Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Ghost Writer TNCS    15/10/2022    2 recensioni
Da sempre le persone hanno vissuto sotto il controllo degli dei. La teocrazia del Clero è sempre stata l’unica forma di governo possibile, l’unica concepibile, eppure qualcosa sta cambiando. Nel continente meridionale, alcuni eretici hanno cominciato a ribellarsi agli dei e a cercare la verità nascosta tra le incongruenze della dottrina.
Nel frattempo, nel continente settentrionale qualcun altro sta pianificando la sua mossa. Qualcuno mosso dalla vendetta, ma anche dalla volontà di costruire un mondo migliore. Un mondo dove le persone sono libere di costruire il proprio destino, senza bisogno di affidarsi ai capricci degli dei.
E chi meglio di lui per guidare i popoli verso un futuro di prosperità e progresso? Chi meglio di Havard, figlio di Hel, e nuovo dio della morte?
Questo racconto è il seguito di AoE - 1 - Eresia e riprende alcuni eventi principali di HoJ - 1 - La frontiera perduta.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

24. Arrivano i salvatori

Molte cose erano cambiate nell’ultimo mese. Il regno di Havard era cresciuto ulteriormente, ma lo stesso si poteva dire degli sforzi del Clero per fermarlo.

In quel momento il figlio di Hel si trovava nei pressi di Gurtra, un’importante città strategica che gli avrebbe permesso di controllare tutta la prateria e le miniere circostanti. Ma per conquistarla doveva prima sconfiggere l’imponente esercito posto a difesa del centro abitato.

Quella in ogni caso non era l’unica armata del Clero che lo impensieriva: altre due stavano dando filo da torcere ai suoi uomini in altre aree del regno, ma doveva avere fiducia che i suoi sottoposti sarebbero stati in grado di gestirle.

Havard, già in sella al suo drago corazzato, si concesse un momento per osservare la sua unità d’attacco, già schierata e pronta alla battaglia. Invece di qualche centinaio di orchi, ora comandava quasi tremila guerrieri, di cui diverse centinaia dotati di bacchette magiche. Circa un terzo delle sue truppe erano cavalieri – la maggior parte su monoceratopi –, a cui si aggiungevano sedici draghidi di varia taglia domati da Zabar.

Ora che aveva così tanti uomini a disposizione, era diventato quasi più complesso gestirli e sfamarli senza ricorrere alle razzie, piuttosto che sconfiggere in battaglia il Clero. Ma per uno che ambiva a regnare sul mondo intero, mettere in riga tremila guerrieri rozzi e bellicosi era appena un riscaldamento.

Tutto sembrava pronto per l’inizio della battaglia, quando dallo schieramento nemico cominciarono ad avanzare tre draghidi: due di taglia media e un drago spinato – più grande – al centro. I draghi spinati erano facilmente riconoscibili grazie alle punte particolarmente pronunciate sulla schiena, sui gomiti e sulla coda, ed erano originari delle terre più a ovest, abitate prevalentemente da sauriani.

«Sommo Havard, le unità magiche sono pronte a fare fuoco» riferì Reton, che aveva assunto il ruolo di vicecomandante.

«No, aspettate» ribatté il pallido. «Credo vogliano parlare.»

Lo schieramento di soldati di fronte a lui si aprì, consentendo al suo drago corazzato di avanzare, e con lui altri due draghidi di taglia media per pareggiare i numeri del nemico.

Quando i due gruppi furono uno di fronte all’altro, il cavaliere sul drago spinato smontò e si tolse il pregevole elmo. Era un sauriano dal fisico allenato e dalle scaglie color sabbia. Indossava un mantello di pelliccia con una folta criniera che gli avvolgeva le spalle, simbolo degli inquisitori di Nergal. Al contrario dei suoi simili, aveva anche un paio di corna simili a quelle dei tori.

«Sono Urmah, figlio di Nergal» si presentò. Sguainò la sua scimitarra e la puntò verso il pallido. «Sono venuto per sfidare a duello il figlio di Hel!»

Havard non scese dal suo drago corazzato, ma continuò a fissarlo dall’alto, come a ostentare la sua superiorità. «Un re non ha motivo di accettare la sfida di un soldato. Se è un duello che vuoi, di’ a tuo padre di presentarsi di persona la prossima volta. Se invece desideri negoziare, sarò più che felice di evitare a tutti noi un inutile massacro.»

Il sauriano mantenne la calma nonostante la provocazione iniziale. «Hai paura, figlio di Hel? Sei pronto a sacrificare i tuoi uomini, ma non a combattere tu stesso per la tua causa.»

«Il valore di un re è determinato da come governa, non da quanti nemici può sconfiggere. Ma sappi che, al contrario di tuo padre, non prendo alla leggera il sacrificio dei miei uomini. Per questo ti chiedo di nuovo: sei disposto a negoziare?»

«L’unico negoziato che posso accettare include la tua testa su una picca.»

Il figlio di Hel sospirò con rassegnazione. «In tal caso torna dai tuoi uomini, e lasciamo che i regni dei nostri genitori si riempiano di anime premature.»

Detto ciò, il pallido fece voltare il suo drago corazzato e si diresse verso la sua armata. Era un tragitto breve, ma gli diede comunque abbastanza tempo per riflettere su un piccolo ma cruciale dettaglio: il figlio di Nergal aveva parlato perfettamente nella lingua degli orchi. Era improbabile – anche se non impossibile – che fosse cresciuto nelle loro terre o che ne avesse studiato la lingua, quindi l’alternativa più verosimile era che disponeva di un artefatto simile a quello di Tenko, Zabar e Icarus. Ma questa eventualità faceva sorgere un altro dubbio: un simile artefatto era stato trovato, o gli dei stavano ricevendo rifornimenti da qualcuno all’esterno?

Una volta in posizione, il figlio di Hel mise da parte le sue riflessioni per concentrarsi sulla battaglia imminente.

«Sommo Havard, siamo pronti» affermò Reton.

«Lasciamo a loro la prima mossa» stabilì il pallido.

Non dovettero attendere a lungo perché nel giro di qualche minuto un roboante fragore di corni invase il campo di battaglia e i guerrieri nemici partirono alla carica. Molti erano a piedi, ma non mancavano alcuni cavalieri sui monoceratopi. Gli inquisitori, compreso il figlio di Nergal, rimasero invece in attesa sui loro draghidi.

«Bacchette pronte» ordinò Havard.

«Bacchette pronte!» gridò il suo vice con la mano di ferro, presto imitato dagli altri capitani così che l’ordine giungesse a tutto l’esercito.

La telepatia del figlio di Hel poteva arrivare a decine o, se si impegnava, a centinaia di persone, ma ancora non era in grado di collegare la sua mente a tremila orchi.

La prima linea sollevò gli artefatti magici. I cavalieri nemici avevano già lasciato indietro i fanti ed erano pronti ad abbattersi sui guerrieri di Havard.

«Fuoco.»

«Fuoco!»

L’ordine rimbalzò in tutto lo schieramento e gli stregoni lanciarono i loro attacchi a distanza. Improvvisamente lo spazio che separava le due armate si riempì di fuoco, lampi e fasci di energia. Un turbinio di colori e rumori si riversò sui cavalieri, uccidendoli uno dopo l’altro prima ancora che potessero raggiungere il nemico.

«Può bastare, fate partire i cavalieri.»

«Stregoni, fermi! Cavalieri, caricate!»

Di nuovo l’ordine dovette passare di bocca in bocca per raggiungere tutto lo schieramento, ma arrivò comunque in tempo per consentire agli uomini sui monoceratopi di partire alla carica.

Al contrario dell’assalto veemente ma disordinato dei soldati del Clero, i guerrieri di Havard si disposero su due file in una formazione a cuneo, con la punta al centro formata dagli animali più grossi e dagli orchi più pesantemente corazzati. L’impatto con la fanteria nemica fu devastante e i malcapitati servi degli dei vennero sbalzati via o schiacciati sotto le zampe dei monoceratopi.

Una volta spezzato l’assalto nemico, fu il turno della fanteria di Havard di entrare in battaglia: una fiumana di orchi e diversi troll si riversarono sullo spazio aperto dai cavalieri, aggredendo senza pietà i soldati del Clero.

Vedendo che il primo attacco era fallito, gli inquisitori si alzarono in volo per cercare di ribaltare l’esito della battaglia, presto imitati dalle unità aeree di Havard.

Mentre la battaglia a terra si faceva sempre più caotica, i cavalieri in cielo si dimostrarono da entrambe le parti molto più abili e attenti a mantenere le formazioni. Gli inquisitori lanciavano attacchi grazie alle loro benedizioni, a cui gli uomini di Havard rispondevano con le loro bacchette. Ma tutti quanti sembravano più preoccupati di evitare gli attacchi nemici che ad affondare il colpo: perdere la superiorità aerea avrebbe consegnato al nemico un enorme vantaggio, e nessuno dei due schieramenti poteva permetterselo.

Havard, rimasto a terra con il suo drago corazzato, stava osservando l’evolversi della battaglia quando il suo animale cominciò a dare segni di agitazione.

Il pallido si guardò intorno: un attacco a sorpresa? Lo spinato del figlio di Nergal era anche lui in attesa dall’altra parte del campo di battaglia, e non vedeva nemici nei paraggi.

Il suo drago corazzato cominciò a barcollare, e solo dopo qualche secondo Havard si rese conto che non era solo la sua cavalcatura, ma era la terra stessa che stava tremando. La scossa parve attenuarsi per un momento, ma poi il suolo tremò di nuovo, e con forza ancora maggiore. Il drago corazzato, che pur aveva quattro zampe, per poco non perse l’equilibrio, e il figlio di Hel poté vedere numerosi guerrieri che cadevano a terra nel mezzo del campo di battaglia.

Era forse opera di un inquisitore? O forse di più di uno? No, quello non era il potere di un dio.

Con un boato fragoroso il terreno si spaccò proprio al centro del campo di battaglia, divorando decine di orchi di entrambi gli schieramenti. Dopo un momento di calma irreale, tutti i guerrieri si dimenticarono della battaglia e cominciarono a correre più lontano che potevano dalla faglia, anche se questo voleva dire andare verso la retroguardia nemica.

Ma la terra non si era ancora placata, anzi: dalle viscere del pianeta eruttò un enorme muro di lava che si riversò sulla prateria, bruciando tutto ciò che incontrava: erba, animali e orchi.

Era chiaro che in quelle condizioni la battaglia non poteva proseguire. Lo aveva capito Havard, così come lo avevano capito i suoi cavalieri e gli inquisitori in cielo, che avevano cessato le ostilità e stavano ripiegando.

«Ritirata: torniamo al campo!» ordinò il figlio di Hel, sfruttando la telepatia per raggiungere più persone che poteva, e poi affidando ai suoi capitani il compito di farlo sapere a tutti gli altri.

Nonostante le continue scosse e gli spruzzi di lava visibili anche da lontano, in qualche modo Havard e i suoi riuscirono a ristabilire l’ordine e guidarono i sopravvissuti verso la loro meta.

Il pallido poteva percepire la preoccupazione dei suoi uomini. Li vedeva bisbigliare tra loro, chiedersi cosa potesse aver causato un simile disastro: era forse una punizione degli dei?

«Reton» chiamò il figlio di Hel.

L’orco con la mano di ferro gli si affiancò. «Sì, sommo Havard?»

«Voglio che informi tutti quanti: quello che è successo oggi ci ha costretto a ritirarci, ma ha causato molti più danni al Clero che a noi. Gurtra sarà mezza distrutta e le sue mura crollate. Domani la conquisteremo molto più facilmente.»

«Sarà fatto.»

Dire ai suoi uomini che quello che era successo non era opera degli dei non avrebbe sedato completamente i loro dubbi, ma forse con quel discorso li avrebbe convinti che non dovevano preoccuparsene.

Una volta raggiunto il campo, il figlio di Hel convocò i suoi capitani per discutere le prossime mosse. La riunione era ancora in corso quando un orco fece quasi irruzione nell’ampia tenda. «Sommo Havard! Sommo Havard!»

«Che succede?»

«Sono arrivati tre tizi» spiegò il messaggero. «Stranieri. Vogliono parlare con voi. Dicono di poterci aiutare contro il Clero, ma vogliono qualcosa in cambio.»

«Che cosa?»

«Non… Non l’hanno detto.»

Havard fece segno ai suoi sottoposti di spostare il tavolo intorno a cui erano riuniti e andò a sedersi su uno spartano scranno rialzato. «Falli passare.»

Il pallido e i suoi non dovettero attendere a lungo per vedere i tre stranieri fare il loro ingresso.

Al centro c’era un’umana dalla carnagione olivastra e i capelli mori e mossi. I suoi abiti erano comodi ma comunque eleganti e ricercati, al punto che avrebbero fatto invidia a molti ecclesiastici di alto rango. Da come si atteggiava, sembrava essere il capo del piccolo gruppo.

Alla sua destra c’era un elfo dai capelli biondi con indosso un’armatura di buona fattura. Al fianco portava una spada, e il suo fisico atletico suggeriva che non si trattasse di un’arma cerimoniale.

Sulla sinistra c’era un goblin, i cui abiti un po’ trasandati e dalla fattura insolita stonavano marcatamente con quelli dei suoi compagni. Anche i suoi capelli rossi e le orecchie metalliche erano qualcosa di molto insolito, per non parlare della piccola fata dalla carnagione azzurra che gli svolazzava intorno.

«Tu devi essere il figlio di Hel» esordì l’umana. «È un piacere conoscerti.» Il suo tono era rispettoso, ma non di inferiorità: si stava rivolgendo al pallido come un suo pari.

«Sono Havard, sovrano di queste terre, e presto del mondo intero. Voi invece siete…?»

Il goblin fece qualche passo avanti, allargò le braccia e sfoggiò un ampio sorriso. «Noi siamo i vostri salvatori!»

«Zitto, idiota!» Con uno stizzito gesto della mano l’umana fece volare via il suo compare. Si schiarì la voce per ridare un minimo di serietà alla situazione. «Sono Shamiram[16], e lui è Sigurd[17]» disse accennando all’elfo al suo fianco. «Siamo qui per svolgere una missione importante, e ritengo che un’alleanza tra noi porterà giovamento a tutti quanti.»


Note dell’autore

Ben ritrovati :)

Dopo un salto temporale di un mese, vediamo come la guerra tra Havard e gli dei si sia estesa, con entrambi gli schieramenti che sono più numerosi e organizzati.

Il capitolo inizia con una trattativa fallimentare tra il pallido e il figlio di Nergal, seguita da una grande battaglia. Ma nessuna delle due fazioni è riuscita ad avere la meglio perché un nuovo cataclisma li ha costretti tutti alla ritirata. Ormai è chiaro che questi incidenti non sono casuali, ma avremo modo di approfondire la questione più avanti ;)

Ma ora direi che vale la pena di spendere due parole sul finale, in cui alcuni di voi potrebbero aver riconosciuto l’epilogo di HoJ - 1 - La frontiera perduta ^.^

Cosa succederà ora che sono arrivati i “salvatori”? Se avete letto La frontiera perduta saprete abbastanza bene di cosa è capace D’Jagger, ma staremo a vedere quale sarà il loro ruolo qui su Raémia.

Come sempre grazie per essere passati e a presto :D


Segui Project Crossover: facebook, twitter, feed RSS e newsletter!



[16] Shamiram (Semiramide) è una leggendaria regina assiro-babilonese, moglie del re Nino.

[17] Sigurd (Sigfrido) è un eroe della mitologia norrena e germanica che ha ucciso un drago.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Ghost Writer TNCS