Forse la notte non porta consiglio, ma idee. Ispirazione. Cancella il blocco da pagina bianca ed estrae cose che la luce del giorno aveva occultato.

Ecco perché, ogni notte Touma si ritrova a lavorare sul suo pc, scambiando la notte per il giorno, godendo del silenzio dei respiri dei nakama che, immersi nel mondo dei sogni, riposano il loro corpo dalle fatiche del giorno.

Ci sono giorni che Touma riesce a scrivere anche con la luce, o, almeno, col favore della sera, prima di coricarsi tra le braccia di Seij. Non sono molti, quei giorni, ma capitano, e lui può godere della quotidianità come tutti gli altri, arrischiandosi, qualche volta, a far colazione con loro, tra uno sbadiglio e l'altro.

Ma son pochi, quei giorni.

È un animale notturno, un panda notturno, secondo Shu e Shin.

Un gufo per Seiji, almeno ultimamente. Sarà per quel paio di occhiali che Touma è stato costretto a indossare davanti allo schermo blu.

Per Ryo è un gatto e... beh, è prevedibile.

«Fatico a scrivere di giorno... è come se le idee fluttuassero nell'atmosfera e io non riuscissi ad afferrarle. Di notte mi si infilano in testa che nemmeno me ne accorgo, se non a capitolo concluso» si giustifica quella sera con Seiji. Sono due settimane che riesce a vedeli solo di sera perché sta ultimando il suo ultimo romanzo. Ed è in ritardo, come al solito.

«Non ti devi giustificare, so come sei fatto».

Ha quell'aria da adulto che nemmeno Shin, nei suoi momenti più chioccia, riesce a mostrare.

«Vorrei riuscire a invertire il giorno con la notte e vedervi di più...» borbotta Touma, con un accenno di lamento.

«Lo so, lo sappiamo tutti».

Seiji gli sorride e Touma, come al solito, arriccia il naso.

«Quanto sei accondiscendente».

«Devo esserlo, visto che in classe sono il terrore degli alunni».

Ecco, lo sta prendendo in giro.

«Ci scommetto. Le ragazze faranno quelle vocine svenevoli, e anche qualche ragazzo. Io l'avrei fatto al loro posto...».

Seiji incassa la battuta senza l'accenno di imbarazzo sul volto.

«Oh, tu saresti stato il mio terrore...».

«Come no. Mi avresti messo al mio posto in un secondo».

«Mi avresti tartassato di domande e trascinato in disquisizioni filosofiche. Se non peggio».

«Di storia, piuttosto. Ma anche di letteratura, senz'ombra di dubbio».

«Il mio incubo, vedi?».

Touma alza gli occhi al cielo e sbuffa.

«Mi avresti adorato. Il mio prof di inglese mi adorava. Era uno dei pochi».

È la volta di Seiji di alzare gli occhi al cielo.

«Lui è inglese, ha più capacità di sopportazione di tutti gli altri».

«Rob-sensei? Pazienza da vendere».

«Visto?».

Touma tace per un lungo momento, guarda con la coda dell'occhio Seiji, poi torna a fissare il soffitto.

«Voglio stare di più con voi...».

«Anche io... anche noi».

«Potete portare pazienza ancora un po'?».

Seiji si alza, poggiando il mento su una mano, il gomito affondato nella trapunta.

«Non è pazienza che dobbiamo avere. È il tuo lavoro e ti appoggiamo pienamente, da quando hai iniziato...».

Touma sospira per l'ennesima volta, si volta verso di lui, parte del visto occultata dalle lenzuola.

«Quando avrò finito, voglio venire alla festa della tua scuola...». L'altro alza un sopracciglio, perplesso. «Per vederti immerso nel tuo ambiente...».

Seiji sembra esitare per un momento, ma risponde con un sorriso:

«Va bene. Ma non sarò in classe a fare chissà che...».

«Oh, beh. Verrò in aula insegnanti. Posso, vero?».

Stavolta lo sguardo del ragazzo biondo è piuttosto torvo.

«Robert-sensei ti permetteva fin troppe cose».

«Oh, beh». Gli ingranaggi della mente di Touma si muovono, molto veloci. «In tal caso, potrò andare nelle tue classi per tastare un po' il terreno...».

«Touma...».

Oh, minaccia della Luce.

«Aula insegnanti?».

«Lo fai per il cibo, vero?».

«Ovviamente lo faccio per te. Ma il cibo è un ottimo incentivo!».

Seiji si lascia di nuovo cadere sul letto, una risata sulle labbra.

«Sei tremendo».

Touma sogghigna e sospira, allungando una mano sotto le coperte.

«Non hai idea quanto...».