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Autore: Milly_Sunshine    07/11/2022    3 recensioni
Novembre 2002: al termine di una serata con gli amici, Mark ha un appuntamento con la fidanzata Ellen, ma lei rimane ad attenderlo invano, senza ricevere sue notizie. Il giorno dopo, l'amara realtà: è stato brutalmente assassinato, mentre si trovava in un luogo in cui già fu consumato un atroce delitto. Il mistero legato alla sua morte non viene svelato, ma provoca la morte di altre persone. Novembre 2022: a vent'anni di distanza, Ellen e gli amici di Mark si ritrovano di nuovo nel loro paese natale per commemorarne la scomparsa, senza sapere che chi ha già ucciso vent'anni prima è ancora in agguato. Li aspetta un mistero fatto di lettere anonime, identità scambiate e intrighi di varia natura. // Scritta nel 2022/23, ma ispirata a un lavoro adolescenziale.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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[02.11.2002]
Ellen si allacciò la giacca e fece per avviarsi verso la porta. Steve la stava aspettando sotto casa, l'aveva visto dalla finestra.
Una voce, alle sue spalle, all'improvviso la fece sussultare.
«Sei sicura che sia una buona idea?»
Ellen si voltò lentamente.
«Non ti avevo sentita, mi hai spaventata.»
«Appunto» rispose sua zia. «Non mi sembra che tu sia nello stato d'animo migliore per...»
Ellen la interruppe: «Devo andare. Ho bisogno di conoscerli, ho bisogno di sapere chi frequentasse Mark quando abitava ancora a Goldtown.»
Zia Georgia le suggerì: «Se fossi al posto tuo, cercherei un approccio il più distaccato possibile. Tu non c'entri niente con quello che gli è successo, nemmeno l'hai incontrato, l'altra sera.»
«Però dovevo vederlo» replicò Ellen, «E, se ci fossimo incontrati, forse le cose sarebbero andate diversamente. Ho bisogno di scoprire la verità, prima che ne venga data una narrativa distorta.»
«Ammiro la tua volontà di fare emergere la verità, ma non c'è modo in cui tu possa riuscirci. In fondo, l'hai conosciuto solo negli ultimi mesi. Chi era prima? Hai detto che hai scoperto che uno dei suoi amici frequentava la povera Linda...»
«Appunto» confermò Ellen. «Si chiama Daniel Silver. Sarà presente stasera.»
«Dunque, se ho ben capito, intendi partecipare a una commemorazione per il tuo fidanzato ucciso organizzata a casa di una svitata, in compagnia dell'ex ragazzo di quella sedicenne che fu assassinata qualche mese fa?»
«Perché, hai qualche pregiudizio contro i partner di persone uccise?» ribatté Ellen. «Ti ricordo che sono una di loro, adesso.»
Sua zia non replicò, quindi Ellen ne approfittò per uscire di casa. Richiuse la porta alle proprie spalle, poi scese le scale in gran fretta.
Quando uscì, Steve la stava aspettando davanti al portone.
«Eccoti, finalmente» la accolse.
«Scusa il ritardo» si giustificò Ellen. «Purtroppo mia zia si è messa in mezzo, voleva sapere a tutti i costi dove stessi andando.»
«E tu cosa le hai detto?»
«La verità.»
«Come l'ha presa?»
«In nessun modo, la vita è mia.»
Salirono sulla macchina di Steve. Allacciandosi la cintura di sicurezza, Ellen lo pregò: «Mi spiegheresti bene con chi dobbiamo vederci?»
Gliene aveva già parlato quella mattina, quando le aveva telefonato - Ellen gli aveva lasciato il proprio numero il pomeriggio precedente, quando ancora non potevano immaginare la realtà, chiedendogli di mettersi in contatto con lei qualora avesse visto o sentito Mark - per parlarle dell'iniziativa di Jennifer, ma si era trattato di un elenco di perfetti sconosciuti, quindi fare un ripasso in attesa dell'incontro non era male.
Steve la accontentò.
«La ragazza che ci ha invitati si chiama Jennifer Robinson. A me non va molto a genio, ma la frequento ogni tanto perché è una carissima amica di Danny. Abitano piuttosto vicini. È più giovane di noi, ha sedici anni e frequenta ancora la scuola superiore. Vive con sua nonna, una tizia strana sulla sessantina, e una zia che avrà intorno ai venticinque anni. La nonna e la zia hanno un negozio. Sono tutte un po' strane, in quella famiglia.»
«Jennifer vive con la nonna e la zia» ripeté Ellen. «I genitori che fine hanno fatto?»
«Per quanto ne so, il padre non c'è mai stato. O almeno, Margaret Robinson non si è mai sposata, né Jennifer ha mai parlato di suo padre. Per quanto ne so, Margaret ha lasciato Goldtown una ventina d'anni fa e in seguito ha messo al mondo Jennifer che, quando aveva dodici anni, è venuta qui ad abitare insieme alla nonna e alla zia. Non saprei dirti cosa sia successo di preciso a Margaret, ma so che è ancora viva. Forse è malata, ricoverata da qualche parte... comunque da qualche parte c'è ancora.»
«Danny, invece?»
«Danny Silver, diciotto anni appena compiuti, da quando si è diplomato lavora nel magazzino del supermercato di Goldtown. Ha una sorella che ha l'età di Jennifer. Quando venne a stare qui, sua nonna e sua zia cercarono di spingerla a fare amicizia con Christine Silver, che abitava vicino a lei, ma le due non legarono molto. In compenso, da allora, Jennifer è diventata una grande amica di Danny.»
«Danny deve essere uno dei due ragazzi che ho incrociato al bar.»
«Esattamente.»
«E stava insieme a Linda Miller.»
Steve parve spiazzato. Non disse una parola e, ancora fermo in macchina, continuò a non accennare minimamente a partire.
Ellen pensò fosse giunto il momento di esortarlo ad allontanarsi.
«Andiamo?»
Steve avviò il motore.
«È stata una storia da ragazzini, si sono frequentati per qualche settimana, non c'è stato niente di serio tra di loro.»
«Conoscevi Linda?»
«Di vista.» Steve si mise in strada e, in apparenza desideroso di passare oltre, passò a parlare di un altro degli amici di Mark. «Jack Mitchell compirà diciannove anni tra qualche mese e lavora come meccanico insieme a suo padre. Credo fosse un parente di Mark alla lontana, cugino di secondo o terzo grado. Più che altro era lui che frequentava Mark. Ogni tanto esce con Danny e Jennifer, ma non ho mai capito fino in fondo se Jennifer gli piaccia o no. Sai, è una ragazza abbastanza particolare e non c'è da sorprendersi se qualcuno cerca di evitarla.»
«Poi, se ricordo bene, dovrebbe esserci l'altro ragazzo del bar.»
«Kevin Morgan.»
«Cosa mi dici di lui?»
Steve mise la freccia e accostò.
«Non ti dico niente, perché siamo già arrivati.»
«Non sapevo che Jennifer abitasse così vicina a me.»
«Sono tante le cose che non sai, ma le scoprirai, se rimarrai a Goldtown.»
«Potevo venire da sola» azzardò Ellen. «Voglio dire, non c'era bisogno che tu mi accompagnassi.»
«Mi faceva piacere accompagnarti» chiarì Steve, mentre scendevano. «E poi è meglio che Jennifer ti veda arrivare insieme a me.»
«Perché?»
«Te l'ho detto, io e Jennifer non siamo molto amici. Non vorrei che si prendesse certe libertà con te. Se mettiamo in chiaro fin da subito che io e te ci conosciamo, magari ti lascia in pace.»
Ellen azzardò: «Da come ne parli, questa Jennifer sembra una persona terribile.»
Steve replicò: «Non era questa l'impressione che volevo dare. Comunque è meglio se andiamo, Ci stanno aspettando.»
Si diressero verso l'ingresso di una palazzina e Steve suonò un campanello. Pochi istanti dopo si aprì il portone ed Ellen seguì Steve all'interno dello stabile.
La famiglia Robinson abitava al secondo piano e al momento non erano in casa né la nonna né la zia di Jennifer - se Ellen non aveva capito male, sarebbero rientrate intorno alle undici della sera, quindi di lì a due ore.
Sulla porta le attendeva uno dei due ragazzi del bar, che Ellen riconobbe come Danny Silver. Non sembrava vi fosse alcuna vera e propria luce accesa, all'interno dell'appartamento, realizzò Ellen, mentre insieme a Steve seguiva l'amico di Jennifer fino a entrare in un salone.
L'ambiente era illuminato da una schiera di candele allineate su un grosso candelabro. Jennifer era seduta al tavolo insieme all'altro ragazzo del bar e a un perfetto sconosciuto che doveva essere Jack. Indossava un abito bianco - colore che richiamò in Ellen pensieri che avrebbe preferito evitare - e aveva i capelli biondi raccolti in uno chignon.
Alzò gli occhi verso di lei e le chiese: «Tu sei Helen, vero?»
«Ellen.»
«Scusa, non ricordavo il tuo nome.»
Ellen accennò a un lieve sorriso, come a rassicurarla.
Il ragazzo che aveva aperto la porta - Danny - si sedette accanto a quello che Ellen non aveva mai visto prima - Jack - così a lei non restò altro che andare a piazzarsi dall'altro lato del tavolo. Si sistemò accanto a Kevin, mentre Steve si sedette a capotavola, di fronte a Jennifer, tra la stessa Ellen e Danny, chiedendo alla Robinson: «Perché siamo qui?»
«Lo sai perché siamo qui» rispose Jennifer, con freddezza.
«Chiedevo perché siamo qui esattamente» puntualizzò Steve. «Penso che sappiamo tutti di che cosa sia accaduto a Mark.»
«Povero Mark, non meritava una fine simile» sibilò Jennifer. «Nessuno si merita di fare quella fine.» All'improvviso si girò. «Sei d'accordo con me, Ellen?»
Ellen fece un sussultò.
«S-sì.»
«Cosa ne pensi?» volle sapere Jennifer, proprio da lei. «Hai un'idea di chi possa averlo ucciso?»
Ellen rabbrividì.
«No.»
«Eppure sei tu quella che lo conosceva meglio di tutti» azzardò Jennifer. «Non sapevi con che gente avesse a che fare? Non hai idea di chi possa...»
Steve la interruppe: «Piantala, Jennifer. Ellen non conosce nessuno di Goldtown e Mark è stato ucciso non appena è tornato qui.»
«Se permetti, gliel'ho chiesto perché non ne avevo la minima idea» precisò Jennifer. «Mi stupisce che lo sappia tu. Non l'hai incontrata in questi giorni per la prima volta?»
«Ieri, per la precisione» affermò Steve, «Ma mi è bastato per sapere che non ha idea di chi frequentasse Mark qui. Non sapeva nemmeno della nostra esistenza, se non per il fatto che Mark le aveva detto che sarebbe venuto a casa mia, giovedì sera. Certe tue insinuazioni sono quantomeno sgradevoli, per non usare parole peggiori.»
Jennifer lo rassicurò: «Non voglio insinuare niente. Anzi, non capisco di che cosa tu stia parlando. Vi ho chiamati qua per condividere i nostri ricordi di Mark.»
«Ovvero?»
«Ovvero per parlare di lui, per raccontarci quello che vogliamo che continui a vivere nei nostri ricordi.»
Non sembrava nemmeno un'idea terribile, ma Ellen non riuscì a mantenere molto la concentrazione. Gli aneddoti che raccontavano Jennifer, Jack e Danny - gli unici tre che parlavano con una certa frequenza - le sembravano del tutto inutili. La maggior parte risalivano a diversi anni prima, tracciando un ritratto di un Mark Forrester adolescente ben diverso dall'idea che Ellen si era fatta di lui negli ultimi mesi.
Nonostante l'atmosfera cupa che si respirava in quella casa e Kevin che, seduto accanto a lei, non spiccicava parola, tutto proseguì senza problemi fino alle 22.45, quando Jennifer informò che di lì a poco sua nonna e sua zia sarebbero rincasate.
Danny e Jack accettarono di rimanere con lei ancora qualche minuto, per non lasciarla da sola fino al rientro delle sue familiari, mentre Ellen, Steve e Kevin si congedarono e uscirono insieme da casa Robinson.
Non fecero commenti su quanto appena avvenuto, né parlarono di Mark. Solo, per la prima volta nel corso della serata, Kevin si rivolse a Ellen.
«Tu sei la nipote della signora Freeman, vero?»
«Sì, sono io. La conosci?»
«Non personalmente, ma so chi è.»
Non si dissero altro ed Ellen salì sulla macchina di Steve, che la riaccompagnò a casa. Non notò la busta bianca appoggiata infilata sotto al portone fintanto che, rientrando, accidentalmente non le diede un calcio, facendola scivolare al centro dell'atrio. Sulla busta, con un pennarello indelebile, c'era scritto "per Ellen". Richiuse il portone, poi la raccolse, chiedendosi quale fosse il contenuto e chi l'avesse messa lì. Stringendola tra le mani, si sedette sulle scale, chiedendosi se fosse il caso di aprirla. O meglio, dato che la busta non era sigillata, se fosse il caso di scoprirne il contenuto.
   
 
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