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Autore: miss_D24    20/10/2022    2 recensioni
Destiel AU
Letteralmente un universo alternativo dove non esiste il soprannaturale, ma questo riuscirà comunque a filtrare attraverso i sogni di Dean Winchester.
Le sensazioni di gioia e di dolore si fanno più reali di quello che dovrebbero ogni volta che Dean posa la testa sul cuscino e tutto questo è stato scatenato solamente da un unico fatto, o meglio, da un'unica persona.
È pura pazzia o sono forse i ricordi di una vita passata?
❌Attenzione: Questa storia può contenere piccoli spoiler riguardanti tutte le stagioni di supernatural, quindi, se non avete nulla da temere...Enjoy!
Genere: Hurt/Comfort, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Jack Kline, Sam Winchester
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
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Sudore.
Profumi diversi e fin troppo dolci che risultavano nauseabondi, mischiandosi tra loro.
Il corridoio era straripante della calca compatta di adolescenti maleodoranti, che si spingevano forsennatamente per raggiungere la mensa scolastica. Decisamente un inferno.
Forse ora Castiel capiva perché il preside MacLeod considerava la sua scuola come tale.
Si era ritrovato proprio nel mezzo del suddetto corridoio, quando era suonata la campanella della pausa pranzo.
Subito, la porta di ogni aula si era aperta e tutti gli studenti si erano precipitati fuori per raggiungere la mensa.
Per fortuna che il venerdì, Castiel aveva la mezza giornata. Non credeva, che in caso contrario, fosse riuscito a reggere altre ore sottoposto a tutto quello stress.
Non faceva altro che ripensare a quella mattina e a quanto Dean era rimasto sconvolto nel vedere la fotografia in cui aveva riconosciuto suo fratello. Tramite un sogno poi! Che razza di pazzia era mai questa?!
Ora doveva raccontargli tutta la verità, anche se non ci vedeva nulla di collegato a sogni e quant'altro.

Finalmente, dopo qualche minuto, riuscì ad uscire dall'ingresso principale e si incamminò verso la pasticceria di famiglia.
Ovviamente, quella mattina aveva avuto troppi pensieri per la testa da poter rendersi conto che Dean l'aveva accompagnato a scuola in auto, lasciandolo a piedi, per l'appunto.
Quindi ora gli aspettavano dieci minuti a piedi fino alla pasticceria, recuperare le chiavi della macchina da suo fratello, sperando che gliele avrebbe concesse senza lamentele, e raggiungere casa Winchester/Singer. Il tutto in costante stato di ansia. Almeno avrebbe avuto un po' di tempo per prepararsi a cosa dire.


***


Il campanello della porta d'ingresso tintinnò.
Castiel non fece neanche tempo ad entrare, che si sentì interpellare da una voce stizzita proveniente dal bancone.
"Cosa vuoi?"
Chi poteva essere se non lei, che non aveva mai tollerato la sua presenza.

"Anche se non lavoro qui, questo locale appartiene più a me che a te, Anna."

"Solo perché sei il figlio preferito di tuo padre e perché lui non ha voluto lasciarti senza lavoro, in caso il tuo giocare a fare il professore avesse fallito." Ribatté la cugina non degnandolo neanche di uno sguardo.
Castiel sospirò rassegnato. "Gabriel?"

"Dove vuoi che sia? Il locale non è molto grande."

Castiel di solito si faceva scivolare addosso i commenti e le prese in giro di chi gli parlava con astio o indifferenza, dopotutto era abituato ad avere a che fare con degli adolescenti ogni giorno, ma Anna proprio non ce la faceva a tollerarla. Forse, era il fatto che fosse sua parente e che lei nutrisse un odio ingiustificato nei suoi confronti.

Si diresse verso la cucina e fu proprio lì che trovò suo fratello e suo cugino, intenti a fare l'inventario.
"Eilà Cassie! Che ci fai qui?" Esclamò il primo.
"Ciao..." Salutò entrambi. "Gabe, avrei bisogno delle chiavi dell'auto. Devo andare dai Winchester."
Gabriel sospirò leggermente contrariato e Balthazar rise scuotendo la testa.
"Cassie, te l'avevo detto di comprarti una bicicletta, se non volevi la macchina." Disse quest'ultimo.
Castiel lo ignorò e tornò a guardare il fratello. "Ha saputo di Nick." Esordì con voce piatta, ma con un filo di agitazione negli occhi.
Gli altri due smisero immediatamente di fare ciò in cui erano stati impegnati e sui loro volti Castiel poté scorgere la medesima preoccupazione che probabilmente era anche sul suo volto.
"Dean?" Disse Garbriel, anche se sapeva già la risposta.
"È una lunga storia e non volevo che lo venisse a sapere, credimi.
So benissimo che nostro padre ci fece promettere di non parlare di Nick a nessuno.
Ma ora gli devo dire tutto. Non posso dirti perché, e non lo farei se non fosse così importante.
Una ragione, per quanto assurda possa essere, c'è e forse un giorno ti potrò spiegare tutto."
Il fratello annuì. "Okay, beh... Sei la persona di cui mi fido di più al mondo. Quindi ti credo se sostieni che sia veramente importante." Gli sorrise rassicurante. "Le chiavi della macchina sono sotto al baco cassa. Ah, fratellino, ti prego... Dimmi che ti ricordi come si guida."
"Si Gabe, è la stessa cosa che mi ha chiesto stamattina Dean quando ho guidato la sua macchina fino a scuola." Disse alzando un sopracciglio sottolineando l'assurdità dell'insinuazione.
Gabriel alzò le mani in segno di resa e tornò al lavoro con Balthazar, che l'aveva già preceduto.
Quindi Castiel si voltò e uscì dalla cucina, pronto ad affrontare una volta per tutte quella spiacevole situazione.


***


Dean era appena tornato a casa. Era andato alla Roadhouse a prendere il pranzo da mangiare a casa, al contrario di ogni venerdì, in cui lui e Castiel rimanevano fuori per pranzo.
Ma come si era già appurato, quel venerdì era iniziato una vera merda, sue testuali parole.
Di conseguenza, lui e il suo ragazzo avevano deciso di pranzare a casa, per riuscire a parlare in santa pace e senza che orecchie indiscrete potessero ascoltare cosa avessero da dirsi, anzi, cosa Castiel avesse da dirgli.
D'altra parte, il locale di Ellen aveva la stessa clientela da anni e non era difficile farsi scappare una parola di troppo, che poi sarebbe stata fraintesa con il finire per trasformare l'intero contesto in un pettegolezzo troppo esagerato e non vero.
Dean si ricordava ancora quella volta in cui un Sam di appena dodici anni, era entrato alla Roadhouse con lui e Bobby al seguito, dopo una battuta di pesca.
Tutto fiero aveva detto a Ellen che aveva pescato tutto da solo un pesce grosso come un tonno.
Al bancone, mezzo moribondo, c'era stato Ash, l'aiutante di Ellen e il tuttofare del locale. Anche all'epoca, probabilmente era raro trovarlo lucido di mente e non fatto come una pigna.
Chissà cosa Ash aveva capito dalle parole di Sam.
Il fatto era che dopo appena due giorni si era venuto a sapere che il mingherlino dodicenne Sam Winchester aveva pescato due tonni tutto da solo e addirittura un paio di persone erano andate a pesca in cerca di quei famosi tonni. Come se ce ne fossero veramente da quelle parti.
Insomma tutto questo era per dire che Dean non voleva assolutamente che la situazione venisse fraintesa a tonni che in realtà erano pesci piccoli. A maggior ragione se si trattava di sogni riguardanti capannoni abbandonati e fratelli scomparsi dagli occhi fluorescenti.
Ogni volta che se lo ripeteva mentalmente, faceva ancora fatica a crederci.

Scese dalla macchina con in mano le buste contenenti gli hamburger e non appena posò un piede a terra, un sospiro sprezzante gli volò via dalle labbra.
Ormai era novembre inoltrato e il clima era diventato sempre più rigido, tanto che il terreno, dopo la pioggia, rimaneva fangoso per parecchie ore e con il gelo della notte, ghiacciava.
Era dunque normale per Dean, ogni volta che scendeva dalla macchina, sporcarsi le scarpe di un misto tra fango ghiacciato e fango bagnato.
Anche il tappeto sulla porta d'ingresso era testimone di tutto quel lerciume e altrettanto i pantaloni della tuta e i calzini di Sam, quando la mattina presto andava a correre.
Per fortuna quella settimana particolarmente piovosa, non era suo il turno di fare il bucato.

Senza neanche averlo pensato apposta, appena arrivò sull'uscio di casa, con la mano libera impegnata alla ricerca delle chiavi in una delle tante tasche che aveva tra jeans e giacca, iniziò a piovere, nemmeno fosse arrivato il diluvio universale.
Guardò la sua adorata macchina parcheggiata a qualche metro di distanza dall'ingresso, completamente sotto l'acqua che cadeva incessantemente e per un momento contemplò l'idea di risalire in macchina e di parcheggiarla dentro al garage, al riparo. Poi guardò le ruote e le portiere ormai sporche di fango, ripensò al pranzo, ormai freddo, che teneva ancora tra le braccia e si rassegnò, preferendo rimanere asciutto.
In ogni caso la sua Baby andava comunque pulita da cima a fondo, non avrebbe avuto senso metterla nel garage. E d'altra parte, le ruote avrebbero sporcato e bagnato il pavimento di quest'ultimo e ciò stava a significare doppia pulizia, se non voleva ricevere una ramanzina da Bobby.
Se lo zio acquisito e il fratello tenevano molto alla pulizia e all'ordine, beh, Dean era l'esatto opposto.

Dopo essersi chiuso la porta alle spalle, appoggiò sul tavolo la busta del pranzo, ormai stropicciata e umida e si diresse al piano di sopra.
Bussò alla porta della camera di Sam e come suo solito, non aspettò la risposta per entrare.
Suo fratello era disteso sul letto a pancia in su e con le mani dietro la testa e stava fissando il soffitto.
"Dimmi Dean: che diamine bussi a fare, se ogni volta entri in ogni caso senza aspettare il mio permesso?"
Sentendosi preso in causa, il maggiore lo ignorò.
"Datti una sistemata. Castiel arriverà a minuti e pranzeremo insieme. Sono andato da Ellen e ti ho preso l'insalata di pollo, quindi non hai scuse."

"Apprezzo il pensiero, ma passo, grazie. Non voglio fare il terzo incomodo." Disse senza alzare di un centimetro la testa e continuando a fissare il soffitto.
Allora Dean aprì un paio di cassetti prima di lanciargli addosso una maglietta e dei pantaloni della tuta.
Quella non era certo la sua camera, dove molti dei suoi vestiti erano accumulati casualmente in diversi punti della stanza.
"Non me ne starò qui a fissarti mentre conti le pecore ad occhi aperti e ti deprimi. So benissimo che hai appena superato un momento molto difficile e che è bastato un niente per ributtarti giù.
Ma io sono tuo fratello e so meglio di chiunque altro che puoi superare qualsiasi cosa! Che io sia dannato se non sarà così." Sospirò lentamente, prendendo posto a fianco alle lunghe gambe di Sam, ancora disteso, che invece aveva alzato la testa dal cuscino e lo guardava pensieroso.
"Volevo dirtelo dopo, ma credo di sapere chi è l'uomo dagli occhi rossi che mi dici di sognare."
Sam si alzò a sedere di scatto e gli urlò quasi contro.
"Quando aspettavi a dirmelo, Dean!?"

"Non te l'ho detto, perché in un certo senso c'entra anche Cas in questa storia e sarebbe giusto che te lo spiegasse lui." Sam lo guardava come se avesse avuto due teste. "È suo fratello." Annunciò infine.
Sam spalancò gli occhi e si schiarì la gola provando ad iniziare quella che doveva essere una frase di senso compiuto, fallendo ovviamente.
"Cos-? ma come fai a-...?"
Chissà quanti ingranaggi stavano lavorando in quel momento, nel suo grande testone, per cercare di dare un senso a ciò che aveva appena sentito.
"Sai una cosa, Dean? Ne ho fin sopra i capelli di questa pagliacciata. Vado a farmi una doccia e poi voglio sapere ogni cosa da voi altri due imbecilli!"
Il fratello maggiore non ebbe neanche il tempo di replicare, che l'altro aveva già preso i vestiti che gli erano stati lanciati precedentemente e si era catapultato fuori dalla stanza.



***


Dean era appoggiato al tavolo della cucina con una birra mezza vuota in mano, quando vide attraverso la finestra l'auto di Gabriel sfrecciare sul viale bagnato dalla pioggia.
Appoggiò la birra sul tavolo e notò che proprio su quest'ultimo era presente una macchia di non-si-sa-cosa.
Poi sollevò lo sguardo e osservò alcune tazze e alcuni piatti ancora sporchi nel lavabo.
Forse avrebbe dovuto pensarci prima a dare una sistemata. Togliamo il 'forse'.
Uscì sul portico e non appena vide Castiel scendere dall'auto, ormai con le fiancate infangate, e camminare a passo svelto verso di lui per non bagnarsi troppo con la pioggia, sul volto gli comparve un timido sorriso e il suo cuore saltò qualche battito.
"Ciao, Dean." disse raggiungendolo.
Dean non rispose. Appena gli fu abbastanza vicino lo attirò a sé e si impossessò della sua bocca.
Con quel bacio, aveva intenzione di esprimere tutto il suo affetto e la sua rassicurazione, ma appena Castiel emise un gemito di piacevole sorpresa, tutte le buone intenzioni andarono a quel paese e quel bacio si trasformò decisamente in qualcosa di più passionale.
"Wow, sono contento di vederti anch'io." Disse Castiel, ridendo ancora sulle sue labbra, dopo essersi allontanato quel poco che bastava per parlare.
"Mi dispiace di essere stato così freddo stamattina... Dovevo farmi perdonare." Gli stampò un altro bacio.
"Non è colpa tua, Dean. È comprensibile dato quello che stai passando." Parlò Castiel con voce ferma ma allo stesso tempo dolce e profonda, come i suoi occhi blu oceano.
"Ora possiamo entrare? Sto congelando e sono tutto fradicio!"

Mangiarono il pranzo che aveva preso Dean alla Roadhouse, anche se scaldato a microonde non era altrettanto buono.
Sam era sceso in cucina di malavoglia, aveva rivolto un sorriso amichevole a Castiel e poi aveva rimesso su il broncio.
Durante il pranzo, aveva guardato con una smorfia a dir poco schifata la coppietta felice che si scambiava sguardi dolci e compassionevoli.
"Vi dispiacerebbe smetterla di mangiarvi con gli occhi a vicenda e spiegarmi la bella favoletta dell'orrore in quale siamo?"
Due paia di occhi si spostarono sul più giovane dei Winchester.
Poi Castiel sembrò collegare i puntini e si girò esterrefatto verso il suo ragazzo.
"Anche lui?"
Dean annuì, lanciando un'occhiata severa e allo stesso tempo preoccupata al fratello, che li stava ascoltando smarrito. Pareva un cucciolo di cane triste e desideroso di coccole.
"L'ho appena scoperto anch'io, perchè a quanto pare non sono l'unico che si tiene dentro i segreti."

Si spostarono in salotto: Sam sulla poltrona e Castiel e Dean sul divano.
Sam raccontó agli altri due ogni singolo dettaglio dei déjà-vu e dei sogni che lui aveva fatto, cercando di trovare dei punti in comune con il fratello.
Come si era già constatato precedentemente, l'unica comunanza era stata la visione di quell'uomo dagli occhi rossi che si accendevano come due lucine di Natale, con l'unica differenza che Sam l'aveva sognato all'interno di una gabbia che gli parlava incessantemente, fino allo sfinimento.
Dean era convinto che fosse lo stesso ragazzo della foto di famiglia dei Novak, ovvero il fratello maggiore scomparso di Castiel, Sam invece stentava a crederci.
Però fu costretto a farlo dopo che Castiel gli fece vedere la foto della foto dal suo cellulare.
"Nick non lo vedo da due settimane appena dopo il suo diploma."
Iniziò a dire Castiel.
Dean, vedendo che il suo ragazzo era in evidente difficoltà a parlare di questo argomento, gli si fece più vicino e gli appoggiò una mano al centro della schiena.
Sembrava una cosa stupida, ma anche se non avrebbe dovuto pensare ad altro in quel particolare momento, non poteva fare a meno di meravigliarsi di quanto quel gesto, per quanto semplice, era estremamente intimo e immaginò di star arrossendo dal fatto che sentiva un leggero calore in viso. Era la prima volta che si comportava in quel modo "da fidanzato" in presenza di una terza persona.
Sam, d'altra parte, non ci aveva fatto caso, dal momento che era assorto nel discorso.
"Nick e Michael sono gemelli, anche se sono diversi in tutto, soprattutto nel carattere." Iniziò a parlare Castiel. "Michael è responsabile, riflessivo e fin troppo rigido, mentre Nick era un uragano.
Faceva sempre e comunque quello che voleva e quando nostro padre non c'era manipolava me e Gabriel per esaudire tutti i suoi comodi.
Lui è Michael si detestavano, in un certo senso, ma non gli avrebbe mai fatto del male e tanto meno a noi. E anche se era sempre in contrasto con nostro padre, teneva molto alla famiglia.
Tutto cambiò intorno ai suoi diciott'anni e successe tutto da un giorno all'altro.
Inizialmente diceva di fare sogni strani e confusi, ma lui stesso non se ne preoccupava e perciò neanche noi.
Poi iniziò a dirci che sentiva delle voci, anzi no, una voce. Sempre la stessa. Diceva che era il male assoluto e ogni giorno che passava peggiorava sempre di più.
Noi e nostro padre non ce ne accorgemmo subito, perché Nick aveva iniziato a stare fuori casa per tutto il giorno. Tuttora non so cosa facesse in giro, anche se so di per certo che non era nulla di buono.
Nostro padre, appunto, lo mandò da uno psichiatra quando Michael, una sera, trovò dei vestiti insanguinati di Nick nella spazzatura e benzina, armi e droghe nella sua stanza.
Dopo alcune sedute lo psichiatra ci disse che nostro fratello era sociopatico e ci raccomandò di tenerlo d'occhio qualsiasi cosa facesse."
Dean lo fermò chiamandolo, aveva un'espressione chiaramente preoccupata e quando spostò lo sguardo anche su Sam vide che non era da meno.
"Cas, se vuoi fare una pausa o se non vuoi più andare avanti lo capiamo. Cristo... Stai tremando!"
Arrivato a quel punto Castiel non si era nemmeno reso conto di essere in quelle condizioni. Aveva avuto solo undici anni quando tutta quella faccenda era successa, ma si ricordava tutto alla perfezione. Ogni istante in cui suo fratello l'aveva guardato con quegli occhi vuoti e privi di ogni cosa che li rendesse umani.
"No, sto bene, non preoccupatevi. Ve lo devo, dopotutto." Per darsi coraggio, allungò la mano e strinse quella di Dean, che non mollò mai la presa. Se il suo ragazzo aveva provato fastidio per quel contatto fisico inaspettato, non lo diede per nulla a vedere, anzi, gliela strinse ancora di più e iniziò ad accarezzargli il dorso della mano con il pollice.
"Stavo per dire che per un po' di tempo, Nick sembrava di essere migliorato. Diceva che qualcuno nella sua testa lo stava aiutando, ma che ci voleva tempo. Forse lo diceva solo per via delle sue condizioni o... Non lo so, in quel periodo Gabriel e Michael facevano di tutto per tenermi lontano da lui, per non impressionarmi forse. Non è servito a molto.
Come ho detto prima, due settimane dopo il suo diploma, sparì completamente dalle nostre vite.
L'unica cosa che ci rimase di lui era un biglietto lasciato sul tavolo, dove c'erano scritte queste esatte parole: Mi dispiace... Lucifero ha vinto.
La polizia lo cercò per mesi, ma di lui nessuna traccia. Solo un anno fa chiamarono mio padre e gli dissero che finalmente l'avevano preso. È stato arrestato per omicidio, spaccio e uso di sostanze stupefacenti e data la sua precedente diagnosi, l'hanno internato in un ospedale psichiatrico di massima sicurezza.
Nostro padre non voleva che avessimo contatti con Nick, quindi solamente lui andava a visitarlo. Poi, quattro mesi fa si è tolto la vita nella sua stanza.
Quindi sono tornato per il funerale, il cui vi era permesso di partecipare solo alla famiglia, e mentre mio padre, Michael e zia Amara hanno deciso di tornare da dove erano venuti, io ho deciso di restare per il posto alla Lawrence High insieme a Gabriel e ai miei cugini."

Quando finì di parlare, Dean aveva ancora la mano intrecciata alla sua e Sam, seduto sulla poltrona come se volesse scattare in piedi da un momento all'altro, lo guardava con compassione e allo stesso tempo con mille domande che aspettavano di essere pronunciate.
"Castiel, mi dispiace per tutto ciò che hai passato," Disse quest'ultimo, appunto. "e scusa l'insensibilità e la fretta con cui ti chiedo questo, ma esattamente: come si collega la situazione di Nick alla nostra? Voglio dire, a parte i sogni, in comune non abbiamo nulla. Non abbiamo le voci malvage in testa e tantomeno non siamo sociopatici."
Dean lanciò al fratello uno sguardo carico di rimprovero e subito Sam si ricompose scusandosi silenziosamente.
"Non ti preoccupare, Sam. Ormai tutto questo per me è un lontano ricordo. Sinceramente? Non ho la minima idea se esiste un collegamento tra voi e Nick. E anche se esistesse, non riesco a pensare a quale potrebbe essere."
"Quindi è stato tutto un buco nell'acqua! Fantastico, magari dovremmo andare a farci vedere da uno bravo, Sammy." Esclamò Dean amareggiato.
Dopo qualche secondo di silenzio, Sam parve avere un'illuminazione.
"Non necessariamente! Insomma, chi legge la mente degli altri e ha a che fare con tutte quelle cose che riguardano gli spiriti e tutte quelle cose di quel tipo?"
Dean guardò il fratello come se gli fosse spuntata una terza testa "Eh? Una veggente suppongo. Ma ti senti quando parli Sam?! Non crederai davvero a tutte quelle stronzate da mondo ultraterreno? Quelle persone offrono i loro servizi fasulli solo per spillare soldi alla gente!"
"Ascolta Dean: che alternative abbiamo? Eileen conosce una persona che fa questo mestiere. Dice che non ha mai deluso le aspettative di nessuno."
"Eileen la tua ragazza?"
"Non è la mia ragazza, stiamo solo uscendo insieme!"
"Ma sentilo! Prima dici a me che devo essere più aperto, mostrare il vero me stesso e poi sei il primo che non vuole ammettere che sta con una ragazza che finalmente non è una psicopatica drogata!"
"Ma questo non c'entra niente! Stai andando fuori tema Dean!"
"Oh si, principessa c'entra eccome: vuoi anche che vada al gay pride vestito come un unicorno arcobaleno?!"
"Ragazzi, basta, vi prego!" Sbottò infastidito Castiel, che fino a quel momento aveva assistito a quella discussione assurda. "Dean, secondo me tuo fratello ha ragione. Andiamo da questa veggente o come cavolo si chiama, se è così affidabile come Sam dice. Infondo, che abbiamo da perdere?"
Dato che Dean non era mai stato in grado di resistere a quei bellissimi occhi blu, sospirò sconfitto, dando ragione agli altri due. "Okay. Andiamo da quella strega."


***


N/A: Non so un accidenti di sociopatia e ospedali psichiatrici, quindi la descrizione dei comportamenti di Nick e il modo in cui funzionano quelle strutture potrebbero essere cazzate ;)
Per il resto ci sto mettendo più del solito ad aggiornare perché in questo periodo sono sommersa di roba da studiare. Quindi mi scuso in anticipo per i prossimi tempi d'attesa.


Bea


   
 
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