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Autore: babastrell    29/10/2022    0 recensioni
[Helluva Boss]
Octavia sale sulla cima della torre più alta del palazzo per osservare le stelle.
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Questa storia partecipa al Writober 2022 di Fanwriter.it
Prompt: Cielo
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa al Writober2022 di Fanwriter.it

Prompt: Cielo (pumpINK)

No. parole: 460

 

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LE MERAVIGLIE DELL'UNIVERSO

 

Octavia era salita sul torrione più alto del palazzo. Non era ancora molto ferrata nel teletrasporto, per cui aveva optato per la via più semplice e aveva raggiunto il balconcino della torre, per poi scalare la parete per i pochi metri che la separavano dalla guglia. Era ripido e pericoloso, se suo padre l’avesse vista sarebbe stata in punizione per l'eternità.

Quando raggiunse la cima, si sfilò lo zainetto dalle spalle e si sedette sulle tegole inclinate. Doveva puntellarsi con i piedi per non cadere, ma stava comoda.

Era un notte limpida, il cielo rossastro dell'inferno era una lastra senza nuvole.

Octavia aprì lo zaino ed estrasse il Grimorio, aprendolo alla pagina delle costellazioni. Con gli occhi puntati verso l'alto, cercò di riconoscere i disegni sulle pagine nelle stelle sopra la sua testa. Purtroppo le luci della città erano troppo forti anche così in alto, per cui la cosa si stava rivelando più difficile del previsto.

Udì la voce del padre lungo le scale della torre. «Via? Via, sei quassù?».

Lei valutò di non rispondere, poi però si ricordò del consiglio che le aveva dato Loona sul dargli una possibilità.

«Sono qui» disse a voce alta.

I passi di Stolas si fecero più rapidi e dopo qualche istante il gufo apparve sul balconcino. «Via!» esclamò alzando lo sguardo sulla guglia. «Gufetta, che ci fai là sopra? È pericoloso, potresti cadere!».

Octavia alzò le spalle. «Cercavo di riconoscere le costellazioni, mi sembrava più divertente che studiarle sul Grimorio». Si tormentò il bordo delle maniche lunghe tra le mani.

Stolas la soppesò con aria contrariata. Infine sospirò e alzò le mani. «Fammi posto»

«Cosa?».

Octavia lo guardò issarsi sulle tegole. «Ti aiuto, guardiamole insieme» le disse con un sorriso.

Sorpresa, si fece da parte e lasciò che Stolas si sedette accanto a lei. Il padre le fece cenno di mettere il Grimorio tra loro e alzò lo sguardo.

«Ma non si vede niente, come credevi di riuscire a riconoscere qualcosa?».

Lei si strinse nelle spalle. «Fortuna?».

Stolas ridacchiò divertito. «Ci penso io». Mosse una mano verso il cielo, aprendo uno squarcio nella coltre di inquinamento luminoso e rivelando una ricchissima collezione di stelle che brillavano come gioielli. «Ti insegnerò questo incantesimo un giorno, così potrai farlo da sola».

Octavia non rispose, gli occhi fissi sullo spettacolo del firmamento.

«Allora» disse Stolas, guardandola con affetto. «Quali costellazioni vedi?».

La lezione durò quasi fino all'alba, Stolas indicava alla figlia i disegni e le spiegava la storia dietro i loro nomi, tenendole un braccio intorno alle spalle come quando era piccola. Octavia, ascoltando dalla voce del padre, per un momento sperò che quell'incantesimo Stolas non glielo insegnasse mai, così avrebbe continuato a raccontarle le meraviglie dell'universo per sempre.

  
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