anime salve in terra e in mare
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Non
c’erano tanti modi per girarci intorno: erano vecchi. Ogni
volta che Joseph faceva un’affermazione di questa natura, con
il castigo nel
tono, Caesar gli turbinava intorno, inviperito, entrando nella stanza
per
indagare riguardo quale fosse il problema (insormontabile data
l’inflessibilità
della schiena di Joseph, o il deterioramento della sua vista, o
qualsiasi altro
problema da vecchio lo affliggesse). Una volta risolto, gli tuonava
addosso,
abbastanza forte da farsi sentire anche dai vicini:
“Cristo,
fortuna che lo siamo!” Tra le implicazioni:
abbiamo avuto così tante occasioni per lasciarci le penne,
non essere ingrato.
Joseph
non concordava esattamente col sentimento ma finiva
sempre per sorridere, dimenticandosi immediatamente le circostanze che
lo
avevano spinto a denigrare la sua vecchiaia in primo luogo. Caesar,
sotto
qualche punto di vista, era stato più fortunato di lui: era
rimasto arzillo,
sveglio, persino quasi veloce sui suoi passi, ma dopotutto era sempre
stato più
agile di lui. Dove Joseph si sentiva di pietra, Caesar non era
dissimile dalla
gomma vecchia, dunque sempre rigido in principio, ma appena
più malleabile, se
non altro di natura.
Il
suo unico, grande problema era l’insonnia, inattaccabile
nonostante i medicinali. Joseph non era sicuro che avrebbe scambiato il
mal di
schiena, il dolore alle ginocchia, persino l’udito scarso,
con quel genere di
magagna: dormire faceva passare il tempo, le giornate interminabili di
inverno
quando pioveva e sulla Rai non davano altro che spazzatura noiosa.
La
fortuna di Caesar era che la sua vista era rimasta buona,
e quasi non aveva bisogno di occhiali, se non per leggere i
piccolissimi bugiardini
dei medicinali. Di conseguenza Caesar leggeva molto, di riflesso,
spesso di
notte, come a voler recuperare una vita di arretrati, e poi di tanto in
tanto
durante il giorno veniva preso da dei colpi di sonno che potevano
risultare
piuttosto fastidiosi. Solitamente, li risolveva con un buon
caffè.
Joseph
si mette comodo sulla poltrona, apprezzando il vento
caldo che viene dal mare, profumato di salsedine. Gli ricorda il
Tirreno, anche
se l’oceano è di tutt’altra natura e di
tutt’altra gentilezza: Morioh
avrebbe tanto da imparare dalla bellezza della costa italiana, ma
dopotutto
Joseph non ha mai avuto troppo in simpatia il Giappone, né
tantomeno i suoi
abitanti, e quindi cerca di trattenere le critiche, perché
sarebbero
prevalentemente infruttuose.
Accanto
a lui, Caesar si è appisolato. C’è un
fiore di
glicine che gli è cascato sulle braccia incrociate sul
petto, e nonostante
tutto Joseph non può fare a meno di commuoversi. Sono
proprio vecchio,
pensa, e per sbaglio lo dice pure, anche se a mezza bocca.
“Giuse’,”
brontola l’altro, con tono di avvertimento. Joseph
non ricorda neanche quand’è che ha iniziato a
imbastardirgli così il nome: in
Italia molti lo chiamavano Giosè, Giosuè,
Giuse’ e ad un certo punto anche
Caesar si è arreso. A Joseph non è mai
dispiaciuto, sono dei suoni più
piacevoli rispetto all’inglese storpiato della maggior parte
degli italiani.
“Lo
so, lo so.” Joseph ridacchia, placido. Caesar socchiude
gli occhi e lo guarda, poi sbuffa profondamente, sciogliendo le sue
braccia
incrociate e cercando di tirarsi meglio a sedere. La poltrona di vimini
(imbottita di cuscini, ovviamente) rumoreggia sotto il suo movimento,
quasi
abbastanza da coprire la voce di Joseph mentre continua a parlare,
“puoi
continuare a riposare, sai. Non penso che a Tonio dia
fastidio.”
“Non
mi pare il caso di dormirgli dietro il ristorante,”
Caesar tossisce un po’, allunga il braccio per prendere il
suo bicchiere
d’acqua e urta piano il calice di vino al suo fianco. Per
fortuna questo non
cade, e Joseph sente una sensazione familiare in fondo allo stomaco
mentre
osserva il movimento, probabilmente la stessa sensazione che Caesar
prova quando
è Joseph a impigliarsi nei rovi del suo essere maldestro
come sono maldestri
gli anziani: tenerezza, pazienza, quel che è. La pelle di
Caesar è ricoperta di
varie macchie, chiare e scure, e c’è anche
più di qualche ematoma – solo perché
non lo dimostra, non significa che non abbia ottantuno anni, e la sua
pelle è
sensibile come carta velina. A volte basta che urti uno spigolo,
perché si
colori di viola, con tutti gli improperi che seguono.
“E
poi, gli farà piacere parlare con qualcuno di
casa.” Caesar
poggia il bicchiere affianco al tovagliolo bianco, ripiegato con cura
alla sua
destra. Sicuramente ha ragione: Tonio si è dimostrato molto
amichevole, quasi
affezionato, verso l’anziano. Joseph ogni tanto pensa che le
figure parentali
per gli italiani siano degli strani archetipi fissati nella pietra,
come se il
Nonno fosse un unico nonno, per tutti, e la stessa cosa vale per le
Nonne, e
per le Mamme. Tonio parlava con Caesar come se parlasse con il suo, di
nonno,
condividendo ricordi che per qualche motivo combaciavano o si
completavano
nonostante fossero dei completi sconosciuti, uniti solo dalle
coincidenze. Joseph
annuisce, capisce il valore della situazione. Dopotutto, anche lui
è vissuto a
lungo via da casa.
“Non
passeranno molti italiani, di qui,” corrobora Joseph
mentre osserva il modo in cui Caesar si riappropria di una posizione
comoda
sulla sua poltrona.
“Esatto.
Quindi non mi sembra né il posto, né il
momento.”
Il
fiore di glicine ormai è caduto a terra, scosso dal
movimento di Caesar, insieme ai suoi tanti gemelli, e Joseph porta lo
sguardo
sull’enorme rampicante che fa ombra sui tavoli
all’esterno, sul retro del
ristorante. Si domanda come sia possibile che così pochi
fiori finiscano nei
piatti dei clienti e, nel tempo che impiega per apprezzare brevemente
il
profumo dolce e intenso del glicine, Caesar si riappisola.
Joseph ridacchia tra sé e sé, felice alla prospettiva di assicurarsi il miglior pezzo di tiramisù, quando Tonio riemergerà con la loro ultima portata (salvo gli amari, se Caesar è dell’umore, e il caffè). I suoi occhi chiari si fermano ancora brevemente sull’altro, prima di tornare sull’oceano in lontananza. Non ti preoccupare, pensa, affonda con un sospiro nei cuscini, ignora le proteste della sua schiena acciaccata, sminuite dal vino, sei esattamente dove dovresti essere.
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quanto è bello il fatto che caesar non sia morto in battle tendency? e neanche avdol o iggy o kakyoin o chiunque voglio dire wow fantastico letteralmente 0 lutti tristi in questo anime! fantastico... sì amo ignorare il canon
grazie per aver letto!! ciaooo
cate