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Autore: RiccRoss    07/11/2022    0 recensioni
Alexander Flinch non è l'uomo che tutti credono e Petra ha seri dubbi riguardo il contenuto della sua stiva. Tabacco? Come no... Deve trovare delle prove convincenti che dimostrino quanto sia disumano quell'uomo. Tuttavia Petra si ritroverà a fronteggiare qualcosa che non poteva aver pianificato: l'odio di un uomo che teme le donne. Ma il mare, eterno testimone, le darà la possibilità di riscattarsi.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2 - LE DONNE NON APPARTENGONO AL MARE

Non riusciva a ricordare se si fosse mai trovata sola con Alexander Flinch in altre occasioni. Il giorno in cui si era imbarcata l’avevano spedita nella sua sontuosa cabina per le generalità, ma aveva il vago ricordo di qualcuno impalato accanto alla porta ad assistere al loro incontro, forse un paje. In ogni caso, era sicura di non aver mai conosciuto il Flinch che adesso la osservava dall’ombra, lo sguardo crudele, le narici dilatate e le labbra piegate in un sorriso indecifrabile.
Flinch mosse qualche passo nella stiva. «L’hai preso?»
«P-preso, c-cosa?» balbettò, colta alla sprovvista.
«Il ratto. È per questo che sei sceso qua giù, no?»
Petra era più confusa che mai, ma si sforzò di assecondarlo in quella folle storia. «A-anche voi avete sentito quel rumore? Pensé que lo estaba imaginando.» Sperò che la nota di panico nella propria voce venisse scambiata per accento.
«Mi ha tenuto sveglio tutta la notte. Adesso, riguardo quel ratto…» disse in tono pratico e prese ad arrotolarsi le maniche della camicia «che ne dici di—»
«Non credo sia qui, capitano, mi sono sbagliato. Ai ratti non piace l’odore del tabacco.»
«Cosa ne sai tu di cosa piace ai ratti?» insinuò. Poi la ghermì per le spalle, facendola trasalire. «Ay, guapo! Quali altri talenti nascondi?»
Petra rise nervosamente e con cautela mosse un passo all’indietro nel disperato tentativo di interrompere quel contatto.
«Ci sono molti ratti dove vivi tu?» continuò, senza mollare la presa. Non sapeva a quale gioco Flinch stesse giocando: avrebbe dovuto essere arrabbiato, avrebbe dovuto minacciarla di tenere la bocca chiusa su quel segreto. Fino a quando avrebbe finto di non vedere che lei—lui—aveva scoperto?
«Non direi, no…» cercò di suonare disinvolta. Lanciò uno sguardo impaziente verso la porticina alle spalle di Flinch. Il cuore le batteva furiosamente.
«È curioso. C’è qualcosa che i ratti e le niñas del tuo paese hanno in comune. Loro…» increspò gentilmente le sopracciglia come se non riuscisse a trovare le parole giuste «si nascondono.»
Prima che potesse anche solo pensare di scappare, l’inglés le si scagliò addosso, mandandola a sbattere contro uno dei tavolati e premendole un braccio contro la gola. Con la lingua tra i denti, le insinuò una mano fino al cavallo dei pantaloni e un lampo di selvaggio trionfo attraversò i suoi occhi. Per un attimo ogni parola, ogni pensiero venne spazzato via dalla mente di Petra, agghiacciata.
«Ratto» sussurrò, facendo sempre più fatica a trattenerla.

Quell’insulto le restituì il senno e la determinazione. Rinunciò ad ogni pallida scusa. «Tutti… tutti sapranno chi sei veramente. Un trafficante di uomini!» Cercò a tentoni l’estremità di una catena e lo colpì dritto in viso. Flinch si ritrasse con un ululato di dolore, premendosi una mano sull’occhio destro e Petra ne approfittò per sfuggirgli.
Tornò nella falsa stiva e prese a riposizionare le pesanti casse in modo da bloccare la porta, tuttavia ciò non fu sufficiente a bloccare la furia dell’inglés.
«Oh, cara! Adesso tutti sapranno cosa sei per davvero!» urlò fuori di sé, abbattendo definitivamente la porta.
Petra salì la scaletta, capovolse l’inferriata con uno schianto e poi… poi cosa avrebbe fatto? Si trovava in mezzo al mare, a ore di navigazione da qualsiasi costa.
Avrebbe dovuto ucciderlo. Non le restava altro da fare, pensò con una vena di follia. Dopotutto era giunta lì per quello, per vendicarsi di colui che aveva fatto morire di crepacuore suo padre.

Il ponte era invaso da marinai ancora mezzi addormentati («Cos’è tutto questo rumore?» «Qualcuno ha detto avaria?» «Stavo dormendo, cani!») e all’inizio nessuno le prestò attenzione. Petra si fiondò verso un fianco della nave, cercando di farsi venire in mente qualcosa, qualunque cosa.
«Prendete il messicano!» ordinò Flinch, ridestando i marinai. Ci si sarebbe aspettato qualche secondo di esitazione, dopotutto era un membro della ciurma tanto quanto loro, ma prima di tutto era messicana: era ovvio che non fosse una pelle buona. Probabilmente avevano atteso quell’ordine dal primo giorno in cui era salita sul mercantile.
La fuga di Petra durò poco. Tre uomini la atterrarono, torcendole le braccia dietro la schiena. Dei passi si avvicinarono, lenti e misurati. Snervanti. Petra piegò la testa di lato per vedere l’inglés incombere su di lei, l’occhio destro di un rosso fiammante.
«Ci siamo chiesti più volte il perché di questa bonaccia, vero? È forse la prima volta che percorriamo questa rotta?» Tra i marinai circolarono bisbigli di diniego. «Eppure avanziamo di poche miglia al giorno. Di questo passo esauriremo le nostre scorte prima di avvistare il prossimo porto.
«È come se qualcosa ci stesse trattenendo, qualcosa di profondamente sbagliato, qualcosa che non appartiene al mare. Qualcuno, compari. Una donna.»
Questa volta i marinai parvero decisamente spaventati. Flinch emise un fischio, tese un palmo e subito ottenne ciò che desiderava: parecchi metri di corda.
«Hijo de puta» biascicò finalmente Petra, parole che da molto tempo le bruciavano sulla punta della lingua.
«Come dice, signorina?» ghignò Flinch, strattonandola e legandole polsi e caviglie. «Ah, già. Il nostro guapo… a quanto pare è una guapa
La folla di marinai esplose in grida di protesta e uno dei suoi assalitori fu tanto cortese da piantarle il tacco dello stivale tra una vertebra e l’altra.
«Dite addio a questi giorni di ozio, compari, da domani riprenderemo a navigare sul serio!» gridò Flinch vittorioso, seguito da tutta la compagnia. Con lo sguardo ancora colmo di felicità, dette ordini con pochi gesti netti e Petra venne trascinata verso poppa. Lei tentò di divincolarsi, di urlare, ma la corda era stata annodata con la maestria che solo un lupo di mare poteva avere.
«Sei uno sporco schiavista! Sono stati i tuoi peccati a portarti la bonaccia, anche se meriteresti il contrario. Una tempesta che anneghi te e questa dannata nave!» gridò Petra. La corda che legava mani e piedi era tanto corta da non permetterle di pronunciare quella minaccia con la dignità che aveva immaginato per se stessa. Stava invece con la schiena incurvata e dolorante, strattonando i polsi nel tentativo di liberarsi. Con estrema difficoltà la costrinsero a tirarsi in piedi e la spinsero su un tavolaccio che si protendeva sul mare.

Flinch la ignorò, parlando ancora una volta alla ciurma. «La vostra fiducia in me è davvero ammirevole! Ovviamente sono abbastanza certo che la qui presente signorina sia a tutti gli effetti una niña… » Petra non riuscì a vederlo perché l’inglés le volgeva le spalle, ma dalle risatine dei marinai indovinò che doveva aver mostrato loro un gesto molto volgare. «Ma se vi fidate, allora possiamo passare direttamente alla parte in cui—» Il resto della frase si perse nel frastuono. 
«Va bene, va bene. Vi credevo uomini migliori» li rimproverò dolcemente. Dal tono era chiaro che non poteva essere più fiero di loro in quel momento.
Finalmente Flinch si voltò verso di lei, sguainò la spada affilata, ma Petra, che non poteva darsi alla fuga o combattere in alcun modo, lo sorprese cacciando un urlo spacca timpani.
«Morde, questa qui» disse lui, tormentando con la lama i lembi della camicia della ragazza.
Non gli avrebbe permesso di umiliarla in una maniera così viscida: il proprio corpo non sarebbe diventato fonte d’intrattenimento.
«Ti giuro, Flinch, che non mi fermerai. Non mi importa quali sono i tuoi alleati o quante persone hai corrotto… Finirai molto, molto male» sibilò a denti stretti. «Nuoterò fino alla costa più vicina e allora tutti sapranno quello che sei.»
«Nuoterai? Davvero?» esclamò divertito. Non le occorse molto per capire da dove nascesse quel divertimento: la corda che le stringeva le caviglie terminava con una sfera di lucente metallo, una zavorra per reti da pesca.
«Non puoi uccidermi qui, Flinch» ribatté Petra. «Statuto del mare, articolo trentacinque. Tutti i prigionieri, ostaggi e traditori catturati in mare risponderanno alla giustizia della terra
«Come osi insinuare che io, proprio io, non rispetti la legge. Se tu fossi stata un prigioniero o un ostaggio o perfino un traditore, di certo avrei seguito quell’articolo trenta-qualcosa. Però tu sei solo una donna» spiegò con innocenza. Petra lo guardava come fulminata. «E una donna a bordo di una nave è da sempre considerata portatrice di sciagure: nessuno potrà accusarmi di violare la legge del mare.»
La lama smise di giocherellare con i suoi abiti.
«Chi è senza peccato scagli la prima pietra.» Un movimento fluido, quasi elegante. Petra non ebbe nulla a cui aggrapparsi e sprofondò nell’acqua gelida.

Dapprima il fragore dell’impatto le riempì le orecchie, poi in una frazione di secondo ogni rumore venne inghiottito dall’acqua. Udiva a malapena il suono prodotto dal proprio corpo mentre tentava di nuotare verso l’alto, dimenando gli arti inferiori come fossero una pinna. Tuttavia doveva apparire come un pesce piuttosto malconcio e sgangherato, poiché le corde la impacciava e quel suo modo di nuotare scoordinato si stava rivelando controproducente.
Cinque metri sott’acqua. Gli occhi le bruciavano, ma si sforzò di tenerli aperti. Serrò le labbra fino a ridurle ad una linea sottile, ma questo non le impedì di lasciarsi sfuggire un verso carico di rabbia e di frustrazione. Il peso metallico la stava trascinando sempre più in basso e a nulla sembravano valere gli slanci che cercava di darsi ora con le gambe ora con le braccia, mentre gli addominali imploravano una tregua.

Dieci metri di profondità. La testa le scoppiava e un pensiero selvaggio ed autodistruttivo le attraversò la mente: forse avrebbe dovuto provare a inspirare, solo un poco. Sentiva i polmoni atrofizzarsi attorno a quel respiro che tratteneva da oltre un minuto.
Quindici metri sotto. Smise di rimpiangere la sua scoperta e tutto ciò che aveva detto all’inglés. Non aveva dimenticato le ragioni che l’avevano portata in quel dato momento e a quella data profondità. Semmai, il suo odio per Flinch si fece ancora più determinato: un sentimento tanto potente non poteva andare semplicemente perduto, pensò. La rabbia rimontò e Petra tentò ancora una volta di nuotare. Risalì di una ventina di centimetri, ma si lasciò sfuggire alcune bolle d’aria.
Diciassette metri. Pur scuotendo il capo, non riusciva a liberarsi della macchia scura nel suo campo visivo. Prego che tu muoia, fu il suo ultimo pensiero, prima che del buio definitivo.
Il suo corpo in fin di vita impiegò altri due minuti per raggiungere il fondale sabbioso. Atterrò sulla schiena, dolcemente.
Dopo un po’ l’acqua si fece meno gelida, nonostante la profondità fosse tale da escludere quasi totalmente la luce solare.
La pressione di otto atmosfere smise di essere per lei un peso insostenibile.
Contro la propria volontà Petra schiuse le labbra e acqua a fiotti le inondò i polmoni. Fu una sensazione rigenerante: sentì le membra rinvigorirsi, la vista snebbiarsi, il suo io tornare cosciente. 
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