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Autore: Sakurina    10/09/2009    9 recensioni
ShikaIno #1: Il Fascino Del Seccante
ShikaIno #2: Di Tende e Di Passioni
ShikaIno #3: Di Sonni Solidali
ShikaIno #4: Di Giulietta E Del Suo Amore
ShikaIno #5: Di Biscotti Al Cioccolato
ShikaIno #6: Di Dichiarazioni Logiche
ShikaIno #7: Di Piccolezze Indispensabili
ShikaIno #8: Di Genitori Curiosi
ShikaIno #9: Di Donne Ammogliate
ShikaIno #10: Di Amori E Distanze
"Poi vi fu solo il letto ad attenderla, quelle lenzuola che da giorni accoglievano le sue lacrime, che copiose e amare si ostinavano ad aumentare di giorno in giorno. Sarebbero mai finite le lacrime per Shikamaru? Sarebbe mai stato colmato il vuoto causato dalla sua perdita? Passerà, ti ci abituerai, lo fanno tutti, è inevitabile."
2 anni su EFP per me *___* [auguri a meeee]
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Sbam

ShikaIno #10:

“Di Amori E Distanze”

 

 

 

Sbam. Crash. Tum.

 

Il brusio fastidioso si spense di colpo, interrotto da quei bruschi rumori.

Ora sapeva che tutti gli occhi erano su di lei. Ma sapeva fin troppo bene che pure quei sussurri sommessi di poco prima la riguardavano, direttamente o indirettamente. Ed era furiosa.

La tenda divisoria si sollevò, lasciando sbucare la testa rosa di Sakura, che guardò i presenti stupita da tale silenzio: si rese conto che tutti fissavano la bionda che sostava di fronte al tavolo degli attrezzi, a terra una boccetta di acqua ossigenata fracassata al suolo e delle forbici, le mani della ragazza aperte sul tavolo, come se lo volesse tener fermo.

Poi i suoi occhi smeraldini sostarono sull’espressione di Ino: il volto era contratto in una smorfia ricolma di rabbia, ira che riusciva malapena a trattenere; si mordeva il labbro inferiore con i denti sforzandosi di tener chiusa la bocca, di non lasciar trapelare insulti da nessuna parte.

-“Ma guardatela…”- sussurrò una voce stridula dal fondo della tenda, e a quel mormorio fin troppo chiaro le mani di Ino si strinsero, graffiando con le unghie il compensato di legno del tavolo.

-“Cos’è successo, Ino?”- domandò Sakura, piegandosi a terra a raccogliere i cocci di vetro.

-“A-…”- cercò di rispondere la bionda, ma le parole le morirono in gola, soffocate da un singhiozzo di rabbia e angoscia che le saliva dal cuore.

Si fermò, guardando verso l’alto come a voler rimandare indietro le lacrime, incrociando le braccia e facendosi forza, perché scoppiare a piangere davanti a quelle pettegole era l’ultima cosa che voleva fare, su quella terra, in quel momento.

 

Quando uscì dalla tenda del pronto soccorso, Ino si diresse più veloce che poteva lontano dall’accampamento di emergenza sorto a Konoha in attesa della ricostruzione.

Un urlo soffocato misto di rabbia e disperazione sfuggì dalle sue labbra, mentre si accasciava a terra, iniziando a prendere a pugni il suolo, mentre le lacrime finalmente si liberavano lungo le sue guance, in un pianto disperato.

Dietro di lei, Sakura la fissava a qualche passo di distanza, il volto piegato in un’espressione depressa. Era da tanto che non la sentiva piangere così, ma ciò che le faceva più male… è che quella situazione l’aveva vissuta anche lei, tanto tempo prima, e quei sentimenti le bruciavano nel petto come se fossero causati da una ferita recente.

-“Cosa succede?”-

Una voce femminile, roca e sensuale, dalla cadenza tranquilla, accarezzò l’orecchio di Sakura, causando l’irritazione di Ino, che però non riuscì ad arrestare la sua crisi isterica – anche se davanti a lei le costava molto, troppo, mostrarsi così debole.

-“Io non…”- cercò di rispondere la Haruno, lanciando un’occhiata dispiaciuta a Ino, ancora inginocchiata al suolo.

-“Ti prego Ino, non mi pare il caso di fare certe scenate, non in questo momento.”- la riprese Temari, una nota seccata nella voce.

-“Senti, sei venuta da Suna per aiutarci a ricostruire Konoha o per fare le ramanzine a me?!”- sbottò la Yamanaka, facendo leva sulle braccia e alzandosi, lanciando uno sguardo ricolmo di astio verso Temari e accorgendosi che al suo fianco stava un silenziosa e mortificata Shiho.

Cos’era quella, la rimpatriata delle [troppe] donne di Shikamaru?!

Ino si asciugò il volto madido di lacrime e di mascara colato, per poi avvicinarsi con espressione fiera a Temari e Shiho.

Mostrarsi debole le faceva male, ma non si vergognava delle sue lacrime – non se erano per Shikamaru.

-“E’ da sciocchi comportarsi così, lo sai? Già è sciocco piangere per un uomo in generale, poi piangere per lui in questa situazione… è proprio…”-

-“Proprio cosa, sentiamo.”- replicò Ino, sfidando i suoi occhi di smeraldo con i propri di cristallo.

-“Non ti sto dicendo di non soffrire per Shikamaru, ma devi capire che non ce n’è il bisogno. È stata una sua scelta quella di andarsene.”- spiegò Temari, con un sospiro, rabbonendo la sua espressione.

-“Tu non puoi capire.”- scosse la testa Ino, come se non volesse stare a sentire quelle parole.

-“No, sei tu che ti sei intestardita e cerchi di giustificarlo in tutti i modi. Anche Shikamaru può sbagliare, Ino. E qui ha sbagliato. La strada che ha cercato di percorrere è la più sbagliata di tutte.”-

Le faceva male, troppo male sapere che prima di andarsene Shikamaru aveva parlato con Temari, si era confidato con lei, l’aveva salutata.

E lei invece si era svegliata una mattina, in mezzo a una Konoha devastata che stava ricominciando a rinascere, con la vita distrutta che stava ricominciando a riprendersi, col cuore spezzato che stavo ricominciano a rimarginarsi… e tutto si era distrutto di nuovo.

Una parola.

Fuggito.

Un’altra parola.

Nukenin.

Assurdo. Una risata divertita sulle labbra.

Con i ribelli, contro Danzo-sama.

Amara realtà. Una risata isterica sulle labbra.

E poi, lo sguardo pallido e sconfortato di Choji.

Era ciò che voleva davvero.

E poi, lo sguardo fermo e contrario di Temari.

Ho cercato di fermarlo, ma non mi ha dato retta.

Dolore. Il suo cuore che si spezzava ancora, in petto. E le lacrime che iniziavano a scorrere, insieme alla rabbia per l’incomprensione e poi al dolore per l’abbandono.

-“C’è un motivo per cui se n’è andato. Il regime di Danzo ci sta soffocando!”- urlò Ino, voltando le spalle alla bionda jonin per allontanarsi un po’ da lei – prima di fare mosse avventate.

-“E’ stato eletto Hokage, quindi si suppone agisca per il vostro bene. In caso così non fosse, ci sono autorità pronte a deferirlo. Non ha senso la fuga di Shikamaru, capisci? È un segno di immaturità. È stato impulsivo, non ha pensato…”-

-“Temari! È di Shikamaru che stiamo parlando! Sei davvero convinta delle tue parole?! O sono soltanto scuse che stai accampando in aria perché non riesci ad ammettere che questa volta nemmeno tu riesci a capire il comportamento di Shikamaru?!”- sbottò Ino, e questa volta il suo sguardo non era più di sfida, né di ira, ma di puro dolore, una sofferenza profonda visibile attraverso i suoi lucidi occhi celesti.

Temari abbassò lo sguardo, un velo di dubbio ad appannare i suoi occhi e, senza rispondere a quella domanda alquanto scomoda, si allontanò lentamente con fare incerto.

Nel vedere quella reazione insolita, Ino soffocò un altro urlo, riprendendo a battere i pugni contro il suolo, preda di un raptus d’ira. Nemmeno Temari era in grado di farla sfogare come avrebbe voluto.

Intanto con un lieve inchino, Shiho si congedò da Sakura, correndo verso il villaggio – apparentemente ben sicura della sua destinazione.

 

-“Choji-san!”-

Il ragazzone si voltò perplesso verso quella voce soave, ma animata da un filo di ansia.

-“Shiho? Qualche problema?”-

-“Sì… io… io ho assistito alla partenza di Shikamaru-san…”-

-“Sì, ce n’eravamo accorti…”- sorrise bonariamente l’Akimichi, battendo una mano sulla spalla della crittologa.

-“Ho sentito le raccomandazioni che Shikamaru-san ti aveva fatto a riguardo di Ino-san… e beh… oggi ho assistito al suo ennesimo crollo, che per poco non sfociava in una litigata con Temari-san…”- spiegò sommessamente Shiho, sistemandosi con cura gli occhiali.

Il volto di Choji si piegò in un’espressione profondamente dispiaciuta, seguita da un sospiro.

-“Lo sapevo che non l’avrebbe mai accettato…”-

 

 

-“Che cosa devo fare con te, Ino?!”- sospirò esasperata la signora Yamanaka, incrociando la braccia al petto con aria seccata.

-“Cosa vuoi, mamma? Non posso nemmeno essere libera di piangere in camera mia adesso?!”- sbottò Ino, spingendo la madre fuori dalla camera con veemenza.

-“Ino! Siamo tutti addolorati per la fuga di Shikamaru, ma continuare a piangerlo non servirà a nulla, anzi… non è il caso di piangere i traditori ora che Konoha ha bisogno di essere ricostruita. Si è comportato slealmente…”-

-“Ma Danzo-sama ci sta…”-

-“Ino! Non osare contraddire l’operato di Danzo-sama così deliberatamente e senza ragione!”- la riprese la madre risentita, mentre un potente tuono, annunciatore di un imminente temporale, troncava lì quel discorso. –“Ora vedi di dormirci sopra, e domani ti voglio sorridente e piena di energie; alla tenda ospedaliera hanno un gran bisogno di aiuto, e il tuo broncio non aiuterà i malati a sentirsi meglio.”-

-“Tu non capisci!”- ringhiò Ino, reprimendo l’ennesimo singhiozzo in petto; sfogò la sua rabbia soffocata contro la porta, chiudendola con un forte spintone che fece tremare tutti i vetri della casa.

Poi vi fu solo il letto ad attenderla, quelle lenzuola che da giorni accoglievano le sue lacrime,  che copiose e amare si ostinavano ad aumentare di giorno in giorno.

Sarebbero mai finite le lacrime per Shikamaru?

Sarebbe mai stato colmato il vuoto causato dalla sua perdita?

Passerà, ti ci abituerai, lo fanno tutti, è inevitabile.

E Sakura? Come aveva fatto Sakura a superare la fuga di Sasuke? Ma l’aveva davvero superata poi?

E quanti giudizi, quante sentenze sputate a zero sull’Haruno e sull’Uchiha con tanta facilità; e quanto era difficile ora ritrovarsi nella stessa situazione dell’amica e vedersi tutti quei giudizi e quelle sentenze rivoltate contro.

I singhiozzi aumentarono, il dolore che le pulsava in petto quadruplicò se possibile la sua acutezza, mentre i volti dipinti di astio degli abitanti di Konoha si riflettevano nella sua mente; quegli occhi che fino al giorno prima erano stati amorevoli con lei e Shikamaru, ora palesavano un odio profondo, una diffidenza crudele verso di lei, lei, come se fosse una copia vagante del compagno. Se Ino era l’unica a rivelare la sua sofferenza per quel tradimento tanto risentito dal popolo, doveva dunque essere la portatrice della stessa pena di Shikamaru?

Doveva dunque rinunciare al suo cuore per continuare ad essere amata dai suoi concittadini, dai suoi amici, dalla sua famiglia?

Debole e affranta, si lasciò scivolare giù dal letto, ritrovandosi in ginocchio, accasciata contro la specchiera.

 

Non ricordava da quanto tempo fosse in quello stato di assopimento, una specie di dormiveglia dovuta alla stanchezza e alla disperazione; ma un potente tuono ruppe il cielo e la quiete notturna con la sua rabbia, destando la ragazza dal suo sonno.

Ino si guardò attorno lievemente spaesata, poi rabbrividì; la notte stava iniziando a rinfrescare l’ambiente.

Sollevò lo sguardo, crucciandosi quando realizzò di aver lasciato la finestra aperta, notando che alcune piccole chiazze d’acqua piovana si erano formate sul pavimento.

Ino inspirò a fondo l’aria fresca e profumata di terra bagnata che proveniva dall’esterno, poi chiuse la finestra, scrutando il suo volto triste e pallido riflesso nel vetro.

Lasciò scivolare con lentezza un dito su di esso, tracciando un segno del suo passaggio sulla condensa, quando improvvisamente una piccola fiammella si accese, illuminando un punto poco al di sopra della sua mano.

Ino corrugò la fronte sostando sulla macchia scarlatta, confusa, come se volesse capire se quel fuocherello giungesse dall’esterno o se appartenesse a qualcosa alle sue spalle.

Il fuoco svanì, con un rumore secco e metallico.

Clack.

Qualcosa alle sue spalle.

Nell’aria un odore amaro – sgradevole, familiare, nostalgico.

I nervi le si paralizzarono, lo stomaco venne chiuso in una morsa dolorosa, mentre tutto ciò che sentiva le si contorceva come un groviglio di concetti incoerenti in gola, soffocandola nel suo spasmo caotico.

Troppe, troppe emozioni tutte insieme. Troppe cose da dire, e ancora di più da pensare.

-“Non dire nulla. Non voltarti.”- sibilò una voce roca e bassa – quella voce roca e bassa. –“E non piangere nemmeno, grazie.”-

-“M… ma… ma come ti permetti di…”- un fuoco avvampò nel corpo della ragazza, sbloccandole il respiro che prese a farsi rapido e affannoso, bruciandole gli occhi che iniziarono a lacrimare.

L’irritazione che solo lui era in grado di provocarle col suo tono annoiato, con una parola seccata, con una lamentela burbera.

Quell’odore acre di sigarette che non sentiva da tempo – del resto lui aveva smesso completamente di fumare, prima della sua fuga – le annebbiava il cervello.

La freddezza era lontana dalla sua mente quando l’ira le impose di voltarsi di scatto, violando tutte le richieste fatte da quell’ospite inaspettato.

E fu una pessima idea.

La figura di Shikamaru si confondeva con le tenebre della camera, illuminata solo da una vago bagliore grigiastro proveniente dalla finestra; un tiro alla sigaretta, e un brillio rossastro contornò le labbra serrate del ragazzo. Nemmeno mezzo secondo dopo un fulmine cadde, con tutta la sua rabbia e il suo fragore, e la sua luce  intensa mostrò interamente la sagoma del compagno alla bionda: cos’aveva di diverso? Forse era più alto? O più muscoloso? Aveva come l’impressione che quella figura abbigliata di nero, tutta ingobbita su se stessa, avvolta da un mantello fradicio, appoggiata contro il suo comodino fumandosi una sigaretta con nonchalance, avesse qualcosa di diverso, di più grande, di più imponente. O forse era semplicemente un’illusione della sua mente: abituata com’era a vedere Shikamaru tutti i giorni, solo ora, dopo un distacco prolungato, il suo cervello registrava il fatto che effettivamente il suo compagno era cresciuto, era maturato… era un uomo.

-“Sei… cambiato…”- singhiozzò Ino, e si ritenne parecchio patetica e superficiale perché non era riuscita a tirar fuori nulla di più profondo dopo mesi di lontananza.

-“Ti sei voltata, hai parlato, hai pianto nonostante ti abbia detto di non farlo, e riempi i miei pensieri dalla mattina alla sera, come se la lontananza non esistesse… tu invece non sei cambiata, per niente. Sei sempre la solita seccatura, Ino Yamanaka.”-

Quelle parole furono come una coltellata al petto, così profonda e acuta che il dolore si trasformò in un singhiozzo straziato.

-“Perché sei tornato…? Te ne andrai, non è vero? Te ne andrai ancora! E allora cosa sei tornato a fare?! Stavo cominciando a dimenticarti, stavo ricominciando a vivere e… e… e sei tornato! Perché devi sempre rovinare tutto?!”- sbraitò Ino, dandogli le spalle di scatto, preda di una crisi di rabbia mista a pianto.

Non si accorse nemmeno del movimento rapido e silenzioso che portò Shikamaru dietro di sé; le cinse con un braccio la vita mentre l’altra mano andava a tapparle la bocca delicatamente.

-“So che senti l’imperante bisogno di urlarmi contro il tuo odio… ma penso che tua madre sentirebbe l’imperante bisogno di tirarmi dietro un kunai se mi trovasse qui ora… quindi meglio rilassarsi un attimo, che ne dici?”- sussurrò il ragazzo all’orecchio della bionda, con voce seria e così dannatamente sensuale.

-“Ino, la pianti di urlare?!”- fu il puntuale rimprovero della madre che giunse dal piano terra qualche attimo dopo.

-“Sì, scusa mamma…”- urlò di rimando Ino, voltandosi verso Shikamaru mentre questo la liberava dal suo abbraccio.

Gli occhi della Yamanaka parevano essere di pregiato cobalto, immersi in quella semioscurità interrotta solo dal bagliore malinconico del temporale. E in quel mare oscuro si persero gli occhi di Shikamaru, un mare che avevano sognato per lungo tempo, ogni notte passata lontano da Konoha – e probabilmente anche in qualche nottata a casa sua, tempo prima, quando ancora tutto pareva essere “normale”, quando Ino era la sua scocciante compagna e non un riflesso lontano ricolmo di nostalgia e amarezza.

-“Dimmi che mi odi. Ti prego. Dimmi che mi odi, che non mi hai mai sopportata, che la tua vita è migliore da quando non ci sono più io, che venire a letto con me è stato il più grande sbaglio della tua vita! Dimmi che ogni momento della giornata che passo a pensarti è un momento sprecato, dimmi che non sei tornato per vedermi. Ti prego, ti prego… dimmelo. Dimmelo e lasciami vivere.”- supplicò Ino fra singhiozzi disperati, affondando le unghie nelle braccia, cercando di farsi male per riprendersi.

Un lampo fugace rivelò delle lacrime riflettersi negli occhi di Shikamaru, che smarrito si passò una mano sul viso, stravolto. Quella situazione era… devastante. Non si sarebbe mai aspettato una reazione del genere. Né da parte di Ino, solitamente così orgogliosa, né da parte sua, partito con tutti i più solidi propositi di troncare definitivamente lì quel rapporto…

Ma non si poteva andare avanti così, lo sapeva. Era scappato, era un nukenin, e finché Danzou sarebbe stato al potere – ma sarebbe mai crollato quel regime? O lui sarebbe morto invano nell’intento di farlo cadere? – non poteva illudere Ino con false speranze, sogni irrealizzabili, che se infranti l’avrebbero senz’altro fatta soffrire più dell’amara verità.

O la morte o il lontano e perenne esilio da Konoha fra di loro, e quei ricordi di una vita passata insieme impressi in ogni respiro, e quei fugaci attimi di passione bruciati una sola volta e troppo, troppo in fretta – che si sarebbero dannati per poter rivivere ancora, una volta, una volta sola.

Improvvisamente un fischio ruppe il silenzio pesante, spezzando lo scrosciare della pioggia e attirando l’attenzione dei due ragazzi: era chiaramente un segnale, e Ino capì al volo dall’espressione di Shikamaru che era il suo segnale. Il loro tempo era finito.

Con che coraggio poteva guardarlo negli occhi ora? Non gli aveva detto nulla, nulla di ciò che avrebbe voluto rivelargli realmente. Avrebbe voluto baciarlo. O almeno abbracciarlo, sì, almeno un abbraccio stretto, di quelli soffocanti, che ti lasciano sentire solo il calore e il battito cardiaco dell’altro. E il suo profumo. E il suo respiro.

Ino stava per alzare la testa, per dirgli qualcosa, qualsiasi cosa, ma vide la sagoma di Shikamaru anticiparla e abbassarsi su lei, la guancia lievemente ispida di lui strusciare sulla sua vellutata mentre avvicinava le labbra al suo orecchio per sussurrarle qualcosa; il suo tono svogliato pronunciò poche ma rapide parole, animato da una strana vitalità: non sapeva dire se fosse gioia o tristezza.

Un tuono spezzò le tenebre di quella tempestosa Konoha, mentre le lacrime di Ino si andavano ad aggiungere alle gocce della pioggia…

 

…lacrime di gioia o di tristezza?

 

 

 

 

š

 

 

A me stessa,

perché dopo 2 anni sono ancora qui a scrivere ShikaIno e ne vado fiera.

 

A nonna Rinoa,

perché se la merita tutta, perché c’è stata, c’è e so che ci sarà sempre.

Perché lei in questo momento può capire questa fanfic e il mio stato d’animo

Meglio di chiunque altro.

 

A Paccy e Rory,

che hanno sopportato questa mia depressione dall’inizio alla fine,

e che stanno ancora sopportando e probabilmente sopporteranno.

Grazie. Senza di voi sarei persa.

 

A Sil e zia Eleanor,

perché solo loro riescono a partorire 3000 ShikaIno tutte diverse e fantastiche,

e sempre loro che mi stanno accanto nelle mie crisi “creative”

e mi danno la forza e la voglia di continuare.

 

E a El, Vale, Akami, Kiki, Blacks, Milly, Sol, Ellie, Reyka, Devil, Hikaru,

E a tutte le altre mosche bianche e non che leggono e commentano,

e a cui sono riuscita a regalare qualche sospiro e qualche sogno.

Senza di voi non sarei qui.

Grazie a tutti.

 

 

 

*Angolo di Luly*

Dunque. Inizio dicendo che oggi sono 2 anni che scrivo su EFP e che, dopo mesi di inattività a causa di poca fantasia, esami, depressioni e varie, oggi era d’obbligo scrivere qualcosa sulla mia adorata coppia che mi ha fatto iniziare tutto questo. Tutto questo cosa? Scrivere fanfiction ovviamente! Senza questa passione non avrei conosciuto il 70% delle persone che oggi occupano la mia vita quotidianamente, e sono alcune delle persone più splendide e fantastiche che io possa aver conosciuto. Oltretutto, questa è la mia 40° ShikaIno, non un numero importante, ma un gran bel numero. Ovviamente non batterò mai zia Ele, questo è poco ma sicuro *muore*

Però ho sofferto per scrivere questa fanfic, perché parla di me più di qualunque altra cosa che io abbia mai scritto. Non sarà un capolavoro, ma mi è stata molto utile.

Il finale sconclusionato, ambiguo, lasciato aperto, in sospeso?

Beh… essendo una vicenda pseudo-biografica diciamo che il finale non l’ho ancora vissuto, e un po’ perché non riuscivo davvero a figurarmelo, un po’ per scaramanzia diciamo, ho preferito lasciarlo così, in sospeso, nelle mani delle vostre fantasie. A me piace così.

 

Dunque, tornando a scusarmi per la lunga attesa, prometto di rimettermi a lavoro su tutte le ff lasciate in sospeso e di riprendere a postare il più presto possibile, sicuramente meno velocemente del solito causa università. Spero mi perdonerete. <3

 

Grazie a tutti coloro che hanno recensito e che recensiranno, e a tutti quelli che mi hanno fatto gli auguri. Vi amo!

 

 

Ja nee,

Luly

 

  
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