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Autore: Milly_Sunshine    05/11/2022    3 recensioni
Novembre 2002: al termine di una serata con gli amici, Mark ha un appuntamento con la fidanzata Ellen, ma lei rimane ad attenderlo invano, senza ricevere sue notizie. Il giorno dopo, l'amara realtà: è stato brutalmente assassinato, mentre si trovava in un luogo in cui già fu consumato un atroce delitto. Il mistero legato alla sua morte non viene svelato, ma provoca la morte di altre persone. Novembre 2022: a vent'anni di distanza, Ellen e gli amici di Mark si ritrovano di nuovo nel loro paese natale per commemorarne la scomparsa, senza sapere che chi ha già ucciso vent'anni prima è ancora in agguato. Li aspetta un mistero fatto di lettere anonime, identità scambiate e intrighi di varia natura. // Scritta nel 2022/23, ma ispirata a un lavoro adolescenziale.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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[01.11.2002]
Steve rientrò in casa verso le quattro e mezza del pomeriggio. Attraversò il breve ingresso, poi posò la macchina fotografica, all'interno della relativa custodia, sul tavolo. Iniziò a sbottonarsi la giacca, quando sentì suonare il campanello. Era solo in casa e non aspettava nessuno. Doveva essere qualcuno dei suoi amici, anche se di solito lo avvertivano con un messaggio sul cellulare, oppure facendogli un semplice squillo se stavano per finire il credito. O quantomeno, così facevano Jack, Danny e Kevin. Quando si trattava di Mark, le cose funzionavano diversamente. Fino a poco tempo prima, era stato l'unico quasi-coetaneo che Steve conoscesse a non possedere un telefono cellulare. Ne aveva comprato uno da poco, aveva riferito la sera precedente, dal momento che nell'appartamento in cui si era trasferito di recente non c'era una linea telefonica fissa. L'aveva comprato, ma non l'aveva portato con sé, né aveva dato il proprio numero a qualcuno di loro, dal momento che non lo ricordava a memoria.
Doveva essere lui, realizzò Steve, dirigendosi verso la porta. Aveva chiuso il cancello, quindi la persona che aveva suonato il campanello doveva attenderlo fuori, sulla strada. Aprì e guardò oltre. Non era Mark, era una ragazza con lunghi capelli castani con la quale Steve non aveva mai parlato.
Sapeva chi fosse, lo sapeva perfettamente, anche se non aveva idea del perché si fosse presentata a casa sua. Richiuse la porta, attraversò i pochi metri di giardino che lo separavano e, senza aprire il cancello, domandò alla nuova arrivata: «Stai cercando me?»
La ragazza annuì.
«Sì, o almeno credo.»
Steve aprì il cancello, ma invece di farla entrare uscì a propria volta, lasciandolo accostato.
«Mi chiamo Steven Blackstone» la informò. «Non so se sono la persona che stai cercando.»
«Ellen Jefferson» si presentò la ragazza, tendendogli la mano.
Steve gliela strinse.
«Piacere di conoscerti.»
«Piacere mio» borbottò Ellen, senza troppa convinzione. «Certo, avrei preferito altre circostanze.»
«Altre circostanze?» ripeté Steve. «Cos'è successo?»
«Non lo so, Steven, forse puoi dirmelo tu.»
«Puoi chiamarmi Steve, e comunque non ho idea di cosa dovrei dirti.»
«Sono la fidanzata di Mark Forrester» gli spiegò Ellen. «Lo conosci?»
«Decisamente sì.»
«Ed è stato a casa tua, ieri sera?»
«Sì, è stato qui. O meglio, è stato nel mio giardino, insieme a dei nostri amici. Non è entrato in casa.»
«Fino a che ora è rimasto?»
Steve fissò Ellen per qualche istante, valutando se risponderle. Poi, invece di farlo, le domandò: «Perché me lo chiedi?»
«Io e Mark dovevamo incontrarci ieri sera, o per meglio dire, stanotte. Non si è presentato all'appuntamento.»
«Sì, ci ha detto che doveva vedere la sua ragazza» confermò Steve. «Immagino stesse parlando di te.»
Ellen accennò un sorriso.
«Per caso Mark ha altre ragazze, oltre a me?»
«Non che io sappia» ammise Steve, «Ma non è mai stato molto portato per le relazioni durature.»
«Stiamo insieme da appena tre mesi» puntualizzò Ellen. «Non si è ancora stancato di me.»
«Non volevo insinuare nulla di tutto ciò.»
«Però ci hai tenuto a riferirmi il dettaglio che le storie fisse non fanno per lui.»
Steve avvampò.
«Lascia perdere, avrei dovuto risparmiarmi certi commenti.»
«Non fa niente. Quindi Mark ha detto che doveva vedersi con me.»
«Ha detto che doveva incontrare una certa Ellen, che vive da poco a Goldtown, ospite a casa di una giornalista della TV. Penso si riferisse a te.»
«Zia Georgia non lavora più per la TV, però sì, penso di essere la stessa Ellen di cui ti ha parlato lui. Adesso posso chiederti fino a che ora è rimasto?»
Steve rifletté.
«Dunque, prima c'eravamo solo io, Jack e Mark. Poi sono arrivati Danny e Kevin, che erano stati al bar a guardare una partita alla televisione. Penso siano arrivati qui alle undici passate. Non ti saprei dire con esattezza a che ora sia andato via Mark, ma direi intorno alle undici e un quarto, undici e venti.» Un ricordo piuttosto vago gli attraversò la mente. «Mi pare che qualcuno si sia stupito e abbia detto esplicitamente che erano solo le undici e un quarto. Deve essere andato via più o meno a quell'ora.»
«Oh.»
«La cosa ti stupisce?»
«Un po' sì. Sapevo che doveva vedere degli amici, prima di incontrare me, ma non pensavo fosse andato via così presto.»
«Se non sbaglio, ha detto che, prima di incontrarti, aveva qualcosa da fare.»
«Qualcosa da fare, eh? Qualcosa di che tipo?»
Steve alzò gli occhi al cielo.
«Davvero, non lo so, non so come aiutarti.»
«Posso chiederti in che rapporti sei con Mark?»
«Ci frequentiamo da diversi anni. O per meglio dire, ci frequentavamo parecchio quando abitava ancora a Goldtown.»
«Ti parlava della sua vita privata?»
«Non tanto. Era difficile che ci vedessimo da soli io e lui.»
«Eppure, una volta tornato in paese, è venuto subito a cercare te.»
Steve precisò: «Capita abbastanza spesso che io e il mio gruppo di amici ci incontriamo da me, ma più che altro perché possiamo venire in giardino e stare per i fatti nostri.»
Ellen volle sapere: «Tra quelli che c'erano ieri sera, chi è che è in maggiore confidenza con Mark?»
«Sicuramente Jack.»
«Potrebbe sapere cosa doveva fare Mark ieri sera?»
«Ne dubito. Quando Mark ci ha detto che doveva andare via, è stata una sorpresa un po' per tutti.» Steve non ne era del tutto sicuro, perché era ancora stupito dallo scoprire che la bella sconosciuta dalla quale era attratto era verosimilmente la fidanzata di Mark, ma quella versione gli sembrava abbastanza in linea con la realtà. «Anzi, ti dirò, ho avuto l'impressione che quella di andarsene fosse stata una decisione d'impulso.»
«Che per qualche motivo avesse scelto di andare via con una scusa?»
«Non proprio. Vedi, a un certo punto ho notato una persona, in fondo alla strada, che sembrava guardare verso di noi, prima di voltarsi e andarsene. Anche Mark si è girato da quella parte. Ha fatto finta di niente, ma poco dopo ha detto di avere da fare ed è andato via.»
«Sapresti descrivere quella persona?»
«Era lontana ed era sera, però sono sicuro che fosse una donna. Era vestita di bianco, portava un abito lungo.»
«Quindi, se ho ben capito, tu, Mark e Jack vi siete trovati nel tuo giardino ieri sera» ricapitolò Ellen. «Più tardi vi hanno raggiunto altri due vostri amici che prima erano al bar a guardare una partita. Poco dopo, in fondo alla strada è comparsa all'improvviso una donna vestita di bianco. A quel punto Mark, che già vi aveva informati di dovere incontrarmi, se n'è andato sostenendo di avere qualcosa da fare. È andata così?»
«Per quanto non possa dirti per certo che Mark sia andato via per via della presenza della donna vestita di bianco, oserei dire che la tua ricostruzione è corretta» confermò Steve. «Adesso posso chiederti perché mi stai facendo tutte queste domande? Cos'è successo tra te e Mark?»
Finalmente Ellen gli raccontò l'altra parte della storia.
«Io e Mark ci eravamo visti di sfuggita ieri pomeriggio e ci eravamo dati appuntamento per quella sera. Volevamo vederci quando non c'era più nessuno in giro. Allora, per miei motivi personali, mi sono inventata una scusa con mia zia e sono uscita di casa a sera inoltrata. Io e Mark ci eravamo dati appuntamento all'una di notte. Dovevo aspettarlo al bar e lui doveva venire a prendermi. Solo, sono dovuta uscire di casa prima delle undici per via della scusa che avevo rifilato a zia Georgia. Non sapevo come passarmi il tempo nel frattempo, quindi sono andata al bar. C'erano degli anziani radunati intorno al televisore. C'era un programma che parlava di calcio - forse i commenti dopo la partita - ma c'era gente che discuteva di politica. C'erano anche due ragazzi sui diciotto anni, che però se ne sono andati quasi subito. Uno aveva i capelli biondi tirati su con il gel, l'altro era un tipo più basso con un taglio a caschetto. Forse sono i tuoi amici.»
«Sì, dovevano essere Kevin e Danny.»
«A quel punto mi sono seduta a un tavolo, ho ordinato dell'acqua gassata, mi sono procurata un giornale e ho iniziato a sfogliarlo. Fino più o meno a mezzanotte ho letto il giornale, poi, quando la gente ha iniziato ad andarsene quasi tutta, mi sono messa a chiacchierare con la cameriera, Patricia, la figlia del titolare. Le ho chiesto fino a che ora tenesse aperto, perché il mio ragazzo mi aveva dato appuntamento lì per un'ora più tardi e temevo che mi mandasse via prima, ma mi ha rassicurata. Mi ha detto che il bar chiudeva proprio all'una e che potevo rimanere ad aspettare Mark.»
«E poi?»
«E poi sono rimasta là, ad aspettare. Mark non è arrivato. Ho provato a telefonargli, ma non rispondeva al cellulare. Come al solito doveva essere uscito senza. Patricia mi ha detto che potevo rimanere dentro. In segno di ringraziamento, l'ho aiutata a pulire i tavoli. Ho continuato ad aspettare Mark anche mentre Patricia lavava il pavimento, poi mi sono rassegnata. Abbiamo scambiato ancora qualche parola e, alle due meno un quarto, ce ne siamo andate. Patricia mi ha accompagnata a casa in macchina. Le dispiaceva che Mark mi avesse dato buca e mi ha detto che, in un altro momento, se avessi voluto si sarebbe fermata a parlare con me più a lungo, ma che una persona che non vedeva da un po' di tempo la stava aspettando a casa sua. Mi sono un po' stupita, dato che ci conoscevamo appena. L'ho ringraziata e sono salita in casa. Mentre entravo, ho visto che Patricia era ancora seduta in macchina, con il cellulare in mano. Prima di entrare le ho fatto un cenno di saluto e ha ricambiato. Quando sono arrivata su, mia zia era ancora alzata e stava bevendo una camomilla in cucina. Mi ha fatto qualche domanda su come fosse andata la serata. Le avevo raccontato che dovevo andare a una festa. Le ho detto che non mi ero divertita molto e che ero stanca. Poi mi sono preparata per andare a letto. Mi sono detta: "domani Mark mi chiamerà per spiegarmi perché non è venuto". E invece niente. Ho provato a cercarlo io, facendogli varie chiamate, finché un paio d'ore fa non mi ha risposto una donna. Era sua madre. Le ho chiesto dove fosse Mark e mi ha detto che non lo vedeva da ieri sera a cena. Non era molto preoccupata. Secondo lei, Mark è tornato a casa sua senza dire niente a nessuno, forse per qualche impegno di lavoro. Le ho chiesto allora come mai avesse lasciato lì il cellulare e mi ha risposto che a Mark i cellulari non piacciono e si comporta spesso come se non ne avesse uno.»
«Questo, in effetti, è vero» confermò Steve.
Ellen obiettò: «Sì, ma rimane il fatto che Mark dovesse venire all'appuntamento e non sia venuto e che dovesse rimanere a casa dai suoi genitori per un po', ma non sia rimasto. Tutto senza dire niente a nessuno. Cosa ne è stato di lui? Mi sembra sia giunto il momento di iniziare a chiederselo.»
«Vedrai, presto si farà vivo» cercò di rassicurarla Steve, «E spiegherà cos'abbia fatto in tutto questo tempo. O almeno ci proverà.»
Ellen sbuffò.
«Sì, è molto facile credere che sia in compagnia di quella famosa donna vestita di bianco, che magari adesso al posto dell'abito bianco non porta nulla. Però sono sicura che non sia così.»
Aveva ragione. Prima che scendesse la sera, il cadavere di Mark Forrester sarebbe stato trovato nella pineta di Goldtown, freddato da una coltellata al cuore.
   
 
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