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Autore: Carla Marrone    28/10/2022    0 recensioni
[avengers]
Clarissa non avrebbe mai pensato che una semplice passeggiata in collina l'avrebbe portata, un giorno, a fare la conoscenza degli eroi più forti della Terra. Certo, avrebbe sperato fosse in circostanze migliori.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Kidfic | Avvertimenti: nessuno
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UNA NUOVA CASA

 

Con mio sommo disappunto, scopro che devo montare sopra un altro mezzo volante ultrasonico. Beh, cosa mi aspettavo? Si chiama Aven-jet. Non tutti saliamo a bordo, però. Ci sono dei fenomeni che si recano alla Torre in volo. Nel senso di volando loro. Si tratta del ragazzo rosso, che, a quanto pare, ha le ali a comparsa. Lo scienziato pazzo coi propulsori e, più bizzarro di tutti, l’uomo biondo, che si libra appeso ad uno spropositato martello, dopo averlo fatto girare. Ho dovuto tenermi ferma la gonna. E che cavolo! Li guardo allontanarsi con un misto di orrore ed ammirazione. Intanto, tento di trascinare la mia valigia rosa dentro al Jet. Ho molta fame e sto per perdere i sensi, oppure i miei piedi si stanno staccando da terra? Assieme alla valigia, alla quale sono attaccata. Sollevo lo sguardo. L’uomo verde di nome Hulk ci sta trasportando a bordo. Lascio la presa e torno a terra. Si fa per dire. 

“Tutti a bordo, signori e signorine. Si decolla!” Ma è sempre felice mister ciuffo? E, domanda ancora più importante, sa pilotare? 

“Ti consiglio di sederti ed allacciarti le cinture. Se non sei avvezza a questo tipo di viaggi, potrebbero infastidirti le turbolenze.” Dal davanti del velivolo, Natasha mi riporta alla realtà. Stranamente, sapendo che guida anche lei, mi sento più tranquilla. Corro, comunque, a scegliere un posto e cerco di capire in fretta come allacciare la safety belt. Oh, meno male. Una cosa normale: sono esattamente come le cinture degli aerei. Il che mi porta a ripensare alle turbolenze. Di cosa parlava esattamente? 

Lo capisco l’istante in cui partiamo, che è, basilarmente, l’istante in cui arriviamo. La Avengers Tower è uno dei grattacieli più alti di New York, nonché il più tecnologico, mi informa Natasha. 

“Dev’essere inespugnabile.” Commento, mentre cerco di conciliare il guardarmi attorno ammirata, con lo scendere dal velivolo. “Oh, lo è.” Sottolinea fiero il ragazzo con gli occhiali. “Se escludiamo tutte le volte in cui ci hanno colto di sorpresa, nel sonno, riuscendo ad eludere la sorveglianza.” Il suo tono decresce progressivamente, ad ogni parola. “Sai, una volta, delle specie di fantasmi alieni sono riusciti a passare attraverso…” Si zittisce, dopo un’occhiata agghiacciante di Natasha. Troppo tardi, ho sentito abbastanza. “Piacere, comunque, io sono Hawkeye, sono un arciere.” Corregge il tiro, ammiccando. “Il tizio col martello è Thor, mentre, il ragazzo alato è Sam Wilson, meglio conosciuto come Falcon. Gli altri nomi li hai già sentiti.” Aggiunge sbrigativo. L’ Avenjet è, letteralmente, entrato nella torre, apertasi. Mi ritrovo, in un baleno, in un ampio salone, elegantemente arredato. Sento la necessità di dire qualcosa:- Avevo sentito parlare di voi al telegiornale, mai avrei creduto di incontrarvi di persona.- Vorrei aggiungere che non credevo esistessero davvero e che pensavo fossero tutte americanate e trovate pubblicitarie, ma sto zitta. “Di sicuro, non avresti mai immaginato di incontrarci in simili circostanze. Avere bisogno della nostra protezione non è una buona cosa.” Tony è entrato nella stanza, l’armatura sparita. 

“Bando ai convenevoli! Mettiamo in chiaro una cosa, il telecomando è di Hulk e i pop-corn miei.” 

“Non sono d’accordo.” Afferma il suddetto Hulk, impugnando entrambe le cose, dopo aver preso posto sul divano. Hawkeye sbuffa. 

“Clarissa, ti dispiacerebbe seguirmi in laboratorio?” Mi ordina, se possibile, con gentilezza Tony. Eseguo. Camminiamo per un corridoio che sembra non avere fine. Mi chiedo se questo palazzo sia una sorta di buco nero. Finalmente, ci fermiamo davanti ad una porta. Il capo banda esegue una scansione vocale. “Sdraiati su quel lettino, per favore.” Un macchinario che mi ricorda tanto lo spara laser dei videogiochi proietta una luce rossa su tutto il mio corpo. Sullo schermo di un gigantesco computer compaiono dei dati. “Che strano…” Commenta il boss del gruppo. “Che succede?” Domando preoccupata. “Nulla.” E’ un pessimo bugiardo. “E’ solo che la gemma lapislazzuli che entrata in contatto col tuo corpo, beh, sembra si sia liquefatta e fusa con esso.” Si gratta il mento con l’indice. Appare dubbioso ed incerto sul da farsi. “Quindi, ora, è nel mio sangue?” Chiedo, poi, ancora più disperata. “Moriro’, vero?” Tony mi sorprende. Risponde all’istante, quasi allegramente. “Tutt’altro! Direi che sei l’ospite perfetta per questo manufatto. Sei compatibile, capisci?” “Preferirei essere una cosa sola con il letto di casa mia, al momento, ma, mi sento un po’ più sollevata. Almeno, non morirò subito.” Osservo in tono mesto. “Questo è lo spirito giusto.” Apre le mani ai lati delle tempie, con gesto gioviale. Ma non ha colto il tono mesto? “Signore, rileviamo tracce energetiche sconosciute nelle vicinanze.” Avverte Fryday. “Arrivo subito.” Guarda lo screen, poi, rivolto, nuovamente a me:- ti devo chiedere la cortesia di aspettarmi qui, mentre risolvo un problemuccio. Sai com’è, la vita di noi paladini della giustizia.- Mi sorride e penso che abbia più denti del normale. “Non temere, qui sei al sicuro.” La ferraglia riappare in un istante e lui è fuori dalla porta. E adesso che faccio qui e quanto dovrò aspettare? Mi guardo intorno. Non ci sono altro che apparecchiature dall’aspetto minaccioso. Sento miagolare. Pare abbiano un gatto. Ma non sarà pericoloso lasciare che entri in laboratorio?Lo cerco con lo sguardo. Emette di nuovo il suo verso. Che sia rimasto chiuso da qualche parte? Eppure, questo suono ha qualcosa di familiare. Mi alzo in piedi e sobbalzo. Da sotto il tavolo esce una gattina bianca in tutto e per tutto identica alla mia defunta Yuki. Sono in cerca di qualcosa da fare, perciò, provo ad avvicinarla. Le parlo dolcemente, come avrei fatto con la mia adorata amica. Ogni volta che sono ad un passo da lei, si allontana. Si ferma e mi aspetta. Nel tentativo di raggiungerla, esco dalla sala ricerche. Non va bene. E’ come se stessero controllando la mia mente. Anzi, sono più che persuasa che sia ciò che mi sta succedendo. Ma, non riesco a fermarmi. Seguo la visione fino a fuori dall’edificio. Non sono più al sicuro. In un istante, un dolore lacerante mi riporta alla piena coscienza. Qualcosa mi ha colpita al braccio. In pochi secondi, inizia a sanguinare. Giro la testa freneticamente da una parte all’altra. Lo vedo. E’ lo stesso uomo che mi ha aggredita, stamattina, nel percorso collinare. Mi trovo in uno spiazzo disabitato. E’ la fine. “Non opporre resistenza.” Una voce graffiante e bassa giunge da in fondo alla via. Si avvicina. Intorno al braccio destro ha delle bende, i cui lembi fluttuano come non ci fosse gravità. Sta per colpirmi nuovamente, lo intuisco. La prossima volta, andrà a segno. Poi, tutto accade nel giro di un secondo. La benda vola verso di me come una lama, mi accovaccio a terra e, dove il mio sangue era caduto, raccolgo due piccoli bastoni rosso-trasparente, simili a pennini da china. Mi rialzo con la forza di una mantide e, nel tentativo di parare il colpo, traccio una linea nell’aria con la stilografica. Questa prende vita. Un segno di colore blu intenso blocca il tessuto malefico, tagliandolo in due. Quasi non credo di essere stata io. “Forse non sono spacciata!” Esclamo trionfante, tentando di mettere paura al nemico. “Direi proprio di no.” Mi fa eco una voce nota, alle mie spalle. E’ Hawkeye. Allora, sono salva, per davvero. Faccio a malapena in tempo a scorgere una freccia volare nella direzione del super malvagio. Giunta a destinazione, esplode. Sobbalzo. “Tornerò.” E’ la promessa di morte di Bassem, ripetuta diverse volte e sempre più lontana. 

“Credevo di averti detto di restare in laboratorio.” Mi rimprovera acido Tony, svolazzando sopra la mia testa. Fastidioso moscerino. Quasi, quasi, uso i miei nuovi poteri per mandargli in corto circuito l’armatura. E comunque, la vittima qui sono io. Scelgo, invece, di dire:- ha controllato la mia mente.- 

“In tal caso si spiega. Speravo proprio che non avessi tendenze suicide.” Ironizza scendendo a terra. Scusarsi no? 

“Pare tu sia in grado di difenderti da sola.” La visiera si alza e compare un’ espressione trionfante e curiosa. “Che ne diresti di studiare per diventare una super eroina?” Non mi aspettavo una simile proposta, di punto in bianco. 

“Vacci piano Iron-man.” Cap spunta, saltando da un caseggiato, scudo alla mano. 

“Non conosciamo ancora la natura dei suoi poteri. Inoltre, quei pennelli sono fatti di sangue.” 

“E che c’è da sapere? Tutto ciò che disegna si materializza. Mi sembra semplice.” Gesticola canzonatorio. 

“Sembra quasi che tu non abbia detto niente.” Controbatte accigliato Steve. 

Adesso, è il mio turno di farmi rispettare. Sono stati qui, per tutto questo tempo, a guardarmi rischiare la vita, senza fare niente. Immagino volessero sicurarsi delle intenzioni del nemico, o dei suoi poteri, o dei miei, o che so io. Mi sento esplodere. Non so neanche da dove cominciare ad insultarli. Un particolare ronzio mi distrae. Alzo lo sguardo. E’ una motocicletta volante. Ho deciso, non voglio più stupirmi di niente. Natasha scende, saltando diversi metri. “Per fortuna l’Avengers Tower è circondata da telecamere. Temevo non avremmo fatto a tempo.” Oh, quindi, le cose stanno così. Fortuna che è arrivata. 

“Signor Tony. Rilevo un tentativo di cracking della Torre. Il nemico sta chiudendo tutti gli ingressi dall’interno.” Per quanto possibile, la voce sintetica di Fryday sembra decisamente stressata. 

“Che cosa? Devono smetterla di chiudermi fuori da casa mia.”

“Sarà qualche ex furibonda.” Scherza Hawkeye.

“Probabile.” Ammette Tony e l’elmo si abbassa. 

“Ci toccherà arrampicarci su per tutta la struttura.” 

“Ho un’idea migliore Steve.” A dire il vero, non so nemmeno se sia un’idea, ma, improvvisamente, mi sento coraggiosa e voglio provarci. Mi rivolgono l’attenzione. Hanno tutti un gigantesco punto di domanda dipinto sulla faccia. Vediamo di toglierglielo. 

Lavorando il più in fretta possibile, con entrambi i pennini, traccio delle linee sul muro di cinta. Queste prendono la forma di una porta. Diventa vera e si apre.

“Mi piacciono i tuoi poteri.” Si complimenta Hawkeye.

“Stai scherzando spero? Mi ha appena fatto un buco nel muro!” Iron-man, invece, si lamenta.

“Perché, Hulk non lo fa continuamente?”

“Un punto per te.”

“Grazie Clarissa.” Finalmente qualcuno che mi rivolge l’attenzione che la mia arte merita. Grazie a te, Cap. Accidenti, ho i poteri solo da pochi minuti e divento narcisista a livelli estremi con ogni secondo che passa. 

“Sapete, credo proprio che la frequenterò quella scuola da super eroi.”

“Benvenuta nel gruppo, recluta.” 

“Chissà, magari, un giorno, combatteremo fianco a fianco.” M’incoraggia Hawk.

“Potremmo cominciare da adesso. Ci sono ancora parecchie porte, o muri, da aprire, una volta all’interno.”

“Tony, è troppo rischioso.”

“Non ti preoccupare, Cap. Resterò nelle retrovie e mi limiterò a ri-decorare la casa di Tony. Almeno fino al giorno in cui faremo squadra.” Quanto mi sento gagliarda. Sto persino diventando sfacciata.

“Potresti cominciare col centrare le porte, anziché i muri.” L’uomo di acciaio mi riporta coi piedi per terra. 

“Allora, andiamo?”

I ragazzi si scagliano nella Torre degli Avengers. Al suo interno, si trovano i miei campi di lavanda. Non permetterò mai che un uomo malvagio li rovini. Tutto ciò che amo è disegnato lì e mi darà la forza di fare ciò che ho deciso. Faccio un respiro profondo, poi, seguo gli altri.

L’avventura ha inizio! 

   
 
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