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Autore: Nikita Danaan    30/10/2022    0 recensioni
Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it
Dove Yamaguchi va a farsi un tatuaggio in occasione del suo compleanno e finisce a flirtare con il suo tatuatore.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Tadashi Yamaguchi, Yuuji Terushima
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it 
Prompt: 30.Artist/Writer – lista AU: pump AU
N° parole: 3322 (Angolo dell'autrice escluso)

 
Yamaguchi osservò il bigliettino sgualcito che aveva trovato quel pomeriggio nel suo vecchio portafogli, rigirandoselo tra le mani.
Stava mettendo un po’ in ordine in camera sua ed era balzato fuori, tra la moltitudine di scontrini, biglietti del cinema e bigliettini dei biscotti della fortuna, il biglietto da visita di quello studio di tatuaggi.
Non si ricordava neanche perché lo aveva o chi glielo aveva dato, tuttavia decise di prenderlo come un segno del destino e di andare a tatuarsi proprio lì.
Infatti era da un po’ di tempo che voleva farlo ma tra vari impegni e il non sapere a chi rivolgersi lo avevano portato a procrastinare. Quel giorno era il suo giorno libero da lavoro e quindi aveva colto la palla al balzo.
Spinse la porta ed entrò facendo risuonare il campanellino della porta, poi si guardò attorno. Era un ingresso ordinato e pulito e già quello era un buon inizio. Alle pareti erano appesi vari quadri in cui erano raffigurati parti del corpo tatuate, presumibilmente dei vari clienti che erano venuti in precedenza. Lo stile dei disegni sembrava quello della stessa persona.
Vi era un bancone alla cui destra una entrata senza porta, ma coperta da una tenda a fili colorate, le quali vennero in quel momento scostate. La persona che Yamaguchi si trovò di fronte era un ragazzo dal ciuffo decolorato di biondo tirato all’indietro, da cui si vedeva la rasatura ai lati. Aveva le orecchie piene di orecchini e piercing. Indossava una maglietta nere con un logo rotondo recante la scritta “The Onokajuita Band”* e le maniche arrotolate sulle spalle che lasciavano le braccia abbronzate e tatuate in bella mostra. Il ragazzo gli sorrise e disse “Ciao, avevi un appuntamento?”.
Yamaguchi non poté fare a meno di pensare che sembrasse un tamarro, però scacciò via subito quel pensiero. Non voleva partire prevenuto; era una cosa che proprio non gli piaceva. L’importante era che sapesse fare bene il suo lavoro.
“Ehm, veramente no. Ho trovato questo biglietto con il nome di questo posto e visto che siete vicini casa…”.
Il ragazzo scoppiò in una risata calorosa. Malgrado l’avesse colto alla sprovvista facendolo sobbalzare, visto che era una reazione che non si aspettava, Yamaguchi pensò che fosse un suono molto gradevole da sentire. Era una risata aperta e gioviale. Stranamente gli trasmise buon umore e non disagio come normalmente accadrebbe se qualcuno scoppiasse a ridere all’improvviso.
“Onesto, ci sta!” poi prese un quadernino nero e una penna mangiucchiata che aveva sulla scrivania, ignorando il portapenne e gli chiese “Avevi già in mente qualcosa? L’idea, dove farlo, cose così”.
Yamaguchi si girò e si scostò l’orlo della maglietta nera mostrando la spalla “La costellazione dello Scorpione* che segua la linea della spalla e usando le lentiggini come stelle, ecco. Non so se mi sono spiegato bene”. Il ragazzo annuì mentre iniziava a segnare qualcosa sul quaderno. “Sei stato chiarissimo, continua pure”.
“E poi con la stella più visibile, cioè Antares, qua” ed indicò un punto specifico sul retro del collo. “Mhm” mugugnò l’altro e rimase in attesa di altre indicazioni.
Per riempire quel silenzio Yamaguchi disse la prima cosa gli venne in mente “Visto che è il mio segno e oggi è il mio compleanno pensavo di fare questo”.
Il ragazzo alzò lo sguardo sgranò gli occhi “Auguri! Allora bisogna fare una cosa speciale!”.
Yamaguchi per tutta risposta si limitò ad annuire. Non riusciva ad inquadrarlo. Dall’aspetto sembrava un bulletto un po’ tamarro di periferia – ancora che lo giudico senza conoscerlo, smettila! si auto rimproverò – ma dall’altro aveva un modo di fare estroso, travolgente e che ti coglieva di sorpresa.
L’altro dopo aver finito poggiò la penna accanto al quaderno e prese la parola “Beeeene, questa è una prima bozza dell’idea che mi hai detto. Dimmi se ti piace o se vuoi aggiungere qualcos’altro”.
Yamaguchi si avvicinò e rimase sbalordito. Non l’aveva visto cercare riferimenti su Internet o tra i fogli che sbucavano dal suo quaderno. Era uno schizzo fatto di getto ma che rappresentava molto bene l’idea che aveva in mente.
“Sei bravissimo, ma come fai?”.
L’altro sorrise malandrino. “Modestamente, è merito di anni e anni di pratica da quando ho sei anni”.
“Ma l’hai fatto subito mentre parlavo senza bozzetto e a mano libera! Che figo!”.
Il suo sorriso si allargò e portando il braccio piegato davanti al busto inclinandosi verso di lui abbozzò un mezzo inchino “Troppo buono, grazie”.
Yamaguchi ridacchiò, per poi grattarsi dietro la nuca “Sì, forse è stata una domanda un po’ stupida, visto che è il tuo lavoro, però sono rimasto stupito e quindi, ecco…”.
Il ragazzo fece un gesto noncurante con la mano “Vai tra, non me la sono mica presa, anzi sei stato molto carino” poi girò attorno al tavolo e si appoggiò con le braccia al tavolo. Yamaguchi notò che i suoi muscoli erano tipici di chi si allena o ha praticato sport in passato. Il busto era asciutto, ma grazie alla maglietta che aderiva come una seconda pelle si capiva che anche i pettorali erano definiti, inoltre non poté fare a meno di guardargli le gambe lunghe e le cosce toniche fasciate dai pantaloni neri attillati.
Si affrettò a distogliere lo sguardo. Non era educato fissare gli altri a quel modo.
“Comunque non ci siamo ancora presentati. Io sono Yamaguchi Tadashi” e gli porse la mano. L’altro gliela strinse “Io sono Terushima Yuuji, ma mi puoi chiamare tranquillamente per nome…o anche stasera” e fece un occhiolino.
Yamaguchi arrossì. Rimaneva sempre un po’ intimidito quando qualcuno gli si approcciava in maniera così diretta. Non accadeva spesso, però da quando aveva finito il liceo e aveva finalmente accettato la sua sessualità, trovato della fiducia in sé stesso e uno stile che gli piacesse, riceveva spesso qualche avances e complimenti e ciò lo lusingava. Tuttavia dentro di sé rimaneva comunque un ragazzo dall’indole insicura e non sempre riusciva a rispondere come avrebbe desiderato e ciò lo aveva bloccato quelle volte che avrebbe voluto approcciare una persona ma il suo tentennare l’aveva ostacola.
Ma quel Terushima era quel tipo di ragazzo che lo intimoriva però al tempo stesso lo intrigava. Forse perché era così spigliato, qualità che gli invidiava, unita al fatto che fosse anche un bel ragazzo.
Però decise di non farsi sabotare dalla sua ansia e di rispondergli “Perché no?”.
L’altro rimase prima basito. Probabilmente non si aspettava una risposta a quella battuta di pessimo gusto da qualcuno che appariva all’apparenza così timido.
Ma si sa, l’apparenza inganna.
“Ah sì? Allora se ti invitassi a uscire stasera accetteresti?”.
Inizialmente avrebbe voluto rimangiarsi quello che aveva detto, ma poi Yamaguchi si ricordò le parole del suo caro amico e senpai, Sugawara: “Fatti sempre vedere sicuro. Prendila come un gioco, non è un esame. Divertiti e se non ti senti a tuo agio lascia stare, ma se invece ti senti bene allora non ce n’è più per nessuno. Abbi più fiducia in te, Tadashi. Se sei il primo a credere in te stesso, automaticamente gli altri lo vedranno”.
Quella situazione nuova lo intrigava, non lo faceva sentire a disagio per cui decise di mettere da parte per quella volta il suo insicuro e tirare fuori una parte della sua personalità che stava scoprendo, ovvero quella più sicura, e vedere come andava. Dopotutto non aveva nulla da perdere, anzi solo da guadagnarci.
Così fece un passo avanti, trovandosi a ricambiare lo sguardo di Terushima e sussurrandogli “Solo se il tatuaggio viene bene”.
Gli occhi di Terushima si assottigliarono e brillarono di una luce maliziosa. Si leccò lentamente le labbra intrigato da quell’interessante svolgimento degli eventi. Yamaguchi nel mentre scorse che aveva un piercing alla lingua e tale scoperta gli fece ribollire il sangue.
Tutt’a un tratto la bolla che si era creata attorno a loro si ruppe al suono del campanello della porta d’ingresso che si apriva.
Terushima disse al cliente appena entrato “Accomodati nella saletta d’attesa. Prima di te ho un altro appuntamento, poi ci sono”.  
Il modo in cui calcò la parola appuntamento senza distogliere lo sguardo da lui lo fece rabbrividire. Yamaguchi si impose la calma. Si stava quasi dimenticando la ragione per il quale si trovava lì.
“Vieni pure, Tadashi”.
Yamaguchi lo seguì dietro la tendina in cui si trovava il lettino in pelle nera con sopra la carta sul quale si sarebbe dovuto sdraiare per fare quel tatuaggio.
Lì lo colse la consapevolezza che sarebbe dovuto stare senza maglietta con Terushima, lo stesso ragazzo con cui aveva flirtato fino a quel momento, sopra di lui mentre lo tatuava.
Già essere riuscito a stare al gioco e non impappinarsi di fronte a quel fregno di Terushima era un grandissimo traguardo di cui era orgoglioso. Poteva farcela, era solo un tatuaggio.
Terushima si sedette sullo sgabello di fianco al lettino e si infilò dei guanti neri. “Togliti la maglietta e sdraiati pure”.
Solo un tatuaggio un corno!
Yamaguchi fece come detto continuando a ripetersi di non vedere quella frase come un’allusione sessuale. Ma anche lui: fra tutte le volte in cui poteva finalmente sbloccarsi aveva scelto proprio quella in cui sarebbe dovuto stare a contatto stretto e mezzo svestito con la persona in questione?
Si sdraiò e girò la testa verso l’altro, che stava preparando lo stencil. Glielo posò delicatamente nel punto designato. Yamaguchi apprezzò il fatto che fosse diventato professionale e non si sentisse legittimato a toccarlo in maniera più audace nonostante ci avesse provato con lui.
“Vai a vedere allo specchio se ti convince”. Yamaguchi si alzò e andò a guardarsi allo specchio lungo attaccato alla parete di fronte al lettino. Dietro di sé infatti Terushima che lo osservava. I suoi occhi indugiarono sulla sua figura in una maniera che gli fece sentire di nuovo quel brivido lungo la schiena. La trovava una sensazione estremamente piacevole.
Quel Terushima gli piaceva proprio tanto, perché si capiva che gli piacesse però non era viscido nell’approccio. Era rispettoso e capiva quando bisognava fermarsi, nonostante l’irruenza con cui gli si era presentato inizialmente.
“Va benissimo”. Sperò che quell’idea che si era fatta di lui non venisse smentita mentre tornava a sdraiarsi sul lettino, ma nel profondo sentiva che non si stava sbagliando. Era piuttosto bravo nel leggere le persone.
“Bene, allora cominciamo. Se hai male, urla, bestemmia, insultami, non farti problemi” disse Terushima mentre prendeva la macchinetta e iniziò a incidere sulla sua pelle.
Aveva scelto un punto critico per farsi tatuare, infatti appena sentì la punta che veniva appoggiata, Yamaguchi si irrigidì e morse le labbra.
“Se ti trattieni è peggio, fidati”.
“Merda, fa malissimo!”.
“Eh lo so”.
“Ma perché ho deciso proprio la spalla, cazzo!?”.
“Bella domanda, ce lo stiamo chiedendo tutti in sala”.
Yamaguchi lo guardò “Conosci “Le Follie dell’imperatore”?”.
Terushima gli sorrise “È uno dei miei film Disney preferito”.
Yamaguchi spalancò la bocca. Non si aspettava minimamente che uno come lui guardasse i cartoni animati.
Ecco cosa succede a giudicare le persone alla prima impressione.
“Non te l’aspettavi, vero?”.
“No! Cioè…si, cioè…”.
Terushima scoppiò nuovamente in quella risata calorosa che aveva colpito Yamaguchi. “Vai tranquillo, so che impressione do alla gente”.
“Mi dispiace…”.
“Non ti scusare. È un tranello in cui caschiamo tutti. Anche io prima ti ho giudicato in un modo poi mi sono dovuto ricredere”.
“A-ah, sì? In che modo?” Ecco che la paranoia stava montando in lui. Aveva sbagliato qualcosa? Era stato troppo sfrontato? Troppo poco?
“Pensavo fossi un po’ timido e insicuro e magari di base lo sei, però secondo me” e qua scoprì i denti in un sorrisetto subdolo “sotto sotto sei un peperino”.
Yamaguchi arrossì. Davvero dava quell’impressione? “Ci sto lavorando”.
Terushima ridacchiò. Stavolta la sua risata era più bassa e insieme incredibilmente sensuale. Quel ragazzo toccava corde che non conosceva nemmeno lui di sé stesso.
Si sentiva bene, nonostante nel mentre avvertisse una sensazione al basso ventre di tensione, che però non lo spaventava. Sentiva di poterla gestire.
“Come ti dicevo prima, disegno da quando ho 6 anni e sono stati i cartoni animati a farmici appassionare. Il mio sogno era diventare da grande un animatore oppure un fumettista, ma il me, adolescente e ribelle, pensò che fare il tatuatore fosse più da figo, tuttavia ridendo e scherzando ho studiato ed ora eccomi qua”. Dopo una breve pausa, gli chiese “Tu invece che fai di bello nella vita oltre a provarci coi tatuatori?”.
Yamaguchi si impose di non arrossire – cosa fisicamente impossibile – e rispose “Lavoro per una compagnia che vende elettronica di consumo e elettrodomestici, ma…”. Si fermò: perché glielo stava per dire?
Terushima, per quanto fossero ormai entrati in confidenza nonostante avessero parlato per neanche mezz’ora, rimaneva comunque uno sconosciuto. Non aveva senso parlargli di una cosa che non aveva mai confidato neanche ai suoi amici più stretti.
Terushima lo guardò in attesa che continuasse a parlare. Sembrava che lo stesse veramente ascoltando.
Forse era vero che confidarsi con uno sconosciuto era più facile. Non conoscendoti non aveva preconcetti su di te come invece li hanno inevitabilmente i propri conoscenti, parenti e amici.
Dopo essersi morso il labbro, Yamaguchi riprese “…in verità, mi piacerebbe fare lo scrittore. Ho una storia in cantiere da una vita, ma non ho mai trovato il coraggio di pubblicarla”.
Passò un po’ di tempo in cui Terushima continuò a tatuarlo senza dire nulla e in cui Yamaguchi imprecava di tanto in tanto per via del dolore, mentre dentro di sé si pentiva di averne parlato. Dopotutto cosa importava a lui? Però allo stesso tempo lui gli aveva confidato perché aveva deciso di diventare un tatuatore.
Perché rendeva tutto così complicato? Perché era così ansioso anche quando si sforzava di non esserlo?
“Comunque non lo faccio spesso…flirtare coi tatuatori, dico, anzi flirtare in generale”. Perché si stava giustificando? Forse per apparire migliore ai suoi occhi?
“Non si direbbe. Te la cavi molto bene”.
“Lo credi davvero?”
“Te l’ho già detto” si chinò su di lui e gli sussurrò all’orecchio “In realtà sei un peperino”.
Yamaguchi ingoiò la saliva. Aveva un caldo micidiale e per un attimo si scordò del dolore alla spalla, ma Terushima si staccò quasi subito “Per tornare a quello che mi hai detto prima, non sono nessuno per dire cosa fare o no della tua vita, tuttavia se senti che vuoi pubblicare quella storia, fallo”.
“Ma se non lo comprasse nessuno?”.
Eccolo che si lagnava.
Tadashi, smettila!
“Allora comprerò tutte le copie disponibili”.
“E se ti facesse schifo?”.
“Me lo farò piacere”.
Yamaguchi sbuffò in una risata “Come fai ad avere sempre la risposta pronta?”.
“Anni e anni di allenamento, piccolo” alzò e abbassò velocemente le sopracciglia, per poi tornare subito serio “A parte le cavolate, fai quello che ti pare e non farti condizionare dal giudizio degli altri”.
Come se fosse facile, pensò Yamaguchi.
“Tanto c’è sempre qualcuno a cui non andrai bene e criticherà ciò che fai. L’unico a cui devi piacere sei solo tu”.
Yamaguchi annuì. Da come ne parlava capì che Terushima sembrasse così sicuro di sé, ma lo era diventato col tempo. Anche lui doveva aver subito, e subire ancora il giudizio altrui – lui stesso lo aveva giudicato prematuramente –, però aveva imparato a farsi scivolare addosso le cose. Terushima ridacchiò e disse “Poi c’è sempre la possibilità che diventi il nuovo Harry Potter e allora no problem. Il problema sarebbe se anche tu fossi transfobico, ma in quel caso basta che non lo scrivi su Twitter”.
Yamaguchi rise. Averne parlato lo aveva di sicuro alleggerito. L’ansia di fondo era rimasta, però si promise che tornato a casa ci avrebbe riflettuto sopra.
“Grazie”.
“E di che, Tadashi. Non ho detto o fatto nulla di speciale”.
“Sei stato il primo a cui l’abbia mai detto” e anche stavolta sentì le guance scaldarsi.
Sono proprio senza speranza…
Terushima sfarfallò le palpebre perplesso, ma poi la sua bocca si aprì in un sorriso ben diverso da quelli che gli aveva visto fino a quel momento. Un sorriso dolce, quasi affettuoso. Il cuore di Yamaguchi iniziò a battergli forte contro la cassa toracica come un tamburo.
“Così mi lusinghi, Tadashi. È un’altra delle tue tattiche da persona che non flirta mai?”.
Le sue guance presero fuoco “Se vuoi metterla così”.
Terushima rise di gusto. Dopo posò la macchinetta sul comodino accanto al suo sgabello. “Finito, vai pure a vederti allo specchio!”.
Yamaguchi sgranò gli occhi, mentre si dirigeva allo specchio “Di già?”.
“Il tempo vola quando ci si diverte”.
“Vero…” sussurrò l’altro. Improvvisamente si sentiva triste, ma per quale motivo?
Perché questa sarà la prima e ultima volta che vedrò Terushima…anzi Yuuji.
Era lui stesso il primo a stupirsi di essere entrato così in sintonia con quel ragazzo. Ma per quanto riguardava Terushima? Pensava la stessa cosa oppure si stava facendo mille film mentali?
Si guardò nello specchio. Era proprio come se lo immaginava: aveva usato le sue lentiggini come stelle e le aveva poi unite a formare la figura dello Scorpione. Antares si trovava proprio sotto la nuca, infatti qualche ciuffetto ribelle di capelli la copriva leggermente. Gli piaceva da matti. Terushima aveva fatto proprio un ottimo lavoro.
“Posso farti una domanda?”.
Yamaguchi girò la testa verso di lui “Dimmi pure”.
“Come mai hai scelto proprio di tatuarti la costellazione dello Scorpione?”.
Yamaguchi schioccò la lingua contro il palato e rispose “Non l’ho fatto perché è il mio segno zodiacale, ma più che altro perché sono un grandissimo fan della mitologia greca, mi piaceva il mito che ne parla e quindi volevo averlo, ecco”.
“Mito che non conosco e che mi dovrai raccontare stasera”.
Yamaguchi corrugò la fronte “Cosa?”.
Terushima si tolse i guanti, li buttò ed esclamò “Ma come? Ogni promessa è debito. Il tatuaggio è venuto una bomba e quindi esci con me stasera”.
In quel momento cadde dal pero. Se n’era completamente dimenticato! Era veramente un imbranato cronico!
Per salvarsi in corner provò a borbottare un “Non ho detto che mi piace…”.
Terushima camminò verso di lui con le mani nelle tasche dei pantaloni. Gli occhi ridotti a due fessure, sorriso sghembo, passo sicuro...
Yamaguchi si vide costretto a indietreggiare finendo contro lo specchio.
Terushima posò una mano contro la superficie in vetro di fianco al suo viso e un ginocchio di fianco alle sue gambe, bloccandolo tra il suo corpo e la parete.
“Quanto sei bugiardo” si sussurrò ad un soffio dalle sue labbra.
Yamaguchi dovette inspirare ed espirare profondamente. Doveva calmarsi, non poteva farsi vedere in quelle condizioni!
Terushima portò una mano sotto il suo mento “Sei così carino quando arrossisci…” si avvicinò di più a lui lentamente e lo guardò intensamente in volto. “Hai le lentiggini anche sulle guance”.
Yamaguchi provò ad emulare il suo sorriso da spaccone – perfettamente consapevole che non sarebbe mai venuto bene tanto quanto a lui – “Non le ho solo lì”.
“Oh lo so, ho visto la tua schiena…”.
Lascivo. Quella era la parola adatta per descrivere Terushima in quel momento mentre si leccava le labbra.
Yamaguchi si staccò dallo specchio, sfiorò la punta del proprio naso con il suo e sussurrò “Non solo sulla schiena”.
Un guizzo balenò negli occhi di Terushima “Che ti avevo detto? Sei davvero un peperino…”.
Le loro labbra si scontrarono. Il bacio fu tutt’altro che delicato. Fin da subito fu una rincorsa delle due lingue per prevalere l’una sull’altra, uno scontro che finalmente giungeva alla sua battaglia finale in cui potevano liberare la passione fino a quel momento trattenuta.
Terushima portò una mano sopra il suo fianco e lo accarezzò con il pollice, mentre lui gli mise le mani tra i capelli tirando leggermente alcune ciocche.
Dopo un periodo di tempo che non sentirono neanche trascorrere, si staccarono riprendendo fiato, fronte contro fronte.
Yamaguchi fu il primo a prendere la parola “Dove mi porti stasera?”.
“Ovunque tu voglia, Tadashi”.
Non sapeva se quello sarebbe stato l’inizio di una storia d’amore, o sarebbe finito quella sera stessa, ma in quel momento Yamaguchi prese la decisione di fregarsene e di godersela.
Dopotutto era pur sempre il suo compleanno.
 
Angolo dell’autrice
  • The Onokajuita Band: ho scoperto che spesso Terushima viene rappresentato con questo logo sulle magliette che indossa. Era un easter egg carino che volevo inserire
  • La costellazione dello Scorpione: l’idea per il tatuaggio di Yamaguchi mi è venuta guardando questa fanart molto molto bella di MitsouParker su DevianArt: https://www.deviantart.com/mitsouparker/art/Yamaguchi-Tadashi-Haikyuu-604184516
    Il mito legato a questa costellazione è il seguente: secondo la mitologia Greca, lo Scorpione uccise Orione col suo pungiglione velenoso. Nel cielo infatti, Orione tramonta quando sorge lo Scorpione. La sua stella più luminosa è Antares, che significa “rivale di Marte” (anti- Ares) a causa del suo colore rosso fuoco. (Fonte: https://www.astrofilicernusco.org/le-costellazioni-storia-miti-e-leggende/#:~:text=Secondo%20la%20mitologia%20Greca%2C%20lo,del%20suo%20colore%20rosso%20fuoco.)
Allora.
Questa ship è diventata un po’ un mio guilty pleasure da quando ho letto “Strawberry Shortcake” di Melissa (se non l’avete letta, fatelo, ve la straconsiglio! È una delle pochissime fanfiction italiane in cui non solo c’è Terushima, per lo più con una caratterizzazione della madonna, ma è presente come ship la Teruyama. Vi lascio il link qui: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4007464&i=1).
Infatti credo che indirettamente mi abbia influenzata, soprattutto nella caratterizzazione di Terushima, ma comunque penso di essere stata brava a non plagiarla troppo.
Confesso che prima mi piaceva la Tsukkiyama, ora un pochino meno. Insomma per farla breve, volevo scrivere una robina su di loro (oddio robina…è venuto fuori un papiro di più di 3000 parole ma va bene così) e l’ho fatto sfruttando una traccia del Writober, unita a una bozza che avevo in cantiere già da un po’ (anche se visto il tema poteva essere pubblicata anche per il compleanno di Yamaguchi, ma vabbè).
Spero che la storia vi sia piaciuta!
Nel caso lasciate un commentino e un voto, mi farebbe molto piacere <3
Alla prossima
Nikita
   
 
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