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Autore: drawhood    01/11/2022    0 recensioni
Emily è un tipetto orgoglioso, testardo e senza peli sulla lingua. Finge che non le interessa niente ma nel profondo spera di trovare l'amore.
Derek è il migliore amico di suo fratello, nonché il fidanzato di una delle sue amiche più strette. Decisamente proibito per lei.
Ray è tenebroso, sconsiderato e nemico pubblico della metà delle persone che conosce.
Phineas è dolce e attento ma troppo piccolo per lei.
Eppure questi tre non fanno altro che gravitarle attorno ed Emily non ne ha la più pallida idea: chi è quello giusto per lei?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Non riuscivo a credere di essermi lasciata convincere ma eccomi qua che sedevo sugli spalti mentre aspettavo che mio fratello terminasse gli allenamenti e intanto mangiucchiavo la penna e guardavo il mio blocco appunti con la pagina ancora del tutto bianca. Non avevo la più pallida idea di come si organizzasse una festa, quella sapete in stile americano fatta in casa con fiumi di alcol e giovani adolescenti ubriachi. Ma poi chi diamine dovevo invitare e soprattutto chi sarebbe mai potuto venire ad una mia festa?

Sollevai lo sguardo per osservare mio fratello mentre si lanciava all'inseguimento di una palla da football. Rue aveva ragione. Purtroppo solo quell'energumeno mio consaguineo poteva aiutarmi.

«Mostriciattolo, passami la bottiglia d'acqua.»

Derek lasciò il campo e venne da me a corto di fiato. Tese la mano in direzione del suo zaino che era accanto a quello di Will e di conseguenza accanto a me. Sorrisi beffarda. «Perché non te la prendi da solo? Sono solo tre scalini.»

«Non fare l'antipatica e passamela.»

«Smettila di chiamarmi mostriciattolo.»

«Emily...» se ne uscì in un vero e proprio lamento. Era troppo stanco persino per bettibeccare con me, perciò sbuffando gli lanciai la bottiglietta d'acqua. Tornai ad osservare il foglio bianco. «Che cosa stai scrivendo lì da mezz'ora?»

«In realtà ancora nulla.» Vidi Will avvicinarsi ma lui ebbe la capacità di fare quei tre gradini in più che servivamo per prendersi l'acqua da solo. «Sto organizzando una festa.» Annunciai e li guardai dritto negli occhi entrambi aspettando solo il momento in cui scoppiassero a ridere. Non lo fecero. Will non parve però credermi.«Anche se fosse vero mamma e papà non te lo permetterebbero mai.»

«Questo fine settimana non sono a casa. Hanno una conferenza a Dallas.» Will smise per un secondo di bere e mi guardò come se non fosse sicuro di avere sua sorella davanti. «Come mai vuoi organizzare una festa?»

«Me lo hanno chiesto le mie amiche.»

A quel punto Will rise. Non avevo avuto dubbi in merito alla sua reazione eppure non mi piacque per niente il suo commento. «Una festa per le tue amiche racchie.»

«Non chiamarle così». Will continuò a sghignazzare mentre Derek ebbe la decenza di non spallegiarlo questa volta, anche perché tra quelle amiche c'era anche la sua fidanzata. Piuttosto chiese: «e a noi ci inviti?»

Era una domanda ironica, anche perché casa mia era anche casa di Will e poi dovevo fare una piccola ammissione: «in realtà ho bisogno del vostro aiuto.»

Will si sedette e disse «fammi indovinare. Hai bisogno che ti troviamo la gente.»

«E anche l'alcol.»

I due amichetti del cuore si lanciarono un'occhiata di intesa. Non avevo la più pallida idea di cosa stessero tramando ma conoscevo entrambi e sapevo che Will aveva sempre voluto dare una festa a casa nostra ma non aveva mai potuto e ora gli avevo servito l'opportunità su un piatto d'argento. Con una sorella collaborativa e non spiona poteva fare quello che voleva.

«Però impostiamo delle regole.»

Il sorriso di entrambi si spense al sentire quelle parole. «Will... Mamma e papà non devono accorgersi di niente e se tu inviti chi ti pare ci può arrivare gente che ci sfascia casa. Dobbiamo almeno mettere un limite di partecipanti e soprattutto devono essere persone che conosciamo, persone della nostra scuola per esempio.»

«Credi che sia stupido? Ci avevo già pensato.»

«Pensato quando?»

«Will ha avuto la tua stessa idea. Ci stavamo già organizzando.» ammise il suo migliore amico e io mi voltai sotto shock verso mio fratello. «E non mi hai detto niente?!»

«Adesso lo sai.» Fece spallucce come a dire che non era un grande problema ma io immaginai a come sarebbe stato se invece non gliene avessi parlato io per prima. Mi sarei ritrovata al piano di sotto in pigiama mentre un ammasso di teenagers ballavano e si scatenavano nel mio salone. A volte certi suoi comportamenti proprio non li capivo.

«Andate a farvi la doccia che voglio tornare a casa.» Non se lo fecero ripetere una seconda volta.

«Tanto non serve a niente.» Sbottai e chiusi di malo modo il taccuino. Non c'era bisogno che mi impegnassi, se Will diceva che aveva già pianificato tutto significava che l'unica cosa che non aveva fatto fino ad ora era stata avvisare me. Per quanto mi desse fastidio almeno pensai che adesso non era più un mio problema e che soprattutto le ragazze ne sarebbero rimaste entusiaste.

«Tu sei Emily, vero?» stavo per lasciare il campo e dirigermi direttamente verso il parcheggio per attenderli lì quando qualcuno fece il mio nome. Voltandomi notai un ragazzino poco più alto di me che mi sorrideva e io non fui sicura che si stesse rivolgendo proprio a me perciò mi guardai attorno, magari c'era un'altra Emily nei paraggi e non ci avevo fatto caso. «Si... Sono io. E tu chi sei?»

«Phineas. Un amico di tuo fratello.» Conoscevo abbastanza bene gli amici di mio fratello e quel ragazzino non lo avevo mai visto prima. Eppure sapeva il mio nome. «Faccio da riserva, gioco con lui a football. Ti ho notata spesso seduta sugli spalti ad aspettarlo e inizialmente ho pensato che fossi tipo la fidanzata poi mi ha detto che in realtà sei sua sorella.»

Non avevo la più pallida idea di dove volesse arrivare ma rimasi in silenzio aspettando che fosse lui in realtà a spiegarsi meglio. Phineas forse però sperava che dicessi qualcosa io perché balbettò per qualche secondo, si grattò la nuca e infine disse: «Will mi ha detto che sei molto brava in matematica.» Che era la cosa più assurda che potesse dirmi in quel momento.



«Perché Will avrebbe dovuto dirti-» ma poi realizzai. Chiusi gli occhi per qualche instante. Una parte di me aveva la sensazione che era tutto programmato e infatti quando mi girai di scatto vidi due teste spuntare dalla porta socchiusa. Quando incrociai il loro sguardo i due malfattori sparirono.

«Mi chiedevo se potessi aiutarmi finite le lezioni. Will mi ha detto che non sarebbe la prima volta per te.»

Will domani non avrebbe più avuto una bocca per dire proprio nulla a nessuno. «Phineas ti va se ne riparliamo? Adesso devo proprio andare.»

E lo salutai senza aspettare che lui ricambiasse in verità. Ero troppo infuriata perciò non pensai seriamente a quello che stavo facendo, reagii di istinto e quando aprii la porta dello spoglitoio maschile non badai neanche alle proteste e alle occhiate sorprese dei presenti. I miei occhi vagarono in cerca di quei due bastardi.

«Dove si sono nascosti?!» prima che potessi fare un'altro passo in quel luogo proibito il buio piombò davanti a me e riconobbi il tocco di una mano che mi stava impedendo di proposito di vedere e poi con l'altro braccio sollevarmi per la vita con facilità quasi come se pesassi meno di una piuma e trascinarmi fuori.

«Non puoi entrare qui.» Riconobbi la voce.

«Derek, lasciami andare!»

Lui fece come ordinato solo quando si fu chiuso la porta alle spalle. «Sei impazzita?!» Sembrava incazzato e questa cosa mi fece se possibile innervosire ancora di più. «Dov'è che si è nascosto quel codardo?»

«Si starà facendo la doccia.»

«Ma se era lì a spiarmi con te fino a pochi secondi fa. Allora dov'è?»

Derek non rispose, si passò una mano sui capelli corti e si guardò attorno in difficoltà. «Perché non lo aspetti? Sono sicuro che tra mezz'ora potrai insultarlo in tutte le lingue che vuoi. Adesso è li dentro e tu non puoi entrare.» E lo disse con un tono che non ammetteva repliche. Sbuffai. «Ma voglio ammazzarlo ora non tra mezz'ora. A proposito tu sei suo complice quindi dovrei ammazzare anche te.» E feci per colpirlo quando notai che Derek era in realtà a petto nudo e forse si stava denunando prima che entrassi come una furia nello spogliatoio. Arrossendo mi resi conto della figura di merda che avevo fatto e perciò trassi un respiro profondo e provai a calmarmi.

«Di pure a Will che la festa è annullata e che se prova a fare qualcosa senza il mio permesso lo dirò alla mamma e lei gli toglierà la macchina.»

«Ma Emily!»

«Ma Emily niente! A volte proprio non vi capisco.» E me ne andai lasciandolo lì con quello che sembrava una punta di rimorso, o almeno speravo.





Charlie mi guardava un po' divertita e un po' stranita ma non si azzardava a fare commenti. Ieri sera parlando al telefono le avevo detto che sarei venuta con l'autobus e che quindi potevamo prenderlo insieme. Lei quasi non ci aveva creduto poi alla fermata mi aveva visto e allora ci eravamo sedute e adesso io picchiettavo nervosamente il piede a terra e lei invece mi fissava, forse aspettandosi che dicessi qualcosa. Le avevo raccontato bene o male quanto accaduto ed era stata anche l'unica a cui avevo confidato di aver annullato la festa. Se lo avessi detto a Rue o a Jane sarebbero impazzite e mi avrebbero certamente rimproverata. Nisha doveva già saperlo ma era sempre stata una ragazza intelligente, ero sicura non si sarebbe lasciata manovrare da Derek al fine di persuadermi. A Valentina poco importava e Rachel con gli impegni che aveva con la band dubito sarebbe anche venuta.

«Secondo me hai fatto bene ad annullare la festa. Così tuo fratello impara ma rinunciare ad un passaggio in auto... Non è che ci vai a perdere tu?»

Per quanto avesse ragione la reazione di mio fratello di questa mattina quando si era reso conto di averla combinata grossa era stata unica. Era davvero terrorizzato di dover annullare tutto. «Sono stanca di quei due e del loro modo di prendermi in giro.»

«Sono solo dei bambini immaturi.» Charlie lo diceva più per confortarmi e mostrarsi dalla mia parte piuttosto perché ci credesse davvero. Era stata fortunata a non averli ancora incontrati quei due. «Emily?»

«Mmh?»

Tutto ad un tratto mi chiesi perché Charlie si fosse abbassata per sussurrarmi all'orecchio. «Ma quello non è il tizio della band?»

Alzai di scatto la testa e lo vidi, in piedi che indossava gli auricolari e muoveva la testa a ritmo di musica. Non ci aveva notate.

«Ti ricordi come si chiama?» e io risposi senza esitazione. «Ray. Il suo nome è Ray.»

E in quel momento l'autobus frenò e Ray alzò il capo e si rese conto che era arrivato alla sua destinazione. Charlie mi diede un colpetto per farmi capire che anche noi eravamo arrivate. Davanti a noi infatti sti stagliava l'edificio scolastico.

Dopo essere scese i nostri occhi restarono fissi su Ray che con lo zaino ci camminava davanti, dritto verso la nostra stessa meta e ignaro che lo stessimo seguendo. In teoria non lo stavamo seguendo, era piuttosto che ci trovavamo ad andare nello stesso luogo e poiché infondo lo avevamo conosciuto ma non avevamo il coraggio di dirgli ciao lo stavamo osservando incuriosite mentre ci camminava davanti.

«Emily!»

Qualcuno dovette urlare il mio nome. Io e Charlie ci arrestammo, Ray che non indossava più gli auricolari si voltò ci colse in flagrante. Non passarono più di due secondi che i nostri sguardi si incrociarono che Phineas mi coprì totalmente la visuale parandosi di fronte.

«Ciao. Ti ricordi di me? Mi sono presentato ieri.»

«Si, certo. Il ragazzo che voleva le ripetizioni.»

«Che ripetizioni?» chiese Charlie incuriosita. Intanto io tentai nella maniera più naturale possibile di allungare il collo per vedere aldilà delle spalle di Phineas se Ray fosse ancora lì. Il bassista tuttavia era scomparso.

«Matematica. È molto brava.»

«Davvero?! Anche a me servirebbero. Sono una frana in matematica.»

Odiavo dover dire di no ma nonostante questo avevo riflettuto abbastanza per trovare cosa dire a Phineas ma adesso c'erano anche gli occhioni azzurri di Charlie che mi guardavano speranzosa e per questo non me la sentii proprio di inventare una scusa. «E va bene. Oggi a casa mia, venite subito dopo la fine dell'orario scolastico. Di solito è verso il tardo pomeriggio che studio.»

«Dici davvero?» Charlie mi dava l'impressione di essere più entusiasta di Phineas che però chiese «dov'è che abiti?»

«Fatti dare direttamente uno strappo da Will oggi. Sono sicura che accetterà.» E seppur stranito per la vena ironica con cui avevo pronunciato quelle parole, Phineas annuì e senza indulgiare troppo ci ringraziò e si dileguò.

«Non mi avevi detto che era perché volesse delle ripetizioni di matematica.»

«Ti avevo parlato di ripetizioni.»

«Si ma non hai specificato la materia.»

«E che importanza ha?»

«Per me moltissima! Sono una frana con i numeri.» E scoppiammo a ridere per l'assurdità della situazione. «Comunque sono felice che almeno ci sei anche tu. Sarebbe stato parecchio strano da sola con quel ragazzo.»

«È carino, però.»

«È un ragazzino. Sembra troppo piccolo.»

«Anche a me lo dicono.» Ribatté con un tono un po' duro. Era vero, però. Charlie sembrava davvero più piccola. «Magari chiedigli quanti anni ha.»

«E che importanza ha?»

Non è lui che mi interessa... Pensai ma non glielo dissi.







Tra lo spacco della terza e quarta ora era impegnata a riporre i libri che non mi servivano nell'armadietto e prendere invece quelli che avrei utilizzato per la prossima lezione. Essendo occupata pertanto non lo sentii giungere ma quando una voce profonda che non mi era affatto familiare dichiarò: «proprio non ce la fai a non fissarmi» mi voltai e incrociai gli occhi chiari e cristallini di Ray. Il mio cuore ebbe un sussulto.

«C-che dici?»

Ray sghignazzava appoggiato al muro di armadietti con le braccia incrociate. «Dico che questa è già la seconda volta che ti becco che mi guardi. E per caso stamattina mi stavi pedinando?»

Non mi piaceva affatto il modo in cui cercava di fare certe insinuazioni. Abbandonando il nervosismo chiusi con decisione l'armadietto e lo fronteggiai. «Non farti troppi film, mio caro. Avevo preso l'autobus con Charlie e ti abbiamo riconosciuto. Tutto qui.»

«E da quando tu prendi l'autobus?»

«Perché che cosa vorresti dire?»

Come faceva a sapere che quella era la prima volta che prendevo l'autobus? Ray si avvicinò fino a calarsi. Ero piuttosto bassina, realizzai ora che ce lo avevo faccia a faccia. E di quella differenza d'altezza se ne voleva approfittare. «Una figlia di papà come te non prende certo i mezzi pubblici.»

Mi sentii oltremodo offesa. Prima l'insinuazione di stalkeraggio e adesso questo. Per caso ce l'aveva con me?

«Io non ti conosco.» Gli ricordai. «Non ti permettere di parlare come se sapessi qualcosa di me.» Ed ero abbastanza seria e anche irritata. Ray però non volle retrocedere, anzi se possibile si avvicinò di più costringendomi a fare un passo indietro. Aveva uno sguardo davvero intenso.

«Ci vediamo in giro Haines.»

«Spero proprio di no!»

Ma che cosa diavolo era appena successo?







«Perciò ti ha detto solo ci vediamo in in giro Haines?»

Charlie era confusa, le avevo ripetuto la storia almeno due volte ma lei cercava di fare mente locale e non ci riusciva. Come me si chiedeva perché di quell'ostilità. Ahimè però non eravamo sole, Phineas ci aveva ascoltato senza dire una parola fino ad ora. Alla fine però convenne che era giusto esporre la sua tesi. Tutti e tre eravamo nella sala da pranzo, seduti davanti a delle tazze di cioccolato, calcolatrici e libri di matematica. «Magari lo avrai friendzonato su Tinder e non te lo ricordi.»

«Non ho mai friendzonato nessuno su Tinder perché io non uso Tinder.»

Le sue tesi erano assurde. «Allora in quinta elementare.»

«Phineas per favore così non ci aiuti.» Disse Charlie severa e Phineas si scusò. La mia amica aggiunse: «ne hai parlato con Rachel?»

«Meglio di no. Non è una cosa grave e poi magari mi sono impressionata, magari non stava cercando di minacciarmi.»

«Magari voleva provarci con te e ha letto da qualche parte che alle ragazze di oggi piacciono quelli che le trattano male.» Sia io che Charlie lo guardammo male. Phineas alzò le braccia al cielo e aggiunse: «anche io penso che sia una mossa stupida ma non si può mai sapere.»

«Quello pensa che io lo stalkeri o una cosa del genere.» Mi dava abbastanza fastidio l'idea che pensasse una cosa del genere. Non ero il tipo di persona da far aumentare l'ego di nessuno. Charlie fece per aggiungere qualcosa ma in quel momento Will entrò nella stanza e ci salutò mentre divorava una ciambella.

«Allora come vanno le ore di studio?» Shignazzante come al solito arrivò per prendermi in giro. Ma poi la sua attenzione si spostò altrove. «E tu chi sei?»

«È Charlie, una mia amica. Comportati bene.»

Ci mancava solo che iniziasse a fare il maleducato con una delle mie amiche. Di solito le ignorava perché diceva di non sopportarle. Il due di picche di Valentina evidentemente bruciava ancora.

«Allora non sono proprio tutte racchie le tue amiche.»

«Will!» urlai sconcertata mentre Charlie diventava tutta rossa per l'imbarazzo o forse per la vergogna. Non avrei saputo dirlo. La mia amica bionda non aveva per niente apprezzato quella specie di complimento. «Mi avevi detto che tuo fratello era un po' svitato ma non pensavo così tanto.»

Spalancai la bocca sorpresa. Will come me la guardò e non seppe cosa dire. Alla fine rise e si rivolse a Phineas. Gli poggiò una mano sulla spalla e si calò per vedere cosa stesse scrivendo. «Queste cose le facevo due anni fa con il professor Robinson.»

«Perché sono cose del primo anno.» Gli ricordai ma Will lo sapeva perfettamente. «Non mollare, campione.» E Phineas rispose. «Non ti deluderò capo.»

Avevo come la netta sensazione che non stessero affatto parlando di matematica.

«Va bene basta così. Will vattene, stiamo studiando.»

«Me ne sto andando. Ci vediamo domani in campo Phineas e...» spostò la sua attenzione sulla mia amica «Charlotte è stato un piacere.»

«Si chiama Charlie.»

«E io che ho detto?»







Era stata una giornata stancante. Charlie e Phineas erano rimasti persino a cena perché avevamo finito di studiare fino a sera tardi, in verità poi Phineas ci aveva lasciati e noi ragazze eravamo rimaste sole. Poiché non avevo intenzione di far tornare Charlie a casa in autobus di sera le avevo proposto di restare a dormire da me.

«Ma ai tuoi genitori sta bene?»

«I miei sono abituati. Tranquilla.»

E perciò non dovetti insistere per convincerla. Le avevo prestato un pigiama e dopo esserci fatte la doccia ci eravamo piazzate di fronte la televisione. Avevo messo netflix e pensavamo di goderci una serata in tranquillità solo io e lei. Mamma e papà erano a cena fuori per lavoro e di solito tornavano sempre molto tardi. Will invece aveva accompagnato Phineas a casa e poi mi aveva avvisato tramite un messaggio che sarebbe stato in giro con Derek.

«Un po' di tranquillità.»

E furono le ultime parole famose perché poi sentimmo le chiavi girare nella serratura e la voce di mio fratello rimbombare per tutta la casa.

«Non avevi detto che eri uscito?»

Chiesi anche prima che entrasse nel soggiorno e lo vedessi. Tuttavia in maniera repentina il mio umore scocciato cambiò completamente quando lo vidi. Will aveva un occhio nero. Scattai come una molla nella sua direzione per capire meglio la situazione. Sentimmo la porta rinchiudersi e Derek fece il suo ingresso. Anche lui non se la passava molto bene: aveva un taglio sul labbro e le nocche spaccate.

«Ma che cosa vi è successo?!» Chiesi allibita mentre non perdevo d'occhio Will che si era spostato in cucina. Lui non mi rispose, non sembrava volesse neanche guardarmi. «Will?»

«Per caso stai uscendo con Ray Scott?» Sbottò contro di me prendendomi alla sprovvista. In quel momento sembrava un cane rabbioso, mentre mi fissava con occhi furenti e le mani serrate in due pugni.

«Chi?!»

In un primo momento non collegai ma poi Charlie si accostò e poggiandomi una mano sulla spalla mi ricordò che un Ray noi lo conoscevamo. «Forse intende il bassista.»

«Quel coglione con i tatuaggi, esatto.»

«E anche se fosse?»

Avevo incontrato quel tipo due volte nella mia vita ma non era questo il punto. Che cosa c'entrava l'amico di Rachel in tutta questa storia?

«Emily.» Pronunciò in un sibilo il mio nome facendomi sentire piccola piccola. «Rispondimi. Stai uscendo con quel tipo?»

«Will, calmati adesso.»

Fu la voce di Derek a mettersi in mezzo. Il ragazzo comparve alle mie spalle e si frappose tra di noi. «Hai bisogno di darti una ripulita adesso.»

Fu con quelle parole di Derek che mi accorsi che Will aveva le mani e la maglia sporche di sangue. Inorridii a quella scena. «Che cosa hai combinato?» chiesi in un sussurro. Will però era fuori di sé. «Rispondimi.»

«Dannazione no! Non sto uscendo con lui, lo avrò visto due volte in vita mia. Ma che ti prende?! Perché ce l'hai con me?»

Di solito non scoppiavo mai in lacrime così ma era una situazione davvero stressante con Will, mio fratello, che mi entrava in casa con un occhio nero, sporco di sangue e arrabbiato in un modo in cui non lo avevo mai visto, per giunta con me.

«È la verità?»

Chiese a Charlie che ebbe un sobbalzo quando si rivolse a lei. Anche la mia amica era intimidita da quella versione di Will. Per fortuna c'era Derek lì con noi. «Questo Ray è il bassista della band di cui Rachel, una nostra amica, fa parte. Lo abbiamo incontrato ad un loro concerto. Ce lo hanno presentato ma è finita lì. Solo oggi abbiamo scoperto che frequenta la nostra scuola.»

Will sembrò sollevato. Lui e Derek si scambiarono un'occhiata e poi si rivolse nuovamente a me. «Emily...» provò a dire addolcendo il tono. Ma non funzionava così, non poteva cavarsela con così poco. Mi aveva spaventata a morte, quasi non lo riconoscevo più.

«Non mi parlare. Quando papà e mamma tornano discutine con loro. Io non ne voglio sapere niente.»

E me ne andai asciugandomi quelle due lacrimucce che mi aveva fatto scendere e correndo quasi di corsa su per le scale. Pensai che Charlie mi stesse raggiungendo ma quando aprii la porta della mia stanza e mi gettai sul letto vidi che la persona che mi aveva inseguita in realtà era Derek.

«Che cosa vuoi tu?»

Derek prese uno dei peluche che avevo nella cesta dei ricordi e me lo lanciò. Era una mia abitudine fin da quando ero piccola quella di attaccarmi ad oggetti morbidi e pelosi e stritolarli quando ero triste o nervosa. Mio padre me ne regalava uno ogni mio compleanno da quando avevo cinque anni.

«Lo so che sei preoccupata ma non è successo nulla di grave. Will e io abbiamo avuto una discussione con dei ragazzi e tra questi c'era questo Ray.»

Mio fratello e Ray si conoscevano?

«Non mi interessa. Puoi anche uscire perché non ne voglio parlare.» Mentii e Derek in risposta si sedette sul letto.

«Will non è arrabbiato con te ma preoccupato. Questo Ray ha cercato di provocarlo e ha messo in mezzo te. Will ha perso la testa e ha iniziato a picchiarlo.»

«E che cosa gli ha detto?»

«Fidati, non vuoi saperlo.»

Ebbi una fitta al petto. Mio fratello mi aveva chiesto se c'era qualcosa con quel Ray e potevo solo immaginare quale disgustosa insinuazione quella persona potesse aver fatto per far scattare Will. «So che prima è stato un coglione ma se ti dico che tuo fratello si è battuto per il tuo onore, non ti senti di perdonarlo un po'?»

Scossi la testa. Ero stufa dei suoi modi arroganti e oggi aveva superato il limite. «Dovresti metterci del ghiaccio.» E indicai le nocche spaccate. «Non c'era bisogno comunque che lo faceste. Con la violenza non si risolve niente.»

Se pensavo a quanto fossi stata stupida stamattina... Il primo tipo che sembrava interessarmi mi odiava e per di più mi degrinava alle mie spalle per aizzare mio fratello. Ma potevo essere più sfortunata?

«Ha avuto quello che si meritava.»

Derek non aveva voglia di discutere con me sulla questione perciò si alzò. «Mi aiuti a fasciarle?» Chiese con tono dolce e non seppi resistere. Vederlo ridotto così poi mi faceva male. Senza obiezioni lo seguii al piano di sotto.

Will e Charlie erano stranamente insieme, seduti davanti al bancone della cucina che stavano parlottando. Non appena ci videro, Will scattò e fece una cosa che in realtà non gli avevo visto fare da tempo. Corse ad abbracciarmi. Io restai impalata, rigida come un sasso mentre le sue braccia mi avvolgevano.

«Che cosa stai facendo?» chiesi allarmata.

«Charlie ha detto che avrebbe funzionato.»

«Se mi lasci andare prometto che ti perdono.» E Will mi lasciò andare «è imbarazzante anche per me.» E mi diede un pizzicotto sulla guancia.

«Non farlo mai più.» E glielo feci giurare mentre in sottofondo si sentiva la risata divertita di Charlie.

Derek si stava prendendo del ghiaccio ma lo frenai e gli dissi di andarsi a sedere. «Perché tu sei quello conciato peggio?»

Gli chiesi non appena tornai con la scatola di pronto soccorso che tenevamo nel ripostiglio. Fu Will a rispondere. «Perché è quello che ha iniziato la rissa.»

«Come?»

Derek si irrigidì. «Ma non è quello che mi hai detto.»

Derek fece spallucce fingendo di non ricordarsi. «Ah no?»

«Che cosa è successo esattamente?» E questa volta lo chiesi a Will. «Eravamo usciti a coppie grazie alla straordinaria idea di Derek. C'erano lui e Nisha che stavano uscendo dal locale e la tua amica a quanto pare ha riconosciuto Ray così ha provato a salutarlo ma lui ubriaco da far schifo ha iniziato a fare il cazzone. Poi hai visto arrivare anche me, ha detto qualcosa che non ho sentito e poi Derek gli si è lanciato addosso. Ray non era solo, c'erano altre tre persone con lui perciò sono intervenuto anche io. Solo dopo quando abbiamo riaccompagnato le ragazze a casa Derek mi ha rivelato che cosa Ray avesse detto. È stato fortunato che abbia capito solo dopo.»

Ascoltai con un misto di stupore ciò che era davvero accaduto. Pensai al fatto che avrei dovuto chiamare il prima possibile Nisha e chiederle se stesse bene e poi avrei dovuto parlare anche con Derek ma non davanti a Will.

«Adesso non pensiamoci più.» Decisi e tirai fuori delle garze e del disinfettante. Intanto chiesi a Charlie di occuparsi del ghiaccio. Con Derek passai meticolosamente a disinfettargli le ferite e infine avvolsi le garze attorno alle nocche spaccate. «Dovresti mettere del ghiaccio su quel labbro. Lo vedo già gonfio.» E mi avvicinai per toccarlo un pochino. Derek fece una smorfia di dolore. «Mamma ti ucciderà. Anzi vi ucciderà.»

«Non se non le dici niente.»

«Come pensi di nascondere un occhio nero?! E lo hai visto Derek?».

«Derek tornerà a casa tra un po' e domani quando ci sveglieremo diremo a mamma e papà che ieri stavamo litigando per il telecomando delle televisione e tu per sbaglio mi hai fatto un occhio nero.»

«Scordatelo.»

«Allora diremo che è stata Charlotte.»

«Come?!»

«Mi chiamo Charlie.»

Dicemmo all'unisono e Derek fu l'unico a scoppiare a ridere. «Farlo per me, Charlotte.» E cercò di sfoderare le sue carte da seduttore che portarono soltanto la mia amica a replicare in maniera seccata. «Non voglio che i tuoi genitori mi ricordino come la tipa che ha fatto un occhio nero al figlio.»

«Ma diremo che è stato un incidente.»

«Will, basta così.» Intervenni anche perché non mi sembrava affatto giusto intromettere Charlie. Poverina lei che si aspettava di passare una serata tranquilla in casa Haines. «Diremo a mamma e papà che sei caduto mentre ti rincorrevo per prendere il telecomando.»

Dubitavo che una storia del genere potesse reggere ma quello sembrava l'unico modo per non coinvolgere delle persone innocenti. Will non ebbe niente da ribattere, pertanto dopo esserci prese cure delle loro ferite, salutammo Derek sulla soglia e poi io e Charlie ci separammo da mio fratello per andare nella nostra stanza, lì dove decidemmo che di quella giornata ne avevamo abbastanza e potevamo adesso riposare.

«Buonanotte, Charlie.»

«Buonanotte, Emily.»

   
 
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