Anime & Manga > Slam Dunk
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Autore: Mahlerlucia    19/10/2022    3 recensioni
Ti amo. Ti odio. Mi piaci. Ti odio. Ti amo.
Penso che tu sia stupido. Penso che tu sia un perdente. Penso che tu sia meraviglioso.
Voglio essere con te. Non voglio stare con te.
Io penso che la confusione sia iniziata nel momento in cui ti ho incontrato e mi hai stretto la mano
(Shannon L. Alder)
[Rukawa x Hanamichi || #RuHana]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Manga/Anime: Slam Dunk
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life
Rating: verde
Avvertimenti: nessuno
Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Pairing: #RuHana
Tipo di coppia: Shounen-ai

 


 
  
Human
 
 

Succede quando ogni mattina devi darti un forte pizzicotto alle guance, al sedere e... dove ti pare, solamente per realizzare che ciò che è accaduto non è stato solamente un sogno effimero.
Succede quando sai di aver appena compiuto un’impresa talmente straordinaria da rimanere tu stesso senza fiato, sprovvisto delle parole più idonee ad esprimere quel marasma di emozioni che si sono giunte a farti visita.
Succede quando anche solo quel tremendo dolore alla schiena risulta utile a ricordarti fin dove sei arrivato nel giro di pochi mesi... dove non avresti nemmeno potuto immaginare ai tempi in cui non facevi altro che piantare grane in giro per la città con la tua gang, comunque sempre fedele ad ogni tuo “spostamento”.
 
Il mare calmo ti rilassa, le onde che s’infrangono sul bagnasciuga sfiorando i tuoi piedi nudi ti affascinano, così come la potenza del sole che si stagna sulla tua pelle indifesa, arrossandola senza alcun preavviso.
Dovresti essere a scuola, pronto ad affrontare quell’autunno incerto. Ma al momento la priorità spetta alla salute, alla tua schiena dolorante che reclama le giuste attenzioni che per troppo tempo le hai negato. Tornerai al tuo posto solamente quando starai meglio, lo hai promesso a tutti loro: lo Shohoku ha bisogno di te e tu di lui (e di loro).
 
Estrai dalla tasca dei tuoi bermuda la lettera che questa stessa mattina è arrivata per te direttamente dalla prefettura di Kanagawa. Haruko era stata di parola e non ha esitato ad aggiornarti sui progressi del club di basket tramite corrispondenza.
 
Che meravigliosa calligrafia, Haruko-chan!
 
Miyagi è diventato il nuovo capitano.
 
E bravo Ryo-chan! Ora sì che puoi pavoneggiarti come si deve agli occhi di Aya-chan, eh-eh! Dacci dentro!
 
Akagi non ha ottenuto la borsa di studio a cui mirava e si dovrà sottoporre agli esami d’ingresso universitari come qualsiasi comune mortale.
 
Cosa?! Che ti è successo, Gorilla?! Non eri tu il secchione della combriccola?! È proprio vero che non ci sono più i capitani di una volta!
 
Mitsui non mira a proseguire gli studi. Trascorre più tempo in palestra assieme al neocapitano che con i suoi vecchi amici teppisti. A detta di Haruko, sembra sentirsi molto solo ora che suo fratello e Kogure si sono ritirati dalla squadra per dedicarsi allo studio.
 
No, Micchi! Non essere triste! Il grande Hanamichi Sakuragi tornerà presto da te per farti la dovuta compagnia e per dispensarti tanti saggi consigli di gioco e di vita!
 
Haruko è diventata la seconda manager della squadra, su proposta di Ayako.
 
Harukina ♥!! Mi stai dicendo che ti vedrò tutti i giorni in palestra durante gli allenamenti? Non sai che gioia mi stai dando con questa splendida notizia!! Brava Aya-chan, ottima idea!
 
Rukawa...
 
Eh?! No! Non voglio sapere cosa combina quello spaccone di Rukawa... passiamo oltre!
 
Rukawa è stato convocato dal coach della nazionale giovanile per un allenamento intensivo. Parteciperà ad alcune partite amichevoli assieme ad altre giovani promesse del basket giapponese.
 
Oooh, ma perché ho mi sono messo a leggere questa parte anche se sinceramente non me ne frega nulla?! Beh, certo! Hanno chiamato lui solamente perché sapevano che il sottoscritto, il grande Hanamichi Sakuragi, futuro capitano dello Shohoku nonché miglior Tensai della prefettura, è in riabilitazione! Non ci possono essere altre spiegazioni! È così, certo che è così!
Dannato Rukawa! Maledetto Rukawa...
 
“Eh?! Rukawa?!”
 
Possibile che quel ragazzo debba comparire dinnanzi ai miei occhi ogni qualvolta tìmi senta giù di corda o irritato per qualcosa?! Beh, in questo caso... quel qualcosa è proprio lui! Damn!
 
Nonostante il caldo e l’affanno per la corsa che sta svolgendo a mo’ di allenamento in solitaria, indossa una delle sue solite tute firmate; dal collo della felpa fuoriescono due auricolari silenziosi, disattivati non appena la tua presenza è diventata troppo rilevante per poter pensare ad altro.
Si tratta di una mera coincidenza?
 
Non vi salutate; vi limitate a scambiarvi sguardi eloquenti, come d’abitudine.
Per un attimo ripensi alla partita contro il Sannoh, al canestro realizzato a seguito del suo passaggio, alla gioia adrenalinica che vi aveva indotto a cercarvi in mezzo al campo per un high five che nessuno dei due avrebbe più dimenticato, nonostante la finta indifferenza dimostrata qualche istante dopo. Per quanto tu possa fatica ancora ad ammetterlo, non ti è mai successo di sentirti tanto compreso e valorizzato da un compagno di squadra come in quell’occasione, nemmeno con Akagi.
Ancora non riesci a spiegarti in che modo e per quale ragione ma, per quanto avessi legato e ti fossi sentito spesso sostenuto dai suoi senpai, in quell’occasione Rukawa era riuscito a mostrarsi quasi al pari della tua parte mancante, la tecnica e l’astuzia che ti sono sempre mancate, combinate con la forza e la determinazione di cui, al contrario, disponi a profusione.
 
Kaede si volta nella tua direzione mostrando un sorriso beffardo, un ghigno mal riuscito, seguito da un movimento imbarazzato percettibile solamente grazie all’ennesima tortura inflitta al labbro inferiore.
Quello sguardo ti sorprende, così come le eccessive attenzioni che tu stesso gli stai concedendo. Tenti di tornare a concentrarti sul racconto di Haruko all’interno della sua missiva prima che il rookie possa aprir bocca per farsi chiaramente beffe delle tue condizioni fisiche e... mentali.
 
Eh?! Maledetto Rukawa!
 
Troppo tardi. Fedele alla sua personalità algida e taciturna, Rukawa in realtà non ne vuole sapere di conversare. Piuttosto, non nasconde di essere ben pronto a mostrarti la divisa d’allenamento dell’All Japan, con tanto di breve risatina di compiacimento alquanto forzata, ma perfetta per farti imbestialire ancor più del necessario.
 
Quando si dice, oltre al danno... la beffa.
 
“Guarda che ti hanno convocato solo perché al momento io sono indisposto! Non gongolarti troppo, schiappa della prefettura!”
 
“Non ne sarei tanto sicuro.”
 
La sua voce. Non il solito tono gelido e distaccato. Non la consueta maschera d’indifferenza e inespressività. Ha persino sollevato un angolo della bocca in una flebile smorfia di scherno nei tuoi riguardi.
Lo vedi voltarsi in direzione di quel moto ondoso decisamente più energico rispetto alle prime ore del mattino. Fermo a pochi passi da te, con la felpa rimasta aperta, i capelli – leggermente più lunghi del solito – che gli coprono parte del viso, lasciando però campo libero alle sue iridi di un blu fin troppo intenso.
Abbassi gli occhi su quello stesso foglio di carta a cui ti stavi dedicando prima di essere interrotto da quella visita inaspettata. Ma per quanto ti sforzi, non riesci a concentrarti sul senso generale delle parole che ti ritrovi a rileggere, quasi la tua mente si trovasse altrove.
Improvvisamente qualcuno ti toglie di mano quel pezzo di carta tanto importante.
Pochi dubbi sull’identità del “ladro”, vista e considerata la mancata presenza di altre forme di vita umana su quell’angolo di spiaggia oltre a voi due.
 
“Brutta mezza-sega di un Rukawa! Consegnami immediatamente la preziosa lettera che mi ha scritto Haruko-chan!”
 
“La sorellina del Gorilla? Incredibile, ora ti degna di qualche attenzione?”
 
La sorellina del... ???
 
“Stammi bene a sentire, Rukawa! Primo: Haruko ha la nostra età per cui devi trattarla con rispetto, considerando anche quanto rispetto sprecato lei abbia per te! Secondo... ehm...”
 
“Secondo?”
 
“Ehm... da quando ti permetti di chiamare anche tu Akagi... Gorilla? È sempre stata una mia iniziativa!”
 
Il giovane rookie decide di sedersi al tuo fianco, accompagnato dalla sua tipica noncuranza. Lo vedi trattenere l’agognata lettera tra le mani, ma senza prendersi la briga di leggerla. Probabilmente non è per nulla interessato al suo contenuto, semplicemente punta a stuzzicarti.
 
“Da sempre.”
 
“Brutto falso di un lecchino! Non lo hai mai fatto in sua presenza però.”
 
“Non sono idiota quanto te.”
 
“Cos’hai de... Ah!”
 
Rukawa avverte appena la pressione della tua mano chiusa a pugno tirare la maglia ufficiale della nazionale, attirato dall’eco di quel gemito di dolore fuoriuscito dalle tue labbra a causa del brusco movimento a cui hai appena sottoposto la tua colonna vertebrale.
Fingi che non sia successo nulla, impensierito a tua volta da quella maschera di preoccupazione che si sta impossessando delle facoltà mentali del numero undici. Ma più di ogni altra cosa, non hai alcuna intenzione di lasciargli intendere che le tue condizioni siano così gravi da impedirti di tornare ad allenarti appena terminata la fase necessaria alla riabilitazione.
 
“Datti una calmata che non fai altro che peggiorare la situazione!”
 
I tuoi pensieri t’invitano a lasciarlo andare, ma la tua parte più grezza ed irrazionale non è dello stesso parere. Non sopporti quella spocchia, quell’apparente mancanza di tatto, quel suo modo di approfittarsi delle disgrazie altrui per portare tutta l’acqua possibile al suo mulino.
Combatti contro l’impulso di tirargli un pugno in pieno viso, consapevole di non poter comunque migliorare la tua condizione fisica, così come di non poter mutare l’essenza insopportabile dell’ultima persona che avresti voluto trovare in quel luogo dimenticato dagli dèi. O forse l’unico che sarebbe riuscito a spronarti sino a quel punto, seppur mai con le dovute modalità.
 
“Non-non mi faccio dire da uno come te quando e come mi devo calmare, chiaro? Anche perché non avevo ancora finito il mio elenco puntato fatto per mandarti a quel paese!!”
 
Kaede si libera della tua presa senza mai perdere il contatto diretto con il tuo sguardo. C’è qualcosa nei suoi occhi che ti persuade, ti riporta immediatamente alla mente la disperata intesa che avete mostrato nel corso dell’ultima partita, quando la stanchezza e i dolori lancinanti stavano divorando entrambi. Le vostre mani che si erano incontrate, i compagni che vi erano letteralmente saltati addosso non appena l’arbitro aveva decretato la vittoria con il fischio finale. Una sensazione a cui hai ripensato spesso in questi ultimi giorni, rendendo l’idea che ti eri fatto di Rukawa più vivida e confortevole di quanto non lo era stata in passato. Inevitabilmente alcune delle più insormontabili barriere che avevate eretto l’uno nei confronti dell’altro erano finite per crollare definitivamente, lasciando ai rispettivi orgogli il compito di continuare a mantenere un minimo di distanziamento precauzionale. D’altronde, la spavalderia e l’egoismo non sono due tratti caratteriali che possono essere depennati dalla sera alla mattina.
 
“Quindi c’è un terzo punto...”
 
“Esatto! Terzo e importantissimo punto: dato che io sono un genio e Haruko-chan lo sa bene, è più che logico che lei abbia deciso di scrivermi per restare in contatto con me. A te ha scritto qualcosa? No, vero?! Beh certo, quelle poche volte che ha trovato il coraggio per rivolgerti la parola l’hai trattata malissimo! È ovvio che si sia stufata di correre dietro a uno come te e ora voglia... beh, ora ha capito che il sottoscritto, Hanamichi Sakuragi è pronto per fidanzarsi con lei! Mica la tratterò a pesci in faccia come certi cafoni di mia conoscenza! Ti è chiaro il concetto, Rukawa?”
 
“No.”
 
Pronto a fidanzarsi con lei.
 
Sono state queste le parole capaci di provocare un guizzo nell’espressione ferrea del giovane rookie.
Per quanto la sua risposta possa facilmente risultare scontata nel suo voler essere volutamente provocatoria, è stata pronunciata con una calma ed una tranquillità che abitualmente non gli appartenevano, persino con un tono di voce meno acuto del solito. Come nel corso di tutte quelle occasioni in cui, a modo suo, aveva tentato di spronarti in campo o di assumersi le responsabilità di eventuali errori o sconfitte importanti. Serio, pacato, pronto ad abbassare la guardia, se necessario. In questo spesso sa mostrarsi più ragionevole di quanto non riesca a fare tu stesso, devi pur ammetterlo.
 
“Cosa non ti è chiaro esattamente?! Te lo ripeto con meno giri di parole: togliti Haruko dalla testa!”
 
“Non è un problema, dato che non ci è mai stata... nella mia testa.”
 
Avverti ancora una volta la pressione dei suoi sottili occhi blu sul tuo volto, pronti a cogliere anche il più piccolo dettaglio di ogni tua reazione. Una parte di te vorrebbe alzare bandiera bianca, chiedere una sorta di time-out per uscire da quell’impasse che, in fin dei conti, non vi avrebbe portati da nessuna parte.
 
Ma dove stava la novità nelle sue parole? Certo, ti dispiaceva per i sentimenti di Haruko, ma questo avrebbe dovuto giocare comunque a tuo vantaggio per quanto riguarda i tuoi... di sentimenti. Potresti mandarlo ancora una volta al diavolo, potresti prenderti la tua rivincita ribadendo quanto tu la desideri e quanto la consapevolezza di non doverlo più considerare al pari di un ostacolo ti abbia riempito il cuore di gioia.
Ma è davvero così? A competizione esaurita il premio finale rimane ambito allo stesso modo?
 
“Solo i rammolliti come te possono non apprezzare una creatura dolce e innocente come Haruko-chan! Comunque sia, ora restituiscimi quella lettera!”
 
Il numero undici dello Shohoku obbedisce, premurandosi di piegare il foglio in quattro parti, così come era uscito dalla busta in cui era stato inserito dalla stessa sorella minore di Akagi.
Non puoi far altro che nascondere in malo modo lo stupore che quello strano comportamento aveva portato tra i tuoi pensieri. Infili la lettera così piegata sotto l’elastico dei tuoi pantaloncini, desiderando solo di tornare nella tua camera di degenza per riposare. La confusione mentale non è mai stata il tuo forte, specie quando questa dipende attivamente dagli atteggiamenti equivocabili altrui.
 
“Non comprendi nemmeno le questioni più elementari, dou-ahou.”
 
“Cosa vorresti insinuare, Rukawa?”
 
Lo vedi sollevarsi e ripulirsi dalla sabbia rimasta appiccicata ai pantaloni della sua tuta. Fa qualche passo in direzione del bagnasciuga prima di voltarsi ancora una volta verso te. La brezza scosta i capelli dalla sua fronte lasciando intravedere quel viso sovente nascosto da timori imprecisati. Lo sguardo tutt’altro che distante, affatto freddo.
In qualche piccolo scomparto remoto della tua mente riesci persino a figurarti che sia un bel ragazzo, per quanto ti faccia incazzare anche il solo fatto che respiri la tua stessa aria.
 
“Potevo allenarmi ovunque, ma sono venuto qui per sapere come stai.”
 
Deglutisci dallo stupore. Le sue iridi oltremare puntate ancora su di te. Non ti molla, non lo vuole fare.
Fai per alzarti, ma il solo tentativo di spostare i glutei da terra ti genera una fitta di dolore che non fai in tempo a nascondere. Socchiudi gli occhi digrignando i denti. Quando li riapri lui è di fronte a te, chino e pronto ad intervenire in caso di necessità. Del resto, seppur a modo suo, non si è mai tirato indietro su questo fronte.
 
“Sto... bene. Non ho bisogno di nulla, tanto meno della tua compassione.”
 
“Sei un po’ fissato con questa storia della compassione.”
 
“Certo! Per quale altro motivo t’interesserebbe sapere come sto altrimenti?”
 
Eppure non è il solito Rukawa. Non fugge, non sospira, non si mostra indifferenza e non insulta più come un tempo.
Allunga una mano portandoti di riflesso ad indietreggiare. Una nuova fitta a livello cervicale, socchiudi di nuovo gli occhi mordendoti l’interno della guancia per cercare di sopportare il sopportabile.
Le sue dita scivolano leggere dal punto in cui hai avvertito dolore sino all’attaccatura dei capelli, risalendo sino al capo. Non colpisce, non tira, non graffia. Si limita ad accarezzare, solleticando soavemente.
 
Che diavolo stai facendo, Rukawa? Lasciami in pace! Non ho bisogno della tua pietà, mi fai solo incazzare!
 
È tutto ciò che vorresti urlargli ma non ci riesci.
La testa urla “fallo”, il cuore risponde “no”.
E per complicare ancor di più le cose, non riesci più a trattenere quelle dannate lacrime che procrastini da giorni. Proprio davanti all’ultima persona che avresti voluto avere davanti in un periodo difficile come quello che stai attraversando.
 
“Hey...”
 
“Ho la schiena a pezzi, Rukawa! Cazzo se fa male! Ho paura che mi succeda quello che è successo a Micchi con il ginocchio... o anche peggio! E se non potessi mai più giocare?”
 
Le parole sono uscite dalla tua bocca in completa autonomia, spinte dall’onda emotiva creata da quell’assurdo comportamento di quello che in teoria doveva essere il suo acerrimo rivale.
L’esigenza di sfogarti con qualcuno d’importante sta facendo il suo corso ma mai avresti potuto pensare che sarebbe successo proprio con lui.
Non sei pronto a controbattere alle sue battute, alle sue cattiverie, non ne hai le forze. Non più.
 
Non è da me, lo so.
 
“Non è da te reagire così, lo sai.”
 
Sollevi gli occhi cercando i suoi, oramai incurante di aver il viso bagnato dal tuo sfogo. Non capisci perché sia lì, sempre più vicino, sempre più in empatia con te.
 
Kaede Rukawa in empatia con qualcuno... Questa sì che è bella!
 
“Mmm... uffa! Tu in nazionale e io qui a piangere perché-”
 
Kaede ti zittisce poggiandosi una mano sulle labbra.
Riconquistati silenzio e attenzione, sposta la presa sui lati del tuo viso, sollevandoti appena il capo, stando bene attento a non arrecarti ulteriore dolore.
 
Rukawa!
 
“Basta piangere. Devi pensare solo a rimetterti in forze ora.”
 
Un istante dopo posa le sue labbra umide sulle tue, lasciandoti letteralmente senza fiato.
 
Che diavolo sta succedendo?
 
Non reagisci, per quanto ti possa sforzare mentalmente non ci riesci. Il tuo corpo non risponde ai comandi che la tua parte più razionale non ha esitato ad impartirgli, inutilmente. Quanto c’è di giusto in tutto questo?
La sua bocca indugia, preme per ottenere qualcosa di più. Non la respingi, ma non puoi fare a meno di tremare.
Non ti riconosci, ma allo stesso tempo senti di aver ritrovato qualcosa che cercavi da tempo.
Non sapresti spiegarlo a parole, ma mentre il cuore ti sta scoppiando in petto vorresti prenderlo a schiaffi e chiedergli delle spudorate spiegazioni. Non ti viene nemmeno da ridere all’idea che si sia praticamente dichiarato omosessuale. Non t’importa, il “problema” è un altro. Perché proprio con te?
 
Diventa troppo complicato stare dietro a questo flusso inaspettato di pensieri, specie quando avverti la sua lingua premere sulle tue labbra per farsi largo dentro di te. Spalanchi gli occhi per l’immancabile imbarazzo, rimanendo ancor più perplesso nel constatare quanto lui sia emotivamente coinvolto da ciò che ti sta facendo, dalle sensazioni che sta cercando di trasmetterti con il gesto più naturale del mondo.
 
Apri quegli occhi e guardami, maledetto Rukawa! Cosa credi di fare, eh?!
 
Dischiude appena le palpebre, dandoti l’impressione di averti letto nel pensiero. Per quale motivo non lo hai ancora respinto a dovere? Perché persisti in quel contatto fisico che tra due uomini non può avere alcun significato?
 
Apri la bocca e lo lasci entrare. Anzi, fai molto di più.
Lo cerchi a tua volta, lo inviti a continuare nella folle ricerca del suo ambito premio, la preda proibita, quello strambo ragazzo dai capelli rossi che fino a pochi minuti prima non era altro che un semplice idiota costretto a una riabilitazione dovuta all’immensa stupidità mostrata in campo.
 
“Sakuragi-kun!”
 
Poco più di un minuto e non senti più nulla, ti ha abbandonato al tuo destino. D’altronde, certi vizi non cambiano mai.
Qualcuno ha gridato il tuo nome, una voce femminile fin troppo distante.
Kaede si solleva, si allontana di qualche passo. C’è troppo da dire e nessuna parola davvero adatta a spiegare quel turbinio di emozioni mai catalogate prima.
 
“Oh, Sakuragi-kun, ti ho trovato. Quante volte ti ho detto di non allontanarti troppo dalla tua stanza nelle tue condizioni? Non è prudente!”
 
Saeko, l’infermiera che ti ha preso in carico insieme a quel dottore scorbutico di cui non ricordi nulla se non un ridicolo paio di occhiali spessi circa un dito. Il tuo futuro designato per le prossime settimane.
Distogli a fatica lo sguardo dal giovane rookie per accogliere la ragione della fine di tutto.
 
Rukawa finge di distrarsi scrutando l’orizzonte prossimo ad un naturale cambio di sfumature.
Non vuole essere interpellato da quella sconosciuta, tanto meno desidera sapere chi sia e perché si sia permessa di interromperlo in un frangente per lui così fondamentale. Ancora qualche istante e avrebbe potuto aprirsi ancor di più. Non sarebbe comunque stato facile, ma fino a poche ore prima nemmeno sarebbe stato in grado di pensare di poter arrivare sino a quel punto.
 
“Sono solo venuto a fare una passeggiata... sto bene.”
 
A quelle ultime parole Rukawa si volta e ti osserva come un archeologo di fronte al ritrovamento di un nuovo e importantissimo reperto storico. Potresti giurare di aver intravisto un abbozzo di sorriso far capolino sul suo volto, evento decisamente più unico che raro.
 
“Ah, capisco. È venuto a trovarti un amico e volevi passare un po’ di tempo con lui. Per questa volta chiudo un occhio, ma la prossima volta venite insieme a chiedere l’autorizzazione, intesi?”
 
“Sì, signora!”
 
“Bene! E ora rientriamo, Sakuragi-kun!”
 
Quella risposta automatica ed eccessivamente accondiscendente non rientrava nel tuo repertorio, ma nulla potrà tornare più nei ranghi come un tempo dopo ciò che era appena successo.
Kaede si avvicina a quelle onde sempre più impetuose.
Per un attimo temi che se lo possano portare via.
 
Non è da me.
 
“Fai il bravo, Dou-ahou! Ascolta la signora!”
 
“Rukawa!”
 
“Non si preoccupi, io ho un impegno con una certa nazionale... ci si vede!”
 
Digrigni appena i denti, privo della solita rabbia indigesta che quel ragazzo era in grado di scatenare nel tuo animo.
In cuor tuo vorresti solo che non si allontanasse più del necessario, che si fermasse a parlarti, a rassicurarti, a darti una spiegazione. Quale colpa avresti in questo nuovo dramma che lui stesso ha scritto e ideato? Perché proprio tu?
Preferisci non rispondere alla provocazione.
Ti sollevi da terra con l’aiuto di Saeko.
 
“Come ti senti oggi? Ti fa male?”
 
“Che domande! Sto benone! Tempo qualche seduta da quella talpa di dottore e tornerò più in forma che mai!”
 
“Oh, che gioia sentirtelo dire, Sakuragi-kun!”
 
Ti volti in direzione del punto esatto in cui avevi visto Kaede un attimo prima.
Non c’è già più, dileguatosi di corsa in direzione della città. Nient’altro che un punto in lontananza pronto a diventare sempre più impercettibile all’interno del tuo campo visivo, ma sempre più imponente nei meandri della tua anima.
 
Devo essere forte, devo avere pazienza.
Aspetterò e col tempo migliorerò.
Capirò.
 
Haruko, appena potrò risponderà alla tua lettera, promesso.
Ragazzi, aspettatemi.
 
Rukawa... datti da fare fino a quando non tornerà il sottoscritto, il vero Tensai, il grande Hanamichi Sakuragi.
Maledetta volpe, dimostra a tutti chi sei. Fallo anche per me, finché non tornerò.

 
 
 
 
 

… But I'm only human
And I bleed when I fall down
I'm only human
And I crash and I break down
Your words in my head, knives in my heart
You build me up and then I fall apart
'Cause I'm only human…

 
[Christina Perri – “Human”]











 
 
Angolo dell'autrice
 

Ringrazio in anticipo tutti coloro che leggeranno questa mia one-shot! :)
 
Nuovo fandom, emozioni! Beh, in realtà il fandom è nuovo giusto per me, dato che Slam Dunk esiste da quasi 30 anni. Ma come si dice?! Meglio tardi che mai, giusto?! XD
E come potevo non innamorarmi della #RuHana? In pratica è impossibile non notare la tensione... che c’è tra questi due scapestrati. Si odiano? Meh! Mai visto due persone supportarsi l’un l’altra come loro. Ok, avranno le loro modalità alquanto discutibili, ma sono talmente complementari da non poter stare l’uno senza l’altro, almeno imho.
Con questa one-shot ho voluto riprendere il momento finale del manga e rielaborarlo dando un “senso” all’incursione di Rukawa su quella spiaggia. Spero che il tutto possa essere di vostro gradimento! :)
 
Il testo è scritto al tempo presente e dal pov di Sakuragi.
Le frasi scritte in corsivo riguardano i pensieri diretti di Sakuragi, in casi più rari quelli di Rukawa.
Il titolo della one-shot riprende quello della canzone “Human” di Christina Perri, dal quale ho riportato il ritornello al termine della storia.
 
A presto,
 
Mahlerlucia
 


 
   
 
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