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Autore: ChrisAndreini    20/10/2022    2 recensioni
[Seguito di Rainbow Cookies, si consiglia la lettura del libro precedente prima di leggere questo, onde evitare spoilers]
Sono passati sette mesi da quando Leo è tornato a casa dopo la sua incredibile avventura nei sette regni, eppure l'aspirante cuoco non riesce ancora a riprendersi del tutto, e a ricominciare a vivere una vita normale. Non aiuta che la sua migliore amica continua ad impedirgli di tornare in visita a Jediah.
E quando scopre che una guerra è scoppiata tra i due regni rivali, dovrà usare tutte le sue poche abilità per riuscire a salvare i suoi amici ed evitare che molte persone muoiano, affrontando combattimenti, sospetto, e soprattutto una schiera di divinità che non tollerano affatto che outsiders mettano mano nella loro Storia perfettamente programmata.
Armato solo della sua capacità in cucina, il suo istinto suicida, e conoscenze di un futuro che cercherà di cambiare in tutti i modi, riuscirà Leo a sopravvivere ad una seconda avventura nei sette regni?
Le divinità dicono di no!
Genere: Comico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rainbow Cookies'
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Non mi aspettavo un’accoglienza calorosa, ma così mi sembra esagerato

 

-Leo, ma che cavolo…?!- Giada si alzò con una certa difficoltà e iniziò a massaggiarsi il collo, e a scaldarsi.

Leo però non la stava ascoltando. 

Perché stava già correndo verso il cancello, felice che il suo piano avesse funzionato, e di essere finito esattamente nel luogo che aveva sperato di raggiungere.

Niente strane foreste, questa volta.

Niente trappole.

Nessun rischio di venire ucciso immediatamente da guardie sospettose e sospette.

No, dritto per dritto al castello.

Era esattamente come se lo ricordava… tranne per qualche crepa in più, che però era stata velocemente rattoppata.

Efficienti come Leo se li ricordava.

-Leo, aspetta!- Giada, rendendosi conto a sua volta di dove fossero, e che Leo era già corso verso l’ingresso, provò a fermarlo, anche se era ancora molto più lenta di lui.

Ma, di nuovo, Leo la ignorò, superò il cancello, e si avvicinò al portone principale, dove riconobbe immediatamente la guarda a protezione.

-Lionel! Non sono mai stato così felice di vederti! …non sono mai stato felice di vederti, e se sette mesi fa mi avessero detto che un giorno sarei stato felice di vederti mi sarei messo a ridere, ma per tutti gli dei quanto sono felice di vederti adesso!- lo salutò, attirando la sua attenzione, e sorprendendolo non poco. Tanto che Lionel ci mise parecchi istanti a riprendersi.

E poi gli puntò la spada al collo.

-Hey! Capisco che la felicità non è reciproca, ma…- Leo iniziò a lamentarsi, ma Lionel lo interruppe.

-Chi sei?! Come hai superato le altre guardie! Sei una spia nemica? Sappi che non avrò alcuna esitazione a tagliarti il collo se mi darai motivo di farlo- lo minacciò, con un tono che Leo conosceva, dato che Lionel l’aveva minacciato più volte, ma che per la prima volta sembrava seriamente intenzionato ad eseguire immediatamente ciò che diceva.

Leo alzò le mani in segno di resa, sorpreso.

-Lionel, sono io! Sono Leo! Leonardo il cuoco! Va bene che sono passati sette mesi e mi sono cresciuti i capelli, ma davvero non mi riconosci?- era piuttosto offeso dal comportamento del suo ex compagno di stanza e bullo. Forse aveva cercato di rimuovere il ricordo, ma da qui a fingere di non conoscerlo anche quando se lo ritrovava davanti, era esagerato.

E poi sapeva che se provava ad ucciderlo non avrebbe funzionato. Voleva davvero togliergli una vita in modo così stupido?

-Chi? Un cuoco uomo? Mai sentita una follia del genere. Inventati una scusa più credibile, spia!- lo accusò Lionel, e non sembrava stare scherzando. Premette di più la spada sul collo di Leo, che sentì un acuto dolore, e si ritirò, portandosi una mano al collo, doveva aveva iniziando ad uscire un rivolo di sangue.

-Ahi! Sul serio, Lionel! Mi vuoi far sprecare una vita in questo…?- iniziò a chiedere, offeso e sconvolto, ma in quel momento arrivò Giada, senza fiato.

-Fermo! Calma! Dei che freddo infernale! Cerchiamo di non far morire nessuno, okay? C’è un malinteso! Non è una spia! Non siamo spie! Siamo del tempio! Jahlee! Papà…- Giada si mise tra lui e Lionel, cercando di calmare gli animi, e chiamò la divinità, che teoricamente sarebbe dovuta apparire una volta convocata.

Ma non comparve nessuno.

-Guardie!- Lionel chiamò con voce tonante all’interno del palazzo.

-Non serve chiamare le guardie! Noi ce ne andiamo subito!- Giada provò a trascinare Leo lontano, iniziando ad indietreggiare, e Leo era decisamente troppo confuso per opporre resistenza.

Purtroppo le guardie vennero anche alle loro spalle, ed entrambi si ritrovarono bloccati da delle spade puntate sulla schiena.

Deja-vu per Leo. Anche la sua prima volta lì era stato ferito alla schiena con delle spade. Almeno questa volta non era a testa in giù, era già un progresso.

Entrambi sollevarono le mani.

-C’è un grosso malinteso! Non siamo spie. Siamo degli inviati del tempio- insistette Giada, mostrando i suoi capelli -Io sono la semidea Yu, figlia di Jahlee, e lui è…- 

-Leo! Il cuoco! Ho lavorato qui per due mesi!- insistette Leo, guardandosi intorno per cercare qualche faccia familiare. Ma non aveva mai interagito molto con i cavalieri, ad eccezione dei suoi tre compagni di stanza e di…

-Che sta succedendo qui fuori?- chiese una voce conosciuta, uscendo dal castello con l’armatura, elmo e la spada già sguainata.

Non si vedeva il volto, ma Leo avrebbe riconosciuto la sua stazza e la sua voce tra mille.

-Chevel!- lo chiamò Leo illuminandosi.

A differenza che con Lionel, con Chevel aveva un rapporto piuttosto cordiale. Sicuramente lo avrebbe aiutato.

-Chi sono questi due?- chiese però Chevel, rivolgendosi a Lionel, e facendo evaporare l’entusiasmo di Leo.

-Dice di chiamarsi Leonardo, e di essere un cuoco. Dice di aver lavorato a palazzo- spiegò Lionel, guardando Leo dall’alto in basso.

-Un cuoco maschio a palazzo? Le spie di Valkrest stanno perdendo colpi. Catturateli e metteteli nelle segrete. Potrebbero offrire parecchie informazioni- Chevel scosse la testa, e incoraggiò i suoi sottoposti a catturarli.

-Jahlee!- provò nuovamente a chiamare Giada, urlando a squarciagola, ma il padre non comparve.

-Giada, che sta succedendo?- Leo si voltò verso di lei, sconvolto che persino Chevel stesse mantenendo la sciarada, fingendo di non ricordarsi di lui.

-Succede che se non voglio che torni nei sette regni, ho i miei motivi!- si lamentò la sua migliore amica, mentre decine di guardie armate si avvicinavano abbastanza da iniziare a legarli.

Leo era sconvolto.

Pensava che sarebbe andato tutto bene una volta raggiunto il castello, invece era ritornato ad essere creduto una spia e imprigionato. E considerando che adesso erano in una vera e propria guerra, dubitava che cucinare un paio di crepes sarebbe servito a salvarlo da quella situazione.

Ma come si era arrivati a quella situazione?

Forse è il caso di fare un passettino indietro, a circa… venti minuti prima, più o meno.

 

Dopo aver letto tutti e tre i libri che Giada gli aveva nascosto per sette mesi, Leo era rimasto praticamente chiuso in camera per tre giorni, inventandosi una finta punizione per non insospettire la sua migliore amica, e tranquillizzando la sua famiglia fingendo di avere iniziato una serie tv che lo stava prendendo fin troppo e non riusciva a staccarsi se non per mangiare, dormire e andare in bagno.

In realtà non stava neanche dormendo più di tanto.

Perché quei tre giorni di attesa, erano serviti per qualcosa che Leo non aveva mai fatto prima di allora, e probabilmente non avrebbe mai più fatto. Qualcosa di così lontano dal suo personaggio, che aveva iniziato ad avere crisi di identità.

Sì, signori miei, Leo aveva usato addirittura tre giorni interi… per preparare un piano!

Mi vengono i brividi solo a pensare a Leo che prepara qualsiasi cosa che non sia da mangiare. Eppure, l’aveva fatto. La faccenda era talmente importante, e Leo la stava prendendo così sul serio, che aveva preparato un intero enorme quaderno con tutti i piani che avrebbe messo in pratica una volta arrivato nei sette regni.

Perché, ovviamente, aveva intenzione di tornare nei sette regni il prima possibile.

Aveva anche fatto un calcolo per capire esattamente a che punto della Storia fossero i sette regni e quanto tempo aveva per cominciare con il salvataggio, e per fortuna, anche grazie al calendario lunare segnato nella Storia, che era lo stesso nella vita reale, era riuscito a capire tutto.

E l’unico motivo per cui aveva aspettato ben tre lunghi giorni era che voleva togliersi la luna piena così da evitare che Jahlee potesse rimandarlo immediatamente a casa.

Insomma, aveva pensato a tutto! Inizio a spaventarmi pure io!

E dopo i tre giorni di attesa e preparazione, era finalmente tornato a casa della sua migliore amica, fingendo di voler passare la mattinata con lei ora che non era più in punizione.

Aveva inviato un video per email a sua madre sapendo che l’avrebbe controllato solo dopo il lavoro, e cucinato per Isabella le meringhe, il suo dolce preferito, che era riuscito a realizzare dopo mesi di esercizio.

Ne avrebbe avute per parecchio tempo, e Leo sperava sarebbero servite a non farsi odiare più di tanto per essere in procinto di rompere la promessa che le aveva fatto.

Ma erano circostanze estreme ben fuori dal suo controllo. 

Lui DOVEVA tornare nei sette regni.

Ed eccolo lì, con una borsa di pelle piena di oggetti che gli sarebbero stati utili, vestito in modo non troppo moderno ma neanche troppo antico da sembrare strano agli occhi di Giada (una camicia con sopra un maglione fatto da sua nonna di colore marrone, pantaloni in tinta un po’ rovinati, scarpe di cuoio comode che aveva indossato nei sette regni e si era riportato a casa), e un sorriso rilassato.

Entrò in camera dopo aver passato e salutato la madre di Giada, e trovò quest’ultima intenta a scegliere cosa indossare. 

-Buongiorno- la salutò, casuale, avvicinandosi e controllando la sua scelta.

Era inverno, quindi i maglioni pesanti andavano per la maggiore, ma Giada sembrava indecisa tra quello e una maglia super colorata con sopra una giacchetta.

-Hey Leo? Già arrivato? Che mi consigli?- gli chiese Giada, indicando le due opzioni.

-Maglione. Fa freddo fuori e così siamo abbinati- Leo indicò il proprio abbigliamento, e Giada lo osservò attentamente, prima di prendere maglia e giacchetta.

-Oh, andiamo!- si lamentò Leo, sforzandosi di ridacchiare.

-Scherzo, scherzo… se aspetti qualche minuto sono pronta e possiamo uscire- Giada buttò maglia e giacchetta da parte, e strinse il maglione, facendo a Leo un occhiolino e iniziando a cambiarsi senza il minimo pudore.

Erano amici da una vita, non era la prima volta che Giada si cambiava davanti a lui, e a Leo non faceva assolutamente alcun effetto.

Approfittò della sua distrazione per guardarsi intorno, e cercare l’oggetto di cui aveva un disperato bisogno.

Lo trovò, come aveva immaginato, al collo della sua migliore amica: una collana con un ciondolo di giada con un drago scolpito sulla superficie. Il suo biglietto per tornare nei sette regni.

Beh, dai, almeno l’aveva trovato subito.

Anche se non era nel luogo che avrebbe sperato.

Prenderlo da Giada non sarebbe stato semplice, poco ma sicuro.

Ma Leo aveva pensato anche a quella eventualità.

Prese un profondo respiro, e si preparò a mettere in atto il piano.

-Allora, dove vuoi andare?- gli chiese Giada, una volta finito di cambiarsi, dirigendosi alla scarpiera per scegliere quali calzature indossare.

-Giada, posso parlarti?- Leo le parlò praticamente sopra.

L’amica si girò verso di lui, sorpresa dal suo tono così serio.

-Hai litigato di nuovo con tua madre?- chiese, dispiaciuta e pronta a confortarlo. 

-No, in realtà ci siamo salutati bene, anche se potrebbe odiarmi quando controllerà le mail una volta uscita da lavoro- borbottò Leo, scuotendo la testa.

-Perché? Le hai di nuovo mandato una compilation sui meme di Masterchef?- indovinò Giada, roteando gli occhi.

-Nah, solo un video di circa venti minuti… ma non è importante. Ti volevo parlare dei sette regni- Leo si appoggiò allo stipite della porta, e assunse un tono rilassato.

Giada si irrigidì appena, poi sospirò.

-Leo, pensavo avessimo deciso di aspettare un altro po’- gli ricordò, tornando ad analizzare scarpe per scegliere le migliori da mettere.

-Tranquilla, non ti sto chiedendo di portarmi lì, ma mi è venuta un’ottima idea- Leo non stava mentendo. Non le avrebbe mai chiesto di portarlo nei sette regni, perché aveva ormai capito che Giada non aveva la minima intenzione di assecondarlo, e Leo non voleva perdere tempo provando a convincerla.

-Che idea?- Giada gli chiese, titubante, ignorando le scarpe e guardandolo di sottecchi, parecchio allertata nonostante Leo stesse cercando di essere il più tranquillo possibile.

-Perché non mi fai leggere la Storia, così so esattamente cosa sta succedendo nei sette regni e mi tolgo un po’ di nostalgia?- le propose, entusiasta.

Leo la vide fisicamente impallidire, e lanciare un’occhiata terrorizzata ai libri sullo scaffale.

-Wow, pensavo che non volessi spoilerarti nulla sul futuro dei tuoi amici, per non rischiare di fartelo sfuggire una volta tornato a Jediah- gli ricordò Giada.

Sul serio, Giada?! 

Questa è la tua scusa?!

…ci stava, in effetti.

Era vero che Leo si era sempre rifiutato di leggere la Storia, anche per non lasciarsi influenzare.

Ma che Giada lo usasse contro di lui per mantenere il segreto… era crudele!

-Non voglio spoilerarmi il futuro. Solo il presente! Così so che stanno tutti bene e in salute. Non vorrei mai che, non lo so, ci fosse una guerra tra Jediah e Valkrest e tutti i miei amici morissero tra atroci sofferenze senza che io lo venga a sapere- Leo fece uscire una risata, e osservò la reazione di Giada alla sua “battuta”.

La semidea era impallidita e aveva sgranato gli occhi, ma rapidamente aveva mascherato il suo sbigottimento scuotendo la testa, e assumendo un’espressione incredula.

-Ma che fantasia hai, Leo? Ci credo che la notte non dormi, se pensi a queste trame assurde- fece la finta tonta, e tornò alle scarpe, per distrarre l’attenzione di Leo e soprattutto sbrigarsi ad uscire da lì, probabilmente per evitare che l’amico insistesse sulla questione libri.

-Stavo scherzando. Se la Storia avesse una svolta del genere, tu me lo diresti- Leo agitò la mano davanti a sé come a surclassare la questione.

Giada continuò a dargli le spalle, e a concentrarsi sulla scelta delle scarpe.

-Metterei gli stivali se fossi in te. Sono scomodi ma stanno molto bene con il maglione, e non credo che cammineremo molto- le suggerì Leo, restando immobile accanto alla porta.

-Sicuro? Quella poca camminata che faremo sarà lenta come un bradipo- Giada accettò il cambio di argomento e valutò gli stivali consigliati da Leo.

-Non preoccuparti. Non c’è fretta di fare nulla, no?- Leo le lanciò una velata frecciatina, che Giada non colse, anche se gli lanciò un’occhiata leggermente confusa, prima di infilare gli stivali scelti da Leo.

Perfetto, l’aveva appena rallentata.

-Sono pronta… allora, dove andiamo?- Giada però decise che non aveva più tempo da perdere in quella stanza, e cercò di mettere fretta a Leo per uscire il prima possibile, e chiudere definitivamente l’aspetto “Sette Regni”.

Beh, Leo aveva altri piani.

-Aspetta, aspetta… e la Storia? A che volume siamo?- insistette, indicando la libreria.

Giada strinse i denti, e lanciò ai volumi un’occhiata allarmata.

-Onestamente non lo ricordo. È da parecchio che non li leggo, e sono in ordine sparso. Penso che dovrei risistemarli, e potrebbe volerci un po’. Perché non ne riparliamo in un periodo in cui sono un po’ più libera? Mi potrai aiutare a classificarli, se vuoi- Giada cercò di rifiutare la sua richiesta e allo stesso tempo incoraggiarlo.

Wow.

C’era un motivo se in sette mesi non aveva mai dubitato della buona fede della sua migliore amica: era davvero brava a cappottarlo con le sue parole e la sua manipolazione.

E poi… era la sua migliore amica. Era normale che Leo si fidasse di lei.

Ma non più.

Le aveva dato l’occasione di ammettere le sue omissioni, ma lei continuava il suo gioco.

Era il caso di mostrare alcune carte.

-Sicura? A me sembrano in ordine. Ad eccezione dei tre volumi sulla guerra tra Jediah e Valkrest che culminerà con l’annientamento dei ribelli antimonarchici- commentò, pensieroso.

Sì.. non “alcune carte”, ma tutte le carte.

Vabbè, è Leo.

Calò un silenzio carico di tensione. Giada si girò lentamente verso di lui, mostrando chiaramente quanto fosse sconvolta.

-…cosa?- chiese, in un sussurro, lanciando un’occhiata allarmata al cassetto dove aveva tentato di nascondere i libri incriminati.

-Sì, è esattamente lì che stavano. Beh, prima che io li trovassi e li portassi in camera mia, dove sono adesso. Li avrei riportati, ma occupavano molto spazio nella borsa e ho preferito lasciarli in casa- spiegò Leo, alzando le spalle, e poi incrociando le braccia e finalmente lasciandosi andare ad un’espressione seccata diretta alla sua migliore amica.

Giù la maschera, era ora di parlare!

Giada sospirò, e abbassò lo sguardo.

-Da quanto tempo lo sai?- chiese torturandosi una ciocca di capelli.

-Tre giorni. Mia madre non mi aveva messo in punizione, stavo solo cercando di accettare il fatto che la mia migliore amica mi ha mentito per sette mesi e mi ha tenuta nascosta una cosa così maledettamente importante!- spiegò Leo, alzando appena la voce e mostrando chiaramente quanto fosse arrabbiato.

Evento davvero davvero raro, come sapete.

-Mi dispiace, Leo. Ma stavo solo cercando di proteggerti. Non volevo che la notizia ti facesse male- si giustificò la ragazza, in tono pieno di rimpianto.

-Quindi non hai mai avuto l’intenzione di rispettare la promessa che mi avevi fatto! O stavi aspettando che diventassi vecchio o che morissi prima di riportarmi lì?!- Leo iniziò ad accusarla, avvicinandosi appena ma restando sempre il più vicino possibile alla porta della camera.

-Speravo che procrastinando ti saresti dimenticato presto di voler tornare. Hai ancora i traumi per quello che hai passato. Non capisco perché insisti se non hai assolutamente niente che ti aspetta, lì- borbottò Giada, mettendosi particolarmente sulla difensiva.

-Niente che mi aspetta?! Alex, Opal, il re e la regina, Anna, Mary, Jane, Mildred, Chevel, Persian, Dotty e… Daryan. Ti sembrano niente?! E ora quasi tutte queste persone moriranno entro pochi mesi! E tu non volevi neanche farmelo sapere!- Leo si prese la mano sinistra prima che potesse far partire inavvertitamente un colpo di ghiaccio. Ne aveva bisogno per il suo piano, anche se stava andando per la tangente con quel discorso.

Probabilmente sarebbe stato più comodo fare quello che voleva fare senza parlare prima con Giada, ma aveva bisogno di sapere perché la sua migliore amica gli aveva mentito. Se non poteva neanche fidarsi di lei, che gli era sempre stata accanto fin dai primi anni del liceo, di chi poteva fidarsi?!

-Volevo risparmiarti una sofferenza inutile. Non puoi fare assolutamente nulla per aiutarli, quindi perché farti stare male?! Ti ho mentito per proteggerti!- Giada difese a spada tratta le sue scelte.

-Non posso fare nulla per salvarli? E questo chi l’ha deciso?- la provocò Leo, stringendo i pugni.

Giada fece un passo indietro, e portò inconsciamente una mano alla collana, che però tolse subito.

-Leo… quella è una guerra. Migliaia di persone moriranno. Ci saranno armi, sangue, combattimenti e piani machiavellici. Tu sei solo un ragazzo che cucina. Non c’è assolutamente nulla che tu possa fare per interrompere una guerra e salvare la vita delle persone. Se anche volessi provarci, finiresti ucciso- cercò di farlo ragionare, e di fargli rendere conto dei suoi limiti.

-Beh… ho ancora sei vite- le ricordò Leo, sfiorando il punto sull’ombelico dove aveva il marchio della benedizione di Jahlee.

-E di certo non le sprecherai cercando di fare l’eroe. Leo… mi dispiace non averti detto la verità, ma spero che questa sia un’occasione che ti permetterà di andare avanti. Quello non è il tuo mondo. Questo è il tuo mondo, e non puoi continuare a vivere nel ricordo di quei due mesi e perderti tutto ciò che la vita reale ha da offrire- Giada provò a convincerlo a lasciar perdere. Cercava di essere incoraggiante, realista e logica.

Leo sapeva che c’era un fondo di verità in quello che diceva.

Si guardò la mano dove il tatuaggio di Noella brillava di arancione.

-Sai… negli ultimi mesi ci sono stati tanti… troppi momenti dove iniziavo a dubitare che la mia avventura fosse stata reale. Ho iniziato a credere di essere impazzito, o che mi fossi drogato ad Amsterdam immaginando tutto, e… sai l’unica cosa che mi teneva ancorato alla realtà? Questo tatuaggio- Leo lo mostrò a Giada, avvicinandosi un altro po’.

-Leo… è stata un’esperienza traumatica. Ancorarsi al passato non ti aiuterà a superarlo- gli fece notare lei, scuotendo appena la testa. 

-Creare una scultura ogni volta che mi sentivo un folle mi ha aiutato ad avere padronanza assoluta di questo potere… ma forse hai ragione, forse non sono mai veramente tornato dai sette regni. Non riesco ad andare avanti, e dovrei farlo…- ammise Leo, abbassando la testa.

Giada gli mise una mano sulla spalla, confortante.

-Leo… è la scelta migliore- lo incoraggiò a lasciare tutto perdere.

Leo alzò lo sguardo nuovamente verso di lei, e accennò un triste sorriso.

-Però, devo dire… non ti facevo così tanto bugiarda- sorriso che divenne presto freddo e si accompagnò ad uno sguardo estremamente arrabbiato.

Giada gli tolse la mano dalla spalla, come scottata.

-Leo, te l’ho detto! Ti ho mentito per…- iniziò a giustificarsi, ma Leo non la fece finire, e scosse la testa.

-Proteggermi? Forse. Ma il motivo vero che ti ha spinto a nascondermi la verità non erano i miei sentimenti, e lo sappiamo entrambi benissimo- la accusò Leo, facendo un altro passo verso di lei. Erano ormai a poca distanza, ma non troppo poca.

Esattamente come Leo voleva.

Tutto stava procedendo secondo i piani.

…Leo mi spaventa quando fa così. Che fine ha fatto il nostro idiota?!

-Leo, ma che stai dicendo? Probabilmente sei molto stanco. Meglio spostare la conversazione a…- Giada provò a chiudere l’argomento, e a posticipare, incoraggiandolo a spostarsi, ma Leo non si mosse, e continuò a fissarla.

-Abbiamo posticipato parecchio, mi pare. E non sono stanco, anche se sono tre giorni che non dormo per più di due ore a notte e ho preso almeno otto caffè solo stamattina, ma questi sono dettagli… il motivo per cui non me l’hai detto non è per preservare i miei sentimenti- Leo tornò al succo del discorso dopo una breve distrazione.

-E per quale altro motivo, sentiamo- Giada alzò gli occhi al cielo, già pronta a negare qualsiasi affermazione futura di Leo, anche quella giusta che stava per formulare.

-Tu sapevi che se avessi scoperto che quasi tutti i miei amici sarebbero morti in guerra, non ci sarebbe stata divinità che mi avrebbe fermato dal fare tutto quanto in mio potere per cambiare la Storia e salvare tutti quanti, o morire provandoci, cosa che potrò fare per sei volte, quindi un ottimo punto di partenza…- Leo si aprì in un enorme sorriso innocente e allo stesso tempo pieno di determinazione.

E prima che Giada potesse obiettare, prima che potesse difendersi, o capire che Leo aveva pianificato quella situazione, il cuoco non perse tempo.

Sollevò il braccio destro, afferrando con la mano la collana che gli avrebbe permesso di tornare nei sette regni, e la tirò abbastanza da rompere la catenella che la teneva legata al collo della sua migliore amica.

Poi, senza dare il tempo a Giada neanche di sollevare un braccio, Leo la spinse via con la mano sinistra, facendo partire un colpo di ghiaccio che le circondò completamente il corpo, dal petto alle gambe, lasciandole libera solo la testa.

Infine corse con tutta la velocità possibile fuori dalla porta, che aveva lasciato aperta e libera apposta per la sua fuga.

La sua speranza era che Giada sarebbe rimasta troppo scioccata per liberarsi immediatamente con i propri poteri (capacità di trasformare il proprio corpo in ogni tipo di pietra preziosa, anche quelle dure come i diamanti) e partire all’inseguimento.

E così fu… per circa mezzo secondo.

-Leonardo!- Giada infatti si riprese in fretta, e gli stivali scomodi furono poco di aiuto a Leo per sfuggirle.

Ma non lo avrebbero fermato, poco ma sicuro.

Scese in fretta le scale, cercando di usare il ciondolo per aprire il portale davanti a lui, o ai suoi piedi, ma non sembrava riuscire ad attivarlo.

Forse serviva una parola magica, o poteva essere attivato solo da Giada? In tal caso sarebbe stato un problema, ma non doveva essere così. I manufatti divini potevano essere usati indiscriminatamente da tutti, Leo l’aveva sperimentato più volte.

E aveva visto Giada creare il portale, il giorno del loro ritorno.

Aveva la mano sinistra sulla pietra, e con la destra aveva tracciato un cerchio davanti a lei.

Ma per quanto Leo provasse a fare altrettanto, non si stava aprendo niente.

Che fosse scarico?

Per un attimo gli prese il panico e temette che non sarebbe riuscito nell’impresa tanto a lungo progettata (tre giorni erano tanto per Leo).

E il panico aumentò quando si scontrò con Silvia, la madre di Giada, alla porta d’ingresso.

Rimase fermo un istante, pronto a scattare nel caso lei avesse tentato di bloccarlo, ma Silvia si fece da parte, e fece un segno con le mani come a mettersi una collana al collo.

Giusto! 

Le reliquie dovevano essere indossate per funzionare! Era stato così per l’orecchino telepatico di Remington!

Leo uscì fuori da casa di Giada, sempre correndo per evitare che l’amica lo raggiungesse, ancora mezza congelata, e con le scarpe super scomode. Poi prese la collana con la mano sinistra, e con la destra provò a concentrarsi e far aprire un portale per terra, concentrandosi sul palazzo di Jediah: i giardini reali, l’ingresso, le guglie. Riusciva già a figurarselo davanti agli occhi, nonostante i mesi passati senza vederlo.

E quasi immediatamente, si aprì un portale sul pavimento a pochi passi da lui.

Con il cuore che batteva a mille, Leo ci si buttò dentro.

E pochi istanti prima che il portale si richiudesse, Giada riuscì a seguirlo, finendo a terra con molta meno grazia.

E il resto, beh, lo conoscete.

 

Infatti siamo ritornati al presente, dove un confuso Leo stava per essere catturato dalle stesse persone che stava tentando in tutti i modi di salvare.

…deja-vu.

Ma non doveva essere un deja-vu!

Perché diamine Chevel non si ricordava di lui?!

Perché nessuno sembrava conoscerlo?!

Leo aveva poco tempo per reagire, e troppi minuti di attesa prima del prossimo colpo di ghiaccio.

Le guardie erano già intente a legare Giada, e si avvicinarono a lui con lo stesso intento.

Leo approfittò dei pochi istanti che gli mancavano prima di farsi legare le mani dietro la schiena per controllare il timer.

-Tre minuti e trentasette secondi- disse ad alta voce, rivolto a Giada, che lo guardò confusa per un attimo, ma poi sgranò gli occhi, e annuì appena.

-Cosa hai detto?- chiese Chevel, confuso, avvicinandosi appena.

Leo non oppose resistenza quando Lionel gli legò le braccia con pesanti corde.

Ora si trattava solo di prendere tempo.

E Leo era un re del parlare a vanvera.

-State commettendo un grosso sbaglio. Noi siamo alleati di Jediah. Lo giuro. Non serve catturarmi per ottenere da me informazioni. Se volete vi dico tutti i piani di Valkrest per i prossimi mesi- si mise a disposizione, con un grande sorriso incoraggiante.

-Dubito che darebbero ad una spia queste informazioni. Pensi davvero che cadremmo così facilmente in trappola?!- Chevel era ben poco interessato, scosse la testa e indicò l’ingresso dietro di sé. -Scortateli dentro-.

-No, un momento… parliamone… è vero che lavoravo per Valkrest… alla corte del principe, ma… sono venuto qui perché ho deciso di cambiare fazione- Leo iniziò a inventarsi una finta backstory. Sperava che non avrebbe mai più dovuto mentire per entrare a palazzo o liberarsi dai guai, ma a mali estremi, estremi rimedi.

Almeno stava mentendo solo a Chevel, e non a Daryan.

Si sarebbe sentito troppo in colpa a mentire a Daryan sulla sua identità per la seconda volta.

E poi… magari poteva convincere Chevel a farlo andare in colloquio con il principe! Avrebbe spiegato al principe tutto, e Daryan gli avrebbe creduto.

E si sarebbe ricordato di lui.

Daryan non poteva essersi dimenticato di lui.

…vero?

Più pensava alla possibilità, più l’idea di vederlo e confermarla lo atterriva.

-Oh, e cosa ti avrebbe portato a cambiare fazione, sentiamo?- la voce di Chevel era piena di scherno, ed era chiaro che non credesse ad una sola parola.

Coerente con il suo carattere.

Anche la prima volta Chevel era sempre stato l’unico completamente immune a tutte le cavolate di Leo.

Ma questa volta Leo sapeva davvero le informazioni.

Aveva letto la Storia e sapeva perfettamente quali eventi fossero accaduti.

-La battaglia dei laghi arcobaleno- citò uno degli eventi passati che più lo aveva disgustato.

E questo sembrò attirare l’attenzione di Chevel.

-La battaglia ai laghi arcobaleno? Elabora…- lo incoraggiò, avvicinandosi appena.

-Ho visto solo da lontano, per ottenere informazioni da rivelare poi al principe, ma è stato bruttissimo. I sette laghi coperti di sangue, lo sciacallaggio selvaggio… pensavo che Victor stesse solo facendo il meglio per il regno, ma dopo quello che ho visto, non posso più sostenerlo. Per questo sono venuto qui ad avvertirvi- era un’ottima storia di copertura. Chissà, magari li avrebbe davvero convinti.

La Storia raccontava che la battaglia dei laghi arcobaleno era stata la più sanguinosa fino ad allora. L’esercito di Valkrest aveva completamente privato i laghi di tutte le loro pietre preziose, tranne quello dedicato al dio Valkrest. L’esercito di Jediah aveva tentato di respingere l’attacco, capitanato da Chevel, e c’erano state molte perdite e innumerevoli feriti tra i soldati.

Nessun civile coinvolto, per fortuna, ma comunque molto sanguinoso.

E tutti i laghi si erano tinti di rosso sangue.

Solo il pensiero era terrificante. 

-Tu non hai visto un campo di battaglia neanche da lontano, ragazzo- Chevel scosse la testa, non credendo ad una sola parola, e si tolse l’elmo, mostrando finalmente il suo volto.

Leo sapeva che era rimasto ferito in quella battaglia, ma non era pronto a vederlo per davvero.

E il Chevel che gli si parò davanti fu completamente diverso dalla persona che Leo aveva conosciuto sette mesi prima.

I suoi capelli erano rasati a zero, il volto era dilaniato da cicatrici e ferite.

Ma ciò che colpì maggiormente Leo furono i suoi occhi.

Chevel era sempre stato piuttosto brusco, scontroso e irascibile. Ma anche lui ogni tanto sorrideva. Battibeccava con Persian, e teneva profondamente a Daryan. Il suo sguardo era sempre stato fondamentalmente limpido e aperto. Sotto la corazza tsundere si era sempre celato un cuore grande.

E ora… quel cuore grande c’era ancora, Leo ne era certo, ma era sepolto molto più in profondità, sotto una corazza spessa il doppio di prima, e dietro degli occhi scuri e ormai del tutto privi del calore originario.

A Leo gli si strinse il cuore nel vedere il suo amico così spezzato.

E probabilmente il suo volto esprimeva tutta la sua sofferenza, perché Chevel grugnì, infastidito, e rimise l’elmo in testa.

-Tsk, come volevasi dimostrare. Non sai neanche di cosa stai parlando. Tu la battaglia dei laghi arcobaleno l’hai a malapena sentita raccontare- lo accusò, dandogli le spalle.

-E allora? Perché la mia buona volontà dovrebbe valere di meno solo perché non ho vissuto in prima persona la battaglia? Voglio davvero aiutarvi e fermare questa insulsa guerra!- Leo mise tutta la propria sincerità sul tavolo, cercando di convincere Chevel a dargli un’occasione.

-Non rischierò il benessere del mio popolo per una dichiarazione così debole. E comunque non sono discorsi da fare qui. Portateli dentro- Chevel però era troppo indurito e sospettoso per accettare tale sincerità.

Ma forse qualcun altro l’avrebbe fatto.

-Quindi una volta catturati, potremo parlare con il principe e spiegare la nostra storia?- chiese Leo, speranzoso. Magari farsi catturare non era una pessima idea.

Chevel si esibì in una risata priva di gioia.

-Tu non vedrai il principe neanche a cento metri di distanza. No, rimarrete in cella fino alla fine della guerra. E forse interrogati, ma dubito che potremmo mai credere alla parola di spie di Valkrest. Siete subdoli e crudeli come pochi- Chevel gli diede prospettive tutt’altro che rosee, e Leo capì che se voleva salvare tutti quanti, non poteva affidarsi a Chevel, e di certo non poteva farsi catturare.

Aveva solo tre giorni di tempo per raggiungere il borgo dove Alex sarebbe… non poteva essere catturato dalle guardie del palazzo.

-Speravo davvero di ottenere collaborazione, speravo che potessimo essere amici…- Leo continuò a prendere tempo, scandendo bene le parole.

-Dove hai vissuto finora, in una bolla? Siamo in guerra!- gli ricordò Chevel, iniziando davvero ad irritarsi.

Certe cose non cambiavano mai. Chevel poteva anche non ricordarsi di Leo, ma si sarebbe sempre irritato con lui.

-Lo so, lo so… se ti dicessi dove ho vissuto finora non mi crederesti, ma vuoi sapere la verità vera delle cose? Se aspetti qualche secondo prima di portarmi dentro riuscirai a conoscere la verità vera del mio scopo qui a palazzo, e…- con il tempo che si faceva sempre minore, tenuto da Giada, Leo sperava, il cuoco cercò di elaborare in fretta un piano di fuga, e a parlare nel frattempo per posticipare il suo rientro a palazzo.

-No, non mi interessa- Chevel non si fece abbindolare, e fece cenno a due guardie di afferrarlo.

-Statemi lontani, posso camminare anche da solo. Se proprio volete tenermi sotto scacco… perché non mi puntate una spada alla schiena?- propose, con un’idea che iniziava a formarsi nella sua mente.

Era rischiosa, ma poteva funzionare.

-D’accordo. Lionel, puntagli pure una spada alla schiena- Chevel scosse la testa, e incoraggiò il cavaliere a seguire l’indicazione di Leo. Era convinto che il cuoco stesse solo dando i numeri, e non sapesse neanche cosa stesse chiedendo.

Effettivamente Leo aveva solo una vaga idea, ma meglio di niente.

Giada lo fissava sconvolta, ma non disse niente, per non perdere il conto alla rovescia.

-Non vi conviene guardarmi dall’alto in basso. Io sono venuto qui con intenti amichevoli, ed è così che mi ripagate? Bah, dovreste vergognarvi- Leo cambiò copione, e iniziò a dare veramente i numeri, e a fingersi arrabbiato per mettere sull’attenti i cavalieri, che avevano tutti le spade sguainate contro di loro, e che inconsciamente si ritrovarono a stringere la presa.

-Leo…- Giada si lasciò sfuggire un lamento, molto preoccupata dal suo possibile piano.

-Che c’è?- Leo le si rivolse, senza capire se stesse confermando che era finito il tempo o se avesse deciso di non aiutarlo più.

-Forse è meglio collaborare, farci catturare, e aspettare che venga qualcuno dal tempo a recuperarci- Giada mostrò di aver deciso di non tenere più il tempo per lui, e di essere pro-“imprigioniamo Leo”.

Grande amica!

Bene, Leo ci avrebbe pensato da solo.

-Così potranno morire tutti come vuoi tu, vero Giada?- la accusò, allertando le guardie -Beh, col cavolo!- aggiunse poi, con sicurezza e determinazione, prima di buttarsi con tutta la forza che aveva sulla spada sguainata di Lionel, che fu talmente preso in contropiede da spingerla ancora di più contro di lui, spezzando le corde che gli tenevano legati i polsi, e infilzandolo come un kebab da una parte all’altra.

Leo sentì un dolore che non aveva mai provato prima, e per un attimo pensò seriamente che questa volta sarebbe morto.

Era stato praticamente un suicidio, dopotutto, e i suicidi non erano compresi nella benedizione salvavita di Jahlee.

Poi un enorme ondata di luce viola sbalzò spada, Lionel e tutte le guardie lontano da Leo, che approfittò della neo-raggiunta libertà e dello shock generale per fare dietro front e scappare il più velocemente possibile da lì.

Controllò velocemente il timer, e fu felice nel constatare che era scaduto, così si girò giusto un momento, e creò un enorme muro di ghiaccio tra sé e gli assalitori, Giada compresa.

Molto meglio lasciarla catturata se era quello che voleva, no?

Lui aveva altro a cui pensare e non poteva rischiare che lei gli mettesse i bastoni tra le ruote.

Corse con tutto il fiato che aveva in corpo, girandosi solo ogni tanto per assicurarsi di non essere seguito, e presto raggiunse il bosco confinante con il castello. Ci si era già perso una volta, durante il primo mese passato lì, sempre scappando dalle guardie reali, ora che ci pensava. 

Certo che i primi mesi, quando nessuno si fidava di lui ed era bullizzato dai compagni di stanza, erano stati piuttosto difficili da sopportare.

E l’idea di vivere nuovamente quella situazione… non era poi molto piacevole, doveva ammetterlo.

Sospirò, e si posò contro un albero, riprendendo fiato, e sperando di essere abbastanza lontano e nascosto da non essere ricatturato almeno per altri sette minuti. 

O meglio… quattro minuti.

Wow aveva corso per tre minuti, la sua stamina stava migliorando.

…seriamente, Leo, non hai speranze in guerra.

E aveva anche appena buttato una vita in modo davvero stupido.

Leo sollevò il maglione e la camicia per controllare il tatuaggio di Jahlee, e non si sorprese nel notare che al centro del diamante viola che gli circondava l’ombelico, il numero 6 era stato sostituito da un 5.

Non era così che si aspettava di arrivare a cinque, doveva ammetterlo.

Si ricoprì, cercando di non prendere freddo, dato che era inverno anche nei sette regni e il suo respiro sollevava già qualche nuvoletta, e si guardò intorno, chiedendosi cosa sarebbe stato meglio fare in quel momento.

I suoi piani ben congegnati per tre giorni, dopotutto, non prevedevano minimamente che la corte non si ricordasse di lui.

…non aveva pianificato effettivamente cose da fare. Aveva solo previsto il modo di tornare lì, e poi avrebbe consegnato tutte le sue conoscenze sulla Storia a Daryan che avrebbe creato dei piani per prevenire tutto.

Era Daryan quello sveglio, non lui.

Daryan, Persian, Opal e la corte.

Leo era stupido!

E senza il sostegno del principe e dei cavalieri, era effettivamente impossibile per lui salvare tutti quanti e concludere la guerra.

Maledizione!

Leo tirò fuori dalla borsa il quaderno dove aveva segnato tutti gli eventi importanti e i dettagli ad essi associati.

Se i suoi calcoli erano giusti, il prossimo grande attacco con numerose vittime, tra cui Alex, sarebbe stato tra tre giorni in un borgo a parecchi chilometri dal castello, nella strada verso il tempio.

Leo non aveva la minima idea di dove fosse, ma sapeva il nome, quindi se raggiungeva la città più vicina poteva chiedere in giro e magari rimediare un passaggio verso tale borgo, magari barattandolo con del cibo.

E per raggiungere la città più vicina… non era stato troppe volte fuori da palazzo, ma c’erano strade per le carrozze, poteva seguirle a piedi, magari ai limiti del bosco o di foreste in generale, nel caso qualcuno avesse cercato di catturarlo.

Sì, era un bel piano!

Purtroppo non riuscì ad eseguirlo.

Perché senza che se ne accorgesse, qualcuno lo aveva raggiunto.

-Leo, ma sei completamente impazzito?!- esclamò l’inconfondibile voce di Giada, prendendolo di sorpresa alle spalle e afferrandogli la mano con il potere in una morsa di diamante.

-Mi hai fatto infartare!- si lamentò Leo, che ancora sentiva il dolore della spada sulla schiena, e non voleva avere subito un altro evento mortale.

-Sei tu ad aver fatto infartare me! Ma che ti è saltato in mente?! Rubare la collana, venire qui, e poi anche cercare di ucciderti! Pensi che le vite che ti ha concesso mio padre siano spendibili come monetine in un arcade?!- lo rimproverò lei, immobilizzandolo a terra.

-Avevo un piano! E avrebbe funzionato se tutte le persone del castello non si fossero dimenticate della mia esistenza. Perché non me lo hai detto?!- Leo alzò la voce a sua volta, provando a ribellarsi ma non potendo nulla contro la presa d’acciaio, o meglio, di diamante, della sua migliore amica…. sempre se si potesse ancora definire tale.

-Perché non avevo la minima intenzione di farti tornare qui. Quindi perché dirtelo?!- rispose ovvia Giada. Ormai non provava neanche più a fare la gentile e a manipolare Leo con omissioni e bugie. Si era rotta le scatole anche lei.

-Perché mi riguarda, caspiterina! Quante persone hanno dimenticato la mia esistenza? Per quanto tempo? Da quanto tempo? Perché?!- iniziò a chiedere Leo, ferito dalla situazione.

Due mesi passati a palazzo erano davvero stati cancellati così, come se non fossero mai successi?

-Tutti, per sempre, uno o due giorni dopo la nostra partenza, e perché avevi fatto un casino nella Storia e gli dei dovevano rimediare- Giada rispose a tutte le sue domande una di seguito all’altra.

-Sono stati gli dei?- ripeté Leo, senza sapere perché fosse così sorpreso. Dopotutto erano gli unici ad avere un potere tanto forte.

Ma teoricamente non dovevano porter interferire con affari umani.

…la Storia iniziava a convincere Leo sempre meno.

-È la manovra di emergenza: Veer e Omish si sono alleati per cancellare dalla memoria e dal mondo ogni singola traccia del tuo passaggio. Per gli annali, per la Storia, e per tutti i personaggi, tu non sei mai esistito!- gli spiegò Giada.

Il cuore di Leo perse un battito.

Era davvero così seria la faccenda?!

E Giada glielo diceva con tale casualità, come se non fosse una cosa importante?!

Leo iniziò a ribellarsi con più vigore.

-Tu lo sapevi da prima, non è così?! Per questo volevi che me ne andassi senza salutare! Per questo mi dicevi che non doveva importarmi l’opinione che avevano le persone di me. Sapevi dall’inizio che avrebbero dimenticato tutto di me! Per questo… per questo mi hai spinto a lasciare Daryan!- la voce di Leo si spezzò, e si rese conto che aveva iniziato a piangere, senza potersi trattenere.

Non riusciva a credere che Giada gli avesse fatto una cosa del genere.

Come aveva potuto essere così crudele?!

-Tu e Daryan vi sareste lasciati comunque, ho solo cercato di farvi chiudere in fretta per evitare che restassi troppo ferito- si giustificò Giada.

Ma Leo non riusciva più a trovare niente di ragionevole nelle sue giustificazioni.

Non aveva il minimo senso!

Parlava come se quel mondo, quelle persone, non fossero altro che personaggi monodimensionali di un libro, e Leo fosse un idiota ad essersi preso una cottarella per uno di loro.

-Quindi tu puoi restare in contatto con il tuo fidanzato, ma se me ne trovo io uno allora non va bene?! Un peso e due misure, ipocrita!- la accusò Leo, alludendo a Remington.

La presa di Giada si fece molto più forte.

-Non è il momento di parlare di Remington! Ma se proprio lo vuoi sapere, ho interrotto il legame!- gli rivelò lei, con una chiara nota ferita nella voce.

-Cosa?!- Leo era sconvolto, per un attimo smise di ribellarsi.

-Non abbiamo più il collegamento mentale. Non avendo più intenzione di tornare ho pensato fosse più logico chiudere ogni contatto- spiegò lei.

Leo era senza parole.

E probabilmente in circostanze normali, sarebbe stato dispiaciuto per la sua migliore amica, e per il ragazzo che amava e con cui non poteva stare insieme.

Ma quelle non erano circostanze normali, e Leo era troppo furibondo per essere empatico.

-Oh, bene! Quindi non sei Miss Freddezza solo con me. Fa piacere sapere che ti comporti uno schifo anche con il resto del mondo!- si ritrovò a dire, dandole la colpa dell’amore mancato di entrambi.

-Non volevo ferirti!- insistette Giada, alzando la voce fino ad urlare.

-Notizia dell’ultima ora: sono ferito! Nel corpo, nello spirito, e nei sentimenti!- le fece notare Leo, cercando di far prevalere la rabbia per mantenersi forte, ma continuando a singhiozzare.

-Solo per colpa della tua impulsività…- lo rimproverò Giada, sbuffando -…ma ora che sai tutto, converrai con me che è il caso di mantenere un profilo basso, andare al tempio, e dimenticarci di questa brutta esperienza. Poi tra un mese ce ne torniamo a casa, e questa volta mi assicurerò che non avremo mai più i mezzi per tornare qui- continuò poi, guardandosi intorno per controllare i dintorni, sempre mantenendo Leo completamente immobilizzato.

-Cosa?! No! Non mi farai tornare a casa! Non prima che io abbia salvato tutti!- obiettò Leo, ancora deciso a procedere nella sua missione.

-Gli dei non lo permetteranno! Pensi che anche se salvassi tutti non troveranno il modo di permettere alla Storia di tornare nel binario programmato? Non crederti un dio, Leo, perché non lo sei. Approfitta di non avere più legami per metterti tutta questa storia alle spalle- gli suggerì Giada, approfittando di avere Leo completamente sotto scacco per recuperare la propria collana, e rimettersela al collo.

Leo però sentì un’altra collana premergli contro il petto.

Una collana ben più preziosa: il ciondolo con l’opale di fuoco che la principessa Opal gli aveva regalato prima che partisse, chiedendogli di tornare presto a trovarla.

La principessa Opal, che sarebbe morta entro pochi mesi per seguire una Storia che altri avevano deciso per lei.

-Io ho ancora legami, Giada! Solo perché loro non si ricordano di me, non significa che io potrei mai dimenticarmi di loro! E non mi importa se la mia missione ha poche probabilità di riuscita, io non me ne starò con le mani in mano mentre le persone che amo muoiono una dietro l’altra per il volere di dei disinteressati- rimase fermo sui suoi ideali, e riuscì a liberarsi della presa di Giada sul suo braccio magico creandosi un enorme guanto di ghiaccio spessissimo, che usò per sbalzarla via con il massimo della propria forza.

Tentò quindi di alzarsi e scappare nuovamente, ma Giada non era stata presa in contropiede, e si era ormai tolta gli stivali scomodi, quindi gli fu subito nuovamente addosso, pronta a soggiogarlo e a trascinarlo dove voleva lei.

-Non capisci che sto solo cercando di proteggerti?!- si lamentò, irritata dalla testardaggine dell’amico.

-Non te l’ho mai chiesto! Non sei nessuno per decidere cosa posso o non posso fare- ribatté Leo, ribellandosi con più forza aiutato dal guanto di ghiaccio.

-Sono la tua migliore amica!- insistette Giada, ovvia.

-No! Non lo sei! Non sei neanche una normale amica, ormai!- esclamò Leo, con convinzione, stupendosi lui stesso delle sue parole, ma convenendo che fossero vere al 100%.

Giada non era più sua amica.

Dopo quello che gli aveva fatto, e quello che gli aveva tenuto nascosto, Leo non poteva più fidarsi di lei.

E a sentire quelle parole così categoriche, Giada si irrigidì, e sgranò gli occhi, sorpresa e ferita.

-Se non fosse stato per me, tu saresti morto prima ancora di finire qui la prima volta!- gli ricordò.

-Forse avresti dovuto lasciarmi morire, se non volevi che decidessi ti cambiare la Storia, perché non ho intenzione di ritirarmi!- Leo la spinse via approfittando del suo attimo di shock, e si rimise di nuovo in piedi, pronto a scappare.

-Sai che ti dico, Leonardo? Mi sono stancata di essere gentile!- affermò Giada, a denti stretti, prima di rifiondarsi contro di lui.

Leo si aspettò che provasse nuovamente a prendergli la mano di ghiaccio, ma lei puntò dritta alla testa, con la mano trasformata in topazio, e gli diede un colpo abbastanza forte da fargli perdere i sensi all’impatto.

 

Quando Leo si risvegliò, il dolore alla schiena era stato sostituito da un fortissimo dolore alla testa.

Cavolo, neanche quando Brandon l’aveva colpito alla base dei ribelli, aveva provato un dolore alla testa così acuto.

Alla faccia dell’amicizia.

Si alzò lentamente, massaggiandosi il punto di impatto, e iniziò a guardarsi intorno, mentre gli occhi si abituavano al buio sferzato da pochi lumi.

Il pavimento e i muri erano di pietra, Leo era in un letto di paglia parecchio scomodo, e c’era un vaso da notte poco distante, e un secchio d’acqua subito accanto. Molto poco igienico.

Nessuna finestra, e nessuna porta, solo delle sbarre di ferro che lo tenevano rinchiuso dentro.

Davvero la sua migliore amica l’aveva rinchiuso in cella?!

Senza neanche aspettare di riprendere del tutto controllo del suo corpo, Leo si alzò e si diresse verso le sbarre della prigione sotterranea, cercando di sfondarle con un colpo di ghiaccio.

Ma dalla sua mano non uscì nulla.

Cosa…?!

I suoi poteri di ghiaccio non avevano mai fallito. Controllò la mano: non c’era timer, quindi il colpo doveva essere pronto, ma il tatuaggio non brillava di arancione come al solito, ma era più tenue e spento. Che Noella avesse deciso di togliergli la benedizione?!

Leo provò a scuotere le sbarre, a sfondarle con il suo corpo, a scassinare la serratura, a passare attraverso facendosi piccolo e sottile, ma niente, le sbarre erano impossibili da superare.

Iniziò a salirgli un’ondata di panico e claustrofobia.

Non sapeva neanche che giorno fosse, e quanto mancasse alla morte di Alex, che doveva assolutamente evitare! E non solo la sua.

Anche Gideon sarebbe morto in quello scontro, e Leo aveva promesso sui sette dei che avrebbe sempre protetto quel bambino e i suoi amici.

-C’è qualcuno?! Vi prego! Liberatemi!- provò ad urlare con tutto il fiato che aveva in gola.

Ma oltre la cella, c’era un silenzio di tomba, interrotto solo dallo scoppiettio del fuoco nelle lanterne.

-Giada! Ti prego!- ripeté, nel panico.

-Jahlee…- provò a chiamare, sperando che la divinità gli facesse l’onore di una visita.

Lui, Giada e l’alta sacerdotessa erano gli unici a poterlo evocare, ma non era detto che avrebbe risposto alla sua chiamata.

Con Giada, a palazzo, non l’aveva fatto, dopotutto.

E Leo non vide niente apparire dal nulla.

Si appoggiò contro le sbarre, e si fece scivolare a terra, senza sapere minimamente cosa fare. Troppo provato e stanco per continuare a lottare, ma deciso a farlo comunque, senza arrendersi.

Iniziò a singhiozzare, senza potersi trattenere.

Non ce la faceva più.

Era un peso troppo grande da portare da solo sulle spalle.

-Jahlee, ti prego… ti prego lasciami andare…- sussurrò, quasi tra sé, senza aspettarsi risposta.

-Non posso farlo, ragazzo- sentì una voce parlargli da davanti, e di riflesso indietreggiò, sollevando lo sguardo verso la persona che aveva parlato.

Dall’altro lato della gabbia, con sguardo basso, e aspetto evanescente, c’era una figura in una tunica viola, con lunghi capelli viola e tratti asiatici.

-Jahlee…- lo riconobbe Leo, che l’aveva visto un paio di volte, durante la sua avventura.

-Queste sbarre e in generale l’intera cella sono un’unità di contenimento che non hai modo di superare a meno che io non decida di liberarti. I tuoi poteri non funzioneranno, perché gli altri dei non hanno giurisdizione nel mio tempio- gli spiegò, il tono senza traccia di emozione, senza guardarlo negli occhi.

-La prego, dio Jahlee, mi lasci andare!- provò a supplicarlo Leo, avvicinandosi e tornando ad afferrare le sbarre.

Il dio scosse la testa.

-Non posso…- ripetè, con una certa esitazione.

-Pensavo che mi avesse dato il suo sostegno con la sua benedizione!- insistette Leo, sporgendosi verso di lui.

-Ti avevo avvertito, Leonardo… mia figlia verrà sempre al primo posto- gli ricordò Jahlee, lanciandogli un’occhiata dispiaciuta, prima di sparire nel nulla.

-Ma… no…- Leo si ritrovò nuovamente solo, in gabbia, incapace di uscire, e senza mezzo piano.

Si sentì soffocare.

Non vedeva la luce alla fine di quel tunnel.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Leo in questo capitolo è una furia!

Persino un Leo, se si impegna, è capace di grandi cose.

…Leo è capace di grandi cose anche quando non si impegna, ma in questo caso si è anche impegnato.

E poi si è praticamente suicidato perdendo una vita in modo molto stupido, ma dettagli. Io trovo che il suo piano di fuga sia stato stupido, ma anche in linea con il suo personaggio, purtroppo.

Ed è finalmente tornato nei sette regni, yeeee!!!

E nessuno si ricorda di lui, noooooo!!!

Ma è in tempo per salvare Alex e tutti gli altri suoi amici, che sono ancora vivi, yeeeee!!!

Ma è stato fatto prigioniero al tempio e non ha modo di scappare, NOOOO!!!

Ce la farà? Salverà Alex? Si riunirà alla corte di Jediah? O sarà costretto a farsi i fatti suoi e chiedere l’elemosina per strada? 

Ma soprattutto… Daryan! Che fine ha fatto il principe? Anche lui avrà dimenticato Leo? (probabile, secondo quanto dice Giada).

Le risposte a queste domande nei prossimi capitoli… forse.

Che spero arriveranno presto.

Sono troppo in hype per questa parte della storia! E ho anche del tempo libero questi giorni, dato che ho finito tutti gli esami e mi manca solo la tesi. Wow! 

Insomma, spero di scrivere più velocemente, anche se non posso fare promesse ^^’

E spero che il capitolo vi sia piaciuto. Personalmente ci sono molti punti che mi è piaciuto troppo scrivere. Ma non abituatevi ad un Leo così risoluto, ahahahah.

Un bacione e alla prossima :-*

   
 
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