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Autore: oops_logout    30/10/2022    1 recensioni
[...]Yuri era in piedi, mento sulle mani, poggiato con i gomiti al bancone da bar montato per l’occasione, gli si avvicinò un ragazzo travestito da medico della peste veneziano che gli offrì da bere.[...]
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Boris, Kei Hiwatari, Yuri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfic non è mia ma ho il permesso dell'autrice per ripubblicarla su EFP
 

Ci vuole un attimo a diventare fragolina

 

Non era ben chiaro nemmeno allo stesso Boris come fosse successo. Travestito da medico della peste veneziano, aveva provato a convincerli a lungo ad unirsi alla festa e divertirsi assieme agli altri. Li aveva trovati rintanati in cucina, a piluccare patatine d’avanzo dalle buste che erano servite per riempire le ciotole del buffet, a sparlare di quanto fosse stupida la festa di Halloween, la gente in maschera e tutto il resto e di come Vorkov si fosse meritato di morire da solo tra i cassonetti dell’immondizia in uno squallido quartiere malfamato. Sta di fatto che Ivanov e Hiwatari erano passati dal’essere dei musoni asociali, che dalla cucina disprezzavano tutto e tutti, al diventare due allegri compagni. Boris suppose che, forse, era stata colpa del fumo passivo di marijuana al quale li aveva esposti involontariamente quando andò in cucina, fumando la sua canna, con l’intenzione di convincerli ad unirsi agli altri. Nessuno dei due fumava, a prescindere dalla sostanza. Probabilmente fu proprio per via dell’erba che riuscì anche a convincerli a fare almeno un brindisi per festeggiare la morte di Vladimir Vorkov. Nessuno dei due beveva alcolici, il massimo per entrambi fu eccedere con zuccheri e caffeina, in una sola occasione, diventando per alcune ore particolarmente schizzati ed intrattabili, Yuri più di Kai. Boris aveva solo ipotesi, e l’unica bottiglia di liquore fragolino, da lui preparato con tanto impegno l’anno prima, con giusto tre bicchierini mancanti. Se era davvero bastato del fumo passivo ed un bicchierino di fragolino per smussare vistosamente il loro caratteraccio, era cosa che avrebbe ripetuto più che volentieri poiché quei due, così spontanei, loquaci, ridenti e divertenti, non gli dispiacevano affatto. Non erano allo sbando, sembravano conservare una buona lucidità, ma erano la solita freddezza e seriosità che mancavano.
 
«Lo facciamo un pupazzo di neve?» chiese Yuri a Kai guardando la poca neve caduta quel giorno, «oh, e gli mettiamo il mantello e la dentiera di tuo nonno»
«Si! Nonno sta dormendo in camera sua, ma mette sempre i tappi alle orecchie e la maschera per coprire gli occhi. Non ci vedrà né sentirà». I due si guardarono e risero dispettosamente avviandosi sghignazzando verso la camera da letto di Hito Hiwatari, recatosi in Russia per il funerale di Vladimir Vorkov. I due si avvicinarono, Kai bussò alla porta.
«No, ma che fai? Così ci sente» lo fermò Yuri allarmato parlando sottovoce.
«Lui ha i tappi nelle orecchie» rispose Kai bisbigliando.
«Allora entriamo» Yuri aprì lentamente la porta, infilò la mano in cerca dell’interruttore della luce sulla parete e la accese prima di entrare.
«Perché accendi la luce?»
«Così l’uomo nero non ci può rapire» rispose convinto Ivanov. I due parlavano, come a loro solito, mischiando russo e giapponese.
«C’è l’uomo nero?» chiese Kai perplesso guardando in giro per la stanza affacciato alla porta.
«Non lo so, ma se ci fosse?»
«Hai fatto bene, tanto nonno dorme con la maschera sugli occhi». Entrarono nella stanza convinti di non fare rumore ma entrambi si misero a ridere, il vecchio biascicò qualcosa nel sonno, a seguire alcuni grugniti. Yuri e Kai si paralizzarono per un istante nel bel mezzo della stanza, con la luce accesa e la convinzione di essere ben nascosti. Kai si buttò per terra e raggiunse il comodino sul quale il nonno aveva la dentiera, posta nel classico bicchiere di vetro con l’acqua, strisciando pancia a terra. Yuri lo raggiunse camminando normalmente ma con passo pesante e cominciò a frugare nei cassetti del comodino, aprendoli e chiudendoli rumorosamente. Trovò il blocchetto degli assegni e ne compilò due, uno da quarantamila rubli e uno da centomilioni di rubli, con tanto di firma falsa talmente ben fatta da sembrare autentica, del vecchio Hito Hiwatari.
«Guarda Kai, faccio la firma di tuo nonno anche meglio di come la fa lui» disse soddisfatto a l’amico che, steso a pancia in giù sul pavimento, si allungava per prendere il bicchiere con la dentiera. Yuri rimise a posto il blocco degli assegni, il vecchio di sicuro non avrebbe notato subito che ne mancavano due, prese il bicchiere con la dentiera, buttò l’acqua per terra e si avviò verso la porta. Kai si girò e lo raggiunse correndo gattoni.
«Perché cammini così?»
«In questo modo non mi vede»
«Giusto. Prendi il mantello», Kai si alzò, prese il mantello appeso accanto alla porta, le scarpe di pelle del nonno, spense la luce ed uscì  dalla stanza seguendo Yuri nel corridoio.
«Mi piacerebbe dare un tocco di colore a questo posto. Stavo pensando di appendere tanti clamonti alle pareti, così cambiano colore»
«I camalonti? Non vivono dove fa caldo?»
«Metterò una stufa, così stanno al caldo»
«Come pensi di appenderli?»
«Con la colla, quella per appiccicare di tutto»
«Non lo so Yuri, secondo me invece dovresti semplicemente dare una buona mano di pittura, i camalonti sono troppo costosi»
«Tu dici?»
«Si. E poi mangiano, e fanno la cacca. Che schifo»
«Forse hai ragione».
Prima di andare fuori a creare il loro pupazzo di neve passarono per la cucina e presero il secchio dell’immondizia, roba che sarebbe servita per decorarlo. Andati fuori cominciarono a modellare con le mani neve e fango. Sergej accortosi di loro cominciò ad osservarli da una finestra. La festa non era particolarmente caotica, nemmeno un centinaio di persone, la maggior parte ragazze e ragazzi che vivevano lì. Yuri e Kai realizzarono un fangoso e nevoso pupazzo di neve che sembrava aver subito un grave incidente, tutto storto, dove ammaccato e dove con strani bozzi. Ai piedi misero le scarpe in pelle di Hito Hiwatari, il suo mantello sulle spalle e la dentiera come bocca. Gli occhi li realizzarono con delle olive nere ed il naso con una carota ammuffita. Aveva un volto poco rassicurante, soprattutto per via della dentiera sporgente, come un ghigno malvagio. Gli fecero capelli di avanzi recuperati da l’immondizia e il secchio dell’umido come cappello. Ridendo gli fecero fotografie e si fecero selfie con la loro creazione. Poco dopo tornarono dentro infreddoliti poiché usciti in pantalone di tuta e maglia leggera, si sedettero su due poltrone davanti al camino. Dal tavolo del buffet avevano preso una bottiglia per bere ed una ciotola di patatine al formaggio.
«Secondo te che succederebbe se mettessimo della polvere da sparo nel camino?» Yuri guardava il fuoco che ardeva, mentre aveva i piedi senza scarpe poggiati davanti ad esso.
«Hai della polvere da sparo?»
«No. Però domani vado a comprarla, giusto per vedere cosa succede se la butto nel camino. Lo sai, le banane galleggiano»
«Non è vero, è una sciocchezza inventata in un libro»
«Dico sul serio. Ho visto su internet un video. Le banane galleggiano. Poi ti faccio vedere, ma adesso voglio riposarmi un po’ qui. È così comoda questa poltrona»
«Vero. Mi sono seduto qui sopra un sacco di volte, ma solo adesso mi rendo conto della sua comodità» confermò Kai sprofondando nella poltrona. Prese una manciata di patatine al formaggio dalla ciotola.  
«Voglio andare al museo e toccare tutta quella roba vecchia su cui c’è scritto non toccare» disse Kai allegro bevendo dalla bottiglia di vetro con del liquido azzurro, «e poi che cos’ha di speciale quel quadro al Museo d’Orsay? Quando andammo in Francia tutti che volevano andarlo a vedere, perfino Takao, che di arte non sa un bel niente»
«La Gioconda?» chiese Yuri stravaccato sbilenco sulla poltrona, mordicchiando con espressione persa una patatina al formaggio, Kai lo guardò un po’ infastidito per la sua ignoranza a riguardo,
«La Gioconda è al Louvre» ridacchiò da solo «Louvre.. non ti fa ridere la parola Louvre.. Louvre»,
«In Francia hanno anche altri quadri?»
«Si, e statue anche. Quello al Museo d’Orsay si chiama L’origine du monde» Kai pronunciò il nome del quadro in perfetto francese, «i francesi parlano come se avessero una lumaca in bocca» ridacchio «ghghgh escargot escargot», bevve un altro sorso. Yuri si soffermò a pensare a come si potesse parlare con una lumaca in bocca e la sua faccia prese una strana espressione. «Praticamente è il dipinto di una patata. Tutti erano ah, andiamo a vederlo andiamo a vederlo. Poi vai lì, ed è una patata. Perché uno dovrebbe andare in un museo per vederla?» Porse la bottiglia a Yuri che bevve il liquido blu a sua volta, ma ne rimase disgustato. Era una bevanda frizzante, analcolica, ma ricca di edulcoranti e coloranti.
«Voglio fare la puttana» disse convinto Ivanov ad un certo punto, mentre guardava una ragazza travestita da prostituta che si accompagnava ad un’altra travestita da suora. Kai provò a guardare la stessa cosa che stava fissando l’amico, ma la sua attenzione fu attirata da un altro duo in maschera,
«Oh Yuri hai visto quei due?!» indicò col dito entusiasta due persone in maschera che camminavano a braccetto, «Un maiale e un dio» si misero a ridere entrambi compiaciuti «travestiti da bestemmia, a dir poco geniali!»
Yuri si alzò convinto dalla poltrona e si diresse verso il corridoio che portava ai dormitori,
«Dove vai?»
«Voglio vestirmi da puttana»
«Come li trovi i vestiti che ti servono?»
«Nelle stanze delle ragazze, e Boris ha un paio di tette finte in camera sua» lo disse con convinzione e divertimento, Kai si alzò a sua volta e raggiunse l’amico. Ridacchiando salirono verso i dormitori in cerca di abiti adatti. La prima tappa fu la stanza di Boris per prendere le tette finte. Un luogo disordinato, ma trovarono facilmente quel che cercavano, erano sul cuscino del letto.
«Guarda che meloni» osservò Yuri provandosele da sopra la maglia scura,
«Ho trovato la fidanzata di Boris» Kai tirò da sotto il letto una bambola gonfiabile, si misero a ridere come due idioti. «Perché ha questo razzo giocattolo nascosto nel comodino?», Hiwatari premette l’interruttore sotto l’oggetto che gli sembrava un piccolo razzo che cominciò a vibrare, spaventato lo fece cadere per terra con un gridolino. Yuri si mise a ridere e tirò fuori dal cassetto aperto da Kai delle riviste con le donne nude. Prese una penna e si mise a disegnare baffi, sopracciglia folte, denti neri, occhi strabici e vari scarabocchi su diverse fotografie, ridendo.
Allertati dal rumore di passi che si avvicinavano uscirono alla svelta e si infilarono in un’altra stanza nella quale Yuri recuperò alcuni abiti femminili succinti della sua taglia e accessori mentre Kai frugava tra la biancheria intima delle ragazze.
«Non avrei mai immaginato che sotto quei tutoni da maschiaccio indossano un intimo così grazioso» osservò Kai con stupore tirando fuori una mutandina merlettata gialla.
«Chissenefrega cosa indossano, io amo questo top» Yuri mostrò a l’amico un top leopardato con pizzo nero semitrasparente.
«Questo si che ti fa puttana» affermò Kai.
«Che cazzo fate voi due qui?» tuonò una voce femminile. A l’orecchio di Yuri parve decisamente familiare quella voce, ma con tutto quel trucco che le distorceva i lineamenti per farla apparire come un animale umanoide, non riusciva a capire chi fosse.
«Yuri vuole fare la puttana» si affrettò a dire candidamente Kai. Lei li guardò sorpresa e divertita, la rabbia per averli trovati a frugare tra le sue cose svanì, facendo posto ad un fervido entusiasmo.
«Posso aiutarvi?»
«Certo!» affermò Kai, mentre Yuri aveva anche adocchiato una gonna cortissima da abbinare con il top.
«Yuri, vestiti e vediamo cosa ne esce». Lei tirò fuori una canna e cominciò a fumare, guardando con un certo interesse Ivanov che si spogliava. Kai invece guardava la canna con un certo interesse, «La vuoi?»
«Non so come si fuma»
«Davvero? Eppure mi sembri affumicato per bene», Kai scosse la testa per affermare quanto detto prima,
«Mai fatto»
«Va bene fiorellino. Inspiri, trattieni il fiato quanto più a lungo possibile, e poi espiri. Prova», lei gli porse la canna. Convinto, Kai fece come gli era stato detto, e nell’espirare sbuffò fumo a colpi di tosse. «È un inizio» rise lei, poi passò la canna a Yuri, che si stava cambiando davanti a loro due e con la porta della stanza aperta, senza dar peso alcuno alla cosa, «come ha fatto lui, non è difficile», Yuri aveva la sensazione di conoscerla bene e non solo di vista. Prese la canna e gli venne da tossire appena tirò, la ragazza e Kai risero divertiti, lei gli porse una bottiglia di grappa alla liquirizia, «tieni, bevi un po’ così ti rinfreschi la gola». Al sorso pieno seguirono una smorfia e dei colpi di tosse. Kai bevve anche lui ed a sua volta fece una smorfia per via del sapore forte e pungente, il piacevole profumo di liquirizia era ingannevole. Lei aiutò Yuri a vestirsi al meglio, se non fosse stato per le gambe mascoline e pelose, vistose sotto le calze, si poteva dire quasi perfetto. Gli abiti gli stavano a pennello, complice anche la sua figura longilinea. Il top leopardato semitrasparente con pizzo nero merlettato era teso dai voluminosi seni finti che ben mascherati sembravano reali e davano forma alla sottile figura. La minigonna cortissima, nera brillantinata con eccessivo spacco su entrambi i lati quasi lasciava intravedere cosa ci fosse sotto, e per stuzzicare la fantasia lei gli aveva fatto indossare un perizoma nero. Calze autoreggenti color carne trasparenti ed una giarrettiera merlettata color fucsia. Per finire, un tacco rosso laccato di quindici centimetri. Lo mise a sedere sul letto, accanto a se una piccola valigetta con prodotti vari per il makeup. Kai si era seduto su di una poltroncina ed osservava interessato, sorseggiando la grappa alla liquirizia, accompagnando ogni piccolo sorso con un colpo di tosse. Ridendo fece partire dal cellulare “Oh, preatty Woman”, e lei rise sonoramente arruffando i capelli di Yuri e legandoli in un alto codino disordinato con un vistoso elastico nero brillantinato. Gli sistemò le sopracciglia con del gel, e gli fece uno smokey eyes nero e viola per intensificare l’azzurro degli occhi, ciglia finte e abbondante mascara. Gli stese sulle labbra un rossetto color rosso brillante, dopo aver spolverato del blush sulle sue gote. In fine nebulizzò dell’acqua profumata alla fragolina di bosco.
«Meraviglioso!» esclamò facendolo affacciare allo specchio da trucco in camera sua. Yuri non riuscì a riconoscersi, ma gli piaceva quel che vedeva. La pelle candida con le gote rosa ed i grandi occhi azzurri lo facevano apparire come una bambolina di porcellana, eccessivamente truccata, ma graziosa. Kai ammirava il travestimento così ben riuscito.
«Hai un collo lungo sottile, indossa questo» lei gli mise al collo un choker semplice in velluto nero, poi gli indossò dei guanti neri lunghi fino al gomito, un boa di piume nere e fucsia, e una pochette nera brillantinata con catenella cromata, «e tieni questo» gli diede un bocchino nero con tanto di sigaretta. «Sei la mia meravigliosa opera d’arte, Fragolina». Lo invitò a bere dell’altra grappa alla liquirizia, mentre Kai provava a dipingersi la faccia da coniglietto. Non gli riuscì molto bene, sembrava più uno scoiattolo deforme che un coniglio. Scesero alla festa, Yuri si muoveva piuttosto a proprio agio con i tacchi alti e Kai gli aveva palpato il sedere un paio di volte mentre scendeva le scale. Il suo sedere tonico con i tacchi alti e la minigonna con sotto il perizoma era in un certo senso attraente anche per Kai. Il travestimento era così ben riuscito che nessuno si accorse che si trattava di Yuri, complici anche le luci colorate e soffuse.
Nel caos si persero tutti e tre.
Yuri era in piedi, mento sulle mani, poggiato con i gomiti al bancone da bar montato per l’occasione, gli si avvicinò un ragazzo travestito da medico della peste veneziano che gli offrì da bere. Quel ragazzo era Boris, e non si era accorto che quella che voleva rimorchiare non era una ragazza, ma Yuri. Ivanov era stordito dalla marijuana e da l’alcool per riuscire a riconoscere Boris, dal travestimento visto più volte da giorni e dalla voce.  
«Bambolina, e tu quando sei arrivata?» Boris gli scivolò alle spalle mettendogli entrambe le mani sui fianchi, sollevando la maschera da medico della peste sulla fronte, lo annusò e gli sfiorò il collo con le labbra. Profumava di fresco e di fragoline di bosco. Yuri ridacchiò, lo percorse per intero un brivido piacevole, lo elettrizzò quella sensazione, Boris, ignaro che fosse lui, gli porse un bicchiere e lo guardò dritto negli occhi. Il volto dipinto di bianco, attorno gli occhi colorato di nero, Yuri non riconobbe in quel volto quello di Boris, né si preoccupò di chi potesse essere o di cosa stava accadendo. 
«Hai degli occhi azzurri meravigliosi, grandi, da cerbiatta. Come ti chiami?»
«Fragolina» sussurrò prima di bere. Rimasero un po’ a civettare l’un l’altro sorseggiando vari drink. Yuri sorrideva, era delicato e aggraziato nel gesticolare e parlava a bassa voce, e per via anche della musica Boris non capiva che la voce che sentiva era quella dell’amico. Ad un certo punto Kuznestov lo prese per mano e lo portò in un corridoio in disparte, lo mise spalle al muro accarezzandogli il viso e guardandolo negli occhi con desiderio, mentre con l’altra mano gli accarezzava il fianco, Yuri ricambiava lo sguardo, le sue mani dietro la schiena e il corpo rivolto a Boris. Arrivò per separarli la stessa ragazza che lo aveva aiutato a travestirsi.
«Ma dai, mi stavo divertendo» disse Yuri sorridente, ubriaco e strafatto d’erba.  
«Si, ma fidati, meglio che adesso vieni con me»
«Una volta tanto che trovo una bella ragazza» protestò Boris, un po’ meno alticcio dell’amico ma abbastanza da non riconoscerlo.  
«Domani ti spiegherò. Ora torna alla festa, ma Fragolina viene con me». La ragazza portò via Yuri, per poi perderlo nuovamente in mezzo alla festa.
Ivanov era uscito dal monastero e si era piazzato sul marciapiede. Passeggiava avanti e indietro, ogni tanto si fermava ed ancheggiava. Dalla pochette aveva preso il bocchino e fumava con fare elegante una normalissima sigaretta. Qualcuno lo riconobbe e richiamò l’attenzione degli altri. Cominciarono a fargli foto e video, uno tra questi era proprio Kai.
«Non è possibile, adesso si è messo anche a battere» disse seccata la ragazza a Sergej, che era con lei per aiutarla a trovare Yuri e Kai e fermarli, prima che potessero fare qualcosa di assolutamente stupido.
«Ammetto che se non sapessi che si tratta di Yuri, verrei anche io tratto in inganno»
«Già. Sembra un’altra persona. E sta bene conciato così, e porca miseria, cammina sui tacchi meglio di me!» Entrambi risero un po’ maligni. Una macchina si fermò ed abbassò il finestrino, Yuri si avvicinò con fare suadente, e dopo un rapido scambio di battute si avviò per salire in auto con l’uomo. A quel punto Sergej intervenne portandolo via e lei diede una rapida e fredda spiegazione al tizio in auto. I presenti bisbigliavano e ridevano, Yuri li salutò come se fosse una diva, lanciando loro baci soffiati dalla mano.
«Dove mi porti omaccione?»
«A dormire» rispose severo Sergej trascinandolo,
«No!» protestò, divincolandosi dalla presa ferrea dell’amico. Sergej non mollava, così Yuri gli diede un calcio in mezzo alle gambe e scappò via, correndo piuttosto agilmente nonostante i tacchi. Ritornò alla festa, di corsa, e sbatté contro Boris.
«Allora sta notte è destino, bambolina» gli porse una bottiglia, il profumo fruttato. «Ti va se riprendiamo da dove siamo stati interrotti poco fa?» Yuri non aveva capito una sola parola, già da prima aveva la sensazione di essere fisicamente estraneo a tutto ciò, il mondo vorticava leggermente attorno a lui. Si limitò a sorridergli. Boris lo portò su un divanetto e si sedettero vicini, si tolse la maschera e lo baciò con passione, bacio che Yuri ricambiò con altrettanto trasporto. Prese a lisciargli la coscia, avvicinandosi poco a poco con la mano per arrivare sotto la gonna mentre l’altra era attorno alla vita. Ivanov fu più sbrigativo, si tolse il guanto, scivolò con la mano sotto l’abito da medico della peste veneziano e gliela infilò nei pantaloni, Boris lo strinse forte a se e gli morse il labbro, Sergej intervenne e li separò bruscamente.
«Ma dai!» si lamentò Yuri.
«È già la seconda volta, lei ci sta. Qual è il problema?»
«Lei è Yuri, Boris» disse severamente Sergej. Yuri, ubriaco e fatto d’erba, si mise a ridere e lo salutò con la mano, Boris si sentì sprofondare e impallidì anche se sotto tutto quel cerone bianco non si vedeva. Non avrebbe mai immaginato, neanche lontanamente, che a baciarlo in modo così appassionato e toccarlo con metodo potesse essere Yuri, ma soprattutto, non avrebbe mai immaginato che Yuri potesse travestirsi e perdere del tutto il controllo per un po’ d’erba e d’alcool, perché Boris lo aveva lasciato con fumo passivo ed un cicchetto di fragolino, nulla di più. Sergej trascinò via Yuri con la forza, lasciando Boris impalato, sorpreso.
«Io non ci voglio venire con te» Yuri si divincolava, provò nuovamente a calciarlo in mezzo alle gambe ma Sergej fu previdente.
«Tu vieni con me, e basta»
«No! Sei cattivo e noioso», gli morse la mano, così Sergej lo alzò di peso e se lo caricò sulla spalla. Yuri gli afferrò e tirò le mutande.
«Figlio di una cagna!» lo mise a terra, Ivanov lo guardava rabbioso, il rossetto sbavato. Era confuso e infastidito.
«Lo porto io in camera. Tu occupati di Kai. Ha preso sonno su un albero in cortile»
«Come cavolo ha fatto?» Sergej era esasperato, lei fece spallucce e prese Yuri per mano.
«Vuoi venire con me?», Ivanov la guardò con titubanza, la sensazione che lei gli fosse familiare, ma quel trucco lo inquietava un po’. Non capiva cosa fosse. Un rapace notturno? Un canide? Quegli occhi gialli brillanti da gatto erano inquietanti. La seguì ugualmente, il tono di voce tranquillo di lei lo rassicurava.
«Voglio appendere alle pareti tanti clamonti, così cambiano colore» disse allegro mentre percorrevano il corridoio, barcollava un po’, di tanto in tanto si appoggiava con la mano alla parete.
«Camaleonti»
«E che ho detto, clamonti. E fare una piscina enorme nel cortile, perché io odio il mare. Ma nella mia piscina non ci voglio tutti. Tipo quel tizio di prima, è antipatico, sempre serio, non mi fa divertire. Non lo voglio nella mia piscina», lei rideva, non aveva mai visto Yuri in quelle condizioni, lo trovava divertente. «Lo sai, in Francia hanno il quadro di una patata in un museo, me lo ha detto Kai. Mentre in Italia è pieno di statue con il pisello da fuori, questo l’ho visto in televisione. Da piccoli io e Boris pensavamo che quella cattedrale a Mosca fosse tipo Disneyland, o la casa di quel tizio che vola sul tappeto. E anche che lo Zar avesse il coniglio delle uova di pasqua, perché lui aveva tutte quegli ovetti colorati. Questo però potrebbe essere vero. Ma i conigli fanno le uova? Non mi ricordo. Perché i pesci sono muti?»
Raggiunsero la camera di Yuri, seduto sul letto si tolse i tacchi accompagnando ciò con un verso liberatorio. «Mi facevano male i piedi», poi si tolse anche il top e i seni finti e da questi caddero per terra gli assegni presi dal vecchio Hiwatari. Lei li vide e li raccolse.
«Come li hai avuti questi assegni da Hito Hiwatari?»
«Ho acceso la luce e non è uscito l’uomo nero.. Però potresti essere tu l’uomo nero e rubarmeli»
«Cosa ti viene in mente?»
«Non capisco chi sei, hai una faccia strana» Yuri era di nuovo perplesso nei confronti di lei, si allontanò un po’, senza smettere di fissarla turbato. Quegli occhi gialli brillanti con la pupilla verticale alla luce chiara e limpida della stanza gli parvero anche più inquietanti di prima.
«Se ti dicessi chi sono ti arrabbieresti, ne sono sicura, perché, come dici sempre, consumi il mio ossigeno» lei guardò meglio gli assegni, «Quarantamila  rubli e..» contò più volte gli zeri sul secondo assegno, «Centomilioni di rubli? Ma che follia! E perché questo lo hai fatti intestare a me?»
«Non è intestato a te ma a quella befana di Anja» sottolineò Yuri riprendendoseli.
«Perché quello da centomilioni?»
«Così, se è qualcosa, va in galera lei»
«Cosa? Ma sei stronzo?»
«No» rispose secco e stizzito, allontanandosi ancora un po’ da lei, era sul bordo del letto.
«Tanto io anziché andarlo a prelevare lo distruggo» replicò irritata.
«Tu non puoi, lo deve fare Anja, così l’arrestano e la smette di fare l’odiosa con me»
«Sei tu che fai l’odioso con me, non io con te»
«Non è vero. E poi io non ti conosco»
«Idiota sono Anja», lui la scrutò meglio ma quella persona davanti a lui non gli sembrava affatto lei, e ciò probabilmente, non solo per il travestimento, ma perché era ancora ben stordito.
«No, tu sei il mostro che vuole rubarmi tutti i soldi», si allontanò ancora un po’ e cadde dal letto, e visto che si trovava lì, decise di infilarsi sotto. Lei si affacciò da sopra, a testa in giù, facendolo sobbalzare e sbattere la testa contro la rete del materasso.
«Sono Anja, e adesso dammi quell’assegno»
«No. E poi lei non è così brutta e con gli occhi così. È carina, befana, ma carina», lei si mise a ridere divertita, irritandolo.
«Davvero mi trovi carina? Anche io ti trovo carino»
«Tu no. Sei il mostro che vuole rubarmi i soldi. Sono miei adesso»
«È un travestimento, e queste sono delle lentine colorate. Porca miseria, sei partito per bene sta sera»
«Non sono partito, sono ancora qui»,
«Vorrei vedere cosa accade nel tuo cervello. Sembri lucido, ma non lo sei per niente. Forza, vieni fuori o chiamo Sergej che ti tira con la forza»
«No»
«Hai intenzione di rimanere per sempre sotto il letto?»
«Ho sete e sonno»
«Benissimo»
Lei uscì dalla stanza, poco dopo Yuri uscì da sotto il letto e si lasciò cadere su di esso. Gli girava la testa e aveva una leggera nausea. Entrò Kai, vispo e vivace, cominciò a saltare sul letto, e poi dal letto al divano e viceversa. Si era tolto i vestiti, le mutande in testa e indossava un bustone della spazzatura nero come veste che ad ogni movimento faceva rumore, e delle ciabatte diverse, una troppo grande e l’altra troppo piccola. La faccia ancora pitturata da coniglietto mal riuscito. Sergej giunse in camera con il fiatone, lo stava inseguendo da quando era riuscito a farlo scendere da l’albero. A l’ennesimo slancio per saltare dal letto al divano, Yuri lo afferrò per la caviglia e lo fece cadere faccia a terra, Kai fece un verso di dolore, Sergej ne approfittò per acciuffarlo.
«Bevi questo e falla finita» Sergej porse a Kai una bottiglia di acqua,
«Non lo bevo se non è colorato» capriccioso, cercando di liberarsi dalla morsa dell’amico.
«Peggio di un bambino», Sergej respirò profondamente, «è più buono se non è colorato» disse mascherando di calma la pazienza ormai perduta.
«Voglio dell’acqua» Yuri si sedette e guardava i due, Sergej gli diede la bottiglia, mentre Kai seduto per terra si guardava le mani ed afferrava l’aria. Bevve mezza bottiglia tutta d’un fiato, Kai si alzò ridendo e riprese a saltare sul letto, dandosi slanci per cercare di toccare il soffitto. Yuri lo trovò divertente e cominciò a fare lo stesso, Sergej esasperato digrignò i denti e si tirò la faccia, quei due erano insostenibili. Yuri si fermò, aveva un’espressione strana, si affacciò di fretta alla finestra e vomitò, in quel momento entrò Anja, portando delle bottiglie d’acqua.
«Oddio, è quello che penso?»
«Si, ed è meglio fermare Hiwatari prima che lo faccia anche lui, o che si spezzi l’osso del collo». Kai fece un salto lungo, nel tentativo di raggiungere il lampadario al centro della stanza, gridando wiiiii, ma si diede male lo slancio e sbatté di petto e faccia contro l’anta dell’armadio, rimase disteso a terra lamentandosi per la botta presa in faccia contro lo spesso legno e poi per terra. Senza più nemmeno un briciolo di pazienza Sergej lo afferrò e gli legò mani e piedi con una delle calze autoreggenti che si era perso Yuri saltando, e lo stese sul letto.
«Adesso dormi e non rompere più le scatole, porca miseria!» Afferrò Yuri e lo portò in bagno, «se devi vomitare fallo nel gabinetto e non dalla finestra». Aspettò che i due fossero tranquilli e prendessero sonno prima di andare via e chiudere la porta a chiave. Anja prese i due assegni e distrusse quello da centomilioni di rubli, ma conservò quello da quarantamila, quei soldi gli avrebbero fatto comodo, e Hito Hiwatari, tutto sommato, glielo doveva.
La mattina seguente i due si svegliarono tardi e con il mal di testa. Intrattabili più del solito, e con vuoti di memoria, alcuni dei quali furono colmati dai video girati da chi divertito aveva deciso, non solo di assistere, ma anche di immortalare loro due in quelle particolari condizioni. Si parlò per mesi di Yuri travestito da prostituta che si mise a battere sul marciapiede fuori dal monastero, Fragolina rimase indimenticabile per Boris.


I personaggi del manga/anime Beyblade di Takao Aoki sono stati utilizzati in questa fanfic.
 

Buon Halloween fagiolini :* 

   
 
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