Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Sofifi    02/11/2022    2 recensioni
[Giuro solennemente di non aver scritto questa storia da ubriaca.]
Crack Pairing
"Mi mancava questo calore, questa sensazione inebriante. Presto un brivido mi attraverserà in lunghezza, percuotendo queste vecchie fibre di cotone. Le dita di Cho, gelate come sempre, mi srotoleranno dal tuo collo con furore."
[Ispirata al contest "Birdwriting – Pesca un dialogo!” indetto da PescepallaSia sul forum "Ferisce la penna"]
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Cho Chang, Marietta Edgecombe
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Le follie del sabato sera'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 


L’idea per questa storia mi è arrivata grazie al contest di PescepallaSia “Birdwriting – Pesca un dialogo!”
Mi sono ritirata, anche per il suo bene (ho scritto di fretta e non ho rispettato il pacchetto) ma, se siete coraggiosi e volete comunque leggere, ecco qui la mia follia!
Il dialogo finale s’ispira a quello del pacchetto, che era tratto dalla serie "Miss Fisher".




Prendere polvere

 

Stai per uscire, eppure non mi cali sul tuo viso.

Cos’è questa curva? Mi sembra di averne un ricordo lontano. Sento un osso – è una vertebra del collo? – mentre mi sistemi con la mano.

Mi mancava questo calore, questa sensazione inebriante. Presto un brivido mi attraverserà in lunghezza, percuotendo queste vecchie fibre di cotone. Le dita di Cho, gelate come sempre, mi srotoleranno dal tuo collo con furore.

Cammini, cammini, cammini, poi parli con un uomo. Non conosco il tempo, se non in termini di logoramento, ma quando sussurri che sono passati dodici anni e poi ruoti su te stessa mi sembra di ricordare la nascita e la morte dell’intero universo.

Ci materializziamo in un luogo diverso, per umidità e temperatura. Prendi un respiro profondo e io lo so, il perché: questo posto sa di casa. Ma casa non esiste, l’hai ripetuto così tante volte dopo l’incidente, anche se prima – a lungo? A corto? – avevi sperato potesse essere Hogwarts.

Qualcuno mi tira per un lembo. Oh, sei solo tu, sempre e solo tu. Ti copri il viso, anche se in maniera diversa dal solito. Mi sento delusa e non so neppure il perché; forse mi aspettavo semplicemente mani più fredde.

Forse Cho è solo uno dei miei sogni, un’allucinazione data dalla noia, o forse è la donna che ha amato segretamente la mia vecchia proprietaria. Mi hai comprato all’usato? Non ricordo, eppure quando apri la bocca per chiedere indicazioni sulla festa per il tredicesimo anniversario della vittoria noto che hai la stessa voce della persona che piangeva dopo i baci dati in segreto nella notte che nasconde i peccati.

Marietta.

Lei ti chiamava Marietta, scandendo ogni lettera. Sussurrava Marietta. Mugolava Marietta tra le lenzuola. E allora forse mi hai semplicemente comprato e usato, anche se il suo profumo ormai non ce l’hai – né ce l’ho io – più appiccicato. E allora forse mi hai semplicemente lasciato appeso a un ricordo indelebile aspettando il coraggio di tornare indietro a lottare.

Torni adesso, dodici anni dopo esser fuggita. Non lo capisco, il tempo, ma le mie fibre si sono fatte più sottili, i miei colori più sbiaditi, e il tuo nome è appena riapparso dal dimenticatoio. Temo sia tardi.

Mi sbaglio?

 

Cammini, cammini, cammini, e non saprei dire per quanto, ma a ogni passo c’è un rumore sconnesso che si fa più vicino. Mi liberi dalla tua presa e ricado mollemente sul tuo petto.

Spia, spia, spia. Ti guardano e lo sanno. Ti osservano e lo leggono. Ti riconoscono e lo urlano.

Spia, spia, spia. È una parola che abbiamo sentito troppo spesso.

Spia, spia, spia. Ti additano – è facile –, ma non sei solo questo.

Sono passati dodici anni da quando te ne sei andata e temi sia tardi anche tu. Sento il tuo cuore battere forte attraverso il giubbotto e poi un fremito attraversarti il collo, proprio come quando l’hai sorpresa a stringere per la prima volta la mano di un altro. Dev’essere lì, davanti a te. Ruoti la testa verso sinistra. Forse è al tuo fianco.

Rilassi i muscoli, deve essersi liberata.

“Spostiamoci da qui,” dice. Non mi tocca, non ti tocca, ma comincia a camminare.

Tu la segui, muta, non riesci a fare altro. Sono successe tante cose dall’ultima volta che vi siete incontrate: i tuoi capelli si sono fatti più crespi, la tua pelle ha perso di tono. Le pustole sopra al tuo viso, però, sono rimaste sempre le stesse.

Gli insulti ti inseguono per tutto il percorso ma non ci fai caso. Ti conosco, sei concentrata su altro, su quello che ora hai finalmente il coraggio di dirle e che temi non sia pronta lei ad accettare.

La guardi e ti accigli, poi lo butti fuori di botto. “Hai ancora paura di me.”

“Ti sbagli.”

“E allora hai paura che ti farò diventare mia moglie.”

Lei rimane in silenzio per qualche secondo. “Non potrà accadere, sono già una donna sposata,” ammette, facendo scoccare la lingua mentre, immagino, ti mostra la mano.

“Non mi serve sposarti, ho solo bisogno del tuo cuore.”

“Il mio cuore è tuo da molto tempo. Lo sai.”

È allora che cominciate a parlare. Io mi annoio facilmente, quindi dopo un po’ smetto pure di ascoltare, però quando le sue dita gelide cominciano a srotolarmi dal tuo collo, capisco che la conversazione sta riportando tutto a posto.

 

Io non conosco il tempo, se non in termini di logoramento, ma ogni volta che mi sveglio lo strato di povere che mi ricopre è un po’ più spesso. Sono immobile, poggiata malamente allo schienale di una sedia.

Che importa? Sono solo un oggetto.

La tua voce mi fa ancora compagnia, la sua pure. Hai rispolverato un vecchio amore.










 

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Sofifi