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Autore: cullenboy     09/09/2009    16 recensioni
Mi alzo dal letto. Ho un jeans e una camicia chiara; se non fosse sgualcita, avrei lasciato questa. Cerco nel cassettone una maglia, tanto devo andare in un super mercato. Ne trovo subito una: la mia preferita, nera, e avanti a caratteri bianchi c'è scritto: FERMATE IL MONDO, VOGLIO SCENDERE!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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<< Edward!! >> sento mia madre nell'altoparlante. Avere la stanza al  terzo piano di questa enorme villa è comodo: non sento nessuno, o se capita faccio finta di non sentire, invece... 
Schiaccio il tasto sopra il mio letto per attivare la risposta.
 << Che c'è? >> è mai possibile che mi debba dare fastidio alle... mi giro verso la radio sveglia sul comodino: 21:31. Ma che diavolo vuole?
 << Ho dimenticato il latte, andresti a prenderlo? >> mi domanda con un tono dolce per convincermi.
 << Ma perché non ci mandi papà? >> chiedo sbuffando. E' mai possibile che non posso starmene tranquillo nella mia stanza a sentire musica e leggere?
 << Amore, papà è a lavoro, ha il turno di notte. Poi se domani non vuoi il latte a colazione, fai tu! >> conclude senza lasciarmi via di uscita. Sa benissimo che se non mangio latte e caffè al mattina, non vado da nessuna parte. Uffa!
 Schiaccio di nuovo il tasto con la speranza di romperlo stavolta.
 << Vado, vado! Ma dove? A quest'ora non c'è un buco a Forks aperto!! >> mi lamento. Perarltro, il fatto che l'abbia ricordato a quest'ora fa discutere.
 << E lo so Edward, dovresti andare a Port Angeles >> sembra si senta in colpa. Speriamo, altrimenti questa è la volta buona che le regalo un aggeggio per stilare questa benedetta lista della spesa. Ha una certa età oramai, non può pretendere di ricordarsi tutto. Ma cazzo: il latte dovrebbe essere la prima cosa! Anzi noo, lo bevo solo io. Uffa!
 << Scendo! >>
 Mi alzo dal letto. Ho un jeans e una camicia chiara; se non fosse sgualcita, avrei lasciato questa. Cerco nel cassettone una maglia, tanto devo andare in un super mercato. Ne trovo subito una: la mia preferita, nera, e avanti a caratteri bianchi c'è scritto: FERMATE IL MONDO, VOGLIO SCENDERE!
Mai frase più azzeccata in questo momento. Scendo le scale, non guardo neanche mamma quando le passo davanti, afferro le chiavi della macchina che tiene in mano sospese a mezz'aria. Uso la porta sul retro per entrare nel box e prendere la mia macchina, una favolosa volvo argentata che mi è stata regalata ai miei sedici anni per la patente. Bè, papà mi voleva regalare un rottame. Mamma invece un suv. Si sono messi d'accordo e alla fine l'ho scelta da solo con un badget di dieci mila dollari. Niente male, eh?
Ci salgo e quando chiudo la porta il silenzio assoluto regna sovrano. Quasi quasi mi ci chiudo dentro e al diavolo il latte, vado a fare colazione al bar domattina...
Sì, ma se inzuppo il muffin nella tazza mi ucciderebbero solo a guardarmi. Che palle!
Mi tiro su, infilo le chiavi e avvio il motore. Il suono è piacevole, ma il silenzio lo era di più, decisamente di più.
 Aspetto che la grata si alzi ed esco. Percorro la strada principale di Forks con la vaga speranza che sia culo rotto e trovi qualcosa, anche un bar del cazzo aperto. Non mi  importa se spendo cinque dollari invece di due. Niente, neanche un'insegna. Schiaccio l'acceleratore e mi avvio sulla statale per Port Angeles, maledicendo Forks e la sua gente scansa fatiche. Arrivo verso le dieci, ma a quest'ora Port Angeles è viva al contrario di Forks - che non è morta, ma va a letto troppo presto per i miei gusti.
 Individuo quasi subito il supermarket, ma per trovare parcheggio sono costretto a fare il giro del palazzo. Dato che la sfiga non viene mai sola, lo trovo lontano: ovvero devo fare un chilometro a piedi. Dio mi vuole proprio male stasera.
 Scendo dall'auto, la chiudo e attraverso un vicolo largo sì e no due metri per arrivare al market.
<< Buona sera! >> saluto entrando. Non mi calcola nessuno, non sono l'unico cliente, anche altri fanno la spesa dell'ultimo minuto.
 Trovo la spalliera e prendo due bottiglie di latte, almeno mamma non rompe domani. Arrivo alla cassa, al mio turno la cassiera è impegnata a cambiare il rullo per lo scontrino. Proprio quando tocca a me, vabbè!
 "Fermate il mondo, voglio scendere!" mai frase più azzeccata, l'ho già detto? Tanto vale ribadirlo.
 Dopo non so quanto (mi sembrava di aver messo radici), sono riuscito a  pagare e uscire.
 << Che serata di merda! >> sussurro al nulla. Imbocco la viuzza di due metri di larghezza che avevo percorso prima, ma stavolta vicino alla parete vedo appoggiata una ragazza. Ha un vestito bianco e le braccia dietro la schiena, con i palmi appoggiati al muro. Non voglio essere disturbato io, figurati se mi va di  importunare una ragazza. Le passo davanti, ma un particolare mi porta a fissarle le gambe: è scalza. Strano. Continuo comunque ad ignorarla.
 << Ehi! >> una voce melodiosa e bellissima mi fa voltare verso quella figura, che a primo impatto non mi sono reso conto fosse così graziosa.
 << Serve aiuto?! >> è la prima cosa che ho pensato visto la sua calzatura, praticamente assente.
 Mi fermo e faccio un passo verso di lei, si raddriza e mi è subito vicina. Cavolo, o mi sono perso tre secondi o lei ci ha messo meno di un battito di ciglio ad essermi di fronte. Sono sorpreso, ma per niente impaurito. Mi afferra per la maglia e mi sbatte contro il muro, normale, mi è già capitato. Si alza sulle punte, mi afferra i capelli e mi sposta la testa per avere libero accesso sul mio collo.  Ma si ferma, e quasi ne sono triste: essere mordicchiato il collo credo sia la cosa più eccitante del mondo. Però lei si è fermata, ed ora mi guarda in volto. Cavolo, ha gli occhi di uno strano rosso. Rubino, direi. Le stanno divinamente sul viso pallido.
 << Non hai paura? >> mi chiede sorpresa.
 << Perché dovrei? >> quello che mi stavi per fare è il mio sogno proibito: una ragazza, io e un vicolo, che voglio di più dalla vita? A sì, che non ti fermi per chiedermi stupidaggini.
 << Ma così non c'è gusto >> si allontana infastidita. Torna qui! Vuoi che abbia paura?, grido come una donnetta, ma torna qui!!
 Solo che mi guarda con un broncio meraviglioso che mi fa - quasi - passare l'eccitazione del momento,  e le sorrido intenerito.
<< Sei carina, lo sai? >> le dico, ma mi rendo conto che è una cazzata perché non è solo carina ... è stupenda.
Si allontana di un passo. << Ti piaccio? >> si prende la gonna con le mani e l'allarga girando su se stessa per mostrarsi tutta. Poi continua,  << Non è facile avere questo corpo, lo sai? >> dice guardandosi. Sembra triste, ma il doppio senso della frase mi fa sputare quelle parole senza che me ne renda conto...
 << Mi piacerebbe "possederlo" un corpo così >> Lei probabilmente coglie il senso della frase e mi guarda con malizia.
 << A si? E che ci faresti sentiamo >> si avvicina molto lentamente.
 Io non oso pronunciarmi, ma la guardo dall'alto al basso con una cosa sola in mente: quel corpo nudo sotto il mio, che spettacolo dev'essere!
 Si avvicina, mi da un bacio sotto la mascella. Il contatto è freddo, ma estremamente piacevole.
 << Magari un'altra volta >> mi guarda intensamente, e io quasi rimango incantato, ma quando gli occhi mi si seccao sono costretto a sbattere le palpebre. Proprio in questo preciso istante lei scompare. Dio, se ho sognato mi do una botta in testa per sognarla ancora! Mi guardo in torno, ma niente. Il telefono squilla nei pantaloni, lo tiro fuori scocciato.
 << Che c'è? >> mi sembra di ringhiare.
 << Ehi! Calmino, signorino! Volevo capire perché ci mettessi tanto? >> mi rimprovera mamma.
 << Niente, sto arrivando, sono stato trattenuto >> ma purtroppo non più..
 << E da chi? >> mi chiede curiosa.
 << Eh! Bella domanda! Arrivo! >> chiudo il telefono e mi dirigo alla volvo. Continuo a guardarmi intorno, ma niente: possibile che abbia sognato sul serio?
 "Fermate il mondo, voglio risalire!"
 Salgo in auto ancora scoccato. Non è possibile sparire in quella  maniera. Inserisco la chiave, ma un brivido luogo la schiena mi blocca. Non un brivido, una sensazione. Apro la portiera e scendo rimanendo con le mani appoggiate una sul tettino, l'altra sulla portella. Il mio sguardo va subito al terrazzo di uno dei palazzi ... ed eccola, non era un sogno,  il vento le muove la veste e i capelli mogano. Mai creatura mi è sembrata così bella.
 Alza un braccio portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Poi con la stessa mano mi saluta, e un "a presto" portato dal vento mi  arriva alle orecchie un attimo prima di vederla sparire ancora. Risalgo in auto con il fiato corto.
 << A presto >> soffio al nulla.
Sono completamente affascinato da quella ragazza.
  
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