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Autore: RiccRoss    07/11/2022    0 recensioni
Alexander Flinch non è l'uomo che tutti credono e Petra ha seri dubbi riguardo il contenuto della sua stiva. Tabacco? Come no... Deve trovare delle prove convincenti che dimostrino quanto sia disumano quell'uomo. Tuttavia Petra si ritroverà a fronteggiare qualcosa che non poteva aver pianificato: l'odio di un uomo che teme le donne. Ma il mare, eterno testimone, le darà la possibilità di riscattarsi.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1 - LA STIVA

Caro Miguel,
ho riflettuto a lungo sulle tue parole e con dispiacere (e un pizzico d’arroganza) ti informo che ormai nulla potrà farmi cambiare idea. Nostro padre avrebbe voluto che quel vecchio finisse ai ceppi, ed è quello che farò. Tu hai Maria e la piccola Rocio: non ti chiederei mai di abbandonare la tua famiglia. Ti sto soltanto chiedendo di pregare per me.
Petra
 
Sul retro era scritta la risposta. Avvicinò la candela per leggere meglio.
 
Cara Petra,
ricordi quella bella fotografia che avresti dovuto spedire al tuo fidanzato? Pensi che starebbe bene sulla ofrenda di famiglia?
Miguel
 
Petra scosse affettuosamente il capo. Conosceva abbastanza suo fratello da capire che dietro quel sarcasmo si nascondeva una seria apprensione per lei.
Le tornò alla mente la volta che sua madre l’aveva agghindata in maniera assolutamente ridicola e costretta a farsi ritrarre da uno di quegli aggeggi tanto alla moda. Oltre il danno era stata costretta a subire anche la beffa.
«Spero tu stia scherzando» aveva commentato Petra gelida, guardando il proprio riflesso.
«Oh, no, no, pequeña. Non scherzo mai sul matrimonio.»
Miguel ha ragione, decise Petra riscuotendosi dai ricordi. Non poteva permettersi di morire. Doveva tornare a casa e impedire ai suoi nipoti e pronipoti di esporre quell’orribile fotografia sulla ofrenda.

Avvicinò la lettera alla lingua di fuoco e la carta iniziò a crepitare.
Mentre guardava le ultime parole di suo fratello, Petra sospirò. Stava viaggiando su quel mercantile da quasi due mesi e non aveva ancora trovato traccia delle prove che le occorrevano. Alexander Flinch, l’inglés, era sempre stato molto prudente nei suoi affari, così prudente che tutti sembravano essersi bevuti la solfa del commercio di tabacco.
Suo padre non ci era cascato. Dopo la scomparsa dei gemelli Alvarez aveva cominciato ad indagare: aveva scoperto che i due ragazzi erano stati visti l’ultima volta nei pressi del porto, proprio il giorno prima che la nave dell’inglés levasse l’ancora. E sapeva anche che qualcosa aveva impedito ai gendarmi di perquisire le stive come avrebbero dovuto.
«È una questione di fiducia: più di dieci anni di onorato servizio con il Messico, señor. Da dove pensi che arrivi questo?» lo avevano deriso nell’ufficio della gendarmeria, facendogli dondolare davanti al naso una preziosa tazzina di ceramica. Alcune gocce di tè gli macchiarono la punta delle scarpe.
«So io quali tipi di servizi quel Flinch intrattiene da loro…» aveva borbottato una volta tornato a casa.
Poi il suo papi si era ammalato. Petra sapeva che a consumarlo era stata la preoccupazione, la rabbia. Il pensiero di quella dannata nave inglese che andava e veniva come le pareva nel loro porto.
All’improvviso la soluzione le era parsa così chiara: non aveva intenzione di sposarsi e aveva bisogno di qualcosa di forte, un sentimento estremo che la risollevasse dal baratro in cui la morte di suo padre l’aveva gettata. La rabbia per l’inglés l’aveva fatta rinascere e così aveva deciso di imbarcarsi.

Con i capelli rasati, il viso sporco e gli abiti di suo fratello si era fatta passare per mozzo e per ragazzo. Era l’unica ispanica in mezzo a quella ciurma di bianchi, eppure Alexander Flinch l’aveva accolta a bordo, anzi sin dai primi giorni si era premurato di averla sempre al proprio fianco.
«Che guapo!» era solito esclamare, stringendole un braccio quasi come un padre che si congratuli con il proprio figlio. Petra avrebbe preferito cancellare ogni ricordo di quei contatti indesiderati. Lo si avrebbe detto quasi affezionato, ma lei sospettava che fosse semplicemente contento di quella mercanzia che gli si era offerta spontaneamente.
Petra tese l’orecchio e percepì solo il russare vigoroso degli altri uomini. Spense la candela con uno sputo e scese silenziosamente dalla brandina. Ogni sera era sgattaiolata in perlustrazione della nave o, almeno, ogni sera ci aveva provato. Alcune volte aveva udito diverse voci concitate provenire dal ponte, altre volte solo la voce bassa di Flinch parlare tra sé e sé. Petra pregava ardentemente che le notti dell’inglés fossero tormentate dagli incubi così come le erano state le ultime notti di suo padre. Se lui avesse infine ammesso i propri crimini, Petra sarebbe stata in grado di perdonarlo?

Tuttavia quella notte non si sentiva alcun rumore, tranne il battito del proprio cuore che si divincolava per la preoccupazione. Petra tentò di ignorarlo.
Attraversò il ponte in punta di piedi e raggiunse l’ingresso della stiva: una inferriata quadrata incassata nel pavimento, oltre la quale si intravedeva una scaletta inghiottita dal buio. Si guardò attorno prudente, poi estrasse un coltellino. Lo teneva nascosto nella fodera della giacca insieme agli ultimi fiammiferi, per evitare che qualcuno glieli rubasse o, meglio ancora, per essere sempre pronta per le evenienze. Evenienze come quella di quella notte.
Ficcò la lama nella serratura del lucchetto e in un attimo riuscì a forzarlo. Scese i primi scalini illuminati dalla luna, richiudendo l’inferriata sopra la propria testa. Forse si sarebbe sentita più tranquilla se l’avesse lasciata aperta, nel caso avesse avuto bisogno di fuggire… ma poi, chi mai pensava di trovare acquattato nella stiva alle tre del mattino?
Ay, pensò con amarezza. Adesso che se l’era chiesto le venivano in mente mille e più ragioni per cui l’inglés avrebbe dovuto visitare la stiva in piena notte: per controllare il carico, per divertirsi… Petra venne scossa dai brividi. Ay, pensò ancora, ma continuò a scendere a tentoni.
Ripose il coltello nella fodera della giacca, ne trasse invece la scatola di fiammiferi e ne accese uno in uno sprizzar di scintille. Si pentì all’istante di averlo fatto quando il flebile cerchio di luce rischiarò decine di casse di sigari.

Quando fu certa che non sarebbe saltata in aria, cominciò la perlustrazione, tenendo il fiammifero accuratamente lontano dal materiale infiammabile. Doveva essere per via della merce lì stipata, eppure la stiva sembrava piuttosto striminzita. Aprì un paio di casse, solo per scoprire che contenevano davvero chili di tabacco perfettamente confezionato.
«No, no. Non m’inganni, Flinch—Ay!» Petra lasciò cadere il fiammifero consumato, portandosi pollice e indice alla bocca.
Ne accese un altro e proseguì con determinazione. Studiò attentamente il pavimento alla ricerca di botole segrete, ma senza successo. Poi fu la volta delle pareti e finalmente dietro alcune casse ammonticchiate scovò la cornice di una piccola porta. Petra tentò di deglutire, ma la gola le si inaridita per il timore di quello che avrebbe trovato dall’altra parte.
Anche il secondo fiammifero morì e Petra sprofondò nuovamente nel buio. Si stropicciò convulsamente un sopracciglio nel tentativo di calmarsi. Prese un respiro profondo, poi colpì la porta con un calcio secco, che rimbombò pericolosamente attraverso l’intero vascello. L’immaginazione correva selvaggiamente e Petra pregò che la realtà deludesse le sue aspettative.

Superò il battente scardinato e con il cuore in gola accese l’ultimo fiammifero.
L’ambiente era grande quasi il triplo della falsa stiva e con suo grande sollievo era completamente deserto. Non sapeva come avrebbe reagito alla vista di tutti quei corpi. Dal pavimento al soffitto, lo spazio era occupato da sei o sette tavolati che si estendevano per tutta la lunghezza del deposito fino in fondo. Tra un tavolato e l’altro passavano al massimo una trentina di centimetri e sarebbe potuta passare per una comune stiva di un mercantile qualsiasi, se non fosse stato per le catene.
«Tabacco…» sibilò con disprezzo. «Come no. Tabaco que necesita de cadenas.»
Le robuste manette di ferro erano inchiodate al legno ad intervalli regolari, gelide e incrostate. La luce del fiammifero stagliava strane ombre che parevano delle tenaglie deformi. Petra si avvicinò come in trance, tese una mano verso quei ceppi e fu solo il tintinnio del metallo a riportarla alla realtà.
Adesso ne aveva le prove. Suo padre aveva avuto ragione per tutto quel tempo. Alexander Flinch era uno schiavista: ecco qual era l’onorato servizio che offriva al Messico da oltre una decade. Centinaia di schiavi in cambio di tazzine di porcellana e tè slavato. Perché in tutti quegli anni nessuno si era mai opposto? Forse ingannava le famiglie, fingendo di ingaggiare i loro figli con il solo scopo di farli imbarcare… ma no, altrimenti lei non sarebbe stata l’unica ispanica di quella traversata. Era molto più probabile che li rapisse, come suo padre aveva sempre sospettato dei gemelli Alvarez.
Strinse i pugni attorno a quelle catene marce. Potevano sembrare una cosa da poco, ma erano una prova schiacciante. Erano catene da schiavista e nessuno avrebbe potuto dubitarne.

Scosse la testa per schiarirsi le idee: adesso c’era da capire cosa fare. Doveva aspettare che il mercantile si fermasse nel prossimo porto per rifornirsi di cibo e carburante: tutta la ciurma si sarebbe presa la mattinata libera per scendere sulla terraferma. Quindi sarebbe corsa all’ufficio della gendarmeria più vicina e li avrebbe costretti, con la forza se necessario, a salire a bordo e a perquisire il vascello da prua a poppa. Avrebbero trovato le catene e Petra avrebbe finalmente sputato in faccia all’inglés con somma soddisfazione.
Tuttavia un dubbio macchiò quel sogno di gloria. Forse i gendarmi della sua città non erano gli unici ad essersi associati a Flinch. Le avrebbero riso in faccia esattamente come era accaduto a suo padre, mostrandole uno dei tanti regalini inglesi, fabbricati dalle mani dei loro stessi concittadini che spedivano in quella stiva, soffocati e incatenati, ma per i quali non avrebbero mosso un dito…
Petra batté il pugnò sul legno, facendo tintinnare le catene. «Hijo de —»
«Ho avuto abbastanza a che fare con voi messicani da sapere che non ne seguirà nulla di lusinghiero.» Una voce avanzò dall’ombra alle sue spalle. «O forse mi sbaglio, guapo
Petra riuscì a distinguere il profilo prima che il terzo fiammifero si estinguesse in un refolo di fumo.
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Note dell'Autrice
Avevo già pubblicato questa storia su un altro sito, ma il mio cuore apparterrà sempre a EFP, quindi eccomi tornata come il figliol prodigo. Continuate a leggere e fidatevi di me, nei prossimi due capitoli potrei stupirvi sul destino di Petra :D
  
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