Fumetti/Cartoni europei > Angel's friends
Segui la storia  |       
Autore: Caroline94    02/11/2022    1 recensioni
Tre Regni.
Una guerra che non lascia tregue.
Due ragazzi i cui cammini sono destinati ad intrecciarsi.
La vita o la morte.
🍀🍀🍀🍀
Dal testo:
{Gli uomini intorno al falò si mossero in imbarazzo ma non diedero risposta alla sua domanda.
Solo Wyrda, capitano della terza squadra e veterano di guerra, si decise a prendere la parola: “È un racconto popolare del nostro Regno, una specie di leggenda sulla nascita di Zolfanello City” spiegò, quasi divertito “È una storia che si racconta ai bambini che non vogliono dormire”.
Raf non fece una piega, scavalcò il tronco sedendosi tra Wyrda e Luefra, aggiustandosi la lunga gonna del vestito “Mi piacerebbe ascoltarla” decretò, infine.
Wyrda la fissò intensamente per qualche istante, poi bevve un lungo sorso di idromele: “Molto bene” acconsentì “In quanto promessa Ministrante conoscerete senza dubbio Zar’roc, il demone esiliato sulla terra per i suoi tentativi di rivolta contro Mefisto il Dio delle Tenebre” cominciò. Raf annuì. […]
“Ebbene, si dice che Zar’roc, giunto sulla terra in forma umana, si accoppiò con una sacerdotessa mortale concependo dal suo grembo il primo essere conosciuto metà demone e metà umano: Anya, fondatrice e prima Imperatrice di Zolfanello City…”}
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Raf, Sulfus | Coppie: Raf/Sulfus
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fu il bussare frenetico alla porta a risvegliarla bruscamente, il mattino dopo.
Raf aveva dormito pochissimo, quella notte, e avrebbe volentieri riposato un altro po’ ma ogni sua speranza a riguardo si eclissò nel momento in cui qualcuno entrò nella stanza senza neanche aspettare una sua risposta… o, per meglio dire, ci si era letteralmente catapultato dentro.
“Miki, per amor del cielo!” la voce di Ruàn le arrivò forte e chiara alle orecchie, destandola completamente, e si tirò a sedere con un sospiro di sconforto strofinandosi gli occhi pesti per poterci vedere meglio: le tende del suo baldacchino erano state completamente chiuse e il lato destro del letto era vuoto, segno che Sulfus se ne fosse già andato. Non se n’era neanche accorta e, in quel momento, non le interessava particolarmente; non sapeva neanche che ore fossero.
Sussultò quando le tende si spalancarono di colpo e la luce del sole le arrivò dritta in faccia, costringendola a coprirsi gli occhi con una mano per non rimanerne accecata. Riuscì a distinguere l’ombra di Miki dinnanzi a sé e sentì la voce di Ruàn ammonirla severamente, da qualche parte vicino alla porta, imponendole un po’ di delicatezza, ma la ragazza la ignorò e si precipitò su Raf iniziando a parlare a raffica. “Come ti senti? Stai bene, vero? Non ti ha toccata, giusto? Sappiamo che lui ha passato la notte qui e giuro che se ha provato a sfiorarti anche solo con un capello gli staccherò a picconate le…” ma prima che potesse pronunciare le ultime scandalose parole, Ruàn sgranò gli occhi.
“Miki!” la riprese.
“Che c’è?!” sbottò lei, come se non ci fosse nulla di male nel minacciare il castramento del principe ereditario del regno che le ospitava. Raf, che era abbastanza abituata ai modi di fare della sua migliore amica, si limitò a sospirare e sbattere le palpebre, abituandosi pian piano alla luce del mattino.
“Stai tranquilla, non è successo nulla” rispose con calma, poggiandosi ai cuscini “Abbiamo solo dormito” aggiunse vedendo che il suo cipiglio irritato non accennava a rilassarsi, passandosi una mano tra i capelli completamente arruffati. Miki titubò per qualche istante, con una smorfia di disappunto, infine si lasciò cadere seduta sul materasso.
“Meglio così” borbottò, incrociando le gambe in modo molto poco elegante. Ruàn si avvicinò a loro e si accomodò sul comodino accanto a lei, spostando un candelabro: sembrava molto stanca ed era evidente che anche lei avesse dormito poco quella notte. Tuttavia le sorrise, anche se un po’ malinconicamente.
“Ci hanno proibito di vedervi, ieri” informò amareggiata “E’ tradizione che il primo giorno quì i futuri consorti debbano evitare ogni contatto con persone esterne al palazzo.”
“Una tradizione stupida!” sbottò Miki “Mi hanno letteralmente chiusa in un appartamento dall’altra parte del castello, rendiamoci conto! Mi hanno fatta uscire solo per vedere le nozze… neanche al banchetto sono potuta scendere” si lamentò, incrociando le braccia al petto “Per non parlare di quella mocciosa che galoppava dietro la principessa: ti ha guardata con disgusto e rancore per tutta la cerimonia. Se non fosse stata così lontana, le avrei tolto quell’espressione dalla faccia a suon di schiaffi” raccontò, mimando il gesto di preparare un ceffone. Raf non aveva la più pallida idea di chi stesse parlando, era stata troppo impegnata a farsi andare bene tutta quella faccenda per badare alle persone che la circondavano e l’idea che ci fosse qualcuno, a palazzo, che la odiava non la stupì più di tanto: i loro regni erano in conflitto da secoli, anche se non sulla carta, quindi quel matrimonio di sicuro non era visto di buon occhio da metà della corte. Dopotutto, lei era solo il mezzo per stringere un’alleanza ed evitare una guerra, non l’avevano certo invitata lì perché la trovavano simpatica, e anche se non era affatto una bella considerazione della sua persona non aveva altra scelta se non fare buon viso a cattivo gioco… almeno per il momento.
Ruàn sospirò. “E per fortuna non lo hai fatto: iniziare la nostra vita quì con una rissa sarebbe stata una tragedia” considerò amaramente. Raf non poté darle torto e si rese conto solo in quel momento che tenere a bada il carattere impulsivo di Miki non sarebbe stato affatto semplice. In fin dei conti erano delle ospiti, delle estranee, non potevano permettersi chissà quali libertà o prese di posizione: sebbene ricoprissero tutte e tre dei ruoli molto importanti all’interno della gerarchia, avevano dei limiti che non dovevano assolutamente superare.
Sarebbe stato difficile, ovviamente, ma era uno sforzo che andava compiuto.
Miki incrociò le braccia al petto “Mph… beh, se quella ragazzina non starà al suo posto non mi tratterrò di certo” sbottò “Potrà anche essere la dama da compagnia della principessa, ma tu sei la futura regina e dovrà farselo andare bene!”
Raf fece una smorfia a quel pensiero e sentì lo stomaco contorcersi spiacevolmente, ma si impose una calma forzata: Isihogo non aveva neanche quarant’anni, dopotutto, era ancora molto giovane e di sicuro non sembrava intenzionato a lasciare il trono tanto presto. Lei e Sulfus, d’altronde, erano solo due ragazzini: pensare di lasciare il regno a loro così presto era una follia. No, ci sarebbero voluti ancora parecchi anni prima che diventasse regina quindi poteva stare tranquilla, almeno per il momento, e concentrarsi esclusivamente sul suo ruolo di principessa. Che era comunque impegnativo, ovviamente, ma le lasciava ancora qualche sprazzo di libertà e spensieratezza di cui la sovranità l’avrebbe privata definitivamente.
Scosse leggermente il capo e decise di concentrarsi su altro. “Piuttosto, che ore sono? Ho una fame” ammise, giusto per cambiare argomento.
“Le dieci e mezzo” rispose Miki “A dir la verità avresti potuto dormire molto di più, visto tutto ciò che è successo ieri, ma quando ci hanno finalmente dato il permesso di incontrarti non ho potuto aspettare oltre” ammise un po’ dispiaciuta. Si vedeva che Raf era molto stanca e dormire ancora le avrebbe fatto bene, ma era stata così preoccupata per lei che non aveva saputo trattenersi: era rimasta sola per tutto il giorno precedente, affrontando le nozze, il banchetto e una notte con il principe senza il benché minimo supporto emotivo e sia lei che Ruàn erano state in ansia per tutto il tempo. Vederla tranquilla e sapere che era andato tutto bene, però, era stato di enorme sollievo per entrambe.
“Vi faccio portare su la colazione” Ruàn si alzò e si avvicinò all’armadietto posto accanto alla porta: c’erano quattro catenine d’argento appese al suo interno, con una targhetta dorata su ognuna, e la donna tirò delicatamente quella con su scritto “cucine” per far suonare la campanella situata al loro interno. Raf si alzò e si stiracchiò, iniziando a spazzolarsi i capelli, continuando a chiacchierare con Miki degli argomenti più spensierati che le venivano in mente, mentre Ruàn apriva l’armadio per preparare i vestiti che avrebbe dovuto indossare quel giorno: scelse un abito semplice, azzurro, dalla gonna lunga e poco ampia con le spalline cadenti; niente calze e corsetto e scarpe rigorosamente basse, come preferiva lei.
Dieci minuti dopo bussarono alla porta e una cameriera entrò portando un carrello portavivande. S’inchinò brevemente e uscì, senza dire neanche una parola. Raf scoperchiò il vassoio senza tanti complimenti trovando due grandi fette di torta al mirtillo, biscotti ai cereali, uva, mele e tre salsiere d’argento colme di marmellata d’arancia, di fragole e di albicocche. In un vassoio accanto c’era la teiera, la brocca con il latte caldo, un’altra con l’orzo, la zuccheriera e diverse tazzine: tutto in porcellana finissima dipinta d’oro. Poi, ovviamente, piatti e argenteria. Si sedette sul letto e si servì della torta versandosi una tazza di thè, mentre Ruàn preparava l’acqua calda per il bagno e Miki sgranocchiava dei biscotti inzuppandoli nella marmellata.
Dopo colazione, Raf si sentì decisamente meglio e un po’ più di buon umore, quindi si lavò e si vestì. Non si truccò e Ruàn le raccolse i capelli per darle un aspetto più ordinato, poi prese un bracciale di opali finemente lavorato dallo scrigno sulla scrivania e glielo fece indossare: era uno dei regali di nozze che Temptel le aveva offerto appena giunta al suo palazzo e, almeno qualche volta, avrebbe dovuto indossarli per far intendere di averli apprezzati, più per buona educazione che altro.
Mentre Ruàn ripuliva le setole della spazzola, bussarono nuovamente alla porta ma stavolta non fu una cameriera ad entrare: una donna alta e snella dall’aspetto austero, varcò la soglia con passo rigido e si esibì in un inchino a dir poco perfetto, né troppo profondo e né troppo scialbo, che lasciò Raf stupita e un po’ ammirata. Indossava un lungo e aderente abito nero dalla gonna poco ampia, le maniche lunghe e il colletto alto; i capelli, lunghissimi e neri, erano raccolti in una stretta crocchia chiusa da una rete di perle e reggeva tra le mani un piccolo e semplice taccuino bordeaux. Gli occhi, di un rosso intenso, erano nascosti da un paio di fini occhiali a mezzaluna che le davano un’aria elegante e composta. Le ricordava molto qualcuno, anche se in quel momento le sfuggiva chi.
“Principessa” salutò con voce bassa e profonda “Lieta di conoscervi.”
Raf si alzò dalla toilette e chinò lievemente il capo: “Piacere mio.”
Una lievissima smorfia di disappunto comparve sul viso della donna che sospirò: “Non dovete chinare il capo dinnanzi a me, altezza, siete la principessa di Zolfanello City ora” la riprese “L’unica persona dinnanzi alla quale dovete inchinarvi è l’Imperatore” ricordò. Raf trasalì leggermente a quelle parole e arrossì, mormorando delle scuse imbarazzate.
“Non importa” continuò la donna, voltandosi per chiudere la porta “Sono quì per questo, dopotutto” aggiunse, avvicinandosi a lei “Il mio nome è Noha e sono l'arciduchessa di Isono, nonché massima esperta di cultura e tradizione del nostro regno. Avrete sicuramente conosciuto mia sorella Lily” si presentò e Raf capì finalmente perché aveva un’aria così familiare: somigliava moltissimo alla duchessa, in effetti, le uniche differenze tra loro erano il colore degli occhi e il portamento: Noha era molto rigida, Lily decisamente più sciolta. Annuì, quindi, e lei continuò: “Il re mi ha incaricata di istruirvi sulle usanze e i comportamenti di palazzo. In quanto principessa consorte è d’obbligo che conosciate perfettamente l’etichetta di corte, nonché tutto il necessario sulla storia, la cultura e la politica del paese. Sarà fondamentale per il ruolo che vi attende e devo richiedere, da parte vostra, tutto il massimo impegno e l'attenzione di cui siete provvista” illustrò meticolosamente e Raf rimase molto stupita da quella notizia, ma venne presto travolta dall'entusiasmo e anche un po’ di nervosismo: adorava studiare e avere qualcuno che le insegnava tutto ciò che c’era da sapere sulle usanze e i trascorsi del regno era un’opportunità meravigliosa per approfondire quella realtà che già l'affascinava, ma aveva il timore di sbagliare qualcosa o commettere qualche gaffe (come quella appena fatta). Tenne però tutte queste cose per sé e annuì rigorosamente, impaziente di cominciare.
“Se ben ricordo, come dono di nozze vi erano stati portati dei libri sulla storia e la cultura del nostro regno.”
Raf annuì di nuovo: “Sì, li ho già letti durante il viaggio” ammise senza riuscire a nascondere l’emozione, e vide finalmente un lieve sorriso nascere sul volto di Noha.
“Bene. Abbiamo già una base su cui lavorare, quindi” constatò la donna, voltandosi poi verso Miki che era rimasta in disparte ad osservare la scena “Sarà necessario che partecipiate anche voi in quanto sua dama da compagnia, per potervi muovere meglio nella vita di corte dato che avete una posizione molto importante al fianco della principessa” aggiunse e Raf vide una smorfia di disappunto nascere sul volto di Miki. La donna sembrò non accorgersene e si rivolse quindi a Ruàn "Per quanta riguarda te, ho già convocato la capo cameriera che ti illustrerà come organizzare le giornate della principessa d'ora in poi. Cominceremo subito, ho già disposto tutto in biblioteca. Prego, seguitemi” concluse, voltandosi per uscire nuovamente dalla camera.
Miki scivolò giù dal letto, borbottando un “Solo questa ci mancava” e seguì Raf dietro la donna mentre Ruàn richiudeva la porta alle loro spalle. Percorsero lunghi corridoi, scesero scale e salirono scaloni finché non si fermarono dinnanzi ad un bivio: un'anziana cameriera vestita di nero dal grembiule ornato di pizzo dorato se ne stava in piedi accanto alle grandi finestre. Era rigida e impettita ma i suoi occhi tradivano una stanchezza dovuti ai lunghi anni di servizio, che tuttavia non intaccava la sua evidente diligenza.
S'inchinò dinnanzi a Raf e Noha si premurò di presentarla: "Lei è Eireen, era la cameriera personale della nostra regina: non c'è nessuno che può istruirti in modo migliore" disse rivolta a Ruàn, che annuì. "Eireen, lei è Ruàn."
La donna strinse la mano di Ruàn e si lasciò andare ad un breve sorriso: "Sarà un piacere lavorare con te."
"Anche per me" mormorò l'altra, anche se un po' nervosamente.
Noha si aggiustò gli occhiali "Bene, la lascio nelle tue mani allora. Noi possiamo continuare" aggiunse rivolgendosi a Raf. Si separarono al bivio e la ragazza non poté fare a meno di voltarsi per vedere Ruàn allontanarsi, un po' preoccupata: sperava che non fossero troppo severi con lei e il lavoro non fosse stressante. Dopotutto, Ruàn era passata dall'essere una serva qualunque alla cameriera personale di una futura regina nel giro di pochissimo tempo: le mansioni e le responsabilità erano molto diverse e lo avrebbe capito se le serviva un po' di tempo per abituarsi. Così continuarono a camminare.
La biblioteca si trovava nell’ala ovest del castello ed era anche più grande della sala del trono: immensi scaffali erano incastonati nelle mura e affollavano la camera creando stretti corridoi; migliaia di libri di ogni forma e dimensione erano ordinatamente riposti su di essi con altissime scale di legno messe a disposizione per raggiungere quelli più in alto. Piccoli divani e tavolini provvisti di candelabri erano disposti ad intervalli regolari lungo la stanza ma loro si diressero verso il fondo dove il salone si apriva in una seconda sala circolare, anche'essa affollata di librerie su tutta la parete, eccetto per un grande spazio vuoto sulla destra dove erano state posizionate due grandi finestre dotate di balcone; accanto vi era una grande caminetto di marmo riccamente decorato, in quel momento spento, con un lunghissimo tavolo in mogano e sedie imbottite al centro della sala. Un tavolino, un divano e due poltrone foderate di seta rossa erano piazzate esattamente davanti al camino e fu lì che Noha si fermò, invitando le ragazze ad accomodarsi.
Si sedettero tutte e due sul divano, notando diversi libri, grandi quaderni e penne d’oca sul tavolino d’innanzi a loro. “Potete prendere appunti se lo ritenete necessario” rispose Noha, ai loro muti sguardi perplessi, congiungendo le mani dinnanzi a sé. “Ora vi prego di prestare la massima attenzione, abbiamo molto su cui lavorare” cominciò e Raf, ormai fuori di sé dalla gioia, non poteva sperare in qualcosa di meglio: aveva appena trovato un nuovo e meraviglioso lato positivo in quella storia.
 
 
 
Temptel sospirò stancamente, gettando la pergamena sul tavolo e portandosi le mani alle tempie. Quella situazione la stava facendo diventare matta ma non c’era letteralmente nulla che potesse fare per risolvere la cosa e lo trovava frustrante. “Sapevamo che sarebbe potuto accadere, questo rischio c’era” borbottò “Eppure ci siamo comportati da strafottenti, ignorando totalmente la faccenda. Che razza di idioti.”
Isihogo scrollò le spalle, per nulla turbato dalle notizie appena ricevute, e si poggiò contro lo scranno: “Non essere così dura, dopotutto la principessa è arrivata qui sana e salva ed è questo ciò che conta” constatò.
“Già, peccato che l’abbiamo salvata per il rotto della cuffia ben due volte” ricordò lei acidamente “Chi l’avrebbe detto che sarebbero riusciti ad infiltrarsi addirittura tra la servitù… per fortuna abbiamo donne con le palle tra i nostri ranghi” sospirò abbandonandosi sulla sedia.
“A proposito, le ragazze che hanno salvato la principessa dove sono ora?” continuò il re, versandosi del vino speziato nel calice.
Temptel si passò una mano tra i capelli: “Le ho congedate: due settimane di vacanza e una lauta ricompensa in denaro mi sembravano il minimo dopo che ci hanno letteralmente salvato il didietro” rispose. Lui annuì, con un verso di approvazione, e bevve un sorso di vino. “Ora, però, dovremo stare attenti: se sono arrivati fin quì temo che potrebbero spingersi oltre. E’ meglio assegnare una guardia del corpo alla principessa, giusto per stare sicuri, qualcuno di fidato e con abbastanza esperienza... idee?” domandò.
Wyrda si grattò l’ispida barba per qualche istante, pensieroso: “Trovo che Luefra sia perfetto” rispose infine “Ha già esperienza sul campo e durante il viaggio l’ho assegnato alla scorta della principessa: hanno simpatizzato molto e lei si troverebbe più a suo agio con lui. E’ ancora un po’ immaturo ma possiamo fidarci senza alcun dubbio.”
Temptel ci rifletté un attimo, poi annuì: “Sì, sono d’accordo. E’ la scelta più adatta.”
“Bene, allora. Luefra sia” concesse Isihogo, poggiando il calice sul tavolo “Informa entrambi, più tardi: ora la principessa è con Noha e non voglio disturbarle” ordinò e Wyrda annuì.
“In ogni caso, trovo che informare Angie Town dell’accaduto sia d’obbligo” continuò Temptel “Se venisse a galla e credessero che glielo abbiamo nascosto di proposito…” ma Isihogo la interruppe, facendosi d’un tratto serio.
“Non una parola di quanto accaduto dovrà uscire da questa stanza” ordinò.
La donna sgranò gli occhi. “Vuoi scherzare?! Non possiamo non dir loro che la regina di Rengoku ha mandato dei sicari ad uccidere la loro principessa!”
“Siamo costretti” ribatté il re “Sai meglio di me quanto le trattative per l’alleanza siano state difficili, una notizia del genere complicherebbe solo le cose. Proteggeremo la principessa e faremo in modo che nessuno al di fuori del palazzo sappia degli attentati alla sua vita, questo è quanto” concluse e neanche Temptel poté ribattere a quella decisione. Certo, convincere Angie Town ad intromettersi in una disputa sul piede di guerra non era stato affatto semplice e arrivare a degli accordi che soddisfacessero entrambi era stato un miracolo, ma tenere nascosta quella faccenda era pericoloso e avrebbe potuto ritorcersi contro di loro in qualsiasi momento. D’altronde, a loro era andata già fin troppo bene: Arkan aveva ammesso, durante i loro colloqui, che il re aveva preso in considerazione l’idea di proporre il proprio figlio maggiore per il matrimonio. Erano stati fortunati che la mentalità retrograda di Angie Town avesse spinto i consiglieri reali a storcere il naso dinnanzi l’idea che la principessa di Zolfanello City sedesse sul loro trono e avevano convinto il re ad acconsentire alla loro proposta di dare in sposa Raf, altrimenti avrebbero dovuto mandare la piccola Cabiria laggiù… ed era un’eventualità che nessuno di loro avrebbe mai accettato. Sapere la loro amata principessina in quell’ambiente misogino, maschilista e sotto acculturato aveva fatto scorrere un brivido gelido lungo la schiena dell’intera corte; Temptel aveva potuto osservare con i propri occhi come si svolgevano le cose laggiù e il primo dettaglio che saltava all’occhio era indubbiamente la totale assenza della regina negli affari politici: non aveva mai partecipato ad alcun incontro o riunione svoltisi durante la loro permanenza nel regno, l’aveva vista solo spettegolare di frivolezze con le altre dame di corte quasi totalmente ignara delle decisioni che si stavano prendendo sul futuro di quell’alleanza. Una cosa che Temptel aveva trovato triste oltre ogni considerazione umana e immaginare Cabiria al posto suo l’aveva agghiacciata: sua nipote era troppo intelligente, testarda, dall’animo ribelle e dal carattere forte (come tutte le donne della loro famiglia tra l'altro) e non avrebbe mai accettato di fare la “moglie trofeo” adepta solo a sfornare figli e far salotto. Sarebbe stato un insulto alla sua persona.
Era uno dei motivi principali per cui avevano deciso di portare avanti Sulfus: non avrebbero dovuto mandare nessuno dei loro pargoli alla gogna e, in un certo senso, Temptel era convinta di aver fatto un enorme favore a Raf. Lì a Zolfanello City avrebbe avuto molta più libertà di quanta gliene avessero mai concessa ad Angie Town, nessuno l’avrebbe giudicata o eclissata solo perché donna e avrebbe potuto fare tutto ciò che le piaceva senza essere soggetta a restrizioni assurde o soffocanti etichette di corte; non si poteva assolutamente dire che loro non fossero flessibili e, salvo alcune particolari occasioni, poteva letteralmente fare ciò che voleva. Era sicurissima che, una volta ambientata, Raf avrebbe amato vivere lì.
Isihogo si alzò in piedi con un sospiro, interrompendo i suoi pensieri: "Beh, se qui abbiamo finito devo andare a cercare quell'ingrato di mio figlio" annunciò "E' tutta la mattina che mi evita" borbottò con disappunto, allentandosi dal tavolo delle riunioni. Wyrda soffocò una mezza risata e Temptel sospirò: il motivo per cui Sulfus non voleva parlare col padre era chiarissimo dopo che, a colazione, il re aveva fatto domande decisamente indelicate sulla sua prima notte di nozze, che erano finite solo con la letterale fuga del ragazzo dalla sala da pranzo. Temptel aveva dato per scontato fin da subito che quei due non avessero combinato un bel nulla dal momento che erano ancora dei ragazzini ma, evidentemente, Isihogo non era dello stesso parere: lui, che era sempre stato un amante del gentil sesso, trattava l'argomento con troppa leggerezza risultando, a volte, incredibilmente inappropriato e invadente. Non lo faceva di proposito, sia chiaro, però ciò non attenuava il disagio in cui metteva le persone.
Raccolse le carte e si alzò in piedi: aveva anche lei alcune cose da fare prima di pranzo e non voleva ridursi all'ultimo minuto come al solito; doveva anche passare a vedere come se la cavava Cabiria con lo studio. Non che avesse dubbi sul suo operato ma supervisionarla rientrava tra i suoi doveri e doveva portarlo a termine, anche se la sua adorata nipote non aveva mai mancato di portare a termine i propri compiti.
Eh, sì, l'aveva tirata su proprio bene.
 
 
 
 
 
“Perdonatemi… potreste ripetere?”
Raf guardava Wyrda e Luefra fermi dinnanzi a lei come si guarda un pazzo che blatera sull'imminente fine del mondo, non riuscendo a credere a ciò che le proprie orecchie avevano udito. Miki, che era seduta sul letto a sfogliare pigramente un libro di geopolitica, li fissava ad occhi sgranati con un misto di rancore e preoccupazione ben evidente sul volto.
“La regina di Rengoku ha mandato dei sicari per uccidervi, altezza” ripeté pazientemente Wyrda, con un pizzico di compassione nella voce ma usando più tatto possibile “Impedendo le nozze anche l'alleanza con il vostro regno sarebbe saltata e ha ben pensato che il modo migliore per farlo fosse sbarazzarsi di voi. Il consiglio ha convenuto che fosse saggio affidarvi una guardia del corpo personale, per restare più sicuri” illustrò, facendo un cenno al ragazzo al suo fianco “E la scelta è ricaduta su Luefra.”
Lui s'inchinò brevemente, con un espressione spensierata sul volto, totalmente in contrasto con la serietà dell'argomento e Raf fissò dall'uno all'altro per un paio di volte, disorientata e sconvolta.
“Oh” fu tutto ciò che le riuscì di dire, incapace di articolare una frase di senso compiuto. Sentiva la testa girarle e una sensazione di vuoto allo stomaco a dir poco spiacevole: sapeva che i due tentati omicidi durante il viaggio non potevano essere stati una coincidenza ma che fosse stato addirittura Rengoku a commissione il suo assassinio… beh, era tanto scioccante quanto banale. Era ovvio che l'Imperatrice Reìna non sarebbe rimasta semplicemente a guardare i due più potenti regni dell'emisfero est unirsi contro di lei, e ucciderla prima che arrivasse in città era una strategia tanto brutale quanto perfetta: senza matrimonio l'accordo sarebbe saltato e morire sotto la scorta di Zolfanello City avrebbe spezzato definitivamente quel piccolo barlume di fiducia che i due imperi si erano concessi. Sarebbe potuto scoppiare uno scandalo politico di dimensioni agghiaccianti, se non addirittura un'altra guerra.
Uno scenario catastrofico.
Si schiarì la gola e annuì, cercando di mantenere una parvenza di contegno per non far trasparire la sua reale agitazione: "Capisco" asserì infine.
"Vi posso assicurare che abbiamo tutto sotto controllo, principessa" la tranquillizzò Wyrda.
"Non vi accorgerete neanche di me" rincarò Luefra. Miki alzò gli occhi al cielo ma Raf si limitò ad annuire di nuovo.
"Ne sono sicura" sorrise forzatamente "Vi ringrazio."
I due uomini si congedarono con un inchino e la ragazza si lasciò cadere sul letto con un lamento, afferrando il cuscino e piazzandoselo in faccia. Soffocò un urlo strozzato mentre Miki gettava via il libro.
"Quei tipi sono la delicatezza fatta persona" sbottò.
"Non esiste un modo gentile per dire una cosa del genere" gemette lei, abbracciando il cuscino per soffocare la disperazione.
"Almeno quel Luefra sembra simpatico."
La ragazza non rispose ma si girò su un fianco con un mormorio indistinto. Respirò a fondo e si accorse che la federa profumava di lavanda in modo quasi asfissiante: un odore insolito che non c'era sul resto delle coperte, ma incredibilmente gradevole.
"Mi dispiace" mormorò Miki, stendendosi accanto a lei, distraendola da quel pensiero. Restarono così per un po', immerse nei propri pensieri, finché la porta della camera non si aprì.
Raf mise giù il cuscino e vide Ruàn entrare in camera: aveva i capelli legati in una coda disordinata, la gonna della veste sporca e lacerata e le mani fasciate. Entrambe scattarono in piedi ad occhi sgranati quando la videro e Raf corse subito da lei.
"Ruàn! Che… che diavolo ti è successo?" chiese in preda al panico. La donna era sfinita ma sorrise in modo rassicurante.
"A quanto pare, per essere la cameriera personale della futura regina non basta saper acconciare i capelli e chiudere corsetti" scherzò, abbandonandosi sulla sedia della toeletta.
"Ma cosa è successo?" rincarò Miki. Ruàn si alzò la gonna, scoprendo una giarrettiera nera legata alla coscia destra a cui era legata l'elsa di un coltello d'argento, facendole sobbalzare entrambe. La tirò fuori con un movimento fluido e fece scattare una molla, estraeando una lunga e sottile lama affilata.
"Sono stata nel campo d'allenamento, un maestro d'armi mi sta insegnando a tirare di scherma" spiegò rigirandola per mostrarla "Devo essere sempre pronta a proteggervi in caso di pericolo, in qualunque modo."
Raf e Miki si scambiarono un'occhiata allarmata, sia per la strana piega che aveva preso la situazione sia per le notizie che avevano ricevuto da poco. "A proposito di questo…" iniziò Miki.
Raccontarono brevemente delle notizie portate da Wyrda ma Ruàn non sembrò particolarmente sorpresa della cosa: "Avevo immaginato una cosa del genere" ammise, rimettendo a posto l'arma "Due tentati omicidi in così breve tempo erano troppo sospetti per essere semplici coincidenze" sospirò tristemente. Raf si morse il labbro: "Mi dispiace per la situazione in cui ti trovi, Ruàn. Dico sul serio" mormorò torcendosi le mani: era già stata abbastanza dura per tutte dover abbandonare la propria casa, aggiungere anche quella mole di lavoro in più era solo una fonte di stress aggiuntivo di cui non avevano affatto bisogno. Miki si annoiava a morte a studiare e Ruàn era chiaramente provata da quell'improvvisa mansione extra ed erano solo al loro primo giorno di convivenza al castello: non avrebbero mai potuto reggere per anni.
La donna scosse il capo e si sistemò la gonna: "Non preoccupatevi, principessa, va tutto bene. In un certo senso è quasi divertente, devo solo prenderci la mano."
Ma nonostante il suo tono sbarazzino era chiaro che non andasse per niente bene, stava solo cercando di non farle pesare la cosa e Raf si sentì ancora più in colpa.
"E ora è tardi, avete bisogno di dormire e io devo farmi un bagno" sospirò alzandosi. La ragazza provò a dire qualcosa, ma Miki le tirò la manica del vestito facendole cenno di chiudere la conversazione: anche lei era preoccupata ma non voleva trattenere Ruàn più del dovuto togliendole tempo per riposare.
Raf esitò, infine annuì e diede la buonanotte ad entrambe, vedendole uscire con una stretta al cuore: anche lei era stanca, avevano passato tutto il giorno sui libri dopotutto, ma gli ultimi eventi l'avevano agitata troppo e non era sicura di riuscire a dormire.
Sospirò, sedendosi sul letto, sperando che l'alba del giorno dopo arrivasse il più tardi possibile.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Angel's friends / Vai alla pagina dell'autore: Caroline94