorriso. I tuoi punti di forza sono gli occhi e la bocca." 

"Mh … " mormorò Merlin. "Davvero? Pensavo le orecchie?" 

Arthur non poté fare a meno di ridacchiare.

"Hai degli occhi blu che farebbero invidia a una principessa. La bocca lo sai: denti sani, labbra carnose. Se fossi una ragazza potrei sospirare per un tuo sguardo e sciogliermi per un tuo sorriso."

"Sul serio?"

"Se…lo fossi, ma non lo sono." puntualizzò Arthur.

 

"E se io … volessi invece far sospirare … che so … un ragazzo o farlo sciogliere con un sorriso, pensate che funzionerebbe lo stesso?"

Non era impazzito: da qualche parte doveva pur cominciare, perché quell'asino capisse…

 

"Hahahah, per un attimo mi hai fatto preoccupare" disse Arthur convinto. "Tanto vale che tu mi dica allora: - E se fossi in grado di parlare con i draghi? - O ancora meglio: - se fossi uno stregone? -"

Merlin e Arthur risero insieme, ma per motivi diversi. Arthur per aver pensato di Merlin le cose più astruse. Merlin perché l'altro ci aveva preso in tutto e gli sembrava una cosa folle.

 

"La sposerete?"

 

"Certamente…"

"Quando la sposerete me ne andrò o comunque mi farò dare un’altra mansione."

"Lo sai come funziona tra re e regina. Avremo camere separate. Io credo avrò sempre bisogno di te. Se vuoi…"

 

"Io invece vorrei farmi una vita mia…"

"E cosa te lo impedirebbe? Quasi tutti gli inservienti del castello sono sposati e hanno famiglia."

"Ma il mio ruolo è diverso. Sono il valletto del re. È un compito che richiede dedizione totale."

"Se avrai famiglia, chiamerò qualcun altro ad aiutarti nel tuo compito! Non sono mica un asino, come credi tu!"

Merlin strinse le labbra per nascondere un sorriso. “Vorrei darti una mano con le ragazze…Modestamente Merlin, io me ne intendo di donne.”

 

Merlin alzò gli occhi al soffitto.

Adesso anche i suoi consigli in amore doveva accettare.

 

"Fammi vedere. Fai finta che io sia una ragazza, guardami negli occhi e prova a conquistarmi con le parole.”

"Che stupidaggine!"

"Ti vergogni?" sorrise Arthur divertito.

Merlin serrò le labbra per la stizza. Poteva mai sottrarsi a una sfida di Arthur? Si schiarì la voce e lo guardò:

"Avete i capelli color del grano dorato più setosi e lucenti che abbia mai visto."

Arthur rise: "Non male. Alle ragazze piacciono 'ste cretinate. Continua."

 

"I vostri occhi sono un mare dove amerei tuffarmi." 

Arthur fece un piccolo sorriso. "Osa un po' di più, però."

 

Merlin si mise d'impegno. Lo fissò con più intensità e le parole vennero fuori da sole: "Vorrei schiudere le vostre labbra con un bacio e assaggiare il dolce sapore della vostra bocca. Vorrei farmi inondare dall'odore del vostro corpo e sentirvi fremere tra le mie braccia.

Vorrei togliervi tutte queste inutili vesti che mi separano dalla vostra pelle calda e nuda per poi prendervi e farvi mio! … mia!"

 

Arthur deglutì.

"Direi che va bene! A parole te la cavi. Se farai così non tarderai a trovare …una ragazza.

Arthur fece un paio di passi in direzione della porta. "Ma non devi farti fregare da loro! Ora devo andare, ma non abbiamo finito. La prossima volta dovrò spiegarti alcune cose fondamentali, mio caro Merlin" e uscì dalla porta.

 

Certo che Arthur non capiva un accidenti…!












   
 
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