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Autore: Carla Marrone    28/10/2022    0 recensioni
La storia della mia vita, attraverso le amicizie ed il senso di benessere che le persone positive, di cui tento sempre di circondarmi, riescono a farmi provare.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mia storia asmr 

Ho cinque anni ed e’ estate. Sono sdraiata sul letto matrimoniale, nella grande casa di campagna, in Irpinia, che appartiene a mia nonna. Cantano i grilli. Mia zia e la mamma piegano le lenzuola su quello stesso letto. Sussurrano per non disturbarmi. Si muovono lentamente e, con altrettanta cautela, aprono i cassetti del como’ di palissandro per riporre il bucato. Non chiudono completamente le scansie, così non mi sveglio. Sono semi-cosciente e riesco a sentire qualcosa, una sorta di nenia. Mi pone in uno stato di sonno ancora più profondo. Eppure, quel momento non lo scorderò mai. Credo sia stato allora, che ho capito di avere una sorta di affinità con la calma dei gesti e i suoni soffusi. Non sapevo ancora come chiamare tutto ciò. 

La mia migliore amica, alle scuole elementari, si chiamava Rosa. Era delicata, come il suo nome. Mi faceva spesso regali, che conservo, tuttora. Appeso al mio cellulare, c’è l’orsetto di plastica azzurra che mi ha dato lei. È un portafortuna. I suoi genitori erano sordomuti. Era abituata a non parlare. Teneva un diario, con tutte le parole non dette. Ogni giorno, a ricreazione, ne aggiornava le pagine. Scriveva piano, la grafia tonda ed aggraziata. Io me ne stavo pigramente ad osservarla. Talvolta, chiudevo gli occhi. 

Alle superiori, la mia migliore amica era Michelle. Era indiana, Calcutta, adottata da una famiglia di Brescia. Aveva lunghi e lisci capelli neri. La supplicavo di lasciare che ci giocassi. Adoravo pettinarli ed intrecciarli. Mi ero comprata una spazzola di legno, apposta per lei. Così, non le si elettrizzava la chioma. Mi piaceva, però, scorrere, lentamente, le dita tra le sue ciocche, fino in fondo. Lei rabbrividiva. Poi, sbadigliavamo tutte e due. Le nostre compagne, Pamela e la gemella Monica, ci prendevano in giro. Credo volessero lo stesso trattamento. 

Ho studiato illustrazione, a Milano. Non potevo permettermi un appartamento nella capitale, così, viaggiavo in treno. Una volta, mi è capitato di incontrare due ragazze pendolari come me che frequentavano una scuola da estetiste. Erano sedute di fronte a me e facevano pratica di maquillage. Chiacchieravano sommessamente di pettegolezzi, mentre si truccavano a vicenda. Ad ogni passata di cipria col pennello kabuki, mi sentivo più rilassata. L’ultima cosa che ricordo, è il suono dello scovolino del mascara che usciva dal tubetto. Poi, mi sono addormentata. Una volta a Verona, ne ho approfittato per fare un rapido giro della città, prima di prendere, nuovamente, il treno e scendere alla mia stazione, Brescia. C’è da dire, non mi sono mai sentita più riposata. 

Anni dopo, il mio animale di pezza preferito si è strappato ed io ho cercato un modo per aggiustarlo. Ricordo di aver guardato un tutorial di una sarta su YouTube. Aveva una voce tranquilla e dolce. Era chiaro che ciò che faceva la rendeva felice. Quel video mi è piaciuto talmente tanto che ho deciso di commentarlo, cosa che faccio di rado. Ho scritto che il modo di parlare dell’anziana signora mi rilassava, al punto da darmi dei piccoli brividi sulla testa. Mi aspettavo che mi trovassero strana e mi dicessero qualcosa di spiacevole, invece, un unico ragazzo mi ha risposto. “Credo abbia un nome. Credo si chiami asmr”. Così mi ha detto.

 

Ovviamente, l’ho cercato subito. Adesso sapevo dare un nome ad una sensazione che, prima, esisteva, ma non l’aveva. Tutto ciò che veniva descritto come rilassante rientrava, perfettamente, nella categoria di ciò che rendeva calma me. Ho l’asmr! Ho scoperto, in questo modo, che esistevano persone che ne avevano fatto la propria forma d’arte. Anzi, per alcuni era un lavoro. Dare i brividini e aiutare il prossimo ad addormentarsi non era solo un atto di altruismo, per lo più, puramente casuale.

Mi ci è voluto qualche anno, per decidere di provarci anch’io e tutt’ora devo capire come farlo funzionare. 

Ma, ci sono video ed artisti asmr cui sono affezionatissima. Alcuni li seguo da più di dieci anni! Trovo che funzionino per il rilassamento, oltre ad essere una modalità di espressione costruttiva e creativa. Con ciò non intendo significare che debbano sostituire le terapie mediche, di qualsivoglia natura. Possiamo essere artisti, ma aver, comunque, bisogno di  comunicare con uno specialista. Così come essere rilassati, senza riuscire a dormire e, di conseguenza, aver bisogno di assumere sonniferi, più o meno blandi. 

Eppure, quando guardo video, su internet, noto una cosa: le persone urlano. Non si limitano a “parlare”. Questo mi fa chiedere se sono in grado, una volta lontani dalla videocamera e insieme agli altri, di ascoltarli. L’asmr ha, semmai, questo pregio. Sembra fatto da persone che hanno cura di te, oltre ad essere una maniera più educata di esprimersi. 

In un mondo dove non si ha tempo per le parole, perché impegnati a criticare aspramente un’immagine guardata per meno di un secondo, ridiamo senso a ciò viene detto. Perché no, magari, sussurrandolo. In questo modo, per sentirci, saranno costretti ad avvicinarsi. E scopriranno che, esattamente come loro, non siamo poi così normali.

   
 
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