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Autore: Kameyo    26/10/2022    1 recensioni
"Goku si svegliò di soprassalto, gli occhi spalancati verso il soffitto. Riusciva a dormire poche ore per notte, prima che gli incubi iniziassero a infestare il suo sonno. Non ne avevano mai parlato, ma entrambi erano consapevoli di sognare le stesse cose; Zeno che proclamava la sentenza, gli universi che venivano cancellati, Vegeta-sei e i saiyan riportati in vita in un battito di ciglia, e loro che venivano teletrasportati lì di peso."
Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Goku, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: All we have is now
Parole: 803
 


 
All we have is now
 
 
Il panorama fuori dalla finestra era una foto, un ricordo sbiadito che aveva riacquistato i colori.
Vegeta guardò i palazzi baciati dalle prime luci dell’alba, ascoltò i suoni del risveglio, Vegeta-sei si preparava a un nuovo miracoloso giorno, mentre lui rimaneva inerte sul davanzale. Non si sarebbe mosso da quella stanza neanche quella mattina.
Goku borbottò qualcosa nel sonno e si girò sulla schiena, aveva le gambe aggrovigliate nelle lenzuola, occhiaie scure e profonde sotto gli occhi. Bardock e Gine gli avevano sistemato una stanza in casa loro, ma lui continuava a sgattaiolare in camera sua ogni notte. Condividevano il letto da almeno sei mesi, e da cinque non solo per dormire.
Vivere su Vegeta-sei era peggio che bivaccare al palazzo di Zeno. Vegeta non riusciva a riconoscere il suo pianeta né il suo popolo, i ricordi erano stati smussati e modificati dal tempo e tutto ciò che vedeva e sentiva gli sembrava diverso, strano, sbagliato. Re Vegeta lo aveva accusato di essere diventato un umano, di aver perso il suo orgoglio e il suo spirito da combattente, ma cosa poteva saperne lui di come aveva vissuto, di quello che aveva passato? Aveva perso sua moglie, sua figlia, il suo erede, il pianeta che lo aveva accolto. Non gli era rimasto più nulla, se non Goku – si era sentito in dovere di smettere di chiamarlo Kakaroth. Eppure, tutti si aspettavano che si riprendesse, che fosse felice di aver riavuto la sua casa; non aveva neanche provato a spiegargli che si sbagliavano, sapeva già che non avrebbero capito.
Goku si svegliò di soprassalto, gli occhi spalancati verso il soffitto. Riusciva a dormire poche ore per notte, prima che gli incubi iniziassero a infestare il suo sonno. Non ne avevano mai parlato, ma entrambi erano consapevoli di sognare le stesse cose; Zeno che proclamava la sentenza, gli universi che venivano cancellati, Vegeta-sei e i saiyan riportati in vita in un battito di ciglia, e loro che venivano teletrasportati lì di peso.
«Goku.» Pronunciò il suo nome in tono sommesso, guardandolo appena con la coda dell’occhio.
Goku voltò la testa verso di lui e si passò una mano sugli occhi. «Ancora qui?» chiese, ma non era una vera domanda.
Vegeta riportò lo sguardo fuori dalla finestra. Se fossero stati sulla Terra, avrebbero iniziato l’allenamento proprio in quel momento, solo loro due. Adesso, invece, se ne stavano tutto il giorno in quella stanza, a volte in silenzio, altre a urlarsi contro.
Da tempo avevano smesso di chiedersi se sarebbero mai davvero tornati a casa, le promesse di Wish pian piano si erano trasformate in sussurri, mormorii che nessuno dei due ascoltava più; le loro speranze si erano affievolite all’aumentare dei capricci di Zeno, persino Vegeta-sei poteva andare distrutto da un momento all’altro. Non erano altro che bambole nelle mani di un bambino. Tutti i loro allentamenti, la loro forza, la voglia di combattere per diventare più forte non servivano più a nulla.
«Ancora qui» rispose dopo un po’.
Goku si sistemò meglio nel lato destro del letto e allargò le braccia, sospirò.
Vegeta non ebbe bisogno di chiedergli niente, anche le parole avevano perso la loro utilità. Si alzò dal davanzale e andò a sdraiarglisi accanto, la testa poggiata sul suo braccio destro. Goku si mise di fianco e gli circondò il busto con l’altro braccio, affondò il naso tra i suoi capelli, «Sono contento che ci sia tu con me» gli sussurrò.
Lo so, avrebbe voluto rispondergli, Per me è lo stesso, ma non lo fece, rimase in silenzio a guardare il soffitto. Goku era tutto ciò che gli era rimasto di una vita costruita con fatica, l’ultimo appiglio senza il quale sarebbe sprofondato e, in mezzo al dolore che lo attanagliava, provava un pizzico di genuina felicità nell’averlo accanto. Forse, pensò distrattamente, Forse, in qualche modo potremmo farcela...
«Usciamo di qui» disse. «Alleniamoci.»
Goku se lo strinse addosso con più forza, gli tremavano le mani. «Ma è giusto?»
È giusto continuare a vivere se loro non ci sono più? È giusto riprendere a respirare? È giusto ricominciare?
«Abbiamo scelta?»
«Però loro...»
Vegeta voltò il viso verso di lui, lo guardò dritto negli occhi e gli mise una mano dietro il collo.
«Loro non ci sono più, ma noi siamo ancora qui.»
Goku rimase a fissarlo in silenzio per un tempo che parve lunghissimo, poi il suo viso si aprì nel primo vero sorriso da quando erano arrivati su quel pianeta.
«Siamo ancora qui» ripeté.
Non ebbero bisogno di altro per capirsi e decidere cosa fare. Non avevano idea di cosa riservasse il futuro, se Zeno avrebbe distrutto anche Vegeta-sei o se gli avrebbe restituito le loro vite, tutto quello che potevano fare era andare avanti. Combattere. Rimettersi in piedi passo dopo passo.
Non avevano niente a parte loro stessi, ma avrebbero cercato di farselo bastare.
 
 
 
  
  
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