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Autore: Carla Marrone    28/10/2022    1 recensioni
Ti trovi nella magnifica biblioteca di Alexandria. Hai letto molto e, senza rendertene conto, hai schiacciato un pisolino, il capo riverso, tra le pagine. A ricondurti alla realtà è una dolce melodia.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Garnet Til Alexandros XVII
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Incontro inaspettato

 

Lo sfogliare delle pagine ed una dolce melodia ti svegliano dal tuo torpore. Apri gli occhi e noti, davanti a te una graziosa ragazza dai capelli neri. Indossa una tuta arancione e, al collo, ha un ciondolo di un materiale che ti sembra allume di rocca. E’ seduta, legge un libro. Sullo schienale della poltrona, è poggiata una mantella bianca. Solleva lo sguardo e ti vede. Ti rivolge subito la parola. Ha una voce dolce e cordiale. 

“Si è svegliato? A volte, i libri fanno questo effetto, non trova?” Ironizza sul tuo sonnellino. Ancora mezzo addormentato biascichi una parola di assenso , con evidente imbarazzo. 

La giovane si mostra gradevolmente elusiva e cambia discorso:- Il mio libro preferito è sarò il tuo passerotto. E il suo?- 

Hai sempre amato la lettura. Avresti potuto elencarle almeno cinquanta dei tuoi libri preferiti, ma, decidi di limitarti ad uno. Non vuoi apparire spavaldo. Ti è sempre stata insegnata la modestia.

 

“Oh, interessante.”

Le chiedi se lo conosce. 

“No, non l’ho letto.” Ammette con rammarico. “Sono sicura di poterlo trovare. La biblioteca di Alexandria è piuttosto fornita. Grazie per l’informazione.” Sorride, ponendo una mano sul cuore.

 

Ti accorgi che non hai ancora indossato gli occhiali. 

Non appena li hai sul naso, leggi, a bassa voce, il titolo del libro della ragazza. 

 

“Adoro tutte le opere di Eibon. È il mio scrittore preferito. Ne gusto la pienezza dello stile…” Guarda verso la finestra, ma, a te sembra che osservi qualcosa che si trova molto più in là. Quasi cercasse. 

“Il dottor Totto sarebbe felicissimo di sentirmi parlare così!” “Ridacchia”. 

Totto, dove hai già sentito questo nome? 

“Sa, Eibon ha scritto molto anche per il teatro. Proprio questa sera, al castello, metteranno in scena una sua opera. Temo, però, che non riuscirò a vederne il finale…” Appare pensierosa. 

Le chiedi se va tutto bene. 

“Oh, no, nulla. Parlavo tra me e me. Lei è un nuovo studioso?” Cambia rapidamente discorso. 

 

A quanto pare, non le va a genio di discorrere su ciò che accadrà stasera. Le racconti il motivo per cui ti trovi alla biblioteca di Alexandria. Hai letto e appreso molto. Diverse notti in bianco sono trascorse . Hai ottenuto una laurea ed una specializzazione. Ed ecco che, finalmente, quando, oramai, stavi per rassegnarti, è giunto il lavoro dei tuoi sogni. Hai colto al volo l’opportunità e sei partito. 

“Capisco, quindi, sostituirà il dottor Totto. A proposito, vi siete mai incontrati?” Domanda, curiosa. 

 

Hai modo, così di rammentare chi fosse l’uomo citato.  

“No? Beh, lui è la persona più colta che io conosca. Ha sempre con se qualche mappa, o il Gayamondo. È un peccato che non l’abbia mai veduto.” Spiega con gioia. 

Sembra avere grande stima di questo dottore e te ne chiedi il motivo. Chi mai sarà questa ragazzina? 

“E lei di cosa si occuperà, esattamente?” Incalza. 

Ti guarda dritto in viso con degli occhioni scintillanti di purezza e vita. Mettere le lenti è proprio valsa la pena.  

 

Le   spieghi brevemente di cosa trattano i tuoi studi. 

“Spiriti dell’invocazione?” Pare sinceramente colpita, per un attimo. 

“Argomento interessante.” Commenta, in un fil di voce. Il capo chino.  

“Sì, la regina Brahne ha molto a cuore questo argomento, non capisco perché. Si potrebbe affermare che, ultimamente, non le interessi nient’altro…” 

La sua espressione appare tremendamente mesta. 

Esprimi la tua opinione sulla tua nuova datrice di lavoro, quasi sperassi di risollevarle il morale. Neanche tu ne capisci il motivo. Semplicemente, senti di doverlo fare. E questo non è da te. 

 

“È vero, è anche molto generosa con i suoi ricercatori. Sono sicura che si troverà bene qui, al castello.” 

 

 

Trascorrono alcuni minuti, durante i quali riprendete, in silenzio, le rispettive letture. Sbadigli. 

 

“Mi deve perdonare se l’ho svegliata.” Ti guarda preoccupata, i palmi delle mani sulle guance. 

Le rispondi che non fa nulla. 

“Sono sicura che sia molto stanco. Il suo è un lavoro che non conosce pause né orari.” 

 

Le chiedi se fosse lei a cantare. 

“È stata la canzone a svegliarla? Oh… non mi ero neppure accorta di stare cantando. È una cosa che faccio quando mi sento triste, o, nervosa. Mi scusi.” 

Ti complimenti per la sua bravura. 

“Le è piaciuta, davvero? Grazie!”  Si fa rossa in volto. 

 

Vuoi sapere se ha studiato musica. 

“No, non sono una cantante. Non ricordo neppure dove l’ho imparata. Conosco questa melodia da quando ho memoria.” 

Di nuovo, il suo sguardo appare distante.

“Le posso domandare cos’è quello?” Torna vivace. 

Avere a che fare con questa mora è un po’ come andare sulle montagne russe.

 

“È stupendo! Posso prenderlo?” 

Le concedi di osservare da vicino il segna libro floreale, in bella mostra sul tuo albo aperto. E’ azzurro ed argentato. I petali sono grandi, disposti su molteplici strati. 

Le riveli come te lo sei procurato. 

“Un fiore della grotta di ghiaccio? Wow!” Appare sbalordita ed ammirata. 

Ammettendolo, la cosa ti fa piacere. Aggiungi dettagli alla tua storia. 

“L’ha attraversata per venire qui? Non dev’essere stato facile. Anche a me piacerebbe viaggiare, ma, purtroppo, mi è proibito. Fino a questa sera, almeno…” 

Accarezza delicatamente la corolla della pianta, quasi a volerne trarre conforto. 

“Mi chiedo quale sia il nome di questa pianta. Qualcosa di così bello, dovrebbe avere un nome che lo sia altrettanto. Lei lo conosce?” 

Scuoti la testa. 

Cambia argomento per trarti d’impaccio:- Ha viaggiato molto nella sua vita?- 

Le parli, brevemente, dei tuoi viaggi, quei pochi che hai fatto. Questo, però, non glielo dici. 

 

“Incredibile. Se mai ci incontreremo ancora, mi piacerebbe sentire tutto sui suoi viaggi.” 

 

Trascorrono altri attimi in silenzio. La piccola letterata pare fare caso a qualcosa che la disturba. 

 

“Cos’ha al dito? È fasciato.” 

Non è nulla, la rassicuri. 

“Si è tagliato con le pagine? Mi permette? So usare la magia bianca. Mi dia la mano.” 

Le avvicini il braccio imbarazzato e riluttante. Speri non faccia caso al rossore sulle tue guance. Certo che, con le ragazze, non ci sai proprio fare. 

Lei toglie la garza con estrema cautela. Pone il palmo davanti alla ferita. Una luce bianca emana dal suo arto. Una sensazione fredda e calda insieme ti pervade. Poi, non senti più dolore. Ha funzionato! 

La ringrazi, spropositatamente. 

“Si figuri, ci mancherebbe. Mi piace rendermi utile, per quel poco che posso.” 

 

Noti una strana luce sul suo addome e la indichi. 

“Ah, questo ciondolo? Sì, è un regalo di mio padre, sa, lui è morto l’anno scorso. Mi manca tanto. Il pendente della mia collana si illumina sempre, quando uso la magia. Mi chiedo come mai.” 

 

Adesso tocca a te essere stupito. Ed un po’ amareggiato, nonché arrabbiato con te stesso per aver fatto la domanda sbagliata. 

Lei gira tra le mani il gioiello e lo osserva spegnersi. Ha un aspetto solenne ed impotente, al tempo stesso.

 

“Ha già visitato il borgo di Alessandria?” Sei ben felice si parli d’altro e ti profondi in chiacchiere.

 

 

“Sì, da quel che ricordo, è molto bello. Spero lo rimanga per sempre.” 

Cosa vuol dire “da quel che ricordo?”. 

Glielo vorresti chiedere, ma, non ne trovi il coraggio. 

Forse, questa ragazza non è di Alexandria. 

Eppure, ha detto di non aver mai cambiato zona… 

 

La giovane interrompe il tuo rimuginare:- Se lei viaggia, le conviene rifornirsi di armi e pozioni. Non si sa mai, con i mostri a piede libero. C’è un’ottima armeria, proprio vicino all’ingresso del castello. Io ho preso lì, la mia asta.- 

Contravvenendo, totalmente, le regole della biblioteca, alza il volume in un tenerissimo slancio di gioia. 

“La vuole vedere?” Estrae l’arma citata da sotto la mantella. 

“L’ho fatta fare da un fabbro, appositamente. Se devo combattere, voglio essere ben equipaggiata.” 

Osservi rapito l’oggetto. Non sembra qualcosa di troppo pericoloso, o, utile in battaglia. A livello di estetica, tuttavia, gli daresti un dieci su dieci. 

 

“A volte, mi domando se vi sia una qualche connessione tra i mostri e questa nebbia. Non la ricordo così fitta, nella mia infanzia.” 

Le fai notare dove vi trovate.  

 

“Lei ha ragione. In fondo, viviamo nel continente della nebbia.” 

Sembra a disagio. “La lascio ai suoi studi, adesso. Non voglio disturbarla oltremodo.” 

 

Ti affretti, prima che vada via, a domandarle come si chiama. 

“Come dice?” Si volta, mentre, a metà scala indossa il manto bianco. 

“Ah, il mio nome. Mi chiamo Garnet, è stato un vero piacere fare la sua conoscenza. Spero vivamente di rivederla, un giorno.” 

Garnet? 

Chissà perché, questo nome non ti suona nuovo. 

La saluti, quando esce dalla porta della biblioteca, poi, torni ai tuoi amati libri. 

 

In fondo, lo devi ammettere: anche tu speri proprio di rincontrarla, quanto prima. 

   
 
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