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Autore: Brume    18/10/2022    4 recensioni
“Dimmi che non mi lascerai andare, ti prego. Prometti che mi terrai sempre stretta a te. Ho paura.”
E' una vacanza da tempo desiderata quella che Oscar e André, insieme ai loro amici, stanno vivendo. Tuttavia, qualcosa va storto, rischiando di trasformarsi in tragedia. Sarà una occasione per aprire i loro cuori e la loro anima.
AU e, per rassicurarvi...happy ending!
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 Scusate eventuali errori. Ultimamente ho alcuni problemi alla vista, ma sto provando comunque a scrivere. B.
 
 
 
 
Sud Africa, 7 febbraio 20..

“Dimmi che non  mi lascerai andare, ti prego. Prometti che mi terrai sempre stretta a te. Ho paura.”

La voce di Oscar, stanca, non era altro che un sussurro.  
Quindici  ore erano passate dal momento in cui con estremo terrore si erano resi conto di essere da soli in mezzo all’ oceano. Ora, in quelaa mattina di inizio febbraio, tutto appariva come un incubo.
Abbandonati, si.
Vestiti appena che di una muta si tenevano a galla cercando di limitare lo spreco di energie.
André si assicurò di aver sentito bene quelle parole.
La fissò, guardò quegli occhi che andavano a confondersi con il mare, pozze profonde di una moltitudine di sfumature. Avrebbe voluto fare di più, avrebbe voluto dirle che si sarebbero salvati ma nemmeno lui ci credeva.
“Non dovresti nemmeno pensarlo, Oscar. Come potrei? Resteremo insieme ed  uniti, finché non ci troveranno…”  rispose, spostando con una mano  i capelli incollati al volto ormai pallido dove gli occhi sempre più stanchi osservavano senza sosta tutto quel blu.
Oscar distolse per un attimo lo sguardo, fu solo una frazione di secondo.
Rimarremo uniti finchè morte non ci separi pensò, piuttosto, lei.

Ma fu solo un istante.

Si accorse che il suo compagno la stava guardando con un misto di speranza e terrore, amore e rimpianto; quel rimpianto per non aver mai detto, apertamente, ciò che passava incessantemente tra cuore e anima oramai da tanti anni.
O almeno così lei si illudeva.

“Sei stanco.”
Oscar era preoccupata, lo vedeva sempre più pallido.
 “ …lascia che ti sostenga. E’ il mio turno….”
André, reticente, avrebbe voluto opporsi; ma lei volle a tutti i costi dargli il cambio.
“Vieni, appoggiati a me”.
Lui l’ ascoltò e le braccia della gonna lo accolsero, lasciando che  appoggiasse la schiena contro il suo petto in modo che la testa restasse sopra la superficie dell’acqua e potesse distendere le gambe stanche.
“Va meglio?” domandò, con voce dolce.
“Si” rispose André.
Era piacevole stare tra quelle braccia, a contatto con la sua pelle, ascoltare la sua voce, così vicina. L’ uomo poteva percepire le forme di Oscar, ma i suoi pensieri erano tutt’altro che volgari, anzi.
Cercò di riposare.
Fu difficile.
Non si era mai trovato così vicino a lei ed il cuore batteva forte; l’oceano, intorno a loro, si era pian piano calmato ed ora assomigliava ad una tavola.  Non fosse per il fatto che si trovassero soli in mezzo al nulla, quel quadretto avrebbe potuto essere una delle tante immagini pubblicitarie di un dépliant…

“Quando torneremo a casa, André, dovrò…dirti una cosa” disse Oscar, riportandolo alla realtà. Lei non poteva vederlo, ma l’ uomo sorrise.
“ Spero sia qualcosa di bello” rispose André.
Oscar sospirò e lui percepì il sollevarsi e poi l’ abbassarsi del petto.

“Devo preoccuparmi? Sembra che sia un peso, per te…” disse.
Cosa vuoi dirmi, Oscar?  Cosa non riesci ad affrontare, tanto da non parlare, da non riuscire a dire nulla? pensò. Poi, con un coraggio che nemmeno lui pensava di avere e senza riuscire a controllare le sue sensazioni ed il suo cuore, le parole cominciarono ad uscire dalla bocca senza che potesse controllarle.

“Invece io qualcosa vorrei dirtelo, ora. Prima che sia troppo tardi.”
Sentì il respiro di Oscar fermarsi. Intorno a loro piccole onde increspavano l’ acqua.

“Oscar, io….io….- ” fece per dire, dopo una breve pausa ma…si bloccò.Qualcosa lo bloccò.
Una sensazione.

“André…cosa devi dirmi?”
L’ uomo non ripose e si concentrò sulle proprie sensazioni: qualcosa lo aveva sfiorato oppure erano i primi segni di una mente che stava diventando incontrollabile? Stava forse per essere raggiunto dalla pazzia?
Lo stomaco si aggrovigliò, provocando dolore e panico che cercò di tenere sotto controllo.
“Cosa c’è?  Parla! “domandò Oscar,  notato il cambiamento.
Aveva paura. Molta paura.
Il compagno di sventure la fissò per qualche secondo prima di rispondere, come a soppesare parole e sensazioni.
“…Niente, forse è stata la mia immaginazione” rispose infine, per sicurezza come guidato dall’ istinto, si staccò da lei ed iniziò a spostarsi qualche metro più in là.
“Dove vai? “ chiese ancora la donna.
Non ci stava capendo nulla.
Una prima risposta arrivò loro a breve e questa volta fu lei a percepirla: sentì sfiorare il piede sinistro da una forma indistinta la cui consistenza scabra assomigliava a carta vetrata ed  il cui contatto le provocò un leggero dolore.

“Cosa è stato?Cosa è stato?”

La voce della donna era fatta di puro terrore.
André riguadagnò distanza e tornò da lei; una volta vicino afferrò il lungo cordino che pendeva dalla muta e se lo girò intorno al polso. Poi videro alcune pinne fendere la superficie, lontane, inconfondibili.
Squali.

“Non lasciarmi, tienimi stretta a te” disse Oscar.
André non rispose subito ma, con la mano libera, recuperò il coltello che portava, assicurato al proprio polpaccio, sfilandolo dalla custodia.
“Qualsiasi cosa succeda non muoverti. Non agitarti. Questa non è zona di squali, può…può essere che un esemplare abbia perso la rotta. Dobbiamo stare ancora più attenti.”
La donna sapeva che le stava mentendo: il luogo in cui si trovavano, a qualche miglio da Gansbaai e distante un paio d’ ore da Città del Capo,  era conosciuto per la massiccia presenza di Carcharodon Carcharias
– meglio conosciuti come squali bianchiche avevano eletto quel tratto di costa come zona di caccia.
“L’ istruttore disse che non molto distante potrebbe esserci una nursery….” Mormorò Oscar.
André fece finta di nulla.
“Cerca di stare calma, ora. Proviamo a riposare anzi…riposati un attimo. Chiudi gli occhi, non avere paura. Sei esausta, appoggia la tua testa qui, sulla mia spalla e cerca di recuperare le forze… “ disse poco dopo. Non voleva assolutamente che il panico si impadronisse della sua Oscar.

“Tu non sei stanco?” chiese lei. Che domanda stupida… pensò allo stesso tempo,

“Si. Ma tu vieni prima di me.” fu la risposta dell’ uomo.
André le posò un bacio salato sulla fronte.
La donna capì cosa lui avrebbe voluto dirgli, poco prima che lo squalo lo interrompesse: lo aveva sempre saputo. Fece come aveva detto André e rimase accanto a lui. Lo avrebbe difeso a costo della propria vita. Entrambi lo avrebbero fatto ce ne fosse stato bisogno.
Guardarono ancora all’ orizzonte, all’ unisono: delle pinne per fortuna non vi era più traccia.
“Approfittiamone” disse l’ uomo. La sua Oscar chiuse gli occhi cercando di recuperare le forze.



 

Sull’ isola più vicina ma purtroppo ancora  troppo lontana da loro, Alain continuava a camminare avanti indietro nella piccola stanza del commissariato.
“Per favore,  Soisson, si sieda e ci spieghi ancora una volta come sono andate le cose”
La poliziotta, stanca quanto lui, prese un sorso di caffè dal bicchiere di carta e poi si strofinò il viso; si trovavano li da ore, ormai… e  da ore cercavano di ricostruire i fatti.
Alain socchiuse gli occhi e le immagini del naufragio ripassarono nella sua mente.
“Glie l’ ho già detto! “sbottò “…scusate, ma non dovreste essere in mare a cercarli?! Non avete letto il verbale dei suoi colleghi?.... E’ mattina ormai…” rispose.
Si alzò di scatto ed suoi occhi guardarono fuori dalla finestra osservando il sole, di fatto quasi alto nel cielo.
“I nostri uomini, i mei colleghi, sono ripartiti già da tempo. Non appena avete riscontrato la loro assenza hanno controllato i registri di bordo e, dopo poco, si sono attivai…” rispose la donna con tono fermo. “…io…sono un ispettore di polizia,  incaricata di capire cosa sia accaduto e ricostruire fatti quindi per favore, mi ascolti…”

Alain si voltò in direzione della donna e tornò a sedersi.
Rassegnato, ricominciò il suo racconto chiamando alla memoria tutto ciò che ricordava nella speranza di fornire nuovi indizi.

“Ieri , nel tardo pomeriggio, siamo usciti per una escursione in mare: prima un bagno con i delfini…poi, ci siamo spostati qualche miglio, nella Shark Alley. Poiché le condizioni per l’immersione non erano ideali abbiamo ripreso il mare verso Gansbaai e da li ci siamo allontanati ancora. Quando gli istruttori hanno individuato la zona, di concerto con il capitano, abbiamo iniziato l’immersione a piccoli gruppi. Dissero che in questo modo sarebbe stato più semplice tutelarci in caso di pericolo. André Grandier ed Oscar De Jarjayes sono stati gli ultimi a immergersi dopo di me. Li ho osservati sparire sott’ acqua poi mi sono spostato per cambiarmi, sono andato sottocoperta”.

Mrs. Geri lo osservò, le sue dita iniziarono a giocherellare con una biro sul piano della scrivania.

“Non avete quindi fatto una immersione di gruppo?” domandò.

Alain si porse in avanti, chiuse gli occhi, sospirò.

“No, glie l’ ho detto.  Le guide a bordo hanno preferito diminuire la durata ma farci scendere a piccoli gruppi. Prima sono scesi i coniugi Chatelet e  Gerard Martin, poi è stato il mio turno, insieme a Mademoiselle Mercier ed al Dottor Pascal. Infine, sono scesi loro.”
“Capisco. Le condizioni di salute dei suoi amici le parevano ottimali? Ha notato qualcosa?” domandò ancora la poliziotta.
Alain si alzò dalla sedia, infilò le mani nelle tasche dei jeans e mosse alcuni passi fino ad un distributore
dell’ acqua.
“No, nulla. Che io sappia le loro condizioni di salute erano eccellenti: siamo militari e ci sottoponiamo spesso a controlli di routine  di conseguenza, ci fosse stato qualcosa di grave o compromettente,  lo avrei saputo e non credo che loro avrebbero fatto quell’ immersione” rispose.  Alain prese il bicchiere.

“Lei sta bene?” domandò la donna.

Alain rispose con un cenno del capo.
“Qualche escoriazione dovuta al naufragio…ma nulla di che.”
Mrs. Geri a quel punto prese un blocchetto ed una penna.
“Mi racconti del naufragio. Le è tornato in mente qualcosa di nuovo?”
Alain negò. Ripropose il suo racconto
“…io non so come sia potuto accadere, il mezzo era nuovo, a quanto ne so. Quando siamo stati presi alla sprovvista dal maltempo, il capitano dell’imbarcazione ha subito avviato le procedure di rientro, chiedendo innanzitutto ad uno degli uomini di controllare che tutti fossimo a bordo. Ricevuta risposta affermativa è partito ma…qualcosa è andato storto; forse uno dei tecnici a bordo ha segnato anzitempo il rientro di Andrè ed Oscar, non saprei. Dopo mezz’ ora la barca è andata a picco, le onde ci hanno spinto contro alcuni scogli sottomarini. E’ stato un caso fortuito che nella zona si trovassero dei pescatori a controllare alcune reti.”
Alain era sconvolto. Ripensare a tutto ciò lo stava distruggendo.


“Soisson…?”

Alain tornò alla realtà e fissò la donna.

Gli occhi di entrambi erano stanchi, cerchiati.

“Li troveranno, vedrà. Ora può tornare al nosocomio dagli altri suoi amici” disse infine lei per rinfrancarlo.

Alain si alzò.
Senza salutare, si girò e uscì dall’ ufficio e, una volta fuori osservò il cielo
Infilò le mani nelle tasche dei pantaloncini, gli stessi che indossava il giorno prima e ancora erano sporchi di sangue e guardando davanti a sé iniziò a camminare pensando al da farsi;  decise che no, non avrebbe aspettato inerme, seduto su di una sedia traballante al di fuori di un pronto soccorso: sarebbe andato al porto e ci sarebbe rimasto finché non li avrebbe visti comparire.
Vi troveranno. Vi salverete… pensò tra sé, silenziosa e intima orazione, con un dolore fisso all’ altezza del cuore e le lacrime pronte a scendere sul viso.





Oscar e André passarono le ore della mattinata perennemente all’ erta.
L’ acqua, fredda, aveva quasi compromesso la loro resistenza; i volti pallidi mostravano cerchi scuri intorno agli occhi.

“…André…come stai?” domandò Oscar.
“…bene” rispose senza tentennamenti André.
 Nemmeno lui credeva alle parole che aveva appena pronunciato ma, del resto…che altro avrebbe potuto aggiungere? Cercò di non guardarla, di non fargli capire le sue reali condizioni; piuttosto, controllò che intorno a loro non ci fosse nulla.
 I loro occhi tuttavia si sfiorarono solo per un attimo, carichi di parole e speranze.
“Hai le labbra viola” disse Oscar che si teneva a galla con fatica e più di una volta ebbe la tentazione di cedere.
“Non preoccuparti per me. Ce la farò. Ce la faremo” rispose lui.
Il braccio libero la cinse con forza.
“Vieni, riposati, diamoci il cambio. Appoggiati al mio petto, cerca di sollevare le gambe…”
Oscar fece come diceva; stare vicino a lui, così vicino, le dava forza.
“Pensi che verranno a prenderci?” mormorò all’ orecchio dell’ uomo una volta che si fu accomodata.
“Lo spero proprio” rispose lui.
Con un gesto audace la sua mano sfiorò il braccio di lei mentre il vento sfiorava i loro visi.

“E se così non fosse?”
André cercò una risposta reale, sensata, anche a quella richiesta. Pensò a qualcosa che non  portasse  ulteriormente preoccupazione  ma non fece in tempo a rispondere. Un dolore lancinante lo fece trasalire ed urlare e,  nel giro di pochi secondi si trovò  sott’ acqua; ebbe solo la prontezza di riprendere il coltello e con un gesto repentino tagliare la cordicella che lo teneva legato ad Oscar prima che fosse troppo tardi. La vide salire, la vide sempre più lontana.
 Furono attimi terribili e per un momento pensò di lasciarsi andare. La testa pulsava dal dolore, i polmoni bruciavano.

No, non posso mollare proprio ora pensò; lei, quegli occhi, quella voce…non poteva lasciarla sola, non voleva. Con la gamba libera decise di dare adito alle sue ultime forze ed iniziò a scalciare; la prima volta il suo piede scivolò ed il calcio andò a vuoto ma la seconda, la terza…centrò il bersaglio: una fitta e poi si sentì libero quindi
riemerse, quasi cianotico, ad una cinquantina di metri da lei.

“Andrè!” urlò Oscar “André! Cosa è successo?”

La donna era visibilmente in preda al terrore , cosa che sarebbe risultata strana in qualsiasi altro contesto ma li erano soli, in mezzo al mare.
Con i predatori a pochi passi da loro.

“Stai lontana, Oscar! Non avvicinarti a me!” provò a gridare lui, di rimando. Se si fosse avvicinata, forse sarebbe stata la fine per entrambi.
“NO! Hai bisogno di aiuto!” rispose Oscar e, nel mentre, tornò da lui.
L’ acqua, tutt’ intorno era di un colore rosaceo ma gli animali sembravano essersi momentaneamente allontanati.
“La mia gamba…mi  ha ferito ad una gamba. Riesco a sentirla, forse è solo un graffio ma… questo sangue ne chiamerà altri. Vai via!” urlò. La gola bruciava.
Oscar guardò André, il cui colorito stava mel mentre pian piano svanendo.
Poi, preso un respiro, cacciò la testa sotto l’ acqua, per controllare.
La gamba di André c’era ancora , per fortuna; la muta aveva uno squarcio poco sopra la caviglia.

“Dobbiamo fermare il sangue” disse lei.
André scosse il capo.
“Tu stai li. Non stai bene, Oscar, non sprecare le tue energie per me. Voglio che ti salvi…almeno tu…” rispose.
Quelle parole arrivarono al cuore di Oscar come uno stiletto ben appuntito provocando in lei un dolore ben maggiore rispetto a quello che fino ad allora aveva sentito. Con un ennesimo sforzo cercò di strappare la cordicella appesa alla sua schiena o almeno ciò che ne restava; fatto questo, raggiunse André che la vide scomparire sott’ acqua ancora una volta e dopo una frazione di secondo sentì qualcosa che gli stringeva il polpaccio.

“…Così dovrebbe…dovrebbe fermarsi il sangue” disse la donna ancora sconvolta da quello che stava accadendo “ ….e tu…André…non dire mai più parole come quelle che hai pronunciato…tu DEVI VIVERE…mi hai sentita? DEVI VIVERE! Io non potrò andare avanti…senza di te!”
André accolse le parole come una ventata di ossigeno, come una cura e vi si aggrappò , quasi fosse la cima lanciata da una scialuppa di salvataggio.Avrebbe voluto urlarle tutto il suo amore, ma era devastato dal dolore. Mesto, abbassò lo sguardo verso la superficie dell’ acqua.

“Sono così stanco” mormorò.
 Una lacrima scese sul viso di Oscar.
Il sole, ormai alto in cielo li sfiorava ; provò a scaldarli e,  in quel tepore, seppure per un attimo, i due riuscirono a riprendersi un po'.




Alain, fermo sulla banchina del porto,  nel frattempo attendeva che qualcuno della capitaneria lo aggiornasse sulla situazione e finalmente, dopo una lunga attesa, inaspettatamente un uomo corpulento e con dei baffetti alquanto coreografici, sulla cinquantina, gli si parò davanti.
“…gli uomini della motovedetta stanno rientrando ora. La prima perlustrazione ha dato esito negativo: non abbiamo trovato né loro né…alcun oggetto che possa aiutare ad una identificazione.” Alain rabbrividì.
“…come, non li avete trovati?” domandò tenendo a freno la rabbia ed il panico.
L’ uomo lo invitò: “mi segua”, disse. Lo condusse in un ufficio.
“Le correnti di questa costa potrebbero averli trascinati lontani, anche di parecchie miglia; non è inusuale…Ora venga come, ascolteremo cosa hanno da dire e poi vedremo il da farsi”. Il militare prese una mappa e con una matita segnò i punti esatti delle perlustrazioni.
Alain aveva un gran mal di testa: tra la sparizione dei suoi due amici, il naufragio e la botta che aveva preso quando scivolò…avrebbe voluto essere in un letto e dormire per giorni ma non aveva altra scelta ma si sforzò, cercò di seguirlo. Doveva assolutamente rimanere con i piedi ben saldi a terra; con gli altri fuori uso lui era l’unico a poter fare qualcosa.
Dopo alcuni istanti arrivarono anche gli uomini di vedetta. Dopo aver salutato il loro superiore gli riferirono ciò che avevano fatto.
“Come le abbiamo comunicato, nella zona indicata non ci sono tracce di vita. I sub si sono immersi controllando la zona, Merry e Chris invece hanno usato un tender…nulla.”

I due fissarono Alain.

“Ci dispiace….” Dissero, prima l’ uno e poi l’ altro.

“…Non possono essere morti….” rispose Alain con un filo di voce “ vi prego…cercateli ancora!” implorò.
Il capitano prese sottobraccio Alain e lo portò poco distante.
“Quelli sono uomini esperti, Signore, non lasciano mai nulla al caso. Senta, faccia una cosa: vada a riposarsi; oggi pomeriggio uscirà un’altra pattuglia e se vuole, in via del tutto eccezionale, può andare con loro.”
Alain annuì.
“E’ davvero possibile?” domandò.
“Si. Stia nei dintorni. Partiremo verso le quattro.”





“Stai attenta, Oscar. Sono tornati”
Le parole di André la risvegliarono dal torpore in cui era caduta, aprì gli occhi ridotti ormai a due fessure e si guardò intorno.
Pinne, almeno tre. Giravano in tondo, lenti, quasi incuranti.
Andrè cercò di mantenere la concentrazione. Si sentiva debole, probabilmente aveva anche la febbre alta.
“Allontanati, vai via. Lascia che si avvicinino a me…tu, così, potrai salvarti” disse.
Oscar rabbrividì.
“Non ci penso neanche. Quante volte te lo devo ripetere?”
Disse queste parole fissandolo negli occhi, severa. Ma l’espressione mutò presto in dolcezza.
André le prese la mano; poi, notò qualcosa vicino a lei muovere l’ acqua, impercettibilmente, prima di rituffarsi negli abissi.

Oscar scomparì sotto i suoi occhi.
Era forse giunta l’ora della loro morte? Lo era davvero?
Mentre Andrè provava a tenere a bada gli altri squali, la donna cercò di divincolarsi, di raggiungere la superficie; poi lo vide, trascinato da un animale lungo forse due metri.
Non può essere vero, non stiamo morendo…ci sono ancora tante cose da dirti, da fare insieme… l acqua iniziò a riempirle i polmoni.
Andrè, salvati!
Ah,  quando finirà questo dolore?
Andrè…!
fu il suo ultimo pensiero, muto grido.


Infine tutto scomparve. Prima rosso, poi nero. Era finita.





“Laggiù! “ urlò Alain  indicando il luogo con il braccio teso.
Una fitta di dolore lo colse alla testa. L’ imbarcazione accelerò spingendo i motori al massimo, cosa che lo costrinse a cercare un appiglio. Notò che tre uomini si preparavano all’ immersione, muniti di fiocine; un quarto stava caricando un fucile.
Alain  pregò che non fosse troppo tardi, pregò con tutte le sue forze. 
Mentre il vento sferzava il viso e la pelle bruciava sotto il sole, aguzzò la vista e si rese conto che forse vi era ancora una speranza; due corpi galleggiavano in superficie.

“Fate alla svelta, prima che tornino!” ordinò l’uomo con il fucile.
I tre non persero tempo e prima che la nave si fermasse erano già in acqua. Alain osservò la scena trattenendo il fiato.

“Si stanno avvicinando, attenti!” disse ancora l’altro uomo.
 La vedetta avanzò fino a raggiungerli; il medico che era salito a bordo con loro si preparò, ad accogliere i due corpi.
“Vada sottocoperta, per favore” disse ad Alain. Lui rimase fermo dove era.
“Voglio salvare i miei amici” provò ad insistere.
“Qui non può fare nulla: lasci fare a noi” . Il tono del medico era secco. Un ordine.
Alain lo guardò, poi fissò il mare.
Andando sottocoperta, con la coda dell’ occhio, vide arrivare il tender messo nel frattempo in acqua e  due corpi inermi e sanguinanti, stretti in un innaturale abbraccio.


Andrè fu recuperato  per primo, scoprì.
Il suo corpo galleggiava quasi privo di vita,  ricoperto di ferite. Oscar non era molto distante.
Gli uomini li recuperarono e li portarono a bordo dove il medico si assicurò sulle loro funzioni vitali.

“La donna respira, è grave, forse c’è speranza” sentì dire Alain dietro la porta chiusa della cabina.

“E lui? L’ uomo?” chiese un’ altra voce.
Il medico esitò prima di rispondere.
“ Se non faremo alla svelta, lo perderemo. E’ messo male, molto male”.

Alain tirò un pugno alla porticina.
 Il dolore si diffuse per tutto il braccio.

“NOOO! “ urlò disperato; poi uscì e incurante degli ordini che gli erano stati dati corse dai suoi due amici.

“Dottore, li salvi” disse , inginocchiato appresso a loro. La superficie della barca era ricoperta di sangue.
“Sto facendo il possibile. Presto arriverà un elicottero, se vuole potrà seguirli insieme a me” rispose il  medico armeggiando con una piccola bombola d’ ossigeno ed un defibrillatore.

Furono attimi infiniti.

I loro corpi, freddi, sembravano aver abbandonato questo mondo.
 
 
 
 
Qualche tempo dopo


Lungo quella spiaggia nella sua amata Normandia,  dove aveva passato tutta la convalescenza dopo quasi sei mesi in ospedale, Oscar camminava lenta, aiutandosi con una stampella che puntualmente le faceva perdere l’equilibrio su litorale sabbioso.

“Oscar, dovresti stare attenda. Non ti fa bene compiere movimenti come quelli a cui stati sottoponendo le tue gambe”.

La voce di Rosalie, l’ amica più cara, le giunse insieme al vento fresco di ottobre.

“Sto bene, non preoccuparti” aveva risposto allora con un sorriso, continuando a camminare; ma Rosalie sapeva, ne era certa, che le stava mentendo e la lasciò fare, senza aggiungere altro. Solo quando raggiunsero il promontorio a nord le due donne ricominciarono a parlare.

“…Non ho alcuna voglia di tornare, sai?” disse Oscar.
Rosalie lo aveva già notato.
“ Dobbiamo… Presto inizieranno i lavori…a proposito, hai già pensato a dove andare?” domandò.

Oscar chinò il capo ed i suoi occhi fissarono una conchiglia.

“Si…e non ne ho alcuna voglia…non mi va di tornare dai miei. Non ho voglia di affrontare domande su domande e lo sguardo pietoso delle persone…” rispose.
Rosalie sospirò.
“André l’ hai più sentito? Come si trova ad Arras?” buttò lì.
“Non lo so. Dopo l’ incidente…non ci siamo più visti né sentiti”.

“Perché, Oscar? “domandò allora Rosalie.

Lei cercò un posto dove sedersi, la schiena cominciava a dolere.
“Se devo essere onesta…non lo so.  Avrei voluto chiamarlo, sentirlo…ma non l’ho mai fatto… “ rispose.
Rosalie non domandò altro; si limitò a dire  che era quasi ora di tornare, Bernard sarebbe rientrato a breve ed in nottata sarebbero ripartiti.

Oscar tornò, quindi, lentamente, verso casa, grata che Rosalie non avesse continuato il discorso. Era così difficile affrontare quei pensieri…tuttavia, ormai il pensiero di Andrè l’ aveva avvolta. Ad ogni passò, il suo volto tornava davanti ai suoi occhi, la voce rimbombava nelle orecchie…

Mi diaspiace, André…non riesco ad affrontarti, ad affrontare il sentimento che è nato in me… disperazione di un attimo? Realtà? Non capisco, sono confusa…ho paura! …perdonami, ti prego, se puoi!  Pensò.
…. chissà, con il tempo, magari…le cose si faranno più chiare…

“Rosalie, senti “ disse poi, per cacciare quei pensieri “ Bernard dove è andato? Come mai si è allontanato?”
La giovane amica si voltò, erano ormai arrivate vicino al piccolo cancello che delimitava la proprietà.
“Mi ha detto che aveva un impegno ad un paio di ore di distanza da qui, perché? Su, forza, entriamo, dobbiamo ancora finire di preparare i bagagli…”

Oscar rimase senza risposta ma, del resto, non aveva alcuna importanza.
Con attenzione, salì i due gradini che portavano al giardino e poi entrò in casa.

“Vado a stendermi, mi sono stancata” disse una volta raggiunta l’ abitazione; detto ciò, raggiunse la sua camera.

No, io rimango qui, non ce la faccio. Non andrò con loro   disse, lasciandosi cadere sul letto. Poi afferrò lo smartphone che aveva lasciato sul letto ed iniziò a controllare eventuali chiamate, finché il sonno la colse.


Alle ventitrè, Bernard fu di ritorno.

Oscar si era da poco svegliata ed insieme a Rosalie attendeva l’ uomo, le valigie già pronte. Aveva mandato un sms, di li a poco sarebbe arrivato.

“Scusate, pensavo di arrivare prima, ho avuto un imprevisto” disse, non appena messo piede in casa. Oscar si alzò. Era arrivato prima del previsto.

“Puoi prendere tu le valige, per favore?” domandò all’ amico senza perdere tempo.

Bernard sorrise e fissò Rosalie con sguardo complice.

“…non credo ti serviranno” rispose, dopo un attimo.

Oscar non capì.
Cosa significava?
Si sarebbero fermati li altro tempo?

Si guardò intorno, nessuno fiatava.

Bernard fece un passo avanti, scartando di lato. Oscar intravide una sagoma.

“André!” esclamò.
 Iniziò a tremare.L’ uomo era a poca distanza da lei.
“Oscar… sono felice di vederti” disse, con dolcezza.

I due rimasero a fissarsi come se tutto quel tempo non fosse mai passato. Titubante, incerta nei suoi passi, Oscar avanzò fino a raggiungerlo cercando di dominare le proprie emozioni che stavano prendendo il sopravvento.
“…mi dispiace, avrei voluto raggiungerti prima …ma non ti ho mai sentita. Ho pensato che…che tu volessi ricominciare una nuova vita…“ disse lui non appena Oscar gli fu davanti. Fermo, si sosteneva con un bastone. La voce era bassa, roca.
Tremolante.

Oscar si avvicinò fino a prendergli la mano. Le sue difese, a quel punto, crollarono come carta velina mossa dal vento.
“Scusami…sono stata una stupida… scusami, André” disse.
Si sentiva in subbuglio, il cuore batteva forte “ io…io pensavo….”
Lui sorrise.
“…non dire niente altro…” sussurrò “ voglio solo sapere se…se ciò che mi hai fatto intendere, se ciò che mi hai detto durante quelle ore…è la verità…”

Lei, solo allora, capì.

Lo guardò, ripensò a quei momenti; si rese conto che aveva perso tutto quel tempo appresso a pensieri ed a tutti i castelli in aria che si era costruita. Il cuore, il cuore….Il cuore non mentiva.
Non era stata una debolezza!

“…Credo che…avrete bisogno di tempo. Noi andiamo” disse allora Rosalie, interrompendo il flusso di pensieri dentro la testa di Oscar. Sia lei che André la guardarono. Bello scherzo le avevano fatto!

Oscar condusse André all’ interno di casa e presero posto sul divano.
Ancora inebetiti da quell’ inaspettato incontro sorridevano come due adolescenti mentre i coniugi Chatelet uscivano.
 Solo allora, solo dopo che se ne furono andati, tornarono a guardarsi.

“…mi sei mancata, Oscar. Non voglio lasciarti mai più” disse André.
Lei si appoggiò all’ uomo.
“Anche tu, André…ma dimmi, potrai davvero perdonarmi?” rispose.
L’ uomo si avvicinò a lei e senza dire nulla la baciò, castamente.
“Ti basta come risposta^?” domandò.
Poi appoggiò la fronte a quella della donna.
Il viso di Oscar si illuminò.
Timidamente, il suo capo accennò un si.


“…ora…che accadrà?” domandò lei.
Andrè la prese tra le braccia, i loro corpi si trovarono distesi sul divano.

“ Lasceremo che sia il destino a dirlo” rispose sorridendo “ ma sono sicuro, amore mio, che ci riserverà qualcosa di meraviglioso” disse.

In lontananza, il cielo si schiarì. Era in arrivo una tempesta.
André si alzò, seguito da Oscar.
Mano nella mano, uscirono in giardino e solo quando la pioggia iniziò a cadere incessantemente decisero di rientrare.
“Ti amo” le disse Andrè richiudendo la porta dietro di sé. Infine, passo dopo passo raggiunsero il loro nido, che li avrebbe accolti e cullati tuttaa la notte.































 
   
 
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