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Autore: ChiiCat92    03/11/2022    0 recensioni
Quest'anno ho deciso di raccogliere le storie del Witober in un unico posto. Saranno per lo più storie originali, i generi saranno i più svariati, qui un piccolo elenco: fantasy, scifi, horror, slice of life, pranormale, porno, fluff, smut, yaoi, shonen-ai, yuri.
Partecipo con le liste di FanWriter.it!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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#26 #pumpNEON #it was all a dream #drugs #triggerwarning #prostituzione #young #bl #angst 

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« Ti prego. » gli stringe la mano. La sua e quella di lui sono entrambe troppo piccole per essere così sporche.

« D’accordo. »

« Sì? Davvero? »

« Sì. Andiamocene via. »

Gli sorride e gli sembra che il mondo si sia acceso di altri colori. Sì, via, via da tutto quello, via dalle persone che hanno usato i loro corpi per il loro piacere, via dalla sofferenza, dalla violenza, via da tutto, da tutti. Scappare insieme era sembrato sensato sin dal primo momento, ma nessuno dei due aveva avuto il coraggio di dirlo all’altro. Ma, in fondo, cosa avevano da perdere? Vivevano già una vita misera, tanto valeva andare a viverla altrove. Si abbracciano, Kaden ha bisogno di quella stretta per rimanere tutto insieme, come quando si compatta una manciata di carne macinata per farne un hamburger. Ha paura ma l’eccitazione copre ogni cosa. Dove andremo, di cosa vivremo, cosa faremo, non sono domande che vuole porre adesso. Vance potrebbe cambiare idea se si accorgesse di quante poche sicurezze porta con sé quella fuga. Sciolto l’abbraccio Kaden tiene Vance per mano, non vuole che gli scivoli via all’ultimo momento mentre esce da quella porta per non tornare più indietro. La cosa positiva di non avere niente è non doversi portare via niente. Tutta la vita di Kaden entra in uno zaino, e nel cercarne i frammenti in quello squallido bugigattolo che lui ha chiamato casa per quasi un anno, non si preoccupa di lasciare qualcosa. L’importante è andarsene, andarsene in fretta e prima che qualcuno possa accorgersi della loro fuga. Kaden continua a ripeterselo, come se fosse un mantra, com’è che si dice, gli tiene i piedi per terra.

« Okay, sono pronto, andiamo. » lo zaino che si butta in spalla non è neanche così pesante. A quante cose sa rinunciare un sedicenne quando non ha niente in mano se non le banconote stropicciate del suo pappone? Riesce a pensare a quando non dovrà più rinunciare a niente, a quando potrà accucciarsi di fianco a Vance alla fine della giornata senza che mani estranee lo tocchino e lo aprano e gli tolgano l’ossigeno.

« Non c’è nient’altro che vuoi prendere? »

« Ma no, ti pare. Dai. »

Kaden ha fretta, comincia a sentire il cuore dolergli in petto, comincia ad avere paura, la paura vera. Se Xander dovesse scoprili? Dio, gli farebbe saltare la testa. Due puttane in meno nel suo arsenale, due problemi in meno, due posti liberi per chi ha bisogno di lavorare. È così che ha convinto Kaden, con la disperazione, con la scintillante prospettiva di guadagnare tanti soldi divertendosi anche. Dopo tutto avevano bisogno di soldi per la droga e di un posto sicuro che non fosse un vicolo cieco dietro un cassonetto per strafarsi. Xander gli aveva offerto il paradiso, e lui non aveva avuto la forza per rifiutarlo. Tutto era cambiato quando aveva conosciuto Vance. Non era stanco per se stesso, era stanco per lui, era stanco di tutto quello che era costretto a sopportare. Se non fosse stato per lui forse sarebbe rimasto a lavorare per Xander fin quando non sarebbe stato troppo consumato per piacere ai clienti. Ai clienti piacevano i ragazzini giovani come lui, soprattutto quando mentivano sulla loro età. Facevano finta di crederci, tutti facevano finta. L’unica cosa vera era Vance, quello che aveva scoperto con lui. Il piacere di avere un corpo e usarlo, l’accapponarsi della pelle a contatto di dita leggere, il sapore dei baci voluti, le vertigini di precipitare nello stesso oblio.

Adesso corrono, fuori dal monolocale di Kaden, gli zaini stretti al petto. Quanto ha dovuto pregarlo perché accettasse di scappare con lui! Vance era così testardo, sotto la testardaggine la paura cieca della morte. È ancora presto, prima che i clienti comincino a lamentare la loro assenza, loro potrebbero essere lontani, in un’altra città, in un altro stato, sulla Luna. Faranno perdere le loro tracce, ci vorrà del tempo, ma sono ragazzini svegli, hanno vissuto a lungo sulle strade per sapere come cavarsela. Basta vendersi, Vance sarà l’unico che potrà toccarlo. Quanto alla droga…forse dovrà farne a meno per un po’, per risparmiare. Non è mai stata davvero un problema, solo qualche iniezione quando non ce la fa a stare in piedi, con Vance al suo fianco sarà facile rinunciarci. E poi, quando avranno abbastanza soldi, potranno farsi quanto vorranno. Pillole e polvere ed erba e tutto quello che riusciranno a permettersi, in orbita intorno al pianeta, insieme. Per il momento corrono giù dalle scale antincendio sul retro del palazzo, Vance ride ogni volta che salta un gradino rischiando di scivolare e Kaden non può che ridere a sua volta, pieno di adrenalina che gli stringe l’esofago. Sono così veloci, in attimo sono in strada, guardano da una parte e dall’altra solo una volta, in memoria di quando appartenevano alla vita in cui gli adulti ti dicono di guardare da una parte e dall’altra, poi attraversano, in corsa verso la fermata della metropolitana. Il primo treno per raggiungere la stazione, il secondo per andare ovunque vada.

« Andiamo al mare! » la voce di Vance risuona nel tunnel della metro mentre scendono le scale e saltano i tornelli.

« Il mare? Perché il mare? »

« Non ci sono mai stato. »

Kaden ride al pensiero. Quel ragazzo tutto bronci e trucco pesante, avvolto di pelle nera, con bustine di cocaina perfettamente dosate in ogni tasca dei pantaloni cargo per ogni cliente e ogni evenienza, vuole andare al mare. « Va bene. Andiamo al mare. Andiamo ovunque tu voglia. »

Il treno si ferma e loro saltano su. Lo stanno facendo davvero: stanno scappando. Per la fretta di arrivare dove devono arrivare Kaden non riesce a tenere ferme le gambe, saltella sul posto come fosse un bambino, in estasi. Incontra il suo riflesso sul finestrino mentre il treno sfreccia nel tunnel. « Smettila. » vede le sue labbra muoversi senza che lui le abbia mosse. « Smettila, lo sai che non è andata così. » scuote la testa, il treno sobbalza, lui finisce addosso a Vance che però lo afferra, lo abbraccia, gli bacia la testa. Così caldo, puzza sempre d’erba, sarà perché ce l’ha sempre addosso. Dovrebbe chiedergli di fargli fare un tiro, per tranquillizzarsi. Il riflesso di Kaden sul finestrino sospira. « Smettila. » Alla loro fermata, scendono, Kaden vuole ignorare il fatto che il suo riflesso non abbia voltato le spalle quando lui l’ha fatto: ha continuato a guardarlo mentre scendeva dal treno. Tira Vance fuori dal vagone, sulla scala mobile, verso la stazione. Si ferma soltanto quando arrivano sotto al tabellone delle partenze, per cercare un treno che parta per il mare. « Quello lì! Binario dieci. Parte tra cinque minuti, riusciamo a prenderlo se corriamo. » gli stringe la mano. Vance è ancora lì, annuisce, e corrono. Riescono a prendere il treno un attimo prima che si chiudano le porte, tossendo risate per lo sforzo. Adesso devono giocare a nascondino con il controllore per non farsi beccare, balzando sulla banchina e poi di nuovo sul treno ad ogni fermata.

« Ti amo. » Kaden getta le braccia al collo di Vance, lo stringe, assapora il suo odore. Sente le lacrime pungergli gli occhi e la stazione si allontana, la città si allontana, Xander si allontana. Vance non risponde, così Kaden deve fare un passo indietro per accertarsi che sia tutto a posto. Hai sentito? Vorrebbe chiedergli. Perché non aspetta altro che una scusa per dirglielo di nuovo. Ti amo, ti amo, ti amo. « Vance? Hai sentito? » lui guarda qualcosa oltre la spalla di Kaden, così lui si gira. Ma non c’è niente se non il resto del treno, i viaggiatori che sistemano i bagagli nelle cappelliere, il dondolio del vagone. « Che c’è? Che hai visto? » ancora nessuna risposta. Kaden comincia a sentirsi strano. Poi Vance abbassa lo sguardo, non sorride più. Vorrebbe urlare, vorrebbe pregarlo di non farlo, di non farlo di nuovo, ma invece lo fa. Lo sveglia. Kaden è sdraiato sul letto nel suo monolocale. Lo spazio vuoto di fianco a sé è vuoto da tanto tempo. « Te l’avevo detto, ti avevo detto di smetterla. » dice a se stesso con un’altra voce e un’altra bocca. Quel giorno lui e Vance hanno solo cercato di scappare. Qualcuno doveva averli visti o sentiti. Non erano mai riusciti a raggiungere la stazione. Kaden avrebbe potuto, certo, se solo avesse avuto la forza di lasciare il corpo di Vance sull’asfalto del vicolo, appena oltre le scale antincendio del palazzo. Non ce l’aveva fatta. Non ce l’avrebbe fatta mai più. Xander aveva ripulito la pistola, l’aveva riposta nella fondina sotto la giacca, e l’aveva guardato come fosse stanco. « Non farmi sprecare un altro proiettile. » no, non glielo avrebbe fatto sprecare. Kaden conosceva altri modi. Si alza dal letto, le gambe traballano per un attimo. Finora era riuscito ad arrivare soltanto alla stazione e mai sul treno. Per raggiungere il mare con Vance quante pillole dovrà ingoiare? Tutte, tutte quante.

 

   
 
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